4 Scudetti 4 al fotofinish

Quattro grandi volate che hanno assegnato lo scudetto solo all’ultima giornata. Riviviamo alcuni dei finali più avvincenti: dallo spareggio Ambrosiana-Bologna, al crollo del Milan a Verona, passando per due testa a testa tra Inter e Juventus


Vi raccontiamo quattro grandi volate che hanno assegnato lo scudetto solo all’ultima giornata. Sono le ciliegine sulle torte. Dove per torte si intendono i campionati combattuti, emozionanti, avvincenti. Per intenderci, quelli in cui manca la squadra che si trova nel bel mezzo di un ciclo vincente, e che già alla decima giornata ha staccato tutti togliendo una buona fetta di interesse al malcapitato torneo. Ma l’ideale è quando su queste torte compare, appunto, anche la ciliegina: lo sprint finale, quello degli ultimi 90 minuti che decidono tutto. Una partita particolare, che si gioca di solito su due campi, ma può avvenire anche su tre, come pure su uno.

Già, perchè nel primo degli sprint del passato che qui riproponiamo, quello del 1940 tra Ambrosiana (Inter) e Bologna, il calendario aveva fatto addirittura lo scherzo di proporre all’ultima giornata proprio la scontro diretto tra le due squadre di testa. Poi riviviamo due scontri di vertice tra due protagoniste abituali come Inter e Juventus. E infine non si poteva omettere quell’ ultima giornata del campionato 1972-73, quando la Juve vinse il campionato grazie al 5-3 inflitto al Milan dal Verona. Episodio diventato simbolo dell’ imprevedibilità del calcio.


1939-40: AMBROSIANA 42, BOLOGNA 41

Spareggio record da 471mila lire. Ambrosiana-Bologna si gioca proprio all’ultimo turno davanti a 40mila tifosi, con incasso per allora astronomico. Risolve Ferraris II, su assist di Frossi

Dopo l’egemonia juventina dei cinque scudetti (1931-1935) l’asse calcistico nazionale si fissa su un duello inedito tra Bologna e Ambrosiana Inter. Nel corso di sei stagioni i rossoblù avrebbero conquistato 4 titoli, i nerazzurri 2. Ricordiamo uno di questi campionati per la sua straordinaria incertezza sino all’ultimo turno con le due formazioni a disputarsi il primato in una sfida diretta.

Si tenga presente che a due giornate dalla conclusione l’Inter si trova in vantaggio sul Bologna di ben 3 punti. Può quindi ritenersi abbastanza tranquilla (con i 2 punti per la vittoria), essendo chiamata al penultimo turno sul terreno di un Novara non irresistibile. Invece quel Novara riesce a segnare un gol nella ripresa, e a difenderlo fino alla fine. Il Bologna, nello stesso giorno, regola il Liguria riportandosi a un punto dalla rivale. Va dunque in scena un autentico spettacolo in cui i primattori non mancano e molti di essi, come Locatelli, Andreolo e Biavati, hanno contribuito alla conquista della Coppa del Mondo in Francia un anno prima.

Abbandonata l’Arena, troppo angusta, l’incontro si gioca a San Siro il 2 giugno 1940 al cospetto di ben 40 mila spettatori che permettono di stabilire il record d’incasso: 471 mila lire, cifra per quei tempi iperbolica. I nerazzurri, a cui basta un pareggio, si scatenano sin dal via dato dall’arbitro romano Generoso Dattilo soprannominato “il fischietto dello zero a zero”. Come un fulmine che si abbatte sulla retroguardia felsinea, al 9′ si sviluppa un’azione vorticosa: cross di Frossi per Barsanti, pronto a eseguire una finta galeotta che spiazza sia Andreolo sia Fiorini: Ferraris II piomba sulla sfera e di sinistro insacca in un tripudio di bandiere nerazzurre. Quel gol rimasto solitario premia l’Ambrosiana Inter con lo scudetto.


