Juventus – Roma non è soltanto una partita, è una sfida infinita che si dipana negli anni tra nord e sud, tra nobiltà e popolo. Ecco la storia di alcune tra le più avvincenti gare tra giallorossi e bianconeri
12 gennaio 1930
Roma-Juventus 2-3: Quando il Testaccio perse la verginità
Il 12 gennaio 1930 viene violata per la prima volta l’imbattibilità del Testaccio. La Juventus è capoclassifica, a pari punti col Genoa. La guida lo scozzese Aitken, maniaco della preparazione fisica e del ritmo di gioco, che tenta di impostare la squadra a Sistema, incontrando dure opposizioni interne che non giovano al rendimento generale. Però è finalmente disponibile Orsi e l’attacco fa faville, con l’estro dell’ala argentina sposato al talento del trentacinquenne ma sempre geniale Zizì Cevenini, un Roby Baggio d’epoca, terzo della celebre dinastia. La Roma invece non ingrana, dopo otto turni l’allenatore inglese Herbert Burgess, prelevato dal Padova, ha sostituito Guido Baccani.
La partita è subito vibrante. Gli ospiti vanno in vantaggio con Zanni al quarto d’ora e Cevenini III raddoppia cinque minuti dopo. Freme la folla del Testaccio, chiamando i suoi alla riscossa. Le stelle giallorosse si chiamano Ferraris IV futuro campione del mondo, mediano interprete del calcio tutto sudore e impeti, il centravanti Volk, torreggiante panzer vicecapocannoniere del torneo, e l’ala argentina Chini Luduena. Benatti accorcia le distanze, poi nella ripresa l’ala juventina Munerati sferra il colpo del k.o. L’orgoglio romanista produce il gol di Chini tre minuti dopo e il resto è battaglia fino alla fine, ma il risultato non cambia: 2-3. La Juventus si conferma prima, ma lo scudetto lo vincerà l’Ambrosiana di Meazza, davanti al Genoa e ai bianconeri.
Roma, 12 gennaio 1930
ROMA-JUVENTUS 2-3
Reti: 15′ Zanni, 20′ Cevenini III, 33′ Benatti, 48′ Munerati, 51′ Chini rig.
Roma: Ballante, Barzan, De Micheli, Ferraris IV, Degni, D’Aquino, Benatti, Fasanelli, Volk, Carpi, Chini.Allenatore: Burgess.
Juventus: Combi, Rosetta, Caligaris, Varglien I, Viola, Bigatto, Munerati, Cevenini III, Zanni, Crotti, Orsi. Allenatore: Aitken.
Arbitro: Carrara (Padova).
15 marzo 1931
Roma-Juventus 5-0: La partita che divenne un film
Impresa leggendaria, quella del 15 marzo 1931. La Juve è prima in classifica e si appresta a vincere il primo scudetto del suo magico quinquennio. Non c’è più Zizì Cevenini, ma dall’Argentina è arrivato un degno erede, l’artista Renato Cesarini. Nei suoi piedi, l’essenza del calcio come fantasia e invenzione. La Roma, pilotata dalla classe di Fulvio Bernardini, è seconda e punta al titolo. I giallo-rossi le hanno buscate di brutto a Napoli (3-0) e la folla pretende un pronto riscatto nel match decisivo per impedire la fuga bianconera. L’interno Lombardo va in gol dopo sei minuti, la Juve cerca di reagire e il resto del primo tempo è lotta gagliarda, con la difesa giallorossa imperforabile.
Nella ripresa, la Roma riparte all’assalto e la Juve, prostrata dallo sforzo, cede di schianto: segnano Volk, due volte Bernardini (una su rigore) e infine Fasanelli centra il pokerissimo a due minuti dalla fine. La sensazione è enorme, per la Roma è un giorno storico, un risultato così umiliante alla squadra destinata al titolo tricolore ha qualcosa di memorabile. Al punto che ispirerà un film dall’inequivocabile titolo “Cinque a zero“, con alcuni giocatori giallorossi nel ruolo di comparse e il mitico centravanti Volk nei panni del terzino. A fine campionato, Juventus col primo scudetto del magico quinquennio, Roma seconda a quattro punti e tutti al cinema.
Roma, 15 marzo 1931
ROMA-JUVENTUS 5-0
Reti: 6′ Lombardo, 50′ Volk, 62′ rig. E 79′ Bernardini, 88′ Fasanelli.
Roma: Masetti, De Micheli, Bodini II, Ferraris IV, Bernardini, D’Aquino, Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo, Chini. Allenatore: Burgess.
