Salviamo i bambini dalla Juve!

Temo che si stia perdendo per sempre la parte romantica dello sport che amiamo. E’ assolutamente necessario tornare allo stadio e soprattutto riportarci i bambini, farli appassionare di nuovo ad uno sport che non si gioca in TV in uno stadio vuoto.

No guardi, mio figlio martedì ha la chitarra, e giovedì va a Karate, può venire solo mercoledì, perché il venerdì fa un corso di Inglese”.

Qualche anno fa ho dato il mio piccolo contributo ad un caro amico che allenava due squadre di bambini della categoria “piccoli amici”
Eravamo in 3 perché i bambini erano davvero tanti, oltre che molto piccoli e alla loro prima esperienza di calcio in assoluto, c’era proprio tantissimo da fare. Quella frase l’ho sentita dire con le mie orecchie ad una mamma, il calcio era una delle tante attività della settimana e sicuramente non quella preferita dai genitori, probabilmente solo la presenza degli amichetti e di qualche compagno di classe giustificava la partecipazione del nostro piccolo amico all’allenamento nel suo unico giorno disponibile.

Ma al bambino in questione, interessava davvero esserci? Da quanto ho visto durante quella stagione temo proprio di no. E non solamente a lui, a quanti bambini oggi interessa giocare a calcio? La risposta la conosciamo tutti, sempre meno. Credo anche che se le condizioni fossero quelle di due o tre decenni fa probabilmente il numero sarebbe prossimo allo zero.

I campi allora erano tutti in terra, d’inverno oltre al freddo c’era il fango, le pozzanghere, si andava al campo con la borsa che pesava 10 kili e si tornava che pesava il doppio. Adesso sono tutti sintetici, se non sudi puoi anche tornare a casa senza fare la doccia, ci sono bambini che non passano neanche dallo spogliatoio. E poi, non c’era “la Play” non si facevano i corsi di inglese, né di chitarra. Chi voleva andare a Karate faceva quello e basta, a calcio giocava magari nella ricreazione a scuola e lo faceva davvero molto male, colpivano la palla con la stessa tecnica che utilizzavano per il “mae geri” o lo “yoko geri”.

Ma allora quasi tutti i bambini volevano giocare a calcio e, in ogni caso, anche quelli meno dotati tifavano comunque per una squadra di calcio perché, in un modo o nell’altro, al calcio ci si arrivava con qualunque strada, un po’ come a Roma. Se pure avevi “i piedi fucilati” e non ti piaceva nemmeno stare in porta, come potevi sfuggire alle pallonate nel cortile della scuola, ma soprattutto, alle figurine Panini e a tutti i giochi con “le figu” che si facevano in corridoio?

Esistono degli studi, ne hanno fatti sia importanti testate che si occupano di economia ma anche e soprattutto testate sportive. Pare che la Juve possa contare su circa 9 milioni di tifosi o simpatizzanti, l’Inter su circa 4 milioni e più o meno lo stesso numero segue il Milan. La maggioranza del tifo in Italia si racchiude in queste 3 squadre. Il Napoli non arriva a 3 milioni di tifosi e la Roma non tocca i 2 milioni. Da qui in giù c’è una voragine perché Fiorentina e Lazio, che seguono la Roma sono intorno ai 600 mila.

Credo che, chi più chi meno, chiunque segua il calcio con una certa passione conosca a grandi linee questi numeri, probabilmente sa anche come si sono formati. Certo, perché quando il calcio ha iniziato ad essere un fenomeno di massa e di aggregazione il “tifo” in Italia era prettamente una questione locale, le spaccature potevano solamente provenire da due fattori: le grandi imprese sportive e i soldi.

E allora il grande Torino riuscì a creare una certa attenzione intorno a sé, ma non era destino che continuasse, però questa è un’altra storia. Se la Roma ancora oggi fidelizza gran parte dei tifosi cittadini e il Napoli si estende a tutta l’area metropolitana e parte della regione, Inter e Milan si dividono città e regione sconfinando in Veneto, in Emilia, nel centro e nel sud Italia avendo creato veri e propri boom di consensi a ridosso delle proprie annate d’oro.

Ma la Juve?
La Vecchia Signora “investe” da tantissimo tempo su squadra e tifosi, iniziando negli anni ’70 in corrispondenza con il grande boom industriale e l’esodo di enormi masse di emigrati dal Sud Italia a Torino. Il resto lo hanno fatto i risultati, negli anni 70 vincendo 5 scudetti su 10 e così via, fino a creare un divario tale per cui le due maggiori squadre dopo di lei non arrivano a fare insieme i suoi tifosi.

