Il Derby della Mole: rincorrendosi negli anni, Juventus e Torino hanno gareggiato per la supremazia cittadina. Piccola storia di un grande derby.
La prima stracittadina, giocata il 13 gennaio 1907 al campo Velodromo Umberto, fu anche la prima partita disputata dalla neonata società granata. La rivalità tra le due compagini era già forte e sentita considerando che la nuova società del Torino fu fondata da soci dissidenti juventini, tra cui l’ex presidente bianconero e maggiore finanziatore Alfredo Dick. Un gustoso aneddoto viene narrato dalle cronache del tempo: qualcuno riuscì a chiudere a chiave il signor Dick negli spogliatoi, costringendolo ad intuire l’andamento della partita unicamente grazie ai commenti del pubblico presente sugli spalti. Per la cronaca vinse il Torino per 2-1 grazie alle reti granata di Orsi e Kaempfer, di Borel sul rigore invece la marcatura bianconera.
La Juventus dovrà attendere due anni prima di festeggiare la prima vittoria in un derby , che arriva esattamente il 17 gennaio 1909 quando la Vecchia Signora batte il Toro 3-1 grazie alla doppia marcatura di Borel e il centro di Capra. Partite di altri tempi. Clamoroso il derby disputato il 5 giugno 1927 che suscitò enorme scandalo con il “caso Allemandi” che portò alla revoca dello scudetto granata. Il terzino juventino Allemandi (foto a fianco) fu infatti accusato di essere stato pagato per far vincere la partita al Torino, che effettivamente vinse per 2-1, scatenando il primo caso di corruzione e il primo scandalo del calcio italiano che costò il tricolore alla squadra granata. Alla fine degli anni ’20, dopo l’avvento nel 1923 della famiglia Agnelli a capo della Vecchia Signora, il derby sarà a lungo affare della società bianconera, col Toro costretto a soccombere riuscendo a racimolare appena 3 vittorie in 20 incontri.
La rivalità cittadina cominciò ad assumere connotati sempre più accesi con la Juventus che rappresentava il tifo borghese, mentre il Torino raccoglieva maggiori simpatie tra le fila del proletariato urbano. Negli anni ’60 e ’70, la massiccia immigrazione meridionale a Torino vide molta gente del Sud che abbracciò la Vecchia Signora, vista come la squadra della Fiat, l’azienda in cui tanti lavoravano, mentre la tifoseria granata andò sempre più ad identificarsi con lo spirito originario torinese e piemontese. Caratteristiche poi andate sfumandosi negli anni.
La Juventus ha però spesso sofferto la determinazione agonistica che la società granata riesce a mettere in campo nei match che decidono la supremazia cittadina. Famoso il derby disputato il 27 marzo 1983 dove, sotto di due gol, la squadra granata riuscì, in tre minuti nella ripresa (dal ’75 al ’78), a rimontare e ribaltare la situazione grazie alle reti sotto la Maratona di Bonesso, Dossena e Torrisi fissando il risultato finale sul 3-2. I tifosi granata ricorderanno anche il derby vinto all’ultimo minuto il 18 novembre 1984 grazie a una prodezza di Aldo Serena (a sua volta famoso per aver giocato su entrambe le sponde della Mole).
Gli anni del Grande Torino rappresentarono però l’unico periodo di effettiva egemonia granata con partite dominate, come in occasione del 5-2 nel 1942 oppure del 5-0 del 1944. Boniperti ancora ricorda con un filo di ansia gli occhi dei tifosi del Toro dietro alla porta di Bacigalupo che lo portarono a sbagliare un rigore in un derby al Filadelfia. La squadra bianconera fu tuttavia capace di infliggere anche vere e proprie goleade ai cugini granata come il 6-0 del 20 aprile 1952, con doppietta di Boniperti e Hansen, oppure il 5-0 del 3 dicembre 1995 coronato da una tripletta di Vialli e i gol di Ravanelli e Ferrara.
Più recente il ricordo del 3-3 nella partita disputatasi il 14 ottobre 2001, con la Juve raggiunta dai gol di Lucarelli, Ferrante e Maspero e tradita da Salas, capace di sbagliare il rigore del possibile 4-3, forse con la complicità di una buchetta scavata sul dischetto davanti al pallone dai giocatori del Toro. Da ricordare il pareggio in un derby della stagione 2001/2002 con il gesto, ormai storico, di Maresca che, festeggiando, mimò la carica di un toro schernendo l’esultanza dei giocatori del Torino (e di Ferrante in particolare) e rivendicando il simbolo della città anche per identificare la squadra bianconera. Il capocannoniere di tutti i tempi della sfida è Boniperti, autore di 13 gol, tutti con la maglia bianconera. Segue a ruota Gabetto che ha diviso equamente i suoi 10 gol: 5 in maglia granata e 5 con la Juventus, mentre il primo cannoniere completamente torinista è Pulici.