Juventus: Combi, Rosetta, Caligaris, Barale, Varglien I, Vollono, Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari, Orsi. Allenatore: Carcano.
Arbitro: Carrara (Padova).
6 marzo 1932
Juventus – Roma 7-1: La sbornia più clamorosa
Campionato 1931-32. Per lo scudetto il duello è tra il Bologna, nettamente in testa, e la Juve che arranca, con la Roma a fare da terzo incomodo. Il 6 marzo 1932 i bianconeri, staccati di tre punti, ospitano la Roma e sono obbligati a vincere, immaginando (a ragione) che i due punti non siano un problema per il Bologna che ospita il Torino. È una Juve che avanza in rimonta, una Juve che ha ritrovato la salute e il meglio del suo gioco corale, senza un vero bomber in avanti (il capocannoniere bianconero è la minuscola ala Orsi con 13 reti), ma con risorse tecniche eccezionali. La Roma, che ha già silurato l’allenatore Burgess sostituendolo con l’ungherese Baar, è in crisi, come ha confermato la sconfitta interna con l’Alessandria, e scende in campo con le gambe molli. Un errore fatale, che le costa una terrificante lezione di calcio. Vanno in gol Ferrari, Orsi e ancora Ferrari nel primo quarto d’ora.
Si profila una goleada senza precedenti, che Bernardini, cinque minuti prima dell’intervallo, cerca di tamponare superando Combi con un bel gol. Nella ripresa, però, è ancora festival Juve: Orsi, Cesarini e doppietta di Vecchina. Manca un quarto d’ora alla fine e i bianconeri si fermano: il povero Masetti, portiere magico di Testaccio, ha la testa che gira. Il risultato non cambia più: 7-1, il famoso cinque a zero del film è vendicato. La Juve, ormai inarrestabile, agguanterà il Bologna di Schiavio e vincerà il secondo scudetto consecutivo.
Torino, 6 marzo 1932
JUVENTUS-ROMA 7-1
Reti: 9′ Ferrari, 11 ‘ Orsi, 14′ Ferrari, 40′ Bernardini, 52′ Orsi, 54′ Cesarini, 59′ e 76’ Vecchina.
Juventus: Combi, Rosetta, Ferrera, Varglien I, Monti, Bertolini, Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari, Orsi. Allenatore: Carcano.
Roma: Masetti, Mattei I, Bodini II, Ferraris IV, Bernardini, D’Aquino, Costantino, Fasanelli, Volk, Ferrari, Chini. Allenatore: Baar
Arbitro: Carrara (Padova).
29 marzo 1936
Juventus – Roma 1-3: Annientata la leggenda del Quinquennio
Dopo un avvio così così, i bianconeri si sono rifatti sotto e in inverno hanno riconquistato la testa della classifica, minacciando il sesto tricolore consecutivo. La lotta con Bologna e Torino è tuttavia durissima e ora i bianconeri sono terzi a due punti dai granata e a uno dai rossoblu. La partita con la Roma, quarta tra cotanto senno, è decisiva per le sorti delle ambizioni delle due squadre.
La Juventus non perde tra le mura del “Mussolini” (futuro Comunale) da oltre quattro anni, ma la Roma approfitta subito di due occasioni d’oro. Un rinvio di Rosetta su punizione giallorossa colpisce al volto il centravanti Di Benedetti, la palla finisce a Cattaneo che traduce l’assist in gol. La Juve si getta all’assalto e nel più classico dei contropiede Di Benedetti parte dalla propria metà campo, arriva in area trafelato e con freddezza beffa il portiere bianconero.
La Juve barcolla ma riparte, dominando il campo e cogliendo al 27′ il premio con Gabetto lanciato da Serantoni. A dispetto del gioco superiore, la Juve non riesce più a segnare e anzi, al 73′, su una esitazione di Rosetta, Di Benedetti lanciato nuovamente in contropiede chiude il conto: 3-1. Un risultato forse ingiusto, che ha effetti dirompenti sul campionato: lancia la Roma, che lotterà col Bologna fino all’ultimo, soccombendo nella lotta-scudetto per un solo punto, e rompendo l’imbattibilità casalinga bianconera segna il declino della squadra, che non si riprenderà più e chiuderà al quinto posto. La Juve del Quinquennio è finita.
Torino, 29 marzo 1936
JUVENTUS-ROMA 1-3
Reti: 3′ Cattaneo, 12′ Di Benedetti, 27′ Gabetto, 73′ Di Benedetti.