1966-67: INTER 48, JUVENTUS 47

Scontro diretto vinto e colpo di reni finale. Così HH2 riuscì a incrinare il mito di HH1

E’ un finale veramente imprevedibile quello che assegna alla Juventus lo scudetto nella stagione 1966-‘ 67. Si tratta da una parte di apprezzare il carattere della “vecchia signora” che non demorde mai, che insegue la rivale di sempre con ostinazione e con successo; dall’altra di assistere meravigliati a un progressivo declino del mitico squadrone di Helenio Herrera. Questa formazione di supercampioni si presenta a Torino il 7 maggio 1967 con ben quattro punti di vantaggio e ritiene di poter impostare una gara cauta per il pareggio. Viene beffata da un gol di Favalli che dimezza il distacco in classifica per i bianconeri.

Da questo momento la situazione per l’Inter si fa critica: dispone di due gare casalinghe contro Napoli e Fiorentina e rimedia due faticosi pareggi mentre la Juventus – impegnata in due trasferte – pareggia a Mantova e vince a Vicenza rosicchiando un altro punto. Intanto l’Inter, sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni con il Celtic a Lisbona, ha perso Suarez per infortunio e pure la Coppa più prestigiosa. Da che la società nerazzurra ha chiesto il rinvio dell’ultimo incontro di campionato a Mantova, anche la Juventus lo pretende giustamente. Così le due squadre scendono in campo il 2 giugno: l’Inter a Mantova e la Juventus in casa contro la Lazio. La classifica: Inter punti 48, Juventus 47.

I primi quarantacinque minuti non mutano la situazione, le squadre vanno al riposo sullo zero a zero ma quasi per un sortilegio, un minuto appresso all’altro le cose cambiano drasticamente. E per l’Inter si fa notte. Siamo al 3′ al Comunale di Torino e Bercellino portatosi avanti su calcio d’ angolo battuto da Cinesinho, ribatte a rete di testa una deviazione di Favalli. Trascorre un minuto e a Mantova succede che Di Giacomo, ex interista, tiri da fuori area e sorprenda Sarti, portiere nerazzurro, in una goffa replica: palla che gli passa tra le mani e che si insacca. Vani i tentativi di Domenghini Corso e Mazzola di acciuffare perlomeno il pareggio. La Juventus del tenace tecnico Heriberto Herrera concluderà sul 2-1, senza patemi, conquistando uno scudetto sotto molti aspetti insperato.


1972-73: MILAN 44, JUVENTUS E LAZIO 43

Quella domenica incredibile che incoronò la Juve è forse la volata-scudetto più rocambolesca, con il Milan che prende 5 gol da un tranquillo Verona e i bianconeri battono la Roma all’Olimpico

Arrivo in volata, arrivo da brivido puro quello che conclude il torneo 1972-73. E ancora oggi lo si ricorda per le circostanze probabilmente irripetibili, soprattutto per quanto concerne il thrilling degli ultimi minuti. La classifica aveva premiato il Milan, sia pure di poco, sino al 26o turno quando la Lazio, che lo tallonava, riusciva ad agganciarlo ai 39 punti proprio al termine della sfida diretta all’ Olimpico dove i rossoneri cedevano per 1-2 e vedevano Rivera litigare con l’arbitro Concetto Lo Bello donde turni di squalifica. La Juventus, che aveva viaggiato a fari spenti e che dopo la sconfitta a Firenze al 24o turno distava dal Milan capolista cinque punti, infila una serie di vittorie in continuità di slancio, battendo via via Palermo, Vicenza, Ternana, Atalanta, Inter, raggiungendo a una giornata dalla fine la Lazio a 43 punti con un distacco di un punto appena dal Milan.

