Inghilterra, amore mio…

Dai “Leoni di Highbury” al gol impossibile di Mortensen, dalla perfida deviazione di Capello a Wembley al volo d’angelo di Bettega a Roma: ecco le migliori sfide con la terra di Albione…


 ROMA 1933: Il primo gol non si scorda mai

Come si conviene al nazionalismo dei tempi, la rappresentativa azzurra gode di particolari attenzioni. Il campionato viene fermato per consentire agli uomini di Pozzo, che guida la squadra come Commissario Unico da quasi quattro anni, di affrontare a distanza di sette giorni la forte Cecoslovacchia per la Coppa Internazionale e poi i Maestri inglesi. Alla guida dei bianchi è Herbert Chapman, manager dell’Arsenal e inventore del “Sistema”. Il tempo è grigio e piovoso, tra i cinquantamila spettatori che affollano lo stadio c’è il Capo del governo, Mussolini. Nell’Italia, schierata col classico “Metodo”, Meazza rientra un po’ acciaccato dopo il forfait coi cechi e il suo rendimento risulta menomato, così come quello dell’ala Costantino, in giornata no. Altrimenti gli uomini di casa potrebbero far proprio il confronto. Lo affrontano a viso aperto, vanno in vantaggio dopo pochi minuti grazie a una violentissima botta di Ferrari da trenta metri che piega le mani a Hibbs. Potrebbero raddoppiare un quarto d’ora dopo, ma Costantino si impappina sul perfetto cross di Orsi. Gol sbagliato, gol subito: gli inglesi pareggiano grazie a un passaggio filtrante di Furness per l’accorrente Bastin che, in sospetta posizione di fuorigioco, fulmina Combi imparabilmente. Il calcio atletico degli inglesi, che tengono la palla alta per sfruttare la propria prestanza fisica, domina la scena, ma non produce vere occasioni da gol. Superata la buriana, con Combi in pratica spettatore, nel secondo tempo, lentamente ma inesorabilmente, gli uomini di Pozzo riemergono dalla trincea, imponendo i diritti della classe: le loro azioni palla a terra fanno girare la testa agli inglesi, salvati da Hibbs con almeno tre interventi importanti. L’attacco azzurro non punge: l’artista Orsi, stritolato dai “colossi” Goodall e Strange, è costretto a girare al largo, la capacità realizzativa dei nostri si riduce considerevolmente e il risultato non cambia più.

Roma, 15 maggio 1933 (Stadio Nazionale) – Amichevole
ITALIA-INGHILTERRA 1-1
Reti: 4′ Ferrari, 24′ Bastin.
Italia: Combi, Rosetta, Caligaris, Pizziolo, Monti, Bertolini, Costantino, Meazza, Schiavio, Ferrari, Orsi. Ct: Vittorio Pozzo
Inghilterra: Hibbs, Goodall, Hapgood, Strange, White, Copping, Celdard, J. Richardson, Hunt, Furness, Bastin. Ct: Herbert Chapman.
Arbitro: Bauwens (Germania).