Juventus: Valinasso, Rosetta, Foni, Varglien I, Monti, Bertolini, Cason, Serantoni, Gabetto, Varglien II, Menti I. Allenatore: Rosetta.
Roma: Masetti, Monzeglio, Allemandi, Frisoni II, Bernardini, Gadaldi, Cattaneo, Subinaghi, Di Benedetti, Cerroni, Tornasi.
Arbitro: Scotto (Savona).
1 marzo 1942
Juventus – Roma 2-0: L’affronto agli uomini del tricolore
La guerra fa da tragico sfondo al campionato, la Roma nello stadio del Partito Nazionale Fascista (futuro Flaminio, riveduto e corretto) sta costruendo una nuova leggenda: i ragazzi di Schàffer sono in testa alla classifica, con tre punti di vantaggio sugli irriducibili Venezia (di Mazzola e Loik) e Torino. La Juventus è quarta, staccata di sette punti, ma ci crede ancora. I giallorossi, battuto il Bologna, vanno a Torino il 1. marzo 1942 per agguantare almeno un pari.
Davanti ai 33 mila del “Mussolini”, i bianconeri, da due domeniche affidati al nuovo tecnico Luis Monti, vanno all’attacco e fanno centro con Colaneri, su cross di Varglien. La Roma reagisce col piglio della grande squadra, ma la retroguardia bianconera, fondata sulla coppia mondiale Foni-Rava, è insuperabile. La Roma domina, ma al 77′ capitola di nuovo, su rigore concesso per un fallo di Brunella su Colaneri. Dal dischetto trasforma l’interno Sentimenti III e i giallo-rossi si arrendono.
La Juve sembra aver riaperto i giochi, ma è un fuoco di paglia: la Roma, nonostante la sconfitta, andrà a vincere il suo primo scudetto in volata su Torino e Venezia, la Juve chiuderà al quarto posto, a cinque punti di distacco.
Torino, 1 marzo 1942
JUVENTUS-ROMA 2-0
Reti: 24′ Colaneri, 77′ Sentimenti III rig.
Juventus: Micheloni, Foni, Rava, Depetrini, Olmi, Locatelli, Colaneri, Varglien II, Lushta, Sentimenti III, Colaussi. Allenatore: Monti.
Roma: Masetti, Brunella, Andreoli, Donati, Mornese, Bonomi, Borsetti, Cappellini, Amadei, Coscia, Pantò. Allenatore: Schàffer.
Arbitro: Barlassina (Milano).
8 ottobre 1950
Juventus – Roma 7-2: Quella brutale spinta verso la serie B
La Juve è campione d’Italia, ma è solo al quarto posto dopo l’incerto avvio, in una classifica ancora da assestare. La Roma ha dato 5-0 al Padova dopo tre sconfitte. I giallorossi partono di scatto, 2-0 e palla al centro. La Juve è priva di Mari in mediana e di Muccinelli all’ala destra, la Roma lamenta l’assenza del mediano Andersson, al cui posto arretra Maestrelli, il quale, travolto da John Hansen alle Olimpiadi, si prende la rivincita, mettendo la museruola al fuoriclasse del gol.
Quando però la Juve decide di fare sul serio, per i giallorossi è notte. I due mediocri terzini Tre Re e Cardarelli vengono travolti. Un palo di Vivolo è il segnale della riscossa. Il primo gol bianconero è un diagonale di Boniperti, imbeccato da un cross di Karl Aage Hansen, che raddoppia con una prodigiosa staffilata dai sedici metri. Quando l’arbitro fischia un rigore inesistente di Tre Re su Praest in avvio di ripresa, la Juve passa avanti, col centro di K. A. Hansen dal dischetto. E la Roma crolla. Praest in fuga batte l’incerto Tessali, K. A. Hansen fa il tris personale dopo un triangolo con Boniperti. Praest supera in serpentina tre uomini e il portiere e deposita in rete. I giallo-rossi si arrendono. Chiude una stangata al volo dello spilungone John Hansen. Nel ritorno la Roma si vendicherà con un furente 3-0 tra le mura amiche, determinante per frenare la rincorsa juventina al Milan, che andrà a vincere lo scudetto. Mentre la Roma per un punto finirà in B.
Torino, 8 ottobre 1950
JUVENTUS-ROMA 7-2
Reti: 12′ Sundqvist, 17′ Bacci, 38′ Boniperti, 43′ e rig. 46′ KA Hansen, 48′ Praest, 72′ K. A. Hansen, 77′ Praest, 88′ J.Hansen.
Juventus: Viola, Bertuccelli, Manente, Bizzotto, Parola, Piccinini, Boniperti, K.A. Hansen, Vivolo, J. Hansen, Praest. Allenatore: Carver.
