Sebastian Deisler: sogni di cristallo

Il 16 gennaio 2007 Sebastian Deisler si ritirò dal calcio giocato a soli ventisette anni. Questa è la sua storia, fatta di talento, coraggio ma soprattutto molta sfortuna.

C’era una volta un ragazzino che amava perdersi nei prati immersi fra le colline di Lörrach, piccola cittadina tedesca che sfiora il confine fra Germania, Francia e Svizzera. Un bambino come se ne incontrano usualmente, ma con una piccola particolarità: non abbandonava mai il suo pallone, tesoro tanto prezioso quanto sacro. C’era volta una vita passata a rincorrere questa sfera, accarezzarla, imparare a conoscerne ogni più piccolo segreto, dominarla e, ad un certo punto, accorgersi di essere divenuto piuttosto bravo e di avere inconsciamente generato un sogno: abbandonare i prati di Lörrach per calpestare quelli degli stadi di calcio più famosi ed affascinanti del mondo, con l’obiettivo di assurgere a simbolo sportivo della propria nazione.

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Con la maglia del Borussia Mönchengladbach, marzo 1999

Questo bambino si chiamava Sebastian Deisler. A quindici il destino decise che smettesse di vagare per le colline di Lörrach con il suo pallone per trasferirsi a Moenchengladbach, ed iniziare l’ascesa alla realizzazione di quel sogno fino a poco tempo prima dalla concretizzazione apparentemente impossibile. Il talento è un dono, una virtù aleatoria che ogni essere umano possiede fin dalla nascita e che, nella maggior parte dei casi, non riuscirà mai valorizzare: si dice che chiunque ha uno scopo da raggiungere in quel breve arco di esistenza chiamato vita, ma non si sottolinea mai quanto sia difficile per ognuno comprendere quale sia. Un unico parametro, questo è assodato, quello da rispettare: scoprire ciò che rende felici.

Basti” rideva quando prendeva a calci un pallone, quando finiva gli allenamenti sporco e stanco, e poco gli importava se lo pagassero o meno, se fosse professionista o dilettante. Per questo il primo giorno della carriera di professionista, nel 1998, fu per lui solo il trampolino di lancio per il raggiungimento del sogno covato sin dai tempi di Lörrach, e non un punto di arrivo.

Continuando a sorprendere grazie ad un fisico imponente supportato dalla finezza di una tecnica eccellente, “Basti” passò nel 1999 all’Hertha Berlino, indossò la divisa della nazionale tedesca per la prima volta nel 2000, per poi essere acquistato, nel 2002, dalla più rinomata società del suo paese: il Bayern Monaco.

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Stretching con la maglia del Bayern prima di uno dei tanti rientri post-infortunio, novembre 2006

Però, a quanto pare, nella vita di un essere umano non è sufficiente comprendere quale sia il sogno da dover rincorrere, ne tantomeno dimostrare di averne le capacità, poiché qualsiasi dote si possegga è sempre il destino a farla da padrone. “Basti” sapeva incantare le folle con giravolte, colpi di tacco, tiri impossibili, slalom fra avversari che a piacimento faceva apparire come paletti piantati lungo la corsa diretta alla gloria, continuava ad accarezzare il pallone come il bimbo che giocava fra le colline di Lörrach, emozionandosi quando realizzava di aver varcato i confini di quel vecchio sogno, divenuto ormai una tangibile realtà.

Tutto ciò, però, non si rivelò sufficiente perché la giocata più importante, quella sulla casualità, sfuggì al controllo delle sue doti sportive: in soli nove anni dovette subire subire cinque interventi chirurgici alle ginocchia che lo condussero nel labirinto di una depressione culminata, durante la stagione sportiva 2003-2004, in un periodo trascorso all’interno di una clinica psichiatrica. Un sentiero irto di difficoltà ardue da fronteggiare anche per chi, come lui, nei momenti più tetri amava ripetere che non bisogna mai smettere di percorrerlo questo cammino, tentando di evitare di cadere nei crepacci che delimitano la montagna della vita.

Così, il 16 gennaio 2007, Sebastian Deisler detto “Basti” comunicò al mondo calcistico la decisione di porre fine alla carriera di professionista. «Non ho più fiducia nel mio ginocchio – disse in quella conferenza stampa – è stato un calvario». Deisler era tornato in campo l’autunno precedente, mostrando progressi confortanti, ma l’ultima ricaduta spense definitivamente le sue speranze. «Non gioco più con allegria e non posso fare le cose a metà, è una cosa che non fa bene a nessuno».

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L’infortunio in Francia-Germania del novembre 2005

Alcuni giocatori considerano la pensione come qualcosa da evitare il più a lungo possibile. Le prove e la triste storia di Sebastian Deisler, tuttavia, rivelano un lato del calcio raramente apprezzato da coloro che lo guardano e lo adorano. Alla fine della giornata, gli eroi sul campo sono solo persone, far fronte alle stesse debolezze e sopportare le stesse angosce che tutti noi affrontiamo. La differenza è che devono farlo nella piena luce di una dura luce spietata della pubblicità. La triste storia di Sebastian Deisler, e una promessa non mantenuta, dovrebbe servire a ricordarlo.

Molti calciatori pensano al loro finale di carriera come a una iattura da rinviare il più possibile. La triste storia di Deisler, tuttavia, rivela un lato del calcio che per moltissimi fan rimane in ombra. Alla fine della giornata, gli eroi sul campo sono delle persone che devono far fronte alle stesse debolezze e sopportare le stesse angosce che tutti noi affrontiamo. La differenza è che devono farlo alla piena e dura luce dei riflettori. Deisler, con la sua storia, dovrebbe servire  a ricordarcelo.

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Sebastian “Basti” Deisler esce di scena