MARIO SCONCERTI: Storia delle idee del calcio

Un grande viaggio nelle idee di un secolo raccontando l’evoluzione del calcio e di come sia riuscito a diventare il gioco di tutto il mondo.


La storia del calcio è sempre stata raccontata attraverso le cronache delle grandi partite. Siamo sempre stati molto documentati su quello che era accaduto, poco sul motivo per cui era accaduto. Sappiamo, per esempio, che il calcio italiano ha segnato un’epoca negli anni Trenta ma se ci chiediamo il perché, ancora oggi non riusciamo a spiegarlo. Ogni epoca, ogni fase del calcio, quasi ogni partita hanno risposte diverse perché il calcio è tutto fuorché un gioco esatto. Si muove sotto la spinta di sentimenti e soprattutto di idee.

L’autore ha pensato che un modo nuovo di raccontare il calcio fosse raccontare la storia di queste idee, capire come sono nati e che conseguenze hanno avuto sul campo quei piccoli colpi di genio che di volta in volta hanno cambiato il gioco e l’hanno avvicinato a una scienza. Dal sistema di Chapman alle grandi innovazioni di Viani, Rocco ed Herrera, dal calcio olandese contrapposto a quello all’italiana, all’arrivo della tecnologia con le sue macchine e le preparazioni personalizzate, fino alla rivoluzione di Sacchi e al calcio multietnico di oggi. Mario Sconcerti guida il lettore attraverso un grande viaggio nelle idee di un secolo raccontando l’evoluzione del calcio e di come sia riuscito a diventare il gioco di tutto il mondo.

Un estratto dal libro di Sconcerti
“Sacchi fece molto di più: inventò un nuovo metodo di lavoro. E lo basò su proprie certezze assolute. Non aveva dubbi. Non era pragmatico, era un estremista del lavoro. Esasperava la perfezione del particolare, non trascurava niente. Ripeteva nozioni e movimenti sul campo come un martello. Diceva di ispirarsi al basket, al rugby, perfino al baseball, che aiuta in modo diverso ma costante la ricerca del gioco di squadra. Amava tanto anche stupire. Così aggiungeva che la vera base di lavoro gliela dava il teatro, dove una parte viene provata e riprovata finché la impari a memoria ed è tua per sempre.Oggi sono argomenti quasi confidenziali, allora spaventavano. Sacchi fu molto osteggiato e quasi deriso dai suoi colleghi, dai giocatori e dai giornalisti. I tecnici non lo amavano perché non veniva dal calcio. Sacchi non era stato un calciatore professionista, era stato solo un dilettante. Infatti non ragionava da ex calciatore, gli ex calciatori sono fondamentalmente conservatori, tendono a ripetere quello che hanno già fatto. Sacchi voleva novità forsennate, era un avversario di principio delle cattedrali che gli allenatori si erano costruiti intorno sempre sulle stesse regole. I tecnici, quasi involontariamente, si erano dati una velocità comune, regole di lavoro e di vita molto simili per tutti. Era una specie di assicurazione sul lavoro. Se il giusto della professione era una decisione loro, finivano fuori dal giudizio. Avevano in sostanza sempre ragione”.

Mario Sconcerti
Storia delle idee del calcio. Uomini, schemi e imprese di un’avventura infinita
Baldini Castoldi Dalai, 2009,
pp. 389