Roma: Tessari, Tre Re, Cardarelli, Maestrelli, K. Nordahl, Degl’Innocenti, Lucchesi, Spartano, Tontodonati, Bacci, Sundqvist. Allenatore: Baloncieri.
Arbitro: Carpani (Milano).
19 gennaio 1958
Roma Juventus 4-1: Umiliata la corazzata di Charles e Sivori
Sconfitta a Belfast, la Nazionale per la prima volta non si qualifica per i Mondiali. Quattro giorni dopo, la Juventus campione d’inverno, va a trovare la Roma quinta classificata. È una Juve in gran spolvero, l’avvento di Charles e Sivori, grandi acquisti del giovane presidente Umberto Agnelli, sta sconvolgendo il campionato e promette il ritorno al tricolore dei bianconeri, a digiuno da cinque anni. I padroni di casa scendono in campo senza il terzino sinistro Corsini, sostituito dal giovane Losi (futuro “core de Roma”) e l’interno Pestrin, surrogato da Secchi, col centravanti Da Costa nominalmente interno.
Juve al gran completo e coi favori del pronostico, ma incredibilmente in confusione nei primi minuti. Quello che accade in avvio ha dell’incredibile: scontro di gioco sulla linea laterale tra Nicolè e un avversario, i due restano a terra in attesa del fischio dell’arbitro mentre il pallone scivola dentro l’area, dove Ferrano la raccoglie e la consegna al direttore di gara che accorre. Il quale giura di non aver adottato alcun provvedimento e fischia il rigore per il mani dello stopper bianconero! Il terzino Griffith va sul dischetto e trafigge Mattrel. La Juve rimane sul colpo, la Roma comincia a creare occasioni a raffica. Dopo poco più di dieci minuti, Da Costa dà a Lojodice che si accentra e spara un rasoterra che infila l’angolino dell’incolpevole Mattrel. La Juve prova a replicare e va in gol grazie a un gran tiro di Boniperti su punizione toccata da Sivori. Ma non è giornata, per i bianconeri.
In avvio di ripresa si scatena Da Costa: il brasiliano, tra i protagonisti della disfatta di Belfast, parte in progressione e schianta il guardiano bianconero con una poderosa sventola. E c’è ancora tanta Roma, con Ghiggia inafferrabile, Da Costa portentoso e persino Lojodice saettante, al punto da siglare un secondo gol nel finale, al culmine di una bella azione personale. I giallorossi colpiscono anche un palo con Secchi, e Ghiggia e Da Costa sparano fuori due gol praticamente già fatti. Per la Juve, con la difesa in bambola, è una sbornia clamorosa e qualcuno si chiede se questo sia il segnale di una crisi. Il resto del campionato sarà una risposta eloquente. La Juventus vincerà in carrozza il torneo, con otto punti di vantaggio sulla Fiorentina e appena sei sconfitte. Tra cui quella, clamorosa, in casa della Roma, destinata a piazzarsi al quinto posto, a quindici punti dai bianconeri.
Roma, 19 gennaio 1958
ROMA-JUVENTUS 4-1
Reti: 3′ Griffith rig., 16′ Lojodice, 34′ Boniperti, 55′ Da Costa, 88′ Lojodice.
Roma: Panetti, Griffith, Losi, Menegotti, Stucchi, Magli, Ghiggia, Guamacci, Secchi, Da Costa, Lojodice. Allenatore: Nordahl-Busini.
Juventus: Mattrel, Corradi, Garzena, Emoli, Ferrano, Colombo, Nicole, Boniperti, Charles, Sivori, Stacchini. Allenatore: Brocic.
Arbitro: Campanati (Milano).
20 maggio 1973
Roma – Juventus 1-2: Cuccureddu, una prodezza da scudetto
Quando l’ultima giornata sta per aprirsi, i giochi per lo scudetto sembrano già fatti. Il Milan è in testa con un punto di vantaggio su Juventus e Lazio e il calendario lo favorisce: esattamente come la Juve, deve affrontare in trasferta una pericolante, il Verona; mentre la Lazio gioca in casa del tranquillo Napoli. Il Milan è reduce dalla battaglia di Salonicco, dove ha eretto irriducibili barricate riuscendo a superare il Leeds e a vincere la Coppa delle Coppe. Ha invano chiesto (senza troppa convinzione) un rinvio di tre giorni della propria partita, ma la pochezza tecnica del Verona sembra il miglior viatico per il tricolore: «una tappa senza storia», l’ha preconizzata Nereo Rocco, conducator rossonero.
