ROBERTO BONINSEGNA – agosto 1975

Dopo l’ennesima stagione deludente dell’Inter, “Bonimba” fa propositi di riscatto per quella che sarà la sua ultima stagione in neroazzurro…

Intervista Guerin Sportivo, agosto 1975


MANTOVA – Chi lo dava per fi­nito ha dovuto ingoiare il ro­spo senza avere neppure il tem­po di abbozzare una scusante. E’ ba­stata la Coppa Italia (con il pun­tuale ritorno al gol) per rilanciare tutte intere le ambizioni di Roberto Boninsegna. Fuori ipotesi lo scudetto, dopo la campagna acquisti fifty-fifty dell’Inter, gli restano la Nazionale e la classifica cannonieri, due traguardi che Bobo si prefigge come stimolo a continuare. E’ troppo abi­tuato a combattere per rassegnarsi a chiudere da comprimario. E chissà che non sia proprio la «rabbia in corpo» di Boninsegna a proiettare l’Inter in zona Juve.

A Mantova, Roberto vive gli ulti­mi scampoli di ferie attorniato dai vecchi amici, com’è consuetudine.. Ha fatto un paio di giorni a Cortina, una settimana a Viareggio per il torneo di tennis (tris fragoroso) poi è tor­nato a rifugiarsi sul lago, nel «casot­to» di Massimo Paccini, il suo vec­chio allenatore che guida ora la pattu­glia della Sampietrese. Di questa so­cietà dei miracoli della serie D: ottocen­to abitanti e millecinquecento spetta­tori a partita, Boninsegna è un po’ il padrino, prodigo di consigli e di indicazioni. Impossibile non parlare di calcio. Si parte dai dilettanti dei tor­nei notturni ma il discorso finisce inevitabilmente sull’Inter. E’ di pram­matica.

«Lo scorso anno — commenta Bo­bo — avevo detto chiaro e tondo co­me la pensavo: i risultati hanno poi fi­nito per confermare le mie previsioni. Era un’Inter senza capo né coda, raffazzonata alla meglio con giovani di belle speranze, ma niente più. Speranze in gran parte ingiustificate, poi…».

— Molti di questi giovani sosten­gono adesso che tu li «soffocavi», che facevi ben poco per dar loro una mano.
«Si fa presto a dire. Non ho mai avuto la vocazione della balia, e inol­tre da me si pretendono risultati, non suggerimenti. A parte ciò, non è un peccato mortale non essere da Inter, i ragazzini non li ho mai ostacolati. Ho sempre detto, però, che non tut­ti erano all’altezza di una squadra con ambizioni più o meno chiarite di scudetto. Non credo di essermi sba­gliato nel giudizio, viste le conclu­sioni…».

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– Quest’anno, invece…
«Neppure questa è un’Inter da scudetto, almeno sulla carta. Però uno sforzo c’è stato. Bisogna anche consi­derare la pochezza che offriva il mer­cato».

– Per rimanere all’Inter hai pre­teso determinate garanzie?
«Non ho preteso la luna, sé è per questo. Ho buttato via un anno, e alla mia età non posso permettermi di gettare al vento un’altra stagione. Più che pretendere garanzie, ho vo­luto semplicemente che si ascoltas­sero anche le mie ragioni. Si vede che all’Inter ne hanno tenuto con­to, se è vero che Chiappella ha proposto il veto sulla mia cessione. In caso contrario, avrei chiesto di esse­re ceduto a una squadra con ambi­zioni solide. Ho bisogno di lottare per qualcosa di concreto, per sen­tirmi vivo; giocare così, senza sti­moli, è lontano dalla mia mentalità, non è più nemmeno sport».

– Con Chiappella e Fraizzoli avre­te sicuramente parlato anche di Maz­zola…
«Non è una novità ciò che pen­si di Sandrino. E’ ancora un grosso giocatore, grossissimo anzi, che può svolgere determinati compiti da au­tentico fuoriclasse. Dipenderà da Chiap­pella trovargli la posizione più con­sona alle sue qualità».

– Libera…
«Ne parlano tutti bene: vedremo se riusciremo a integrarci. Brera sem­bra non avere dubbi in proposito, e io mi fido di ciò che dice Brera. E’ un fatto, però, che dai tempi di Pellizzaro in poi non ho mai avuto un’ala autentica in grado di assecondar­mi. Sarò anche un pellagroso del gol ma senza spalle, con le difese che ci sono in circolazione, è un pò diffi­cile farsi largo».

– Ti ha contestato anche Maria­ni, però…
«Giorgio è un amico e tutto som­mato mi è anche simpatico. Fuori dal campo non abbiamo mai avuto nien­te da dire; in campo… eravamo un po’ troppo nervosi per sopportarci. Tutto qui».

– Che impressione t’ha fatto Chiap­pella?
«E’ un buon uomo e ha un’indubbia esperienza calcistica. Dovremo es­sere noi a metterlo in condizione di lavorare in pace. Quello dell’Inter è sempre stato un ambiente difficile per tutti. Le polemiche ci sono anche nelle altre società: noi non facciamo eccezione alla regola ma abbiamo l’in­credibile difetto di mettere ogni co­sa in piazza. Così si finisce sempre per vivere con i nervi a fior di pelle. Chissà, forse Chiappella è l’uomo giu­sto per fare da… cuscinetto. Perlome­no me lo auguro».

– I tuoi obiettivi sono abbastanza dichiarati: Nazionale e classifica cannonieri.
«Non credo di essere troppo vecchio per la maglia azzurra. E’ chiaro però che voglio meritarmela, senza chiedere aiuti a nessuno. Riuscissi a trovare la forma dello scorso autun­no, non dovrebbe essere un proble­ma. Quanto alla classifica cannonieri, il discorso è invariabilmente legato alla Nazionale: i gol rappresentano il miglior trampolino per arrivare alla maglia azzurra».

– Previsioni scudetto: a chi van­no i tuo favori?
«La Juve è là, forse irraggiungibile per tutti noi. Si è notevolmente rin­forzata con Bobo Gori, che è un gros­so giocatore. Tra gli outsiders metto ovviamente il Napoli, il Torino e il Milan. Sull’Inter non mi esprimo per scaramanzia».

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