Dicembre 1983: per qualificarsi a Euro 84 le Furie Rosse dovevano vincere con 11 gol di scarto…
Un sfida passata alla storia non solo per il suo risultato eclatante, ma anche e soprattutto per le ombre e i sospetti che l’hanno accompagnata negli anni successivi. La situazione di partenza era quasi surreale: la Spagna doveva vincere con almeno 11 gol di scarto per qualificarsi a Euro 84 a spese dell’Olanda. Una missione che sembrava impossibile, considerando che la squadra spagnola aveva segnato solo 12 gol nelle precedenti sette partite del girone. L’Olanda, dal canto suo, si sentiva già con un piede e mezzo in Francia, sede degli Europei.
Le premesse: Dichiarazioni audaci e preparativi insoliti
Nei giorni precedenti alla partita, l’atmosfera era carica di tensione e aspettative. Da un lato c’era la Spagna, consapevole dell’impresa titanica che l’attendeva, dall’altro Malta, apparentemente sicura di poter resistere all’assalto spagnolo, forte anche della sconfitta di misura per 2-3 nella gara di andata.
Le dichiarazioni del portiere maltese John Bonello catturarono l’attenzione dei media e dei tifosi. Con un’audacia che si sarebbe rivelata quanto mai infelice, Bonello affermò: “La Spagna non potrebbe segnare 11 gol nemmeno contro una squadra di bambini“. Questa dichiarazione, oltre a dimostrare una certa spavalderia, rivelava anche quanto l’idea di una sconfitta con 11 gol di scarto sembrasse assurda persino agli stessi maltesi. Bonello si spinse oltre, aggiungendo che non sarebbe tornato a Malta se avesse subito 11 gol. Parole che sarebbero tornate a perseguitarlo e che avrebbero dato vita a interessanti sviluppi anni dopo.
La preparazione delle due squadre per questa partita cruciale fu altrettanto insolita. La Federcalcio spagnola, consapevole della posta in gioco, prese una decisione senza precedenti: posticipò tutte le partite della Liga previste per il sabato precedente all’incontro. Questa mossa permise alla nazionale di avere più tempo per prepararsi, sia fisicamente che mentalmente, all’impresa che l’attendeva. Fu un chiaro segnale dell’importanza che la Spagna attribuiva a questa partita e della sua determinazione a non lasciare nulla di intentato.
D’altra parte, la preparazione di Malta fu ostacolata da circostanze impreviste. Nei giorni precedenti alla partita, Siviglia fu colpita da forti piogge che resero il terreno di gioco dell’Estadio Benito Villamarín impraticabile. Di conseguenza, la squadra maltese fu costretta a rinunciare all’allenamento sul campo dove si sarebbe svolta la partita. Questo impedì loro di familiarizzare con le condizioni del terreno, un fattore che avrebbe potuto influenzare la loro performance durante la partita.
L’allenatore spagnolo Miguel Muñoz, consapevole della necessità di segnare il maggior numero di gol possibile, optò per una formazione ultra offensiva. Decise di schierare la squadra con un audace 3-3-4, una tattica che privilegiava nettamente l’attacco a scapito della difesa. Questa scelta tattica era un chiaro segnale delle intenzioni aggressive della Spagna e della sua volontà di rischiare tutto per raggiungere l’obiettivo.
L’atmosfera nello stadio la sera della partita era elettrica. I 25.000 tifosi che riempivano l’Estadio Benito Villamarín erano pronti a sostenere la loro squadra in quella che si preannunciava come una serata storica. La tensione era palpabile, con i tifosi spagnoli che oscillavano tra la speranza di assistere a un’impresa memorabile e il timore di una delusione cocente.
Mentre la Spagna si preparava per quello che sperava sarebbe stato un assedio continuo alla porta maltese, la squadra di Malta si apprestava a giocare la consueta partita difensiva, cercando di resistere il più a lungo possibile agli attacchi spagnoli.
Tutte queste premesse – dalle dichiarazioni provocatorie alle preparazioni insolite, dalla tattica aggressiva della Spagna alle difficoltà di Malta – contribuirono a creare un contesto unico per questa partita. Nessuno, tuttavia, avrebbe potuto prevedere l’incredibile serie di eventi che si sarebbero verificati nei 90 minuti successivi, eventi che avrebbero scritto una delle pagine più controverse e discusse della storia del calcio europeo.