La Juve di Vycpalek, già approdata alla finale di Coppa dei Campioni (affronterà l’Ajax di Cruijff) va in campo all’Olimpico con un pizzico di rassegnazione, anche se la cornice è invitante: 70 mila spettatori, tra cui il presidente della Repubblica Giovanni Leone. La Roma, affidata da poche settimane al tecnico in seconda Trebiciani che ha rilevato il mago Herrera, parte di slancio e va in gol con Spadoni: più che una prodezza, un mezzo regalo di Cuccureddu, Haller e Longobucco, che cincischiano su un pallone concedendo al fantasista giallorosso un’occasione d’oro. Pochi minuti dopo, Orazi arriva con un attimo di ritardo su un cross di Spadoni, graziando Zoff. La Roma è padrona del campo, una Roma come l’avrebbe voluta Helenio Herrera. La Juve le risponde con due conclusioni di Longobucco, su cui si deve superare lo scattante Ginulfi.
Nell’intervallo, il presidente Boniperti scende negli spogliatoi. Il Milan a Verona sta perdendo 3-1, sarebbe assurdo buttare via così le possibilità che ancora restano: «Cerchiamo almeno di pareggiare, ragazzi, sperando poi in un’appendice del campionato!». In quel momento, la Lazio, in parità a Napoli, andrebbe all’insperato spareggio coi rossoneri.
Nella ripresa, accade l’incredibile. Vycpalek manda in campo Altafini al posto dello spento Haller e la Juve si fa sotto con convinzione. Il “nonno” brasiliano, ancora una volta, è il deus ex machina della situazione. È alla ricerca del duecentesimo gol in Serie A e centra l’obiettivo. Con un paio di azioni travolgenti, porta la Juve al pareggio e si vede annullare un altro gol per fuorigioco. Zoff non è da meno, neutralizzando una micidiale spingardata di Spadoni in corsa. A quattro minuti dalla fine, è spareggio a tre tra Milan, Lazio e Juventus. Ma in quegli ultimi minuti il campionato svolta improvvisamente: un gran bolide dal basso all’alto di Cuccureddu porta in vantaggio la Juve e due minuti dopo a Napoli Damiani affonda le speranze della Lazio.
Quando l’impeccabile Lo Bello fischia la fine, la Juventus è campione d’Italia per la quindicesima volta, a quota 45, col Milan secondo a 44 e la Lazio terza a 43. La Roma ha lottato alla grande, la Juve irriducibile si gode un trionfo inatteso. E adesso, dicono all’unisono Boniperti e Vycpalek, si va a Belgrado a completare l’opera. Ma quella sarà tutt’un’altra storia.
Roma, 20 maggio 1973
ROMA-JUVENTUS 1-2
Reti: 29′ Spadoni, 61 ‘Altafini, 87’ Cuccureddu.
Roma: Ginulfi, Bertini, Liguori, Salvori, Bet, Santarini, G. Morini, Franzot, Orazi, Spadoni, Scaratti.Allenatore: Trebiciani.
Juventus: Zoff, Cuccureddu, Longobucco, Furino, F. Morini, G. Marchetti, Haller (46′ Altafini), Causio, Anastasi, Capello, Bettega. Allenatore: Vycpalek.
Arbitro: Lo Bello (Siracusa).
30 gennaio 1977
Roma – Juventus 3-1: Tre “ceffoni” di benvenuto al Trap
Trasferta difficile, per la Juventus capolista con un punto di vantaggio sul Toro di Gigi Radice. E’ la prima Juve di Giovanni Trapattoni e già ne porta i segni: una Juve costruita col calcestruzzo della forza atletica e della grinta. Rinuncia al regista per un centrocampo tutto forza con Furino e Benetti e l’ex terzino Tardelli, trasformato in interno da una intuizione del Trap. La trasferta di Roma è difficile, perché la squadra di Liedholm è un po’ lunatica ma forte sottopelle, nonostante il nono posto in classifica. Così il Trap sta sulle sue, allestendo un reticolo di marcature a centrocampo, Tardelli su Di Bartolomei, Furino su Boni, Benetti su De Sisti. Liedholm gioca a zona (una stranezza, per i tempi), ma stringi stringi Peccenini non fa toccar palla a Boninsegna e Menichini soffoca Bettega, con Santarini regista arretrato.