L’ALFABETO DEL DERBY
Derby story attraverso i protagonisti. Litigi, incredibili rimonte e strani gol della stracittadina. Dallo scandalo Allemandi agli amatissimi Zac e Zoff. Nei derby ’48 per 2 volte segnò Ossola ma Ballarin fece 2 autogol.
ALLEMANDI. Legato il suo nome al primo grosso scandalo del calcio. La Juve aveva vinto il primo derby del girone finale 1-0 e alla vigilia del secondo (5 giugno ’27) raccontano le cronache (contestate da Allemandi) che attraverso un amico comune (lo studente Gaudioso) il Toro offrì al bianconero 50 mila lire per ammorbidire la sua squadra. Nella pensione dove vivevano, le orecchie di un giornalista romano “sentirono” il colloquio. Il Toro vinse 2-1, Allemandi fu il migliore ma il settimanale capitolino “Il Tifone” azzardò il fatto sotto un titolo ambiguo “C’è del marcio in Danimarca”. Inchiesta, scudetto revocato al Toro, Allemandi squalificato a vita (poi graziato).
BALLARIN. Il roccioso terzino granata, scomparso a Superga, un alleato della Juve? L’ha pensato, scherzando ma non troppo, il portiere Bacigalupo dopo i derby del ’48. Il 28 marzo, l’autogol di Ballarin vanificò la rete di Ossola siglando il pari. Replay il 24 ottobre: a segno ancora Ossola, ancora il terzino a beffare il portiere. Rimediò Mazzola, 2-1, ma Ossola disse: “Il prossimo derby non segno più: con lui in campo è inutile”.
CAUSIO. Uno dei nemici storici del Toro. L’ha fatto soffrire in tanti derby, e riuscì anche a bisticciare sul campo con Giagnoni, l’allenatore granata, in una stracittadina tesa e nervosa. “Quel colbacco se lo metta… ” narrarono i cronisti. E poi la baruffa.
DEPETRINI. Sotto due bandiere, come Gabetto, Borel Ferrario, Nay e altri. Ma il mediano, scuola vercellese, è stato certo il più amato sui due fronti. Diceva: “La maglia conta molto, ma senza un cuore sotto non sta in piedi”.
EMOLI. Torinese di nascita (23 agosto ’34), mediano. Otto stagioni in bianconero durante le quali è stato l’avversario che i giocatori del Toro non avrebbero mai voluto di fronte. Mazzero, mezz’ala granata: “Il suo ritmo è micidiale, mai ho sofferto tanto”. Sivori: “Togliete chiunque dalla formazione, ma non Flavio”.
FERRARIO. Rinone ha giocato i derby sui due fronti. Stopper apprezzatissimo nei quattro campionati bianconeri, accolto come il salvatore della patria granata nel torneo ’59-60 quello della risalita dalla B. Difensore in bianconero, persino centravanti nel Toro quando serviva il gol. Questo è spirito di sacrificio.
GABETTO. Cinque gol nel derby per la Juve, altrettanti per il Toro. Così il grande Gigi ha diviso equamente sui due fronti la splendida carriera cittadina. Che centravanti e che gentiluomo. Bilancio personale 103 gol per la Juve e 120 per il Toro. Sei scudetti nel complesso della carriera stroncata a Superga. Nato a Torino nel ‘ 16, per la carriera sotto le due gloriose bandiere è il calciatore simbolo della città.
HANSEN John. C’è stato anche Karl Aage Hansen nella Juve Anni 50, ma senza offesa è John (più di Karl stesso e del pur grandissimo Praest) il “danese” dei bianconeri. Suoi negli anni torinesi sei campionati, due scudetti, 187 partite e 124 gol. La serie dei suoi derby, questa la curiosità, è cominciata prima del suo trasferimento alla Juve a Olimpiadi ’48 consumate. Proprio durante i Giochi chiusi dai danesi con la medaglia di bronzo, con quattro gol alla rappresentativa italiana guidata da Pozzo, aveva colpito (e lo crediamo…) il c. u. Pozzo che lo raccomandava al Toro. Mentre gli emissari granata tentavano gli approcci a Copenaghen, la Juve giocava d’anticipo ammollando un pacchetto di milioni alla sua squadra, il Frem.
KIEFT. In granata solo una stagione, 32 presenze e 16 gol. Venne al posto di Schachner e i tifosi dissero “E’ troppo lento, l’ austriaco era un razzo”. E lui, una sera al Filadelfia: “Era così veloce che non vedeva mai la porta. Io andrò più adagio, ma quel rettangolo so bene dov’è “.