Londra 1934: La leggenda dei leoni di Highbury

Passarono alla storia come “i leoni di Highbury”, eppure non è chiaro fino a che punto la retorica dell’epoca sia riuscita a fare aggio sulla realtà, influenzando i commenti. Resta l’incontestabile dato di una sconfitta celebrata come e più di un trionfo. Highbury, dunque. Gli inglesi magnanimi sfidano sul proprio terreno i vincitori del Mondiale. Scelgono bene la data, a metà novembre, quando la bruma rende viscida l’erba e il freddo pungente penetra nelle ossa. Lo stadio è quello dell’Arsenal, a Highbury, appunto. Ceresoli e Serantoni (con Meazza spostato centravanti) sostituiscono Combi e Schiavio, che hanno lasciato il calcio. La bagarre comincia subito. Dopo un minuto di gioco l’arbitro concede un rigore agli inglesi: tira Brook, Ceresoli vola e sventa. Altri due giri della lancetta e Drake si avventa sul “pericolo pubblico” Monti con un’entrata terrificante. È frattura del piede sinistro, ma nessuno se ne accorge, perché l’argentino resta stoicamente in campo, anche se praticamente nullo. Il ritmo degli inglesi travolge gli azzurri: all’8′ Brook infila di testa su punizione e al 12′ bissa su calcio franco da una ventina di metri; ancora tre minuti e Drake segna il terzo gol. Pozzo richiama finalmente Monti, lo sposta a mediano destro e poi all’ala e infine lo richiama negli spogliatoi. Si profila una sconfitta memorabile, la folla chiede altri gol sui campioni in dieci, ma è a quel punto che avviene la metamorfosi: Ferraris si sposta al centro, Serantoni retrocede a mediano destro (cioè a marcare l’ala sinistra) e comincia la sarabanda. Gli azzurri rispondono colpo su colpo, nell’area davanti a Ceresoli si picchia senza pietà e il passivo viene contenuto. Nella ripresa la classe di Meazza balena nella nebbiolina che copre il campo: il “Balilla” raccoglie e infila al volo un pallone lavorato da Guaita e Orsi, poi devia in rete di testa una punizione di Ferraris IV. Nel finale Orsi ha la palla del pari, ma sbaglia. La radiocronaca di Nicolò Carosio, pioniere del microfono, trasmette in Italia gli echi di una impresa eroica: la spinta dell’orgoglio ha sostenuto gli azzurri frenando la valanga fino a rimontare la corrente. Questo però scrisse il grande Gianni Brera: «Qualcuno che è stato a Highbury nel 1934 mi racconterà di aver visto tutto fuorché calcio da parte italiana: calcioni, spintoni, cravatte, sputi in faccia (da parte di Serantoni; ma la nebbia fluttuante ha impedito al mio interlocutore di controllare i gesti di Allemandi e Ferraris IV). Racconto queste cose per non entrare nel novero dei piaggiatori: ammetto però di essermi esaltato a mia volta nell’ascoltare Carosio».

Londra, 14 novembre 1934 (Arsenal Stadium, Highbury) – Amichevole
INGHILTERRA-ITALIA 3-2
Reti: 3′ e 10′ Brook, 12′ Drake, 58′ e 62′ Meazza.
Inghilterra: Moss, Male, Hapgood, Britton, Barker, Copping, Matthews, Bowden, Drake, Bastia Brook. Ct: Cooch.
Italia: Ceresoli, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Serantoni, Meazza, Ferrari, Orsi. Ct: Vittorio Pozzo.
Arbitro: Olsson (Svezia).


Torino 1948: Così nacque il “gol alla Mortensen”

Nacque quel giorno il “gol alla Mortensen” e contemporaneamente il leggendario Vittorio Pozzo, Ct dei due successi mondiali, cominciò a uscire di scena. Si gioca a maggio, in una ricorrenza speciale: il cinquantenario della Federazione, che si vorrebbe onorato dalla prima vittoria sui Maestri nella “partita del secolo”. In questo periodo dell’anno gli inglesi dovrebbero essere alla frutta e a confortare il pronostico c’è pure il valore della nostra squadra, incentrata sul Grande Torino. Tatticamente, i granata sono portabandiera del “Sistema” e Pozzo, sia pure di contraggenio, si adatta al modulo inglese, malgrado abbia nel suo glorioso passato dominato col più difensivista “Metodo” (che prevede due battitori liberi, i terzini, mentre lo schema inventato da Chapman non ha che tre difensori, i terzini e lo stopper, a marcare i tre attaccanti avversari). Dettaglio fondamentale, visto che il tracollo azzurro venne poi spiegato in chiave tattica: il “metodista” Leone Boccali e il “sistemista” Carlin ne discussero fragorosamente già in tribuna stampa, Gianni Brera ne avrebbe concluso senz’altro per l’insipienza tattica di Pozzo. In verità, più fattori risultarono decisivi. Intanto, la sorte. Senza la quale è difficile spiegare il gol di Mortensen: l’interno scivola sul fondo mortificando Grezar e da lì sembra inviare un cross per Lawton e Finney a centroarea; ne esce invece un tiro arcuato che si infila sotto la traversa, appena toccato dalle mani protese del portiere Bacigalupo. Il giocatore avrebbe poi fieramente rivendicato la volontarietà di quel gol impossibile, i nostri reagirono con un assalto all’arma bianca che produsse due gol, di Menti e Carapellese, entrambi (il secondo con qualche dubbio) annullati per fuorigioco. Dopodiché, Lawton infilava un passaggio di Mortensen e nel secondo tempo, dopo una traversa di Gabetto, Finney completava il poker incenerendo il portiere su azione di Mannion e poi dello stesso eroe di giornata Mortensen. La chiave del rovescio fu nella pessima prestazione del quadrilatero di centrocampo (Annovazzi e Grezar completamente fuori fase, Loik lento, solo Valentino Mazzola sufficiente) e nella disinvoltura tattica dei nostri avversari: bravo per esempio il leggendario Stanley Matthews, virtuoso del dribbling che avrebbe giocato oltre i cinquant’anni, ad arretrare, risucchiando il terzino Eliani (sostituto dell’infortunato fuoriclasse Maroso), mentre Mortensen affondava sulla corsia esterna, mettendo in difficoltà il mediano Grezar: il primo gol nacque così. Sarebbe avventuroso sostenere che gli inglesi fossero irresistibili: due anni dopo sarebbero stati spazzati via al primo colpo dai Mondiali. Fatto sta che di lì a poco Pozzo naufragò definitivamente alle Olimpiadi di Londra e in agosto venne silurato dopo uno straordinario ventennio di carriera.