Si vede subito che la Roma non patisce le assenze di Rocca e Maggiora ed è frizzante, con Bruno Conti, Di Bartolomei e De Sisti sugli scudi. La Juve soffre, risvegliandosi solo quando la palla è tra i piedi di Causio, che fa ammattire Chinellato. Gran bella partita, tiri da una parte e dall’altra, l’arbitro annulla per fuorigioco un gol di Prati e subito dopo Paolo Conti sventa su Benetti lanciato solo in area. Gol sbagliato, gol subito: Santarini lancia lungo, i difensori bianconeri scattano in avanti ma Casarin fa proseguire, tocca Prati, interviene Di Bartolomei che con un poderoso destro rende vana l’uscita di Zoff. La Juve reagisce, Paolo Conti mette in angolo su Causio, De Sisti salva sulla linea su Bettega. Alla mezz’ora lungo tiro-cross di Bruno Conti su cui Prati salta ingannando Zoff e lasciando scorrere il pallone in rete.
È festa per i 65 mila dell’Olimpico. La Juve cerca di reagire, la Roma continua ad attaccare e nella ripresa fa tris: lancio di De Sisti a trequarti a metà tra Musiello e Prati, quest’ultimo si allarga confondendo Morini, che contrastato da Musiello allunga il sinistro toccando nella propria rete. L’Olimpico saluta con un’ovazione l’uscita del mattatore Bruno Conti.
Nel finale la Juve salva la bandiera con un cross di Tardelli che Bettega devia in rete da pochi passi. La Juve perde la testa della classifica consegnandola al Torino, ma il duello continuerà fino alla fine, quando i bianconeri, sul filo di lana, conquisteranno lo scudetto: 51 a 50, punteggi record. La Roma finirà settima e Liedholm se ne andrà al Milan, pronto per lanciare l’operazione-tricolore.
30 gennaio 1977
ROMA-JUVENTUS 3-1
Reti: 13′ Di Bartolomei, 32′ B. Conti, 68′ aut. Morini, 88′ Bettega.
Roma: R Conti, Peccenini, Chinellato, Boni, Santarini, Menichini, B. Conti (71 ‘ S.Pellegrini), Di Bartolomei, Musiello, De Sisti, Prati. Allenatore: Liedholm.
Juventus: Zoff, Cuccureddu, Gentile, Furino, Morini, Scirea, Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti (46′ Gori), Bettega. Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Casarin (Milano).
10 maggio 1981
Juventus – Roma 0-0: I dieci centimetri più lunghi della storia
La partita della storia, il Duello per antonomasia. Eppure, la partita che non si può dimenticare, poi vivisezionata per anni con i più raffinati strumenti tecnologici di autopsia televisiva, fu in realtà un’orrenda abbuffata di anti-calcio. Una partitacela agra, aspra, violenta, rissosa, cattiva, che raggiunse il suo culmine nel celebre gol annullato a Ramon Turone, destinato a trasformarsi nel corso degli anni in una sorta di categoria dello spirito delle ingiustizie dei potenti.
Primavera 1981, il campionato volge al termine e la lotta per lo scudetto è apertissima: Juve in testa con 39 punti, Roma 38, Napoli 36. Lo scontro diretto del 10 maggio, terz’ultima del torneo, deve dire la parola decisiva. La Juventus ha battuto a fatica l’Avellino, la Roma di Falcao è segnalata in gran forma, cinque a zero al Perugia. La giustizia sportiva ha chiuso anzitempo il campionato di Bettega e anche Tardelli è stato squalificato. C’è aria di sorpasso quando l’arbitro Bergamo fischia l’inizio, anche perché nelle dichiarazioni della vigilia la Roma ha lanciato il guanto di sfida di una partita d’attacco.
Il cielo di Torino lacrima pioggia, il campo è bagnato. La Juve sostituisce la mente (Tardelli) col mediano Prandelli e il braccio (Bettega) con l’impiego contemporaneo dei due tornanti Causio e Marocchino. In pratica, è senza punte di ruolo. Il Trap si cautela spedendo Gentile su Pruzzo, Cabrini su Conti, Cuccureddu su Scarnecchia, con Scirea libero. A centrocampo, Prandelli prende in consegna il regista Falcao, uomo-chiave dei giallorossi, Furino si occupa di Di Bartolomei e il faro Brady controlla le mosse di Ancelotti. La Roma è a zona, ma Liedholm consiglia a Maggiora di tamponare Causio, a Bonetti di non perdere di vista Marocchino, a Spinosi di non lasciar passare Fanna e a Turone di vigilare.