La parte peggiore di questa storia è che, di questo passo, per i nuovi tifosi ci sarà solo la scelta Juve. Lo so, è un azzardo, può essere discutibile ma parlo di quelli degli anni a venire, il perché è sotto gli occhi di tutti e non dovrebbe nemmeno necessario spiegarlo.

In quest’ottica persino l’operazione CR7 è stata un tremendo investimento sul futuro, tanti ironizzano, ancora sento gente che ridacchia dicendo cose tipo “ma non lo avrebbero dovuto ripagare con la vendita delle magliette?” A me non fa così ridere.

Negli ultimi 40 anni, iniziando dal famoso non gol di Turone, proseguendo con le varie querelle IulianoRonaldo (il fenomeno), Muntari e, purtroppo, Moggi si sono creati due schieramenti piuttosto netti, chi ama la Juve e chi la odia.

Tuttavia, nonostante tutto, nelle generazioni come la mia la percentuale di bambini che sceglievano la Juve era già parecchio alta, questo perché i bambini, se i padri non li orientavano o non li portavano allo stadio sin da piccoli, sceglievano il più forte, semplice e lineare. E a quei tempi allo stadio si andava ancora, e tanto. San Siro, ad esempio, era sempre pieno sia che giocasse il Milan sia che giocasse l’Inter, qualunque fosse l’avversario. Beh, nonostante tutto il trend verso la Juve non è sceso e non credo di essere io a dirlo.

Faccio un breve esercizio di memoria e prendo 3 nuclei familiari a caso tra quelli che conosco. Tutti i bambini di queste famiglie sono tifosi della Juve, parlo di contesti diversi e di città diverse. Ci aggiungo un ricordo molto personale: qualche anno fa mio nipote esprime il desiderio di ricevere in regalo una maglia della Juve, lo davo per scontato ma gli chiedo quale.
Voglio la maglia di Cuadrado!

Niente, non può essere un caso, sono 10 anni che la Juve vince tutto. E se un bambino che non ha nemmeno dieci anni chiede la maglia di quello che, con tutto il rispetto per il professionista e l’atleta, è un gregario in una squadra zeppa di calciatori notissimi, che speranze hanno le altre squadre, oltre le 4 già menzionate, di non perdere tifosi in futuro, mi domando?

Ne sono certo, le milanesi, Roma e Napoli avranno il loro seguito, sempre. Un seguito vero e forte che parte da tanto lontano, che c’è stato e ci sarà sempre, con picchi verso l’alto per le milanesi soprattutto se dovessero nuovamente riuscire a vincere, difficile per Roma e Napoli uscire dai propri confini, seppur, va detto, il loro è probabilmente il tifo più spontaneo e viscerale che esista (mi perdoneranno i tifosi di Samp e Genoa che da sempre danno vita ad uno degli spettacoli più belli del calcio italiano, non li ho dimenticati ma mi porterebbero fuori strada).

E allora, mi chiedo, come si possono sottrarre i tifosi del futuro alla Juve? Attenzione perché la domanda non è così banale. Nel calcio di oggi contano tanto, credo troppo, i numeri ed il seguito perché determinano quella che, purtroppo, è la voce maggiore in ingresso peri club: i diritti TV!
La mia personalissima opinione è che la strada possa essere solo quella che ho seguito io, e tanti come e prima di me, mi perdonerete una piccola divagazione storica e sentimentale.

Per me bambino l’Abruzzo significava solamente mare, eravamo semplicemente in vacanza ed era già tantissimo così, a me sembrava davvero strano che papà volesse portarci allo stadio visto che a Milano non ci andavamo mai.

S. Siro per me diventò in seguito principalmente un subbuglio di fortissime emozioni ed adrenalina perché la domenica pomeriggio, in teoria, avrei dovuto passarla in oratorio, buono buono a giocare a pallone o comunque all’interno di una ambiente chiuso e protetto. Allora tutte le partite si giocavano la domenica pomeriggio, non c’erano anticipi o posticipi e per vedere qualcosa in TV potevi solo aspettare 90 minuto sull’unica televisione presente in casa, va da se che se volevi vederlo bisognava farlo tutti insieme (il calcio allora aggregava anche in casa ora, purtroppo, spesso separa).

Quindi, intorno ai 14 anni ricordo le prime vere fughe insieme agli amici più sfrontati. Si eludeva la sorveglianza di Don Enrico e andavamo ad aspettare la 95 davanti all’oratorio, anche solo salire sull’autobus che sul frontale aveva come destinazione “Piazza Axum” era una botta incredibile, stavamo infrangendo ogni regola e ai tempi non era né semplice, ne scontato, chi ci è passato lo sa!