90 minuti di calcio surreale
Al 3° minuto, la Spagna si guadagnò subito un calcio di rigore, un’occasione d’oro per sbloccare immediatamente il risultato. Juan Antonio Señor si presentò sul dischetto, ma il suo tiro colpì il palo, facendo disperare compagni e tifosi spagnoli.
Santillana sbloccò finalmente il risultato al 15° minuto, ma le speranze spagnole furono momentaneamente frenate quando Silvio Demanuele pareggiò per Malta nove minuti dopo. Nonostante Santillana scaraventasse altre due reti entro il primo tempo, il 3-1 all’intervallo sembrava insufficiente per le ambizioni spagnole di qualificarsi per gli Europei in Francia.
La squadra iberica aveva bisogno di un miracolo: segnare nove gol nel secondo tempo senza subirne. Ciò che seguì lasciò a bocca aperta tutti gli appassionati di calcio in Europa, specialmente gli olandesi.
Il secondo tempo si trasformò rapidamente in un assedio. Hipólito Rincón aprì le danze segnando nel primo minuto della ripresa, per poi realizzare il quinto gol spagnolo al 55°. Ma fu tra il 60° e il 63° minuto che l’impossibile divenne realtà: tre gol in tre minuti, con il difensore Antonio Maceda protagonista di una doppietta, seguita dalla tripletta di Rincón.
Con il punteggio di 8-1 e meno di mezz’ora da giocare, la Spagna continuò a premere sull’acceleratore. Santillana e Rincón segnarono entrambi il loro quarto gol personale, mentre Malta si ritrovò in dieci uomini per l’espulsione di Degiorgio. Al 79° Manuel Sarabia portò il risultato sull’11-1.
Il gol della qualificazione arrivò all’86° minuto con Señor, scatenando l’euforia dei tifosi presenti allo stadio e davanti alla TV. Negli ultimi minuti, la Spagna segnò persino un 13° gol, che venne però annullato dall’arbitro. Con questo incredibile 12-1, la Spagna si qualificò per Euro ’84, superando l’Olanda per differenza reti e regalando ai suoi tifosi una delle notti più emozionanti nella storia delle Furie Rosse.
Ombre su una vittoria storica
Mentre la Spagna festeggiava quello che l’allenatore Miguel Muñoz definì un “miracolo“, l’Olanda era sotto shock. I giocatori e i tifosi olandesi, che avevano seguito la partita in diretta TV, faticavano a credere a ciò che avevano visto.
Ma come spesso accade in situazioni del genere, non tardarono ad emergere sospetti e accuse. Si parlò di possibili incontri segreti tra funzionari nazionali e di presunti tentativi di corruzione dei giocatori maltesi. Anche l’arbitraggio finì sotto la lente d’ingrandimento.
Le accuse più gravi, tuttavia, emersero 35 anni dopo la partita. Alcuni giocatori maltesi, tra cui lo stesso Demanuele e l’allenatore Victor Scerri, suggerirono che l’uso di sostanze dopanti potesse aver giocato un ruolo significativo nella performance spagnola.
Scerri raccontò di aver visto una figura misteriosa in camice bianco distribuire limoni all’intervallo, dopo i quali i giocatori si sentirono “ubriachi”. Demanuele parlò invece di una schiuma bianca che usciva dalla bocca dei giocatori spagnoli, i quali non riuscivano a smettere di bere acqua.
La Federcalcio spagnola respinse con forza queste accuse, minacciando azioni legali. Tuttavia, come spesso accade in questi casi, nulla è mai stato provato in modo definitivo.
Conseguenze e redenzioni
La squadra spagnola raggiunse poi, abbastanza sorprendentemente, la finale degli Europei del 1984, perdendo contro la Francia padrona di casa. L’Olanda, dal canto suo, dovette aspettare quattro anni per la sua rivincita, vincendo alla grande gli Europei del 1988 in Germania.
Una nota di colore arrivò nel 2008, quando John Bonello, il portiere maltese che aveva dichiarato di non voler tornare in patria in caso di sconfitta con 11 gol di scarto, apparve in una campagna pubblicitaria spagnola per la birra Amstel. Un modo ironico per chiudere il cerchio, anche se non tutti a Malta apprezzarono il gesto…