Gli animi sono subito lividi e rancorosi, nonostante le gravi preoccupazioni di ordine pubblico siano destinate a rivelarsi infondate (nessun incidente, o quasi, tra i quindicimila romanisti e i trentamila juventini che affollano l’impianto torinese). La Juve fa movimento, la Roma sta chiusa nella sua roccaforte, in una partita cauta e difensiva, tutto il contrario dei proclami della vigilia. E tutti, o quasi, menano, fingono di subire orribili ingiustizie, mettono a dura prova i nervi dell’arbitro Bergamo, che comincia a distribuire cartellini gialli (alla fine saranno sette) cercando di evitare una raffica di espulsioni. Tra i bianconeri, il più convinto a buttarla in rissa sembra Furino, che è anche il più generoso nelle rincorse e nei recuperi. Viene ammonito e poi graziato già nel primo tempo, pagherà con l’espulsione al 62′ minuto. Meno male che qualche scampolo di calcio filtra lo stesso, grazie a Falcao, sopravvissuto al terribile pestone rimediato in avvio, e al dirimpettaio Brady, che leviga lunghi lanci in avanti in una Juve impotente, cui le migliori occasioni capitano sui piedi dello spuntato Fanna.
Si arriva così al finale, quando Turone in tuffo infila in rete. La Roma esulta, Cabrini e Gentile alzano il braccio segnalando il fuorigioco. II guardalinee alza subito la bandierina e l’arbitro Bergamo annulla la segnatura. Poi però cominceranno a esercitarsi gli esperti in moviole, visto che su quel fischio arbitrale si chiude il campionato. La Juve infatti vincerà a Napoli e poi con la Fiorentina nell’ultimo turno, conquistando il titolo con due punti di vantaggio sulla Roma. Il presidente Viola tuonerà contro «i millimetri che fanno la storia». Moviole e “telebeam” dimostreranno che il gol era valido, per dieci centimetri. I dieci centimetri più lunghi della storia.
Torino, 10 maggio 1981
JUVENTUS-ROMA 0-0
Juventus: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Furino, Gentile, Scirea, Marocchino (81′ Verza), Prandelli, Causio, Brady, Fanna. Allenatore: Trapattoni.
Roma: Tancredi, Spinosi, Maggiora, Turone, Falcào, Bonetti, B. Conti, Di Bartolomei, Pruzzo, Ancelotti, Scarnecchia. Allenatore: Liedholm
Arbitro: Bergamo (Livorno).
6 marzo 1983
Roma Juventus 1-2: Una macchia bianconera sullo scudetto
Ha dovuto aspettare due anni, Dino Viola, ma il sogno tricolore sta per avverarsi. La superba Roma di Liedholm ha raggiunto il diapason con l’innesto di un terzo regista, “Lumachina” Prohaska. Quando scocca l’ora del duello più emozionante degli anni Ottanta, la sfida tra le regine Roma e Juventus, i giallorossi sono saldamente in testa alla classifica con 31 punti, quattro in più del Verona-sorpresa di Bagnoli e cinque sulla Juve. Liedholm cambia faccia alla Roma, segnalata in debito atletico, sostituendo il terzino sinistro Maldera con Nela, a sua volta surrogato a destra da Nappi, e l’austriaco Prohaska con l’avanzamento di Di Bartolomei, il cui posto di centrale difensivo è preso dal giovanissimo Righetti; il cambiamento più radicale è in avanti, col partner di Pruzzo, il piccolo e agile Iorio, escluso a favore di un centrocampista in più, Valigi.
La Juve è al gran completo, ma senza la voglia giusta, nonostante la cornice di pubblico di un Olimpico pieno come un uovo e tutto pavesato di giallorosso. La Roma, sorniona, punta al nulla di fatto. Trapattoni tiene Brio su Pruzzo, Gentile su Conti e Cabrini a controllare Valigi, con Scirea libero, mentre a centrocampo Bonini chiude Falcao e Tardelli ammortizza Ancelotti. Liedholm rinnega in parte la zona, con Righetti libero e Vierchowod in marcatura su Boniek, mentre Nela segue Rossi e Di Bartolomei a distanza controlla Platini.
Nella ripresa, lo scenario cambia. Iorio ha preso il posto di Pruzzo, Marocchino quello dello svogliato Boniek, ma a stuzzicare la Signora è un gol giallorosso. Dopo un fallo di Gentile, Conti batte una perfetta punizione che Falcao corregge di testa in rete. La Juve si sveglia e nel finale sferra un micidiale uno-due. Prima è Platini a ingannare Tancredi con una delle sue punizioni a rientrare. Poi è ancora il francese a pennellare un morbido cross in area giallorossa, dove il gigante Brio, libero da preoccupazioni… aeree dopo l’uscita di Pruzzo, si inarca di testa e fissa il risultato.
