REGUZZONI Carlo: l’ala impenetrabile

E’ stato senza ombra di dubbio una delle migliori ali sinistre del calcio mondiale di tutti i tempi. Ha fatto parte del quintetto d’attacco del grande il Bologna di Biavati e Arpad Weisz. Venne osteggiato dalla nazionale azzurra perché sospettato di antifascismo.

Carlo Reguzzoni nasce a Busto Arsizio, in provincia di Varese, il 6 giugno 1908. Inizialmente si dedica al ciclismo, sport che all’alba del novecento suscita maggiore interesse, con campioni come Girardengo e Ganna che infiammavano la fantasia, ed anche sulle due ruote dimostra di avere stoffa; poi viene attirato inesorabilmente dal “foot-ball”. Si mette in evidenza fin da giovanissimo con la maglia della Pro Patria, la celebre squadra di Busto con le caratteristiche maglie a righe orizzontali biancoblù, dove fa il suo esordio in prima squadra già nel 1924 a sedici anni e mezzo a Milano contro l’U.S. Milanese, giocando da ala sinistra in una partita vinta dalla Pro per 4-2 grazie anche ad una sua doppietta.

Da subito si mette in mostra per la qualità tecnica superiore alla media, supportata da una velocità di esecuzione non indifferente e da una corsa da scattista puro. Forse per gli esteti non ha un bello stile nella corsa, si muove con le braccia larghe e tende ad ingobbirsi a causa del suo fisico ossuto ma fasciato da muscoli da velocista, con il torace prominente che lo fa assomigliare vagamente a Fausto Coppi. E come il Campionissimo ha lunghe leve che quando vengono innestate lasciano sul posto gli avversari.

Dopo il suo esordio in prima squadra diviene titolare inamovibile e con i suoi gol trascina la Pro alla prima storica promozione in Serie A. Nella magnifica stagione 1928-29, su 68 reti siglate dai tigrotti che portano al conseguimento del 5° posto finale in Div. Naz. A, ben 32 hanno la firma di Carletto Reguzzoni in 30 partite giocate, dove, giostrando sia da centrocampista avanzato sia come ala sinistra, diventa vice-capocannoniere della massima serie.

Il ventiduenne diviene l’oggetto del desiderio dei maggiori clubs italiani, così nel 1930 passa al Bologna per la cifra record per l’epoca di 80.000 lire, il primo vero passaggio record della storia del calcio Italiano, equivalente dei grandi trasferimenti che hanno segnato le varie ere calcistiche. In realtà avrebbe dovuto passare al Milan per cui stava per firmare il contratto, ma un intervento di Arpinati, un alto gerarca fascista di Bologna per breve periodo anche presidente della Lega, impone il suo passaggio sotto “San Luca”, facendo così invalidare il contratto con i rossoneri.

Con i rossoblù esordisce il 28 settembre 1930 in BolognaTriestina 6-1 (doppietta per lui) e nei quali rimarrà per ben 16 stagioni; vincendo 4 scudetti, 2 Coppe Europa nel 1932 e 1934 (la Champions League dell’epoca) ed il Trofeo dell’Esposizione di Parigi battendo 4 a 1 il Chelsea con una sua magnifica tripletta. Nel 1934 la vittoria del Bologna contro l’Admira Vienna in 5-1 in Coppa Europa, porta ben tre volte il suo nome nel cartellino dei marcatori.

Sul temuto campo del “Littoriale”, forma con Monzeglio, Schiavio, Montesanto, Puricelli, Fedullo, Sansone e Biavati, “lo squadrone che tremare il mondo fa“, diventando per un decennio uno dei migliori realizzatori del campionato italiano ed il secondo miglior marcatore di sempre nella storia del Bologna.

Nel 1934, forse l’apice della sua carriera, è ormai diventato imprendibile per tutti i difensori italiani e stranieri, sempre più grande e finissimo palleggiatore, con un fiuto del gol straordinario. Diventerà “l’uomo di coppa” di quel meraviglioso Bologna che miete allori a livello internazionale. Hugo Meisl, il leggendario allenatore del “Wunderteam” austriaco, lo definisce «la migliore ala sinistra del continente». Nella Coppa Europa, che si disputa in estate, segna gol a grappoli favorito dai terreni asciutti che esaltano le sue qualità, sui quali può fare valere tutta la sua maestria e arte nel dribbling.

In Nazionale non avrà purtroppo molta fortuna e questo offusca gran parte della sua fama. Il C.T. Pozzo gli preferisce prima l’oriundo argentino “Mumo” Orsi, che gioca nella Juve e che probabilmente essendo lui torinese poteva seguire più spesso, e poi il triestino Colaussi. Non farà parte della nazionale bi-campione del Mondo del 34-38, solo una volta riesce a vestire la maglia azzurra, a 32 anni suonati, quasi un omaggio dovuto alla carriera.

Sui motivi di questa clamorosa esclusione dal giro azzurro si è sempre vociferato molto. Si è parlato di un’antipatia di Pozzo e soprattutto di un presunto antifascismo non nascosto da parte di Reguzzoni. Sull’argomento non esiste una specifica documentazione ma, dato il carattere del giocatore, si propende per un’indifferenza al regime più che per un’esplicita opposizione.

Fatto sta che l’ex alpino Pozzo gli concede l’unica chance domenica 14 aprile 1940 nell’amichevole contro la  Romania, a Roma nello stadio del Partito. Onusti di gloria e di ruggini, gli azzurri presentano diversi comprimari (per esempio Olmi e Campatelli) e qualche navigato campione come il portiere Olivieri, l’ala destra Biavati e il campionissimo di casa, il laziale Silvio Piola, per l’occasione retrocesso a mezzo destro con compiti di suggeritore. Di fianco all’esordiente alla sinistra, ormai trentaduenne, scalpita un centravanti giovanissimo, lo spezzino Sergio Bertoni, del Genoa.

La partita è modesta, quasi un allenamento. La Romania passa in vantaggio, poi stancamente gli azzurri ribaltano il risultato con Biavati e Silvio Piola. Le scarne note di cronaca dell’epoca quasi non menzionano l’ala sinistra del Bologna o la ricordano soltanto per il suo esordio decisamente postdatato in nazionale.

Il 14 aprile 1946 disputa la sua ultima partita in maglia rossoblù, a Genova contro il Genoa, partita persa per 3 a 0, prima di fare ritorno alla vecchia Pro Patria dei suoi esordi, nella quale tra serie B e serie A giocherà fino a 40 anni, terminando la carriera nel 1947-48. In serie A il suo “score” parla di 155 reti in 401 partite con la maglia di Bologna e Pro Patria.

Allena per breve tempo le giovanili della Pro dal 1950 al 1954 e la prima squadra l’anno successivo prima di ritirarsi dall’ambiente definitivamente. Gestisce poi per decenni un negozio in via XX Settembre a Busto Arsizio, la sua città. Morirà il 16 dicembre 1996 alla bella età di 88 anni.

Carletto Reguzzoni era ala sinistra di grande valore (…), bruttarello a vedersi. In effetti pareva ossuto e cifotico: scattando via in dribbling veloce, ingobbiva a gomiti larghi: e intanto si accentrava, ed era così rapido che nessuno riusciva a tenergli dietro. Segnava moltissimo, però evitava sempre di fare il veneziano (ndr l’individualista), quando vedeva ben appostato Puricelli, e prima ancora Schiavio, la sua coscienza altruistica gli ingiungeva di cercarlo con il cross.

Gianni Brera