E così il raccattapalle fermò Savoldi…

Un gol regolare del bomber rossoblù venne annullato perché un raccattapalle dell’Ascoli, Domenico Citeroni, allontanò il pallone che era entrato in rete senza che l’arbitro Barbaresco se ne accorgesse.


Il 12 gennaio 1975 si gioca Ascoli-Bologna. Domenico Citeroni racconta: «Savoldi tira, la palla supera la riga, ma io sono vicino al palo e con un calcetto la ributto in campo. Filo a casa senza dir nulla a nessuno e mi metto a letto senza neppure aspettare la “Domenica Sportiva“. Tutti gli arbitri che venivano al Del Duca volevano conoscermi e tenermi lontano dai pali. Una domenica persi troppo tempo e l’arbitro mi cacciò mostrandomi il cartellino rosso…»
«Mio padre stava di guardia ai missili al Polo Nord. Un freddo, mi ha raccontato. Faceva il mercenario per gli americani. Anche durante la crisi di Cuba. Poi ha lavorato nelle miniere di amianto in Alaska e in Canada. Lì sono nato io: Domenico Citeroni. A Montreal. Da piccolo non avevo i soldi per la partita, allora alle 10 di mattina ero già davanti al Del Duca: i primi dodici che si presentavano entravano come raccattapalle. Gratis»

«Che festa quel campionato 1974-75, il primo in serie A dell’Ascoli. I campioni delle figurine giocavano in carne ed ossa sul nostro campo e io stavo dietro la porta. Avevo 16 anni. Che personalità, Dino Zoff. I palloni che uscivano glieli ributtavo dentro con dei calcioni alti e storti, così lui doveva rincorrerli e si perdeva tempo. Un pari con la Juve era oro. Ma, a un certo punto, mi guardò negli occhi e con la sua flemma mi disse: “Benedetto figliolo, il pallone devi darmelo in mano…“. Quello sguardo e quella calma mi gelarono. Tutti i palloni successivi glieli appoggiai sui guanti. E non era facile impressionarmi… Al portiere del Vicenza, Sulfaro, chiesi: “Dove vai, piccione?”. Mi corse dietro per tutto lo stadio. Ero un tipo un po’ così… »

«Poi quell’ Ascoli-Bologna: 12 gennaio ’75. Noi ultimi in classifica con 7 punti, loro molto più su con 12. Dramma. Segna Landini, pareggiamo con Zandoli, poi si scatena Beppe Savoldi, che ce ne fa un paio. Non contento, al 90′ è ancora solo davanti al portiere, lanciato da Bulgarelli. Tira, la palla passa sotto la pancia di Masoni, supera la riga bianca, nell’angolino, è gol, sarebbe il 4-1, ma io sono vicino al palo e con un calcetto, d’istinto, la ributto in campo. Il nostro difensore Castoldi mi guarda strano, come a dire: “Cosa ti ha preso?“. Nel dubbio, però calcia il pallone fuori. L’arbitro Barbaresco pensa che il pallone abbia picchiato contro il palo e fa battere il calcio d’angolo.»

«Finisce la partita. Vedo agitazione sulle panchine e me la squaglio. Filo dritto a casa. Non dico niente a nessuno. Mi metto a letto senza neppure aspettare la “Domenica sportiva”. Non ne parlo con gli amici, ma due giorni dopo trovo i giornalisti all’uscita della scuola, Istituto professionale Inapli. Ok, signori, sono io… »

Mi portarono alla “Domenica sportiva”, dove strinsi la mano a Beppe Savoldi, che mi disse: “Pensavo fossi più giovane“. L’aveva presa bene. In fondo non avevo influito sul risultato. Lo rividi al Premio Moviola, ci diedero una targa per uno, cenai con Bruno Pizzul. Due domeniche dopo, arrivò la Lazio campione d’Italia. Prima della partita, Chinaglia mi chiamò in spogliatoio e mi disse: “Avessi rubato un gol a me, ti avrei strozzato“.»

«Venne a cercarmi anche l’arbitro: “Oggi, ragazzo, te ne stai vicino alle panchine“. Rimandai in campo un paio di palloni con troppa fretta e il nostro allenatore, Carletto Mazzone, mi guardò male: “Calma, calma…“. Stavamo vincendo 1-0 con gol di Colautti. Tutti gli arbitri che venivano al Del Duca volevano conoscermi e tenermi lontano dai pali. Una domenica esagerai con le perdite di tempo (mica tutti i portieri avevano il carisma di Zoff…) e un arbitro mi cacciò mostrandomi il cartellino rosso. Davvero! Tirò fuori il cartellino dalla tasca.»

«L’Ascoli si salvò. Mazzone spiegò sui giornali che il merito era stato un pò anche mio, perché con quel gesto avevo fatto capire quanto la città amasse la sua squadra. Esagerava, Carletto. L’ho incrociato per strada, di recente. Avrei voluto fermarlo e dirgli: mister, io sono… Non ne ho avuto il coraggio. Quello fu l’ultimo mio anno da raccattapalle.Il campionato dopo ero in curva a fare l’ultrà.»

E BEPPE SAVOLDI? Che ricordi ha di quell’incredibile vicenda? «Uno scherzo che mi costò la classifica marcatori. Io, Pulici e Rivera finimmo a pari merito con 17 reti, ma Pulici giocò una partita in meno e il titolo di capocannoniere andò a lui.»

Ma lei il gol l’aveva visto? «No, ero coperto dal portiere. Ma Bulgarelli aveva visto bene e ha reclamato dall’arbitro, invano».

Ma un gesto come quello di Citeroni oggi come verrebbe preso?
«Oggi un raccattapalle non si può trovare lì. Dovesse invece capitare, le ripercussioni verso società, arbitro e quarto uomo sarebbero molto più roventi. Ci sarebbe un polverone incredibile,ai miei tempi si viveva il calcio con più goliardia».

Già, ma se quel giorno ad Ascoli la gara fosse stata sullo 0-0?
«Beh, sì, sarebbe stato diverso…»

Ecco il tabellino completo della partita.

ASCOLI-BOLOGNA 1-3
MARCATORI: Landini (B) al 5′ , Zandoli (A) al 34′ , Savoldi (B) al 40′ p.t.; Savoldi (B) al 39′ s.t.
ASCOLI: Grassi (Masoni dal 1′ s.t.), Minigutti, Legnaro, Colautti, Castoldi, Salvori, Macciò, Vivani, Zandoli, Gola (Calisti dal 1′ s.t.), Campanini. All. Mazzone.
BOLOGNA: Adani, Roversi, Cresci, Bulgarelli, Bellugi, Maselli, Ghetti, Pecci, Savoldi, Massimelli (Battisodo dal 43′ s.t.), Landini. All. Pesaola.
ARBITRO: Barbaresco di Cormons.
NOTE: spettatori 12.565; ammonito Vivani; angoli 6-1 per il Bologna.