Torino, 16 maggio 1948 (Stadio Comunale) – Amichevole
ITALIA-INGHILTERRA 0-4
Reti: 4′ Mortensen, 23′ Lawton, 70′ e 72′ Finney.
Italia: Bacigalupo, Ballarin, Eliani, Annovazzi, Parola, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Carapellese. Ct: Vittorio Pozzo
Inghilterra: Swift, Scott, Howe, Wright, Franklin, Cockburn, Matthews, Mortensen, Lawton, Mannion, Finney. Ct: Winterbottom.
Arbitro: Escartin (Spagna).


Torino 1973: La grande illusione

Declina la Nazionale degli azzurri “messicani”, giunti secondi a Città del Messico dietro il Brasile di Pelé. Una intera generazione di campioni si avvia al declino, quando, nuovamente per celebrare una ricorrenza federale (il 75. della Figc), viene organizzata una doppia amichevole di lusso, con Brasile prima e Inghilterra poi nei panni degli ospiti d’onore. Una franca vittoria sui campioni del mondo cinque giorni prima ha preparato la partita coi Maestri. Il pomeriggio di giugno, al Comunale di Torino, vede gli inglesi attaccare nel caldo opprimente e gli italiani colpire con freddezza, al culmine di giocate di alta qualità. Una invenzione di Rivera per Pulici, sostituto di Riva, porta al primo gol: fulmineo guizzo di Anastasi a ribattere in rete la respinta del portiere. Nel secondo tempo, una stangata di Capello su assist di testa di Pulici confeziona il raddoppio, poi Rivera coglie l’incrocio dei pali con un gran destro in corsa e Shilton deve superarsi su Anastasi. A ottenere la storica prima vittoria sugli inglesi è una squadra perfetta sintesi tra le ragioni dell’esperienza dei “senatori” (Burgnich, Facchetti, Mazzola e Rivera) e la freschezza di importanti forze nuove (Bellugi, Anastasi, Pulici e il giovane Causio, irresistibile nel finaie). Sembra già pronta per essere grande protagonista ai Mondiali dell’anno dopo. Sembra.

Torino, 14 giugno 1973 (Stadio comunale) – Amichevole
ITALIA-INGHILTERRA 2-0
Reti: 38′ Anastasi, 52′ Capello.
Italia: Zoff, Sabadini, Facchetti, Benetti, Morini (dal 46′ Bellugi), Burgnich, Mazzola, Capello, Anastasi, Rivera, Pulici (dal 71′ Causio). Ct: Ferruccio Valcareggi.
Inghilterra: Shilton, Madeley, Hughes, Storey, McFarland, Moore, Currie, Channon, Chivers, Clarke, Peters. Ct: Alf Ramsey.
Arbitro: Stanev (Bulgaria.