Dopo il fischio di chiusura, mentre il festeggiante Brio viene azzannato dal cane alsaziano di un poliziotto, qualcuno lancia l’allarme: la Roma è cotta? Non per Liedholm, che condurrà in porto felicemente l’operazione tricolore. La Juve, cercherà di rifarsi in Coppa dei Campioni, nella finale di Atene contro l’Amburgo. Ma anche questa sarà tutta un’altra storia.
Roma, 6 marzo 1983
ROMA-JUVENTUS 1 -2
Reti: 62′ Falcào, 83′ Platini, 86′ Brio.
Roma: Tancredi, Nappi, Vierchowod, Righetti, Falcào, Nela, Valigi, Ancelotti, Pruzzo (58′ Iorio), Di Bartolomei, B. Conti. Allenatore: Liedholm.
Juventus: Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek (62′ Marocchino). Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Barbaresco (Cormons).
16 marzo 1986
Roma Juventus 3-0: La grande illusione di Eriksson
Negli anni Ottanta, la rivalità tra Juve e Roma è il sale del campionato. La riprova? Quando la Juventus, l’ultima di Trapattoni prima maniera, prende d’infilata il campionato schiacciandolo nei primi mesi sotto il peso di una superiorità perfino irridente, è la voce della Roma, unica nel coro, ad avere il coraggio di levarsi per lanciare una sfida all’apparenza impossibile. È la Roma di Sven Gòran Eriksson, l’uomo venuto dal freddo e pescato da Viola nel caldo del Portogallo. Campione d’inverno con 6 punti sul Napoli e 8 su Inter e Roma, la Juve ha subito lo shock dell’anticipato annuncio dell’addio del Trap (in rotta Inter) e si è assopita nel torpore di un torneo insipido.
La Roma invece ha innestato la presa diretta, rosicchiando cinque punti in sei partite. Il 9 marzo la sconfitta giallorossa a Verona ha riportato la distanza tra le due protagoniste a cinque punti. La Roma tuttavia è più viva che mai e ha un impianto di gioco che sprizza freschezza da tutti i pori. Il 16 marzo 1986 lo stadio Olimpico è ricolmo, le squadre sono quasi al completo. Eriksson non ha lo stopper Bonetti, sostituito dal duttile Gerolin, che lascia spazio a Di Carlo come laterale di sinistra. E in avanti in luogo del furetto Bruno Conti schiera a fianco di Pruzzo l’anziano ma sempre graffiante Graziani. La Juve soffre un’unica, ancorché importante, defezione, quella del centravanti Serena, sostituito dal giovane Pacione.
La Roma parte a testa bassa e dopo tre minuti è già in gol. Manovra mozzafiato sulla destra, Di Carlo dal fondo crossa al centro, scavalcando Pruzzo e raggiungendo Graziani, che in tuffo infila in rete. Splendido. La Roma, ispirata da un Boniek tambureggiante, è padrona del campo e lo scatenato Pruzzo, capocannoniere del torneo, raddoppia con un colpo dall’alto al basso su superba azione di Ancelotti. La Juve è tramortita, mentre il centravanti, reo di spogliarello festoso, viene ammonito da Agnolin. Il che gli costerà nella ripresa, dopo un fallacelo su Laudrup, l’espulsione.
La Roma vince nettamente il confronto a centrocampo, dove Platini ogni tanto tira fuori la testa: un gran lancio libera Pacione, il cui pronto tiro viene spento da un gran volo di Tancredi. A sette dalla fine, contropiede di Nela che arriva sul fondo a sinistra e saetta al centro un cross basso, su cui irrompe in spaccata Cerezo insaccando di esterno destro. L’Olimpico è un vulcano, la Roma è a tre punti dalla Juve e in tre giornate la raggiungerà. Ma proprio quando si andrà profilando lo spareggio, la Roma inciamperà in casa sul Lecce ormai retrocesso, lasciando alla Juve l’ennesimo scudetto.
Roma, 16 marzo 1986
ROMA-JUVENTUS 3-0
Reti: 3′ Graziani, 28′ Pruzzo, 83′ Cerezo.
Roma: Tancredi, Oddi, Gerolin, Boniek, Nela, Righetti, Graziani, Cerezo, Pruzzo, Ancelotti, Di Carlo.Allenatore: Eriksson-Sormani.
Juventus: Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini (46′ Pin), Brio, Scirea (58′ Caricola), Mauro, Manfredonia, Pacione, Platini, Laudrup.Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Agnolin (Bassano del Grappa).