INVERNIZZI. Biondo, occhi azzurri un pò slavati. Detto “Robiolina” per questa immagine un pò sbiadita. Una sola annata in granata (’60-61) solo 20 partite. Soffriva Sivori, enormemente. Dopo aver esordito proprio nel derby di andata (0-0, 13 novembre ’60) nel ritorno fu espulso. Sivori aveva segnato l’ 1-0 della vittoria e lui lo inseguì per
picchiarlo. “Non sapevo cosa fare d’ altro” confessò negli spogliatoi.
LAW. Il britannico granata che scosse la città (e anche il monumento a Garibaldi sopra i Murazzi, lui e Joe Baker vi si schiantarono contro in auto dopo una notte brava), che venne accompagnato a Caselle un’ altra alba perchè sfuggisse alle attenzioni dell’Avvocato, visse a Torino una sola turbolenta stagione, il campionato ’61-62. Gli è bastato
per lasciare il segno. Fra le tante battaglie, quella con Sivori. Un tunnel all’ argentino nel primo derby e all’ inizio del secondo dalla tribuna non si capiva perchè Omar lo chiamasse con un gesto. Come dirgli: “Vieni qui se hai coraggio”. Sivori voleva restituirgli lo sgarbo, furono 90′ di caccia e fuga.
MIRANDA. Il brasiliano dal micidiale tiro da lontano (resta negli annali un suo gol da metà campo) arrivò alla Juve in tempo per farle vincere il derby del 29 ottobre 1962. Immediatamente adottato dai tifosi, poi dimenticato. Anche perchè i fans volevano ogni partita un missile da gol. “Sono un calciatore – protestava – non un clown”.
NAY. Una delle storie di famiglie. Il padre, come Borel I, giocò per la Juve il primo derby in assoluto. Era un segnale preciso, evidentemente. Perchè i figli (Cesare Nay e Farfallino Borel) giocarono altri derby, e sotto le due bandiere. Un passo avanti nelle tradizioni di famiglia.
OLIVIERI. Era portiere granata quando vinse il Mondiale ’38. A fine carriera, il cambio di sponda: due stagioni da allenatore per la Juve ai cui giocatori diceva, prima del derby: “Guardatevi da quei granata, hanno sette vite”. Lo pensa anche Giampiero Boniperti che da sempre vorrebbe abolire la stracittadina.
PLATINI. Dieci derby, sette reti. Il grande Michel ha lasciato segni profondi sulla pelle del Toro. Ma non ha mai patito il clima di questo tipo di partite. “Una domenica come l’altra”, diceva. Una cosa era certa: mai nessun bianconero ha avuto tanta stima dai granata. I grandi (anche nel carattere) non si picchiano.
QUADRI. Ci mancava la Q, a lui negli anni in granata è sempre mancato il derby. Noi il vuoto l’abbiamo colmato, a lui l’occasione non si ripresenterà.
RUSH. Non gli piaceva Torino, mancavano i pub. E non piaceva neppure a molti tifosi della Juve. Solo i gol lo hanno salvato. I granata, per questo, lo ricordano come una maledizione. Vinse il derby del 1 maggio ’88 segnando in zona Cesarini, e nello spareggio di fine campionato realizzò il rigore che dava alla Juve il passaporto per l’Uefa.
SERENA. Prima l’Inter, quindi un pò di Toro (un campionato) e di Juve (due), ancora Inter quindi la panchina di lusso nel Milan. Con la maglia bianconera, uno dei gol derby più fortunosi: con lo stomaco su tiro di Cabrini. Diceva che ogni maglia era la sua pelle: però ne ha cambiate troppe (di pelli) e con sin troppa disinvoltura. Amato? Di stagione in stagione, mai per sempre.
TORRISI. Ha ballato in granata una sola stagione, ma gli è bastata per restare nella storia granata. Nel derby del 27 marzo ’83, in un secondo tempo thrilling, Dossena e Bonesso pareggiarono i conti con Paolo Rossi e Platini. Toccò a Torrisi l’acrobazia del 3-2. Che gli valse, particolare importante, un anno di copertina della Domenica Sportiva.
USSELLO. Detto “Bida”, una vita in granata. Ala, attaccante rapido, soprattutto gran maestro e per tanti anni del settore giovanile. Che è stata la sua passione. Al punto di dire: “Meglio un derby con ragazzi creati da te, che dieci giocati di persona”.
VIRGILI. Nel suo record un derby vinto inutilmente. Suoi i tre gol del 3-2, nel girone di ritorno ’58-59. Ma la prodezza non bastò a evitare la B. Fu anche l’unica sconfitta ben accolta dai fans della Juve.
ZACCARELLI e ZOFF. Chiudiamo il derby alfabetico sull’ uno a uno, citando due campioni che sono nel cuore delle tifoserie. Spesso avversari, non hanno bisogno di episodi per rinverdire le loro vite in granata e bianconero.