Londra 1973: L’Inghilterra è… servita

Restava un ultimo complesso, la vittoria sul suolo degli eterni avversari. I quali scelsero come data per l’amichevole il 14 novembre, trentanovesimo anniversario della battaglia di Highbury. Si giocò nel tempio di Wembley, questa volta, e tu il trionfo del calcio all’italiana. Sotto una pioggerellina fastidiosa, gli inglesi attaccarono per tutta la partita. Avevano definito la Nazionale azzurra una squadra “di camerieri” e il trasparente riferimento al passato di Chinaglia in Inghilterra fornì al nostro centravanti un formidabile propellente psicologico. Valcareggi teneva i suoi arroccati in difesa, con licenza di liberare ogni tanto il contropiede che la serata di grazia di Rivera trasformava in arma affilatissima: Shilton si superò su Riva e Chinaglia, Zoff dall’altra parte dovette lavorare di quantità e qualità. Poi, a quattro dalla fine, la beffa: Capello lancia Chinaglia che fugge sul fondo liberandosi di Mc Farland e scucchiaiando un rasoterra su cui lo stesso Capello tocca un attimo prima dell’arrivo in tuffo di Shilton. Lo stadio ammutolì: il leone inglese si era afflosciato, i “camerieri” lo avevano domato con astuzia pari alla superiorità tecnica.

Londra, 14 novembre 1973 (Imperial Stadium, Wembley) – Amichevole
INGHILTERRA-ITALIA 0-1
Reti: 86′ Capello.
Inghilterra: Shilton, Madeley, Hughes, Bell, McFarland, Moore, Currie, Channon, Osgood, Clarke (dal 74′ Hector), Peters. Ct: Alf Ramsey.
Italia: Zoff, Spinosi, Facchetti, Benetti, Bellugi, Burgnich, Causio, Capello, Chinaglia, Rivera, Riva.Ct: Ferruccio Valcareggi.
Arbitro: Marques Lobo (Portogallo).


Roma 1976: Un tuffo al cuore

Finora, solo amichevoli. Superato il complesso possiamo giocare da pari a pari con gli ex Maestri anche con una ricca posta in palio. Detto e fatto. La sorte infila gli azzurri di Bearzot e Bernardini (che ha provveduto a spolverare il cortile dalle ultime piume dei grandi pavoni messicani), nello stesso girone degli inglesi per i Mondiali di Argentina ’78. Passa la prima, la seconda resta a casa. Il match di andata viene collocato all’Olimpico, che risponde con 76 mila spettatori. La squadra italiana va assumendo un volto tecnico accettabile, nonostante il tonfo nel Torneo del Bicentenario statunitense. Guidati da Don Revie, gli inglesi scendono a Roma sicuri di sorprenderci: li aspettiamo attaccare a testa bassa? Bene, loro si arroccano invece in difesa. Un’unica punta, Channon, uno stopper (Greenhoff, schierato in mediana su Capello) oltre ai quattro di ordinanza, tutti a uomo e nessuna velleità offensiva.Mal gliene incoglie, perché la “stella” Keegan (annullata da Cuccureddu) devia nella propria porta una punizione di Antognoni. Dopo, è quasi una festa, con Causio, il migliore in campo, persino irridente nei suoi giochi di prestigio sul fondo, con scatti e repentini cambi di direzione (Mills ne esce stordito), al culmine di uno dei quali su un suo dolce cross Bettega plana in tuffo avvitandosi e centrando di testa la porta. Un gol maestoso, che rimandò gli inglesi a casa tra feroci polemiche. Poi, avrebbero vinto il match di ritorno, ma a giochi ormai fatti a nostro vantaggio: in Argentina andammo noi.

Roma, 17 novembre 1976 (Stadio Olimpico) – Eliminatorie Mondiali
ITALIA-INGHILTERRA 2-0
Reti: 36′ aut Keegan, 77′ Bettega.
Italia: Zoff, Cucureddu, Tardelli, Benetti, Gentile, Facchetti, Causio, Capello, Graziani, Antognoni, Bettega. Ct: Fulvio Bernardini e Enzo Bearzot.
Inghilterra: Clemence, Clement (dal 75′ Beattie), Mills, Greenhoff, McFarland, Hughes, Keegan, Channon, Bowles, Brooking, Cherry. Ct: Don Revie.
Arbitro: Klein (Israele).