Alla vigilia della conclusione di questo affascinante torneo sono in pochi, nonostante quell’unico punto di differenza, a ritenere il Milan in grave rischio. I motivi sono accettabili sotto l’aspetto della logica di classifica: il Milan è atteso a Verona da una formazione modesta, ormai tranquilla, la Juventus è ospite della Roma e la Lazio del Napoli. All’evidenza si tratta di impegni ben diversi. Non si tiene tuttavia conto della fatica infrasettimanale del Milan, chiamato a Salonicco per la finale di Coppa delle Coppe contro il Leeds il 16 maggio. I rossoneri vincono la Coppa con un gol di Chiarugi in avvio, un gol difeso strenuamente fino all’esaurimento delle energie di una squadra già di per sè vecchiotta.

Ben se ne avvede Nereo Rocco, che invano chiede al presidente Buticchi di ottenere uno slittamento di data, perlomeno di una settimana, dell’ultimo turno di campionato. Nulla da fare. Così il Milan, sul terreno veronese, dopo mezz’ora è sotto di tre gol e alla fine rimedia una clamorosa sconditta per 3-5! Clamoroso anche che la Juve, alla fine del primo tempo, perda a Roma; lo 0-0 della Lazio a Napoli avrebbe portato allo spareggio tra lombardi e laziali. Il finale è puro thrilling: Altafini segna l’1-1 (e, con tutte le squadre a quota 44, si sarebbe disputato lo spareggio tra Milan, Juve e Lazio) e, quando Cuccureddu ribalta la situazione segnando il 2-1 a tre minuti dalla fine, la Lazio si lascia superare dal Napoli. La Juve vince il suo quindicesimo scudetto, mentre il Milan si vide sfuggire la tanto sospirata Stella d’oro appuntandosi addosso l’etichetta della “Fatal Verona”.


1953-54: INTER 49, JUVENTUS 48

I Bianconeri, seppur umiliati per 6-0 a San Siro, incalzano l’Inter fino ad arrivare ad un finale di torneo che è la sintesi dell’ intera stagione. Un campionato così emozionante, ricco di gioco e imprevedibile.

Alla fine del girone di andata Fiorentina, Inter e Juvennnotus sta appaiate in testa, con il Milan appena sotto. Poi la Fiorentina prende il largo e per nove turni detta legge. Ma Inter e Juventus non mollano. Solo che, nello scontro diretto del 4 aprile a San Siro, i bianconeri subiscono una tra le più mortificanti sconfitte della loro storia. Privo di Lorenzi e Nyers l’attacco nerazzurro scatena Skoglund e Brighenti per la realizzazione di due doppiette che inceneriscono le speranze juventine. Condito dalle reti di Armano e di Nesti il punteggio recita un 6-0 mozzafiato.

Intanto la Fiorentina si ferma, l’Inter pare aver via libera ma la Juventus si rimbocca le maniche e dà il via all’inseguimento: a 3 turni dalla fine le due formazioni si ritrovano in vetta. A questo punto consentiteci una parentesi per sottolineare la sempiterna attualità del calcio in tema di arbitraggi, di denunce, di critiche e di invettive verso i direttori di gara. Accade dunque che la Juventus perde a Bergamo 3-2 e che contesti l’arbitro Massai per aver convalidato un gol dei bergamaschi senza che la palla varchi la linea di porta. Lo stesso Massai in precedenza aveva concesso un gol di Giovetti del Como con la palla aveva picchiato sotto la traversa senza entrare, mentre a Bologna aveva annullato una rete di Boniperti (traversa e dentro) favorendo il successo dei rossoblù .

Proprio quel terz’ultimo turno si rivela decisivo per lo scudetto in quanto l’Inter pareggiando a Palermo (2-2) si porta in testa con un punto di vantaggio. Il dialogo a distanza proseguiva con le due squadre concentrate al massimo. Vittoriose entrambe nei due ultimi turni, la situazione non muta. Sono trascorsi più di 60 anni ma c’è ancora in giro qualche juventino convintissimo che il settimo scudetto dell’Inter sia stato un grazioso dono dell’arbitro Massai.