Ricordo come fosse oggi la prima volta che sono entrato a San Siro, molto prima degli anni delle fughe adolescenziali appena descritte, ho fisso davanti agli occhi la meraviglia della luminosità del campo verde incorniciata nel grigio delle tribune maestose. Sono rimasto lì, senza parole, fermo sull’ultimo gradino dei distinti ad immortalare l’unicità e la meravigliosa semplicità di quel momento. Allora ero ancora un foglio bianco e avrei potuto scegliere di diventare tifoso di una qualsiasi delle due milanesi o della Juve.

Papà era milanista, ma non ha mai cercato di indirizzarci come tifosi, a lui interessava di più che noi giocassimo. E di questo lo ringrazierò infinitamente.

Alla fine, noi fratelli, optammo per la Juve perché se e vero che lui non ci indirizzava, è anche vero che in famiglia c’erano zia e cugino juventini che invece pressavano in quella direzione, il resto lo hanno fatto l’ambiente della scuola e dell’oratorio. Come detto allora la Juve vinceva spesso, troppo spesso.

Io in realtà subivo molto queste influenze esterne ed ammetterò di essere stato per qualche mese tifoso dell’Inter plagiato da Piero, un ragazzino che quando si giocava in cortile o in oratorio contava quanti scudetti e coppa Italia avesse vinto ognuno di noi sul campo e poi, alla fine delle medie, ero diventato improvvisamente tifoso della Roma seguendo il genio del mio compagno di scuola Luigi che mi aveva stregato con le sue doti artistiche applicate al calcio.

Disegnava dettagli delle maglie di calcio con una fedeltà incredibile, le sue maglie della Roma mi avevano letteralmente conquistato, riproduceva il simbolo della lupa di Gratton in una maniera sublime.

Beh ho fatto un giro enorme, pensare che ero al mare giusto qualche riga fa. Io non lo so perché ma credo che papà fosse molto meno spaventato di portarci all’Adriatico in estate nelle sere di Agosto piuttosto che a San Siro, oggi un po’ lo capisco. Andavamo a vedere un torneo estivo che si chiamava Pescara Cup, erano triangolari giocati in due o tre sere a ridosso di ferragosto, la Roma ad esempio c’era sempre.

Il fatto è che il mio cuore di tifoso non è mai più uscito dall’Adriatico, anzi, è lì ancora adesso Ma questa è stata anche la mia fortuna di sportivo e lo vedo ancora oggi quando parlo di calcio con qualcuno, a me dicono cose tipo: ma tu cosa vuoi capire che tifi per il Pescara..?

Bene, ma adesso come togliamo i tifosi del futuro alla Juve, quindi?
Vorrei essere chiaro e possibilmente non frainteso, non sono uno dei tanti anti juventini, anzi, spesso ho guardato con ammirazione la capacità di fare azienda con lo sport di questa società, ma adesso no, non più. Tanto di cappello a quanto è stato costruito ma temo che si stia perdendo per sempre la parte romantica dello sport che amiamo.

Stadi che sono centri commerciali, società quotate in borsa e presidenti manager che puntano ai diritti TV e ai mirabolanti premi che la UEFA paga a chi vince la Champions. Dov’è finito il calcio romantico di Angelo Moratti, di Boniperti ma anche di Rozzi ed Anconetani?

Temo non sia né semplice né scontato ma è assolutamente necessario tornare allo stadio e soprattutto riportarci i bambini, farli appassionare di nuovo ad uno sport che non si gioca in TV in uno stadio vuoto. L’emozione di andare allo stadio ad assecondare la passione della propria figura di riferimento creerà uno sportivo vero ancor prima che un tifoso e a seguire, spero, cominceranno a ridimensionarsi le vari brutture tipo gli esorbitanti diritti TV e le assurdità di vendere i diritti di immagine ai produttori di videogames.

Troppo tardi? Mi piacerebbe sperare che non sia così, il calcio è un sport meraviglioso e va oltre quello che si vede in TV, se sono riuscito a vedere il Pescara giocare in serie A significa che i sogni a volte si avverano, ma di questo parleremo un’altra volta.

No mamma, a Karate non vado e nemmeno a suonare la chitarra, vorrei dedicare più tempo alla mia passione, vorrei giocare di più a pallone… se poi papà domenica avesse voglia di portarmi allo stadio sarebbe veramente magnifico.
Grazie mamma, grazie papà.