Storie di Donne & Mondiali

Che le donne abbiano avuto grande importanza nella storia dei mondiali di calcio è ormai cosa certa.

In origine ci furono le donnine delle case chiuse degli anni Trenta. Nel 1934 Pozzo, CT italiano, porta i suoi azzurri in clausura prima a Stresa, poi a Roveta sulle colline fiorentine. Oltre che allenarsi, i giocatori devono cantare inni patriottici, lodi alla Madonna, raccogliere e andare a portarli a qualche santuario. Giuseppe Meazza, che ha 24 anni, ma anche le idee chiare ed è uno dei pochissimi che può rivolgersi al CT, un giorno gli dice che la squadra sta soffrendo molto quel clima di caserma e chiede una piccola “scappatella”. II CT annuisce e permette lo svago, a patto che tutto si limiti al puro e semplice “atto naturale” senza troppi voli fantasiosi. Morale: un mese dopo l’Italia è campione del mondo.

II copione si ripete quattro anni dopo, in Francia. Dopo la solita preparazione al limite del monastico, i campioni in carica superano l’ottavo di finale contro i modesti norvegesi per il rotto della cuffia e segnando il gol del 2-1 solo nei supplementari. Alla fine dei tempi regolamentari gli scandinavi hanno sfiorato la clamorosa vittoria colpendo un palo. Gli italiani sono parsi tutt’altro che brillanti, tanto che i brasiliani, che assistono alla gara e che sanno che potrebbero incontrarci in semifinale, capiscono che a Marsiglia, eventualmente, non gli opporremmo grossa resistenza. Meazza ha 28 anni, ma è uno che la sa sempre più lunga: va da Pozzo e gli dice che tutta la squadra si sente il “sangue grosso”.
Pozzo é uomo di mondo, sarà ancorato a schemi tattici ormai superati, però è un fine psicologo, molto capisce di uomini e dà il suo assenso. Nei paraggi, una maison tellier sembra fatta apposta per l’occasione. Morale: l’Italia sorprende i francesi padroni di casa, supera gli increduli brasiliani e subito dopo l’Ungheria confermandosi campione del mondo.

Non sempre le donne portano bene alla nostra squadra: nel ’50, dopo la famosa e grottesca crociera che porta i nostri in Brasile, la sede del ritiro prescelta è un grande albergo nel centro di San Paolo. In uno dei piani tutte le notti si esibisce un’orchestra argentina con relativo corpo di ballo: diversi azzurri vedranno più le gambe delle ballerine piuttosto che il pallone in campo.

Vittorio Pozzo, Giuseppe Meazza… e le donne

Nel 1958 in Svezia noi non ci siamo, e qualche azzurro dell’epoca se la prese vista la fama di mangiatrici di uomini delle ragazze scandinave. Queste allora preferiscono dedicarsi alle nazionali latine. Si sparge la voce che ben 17 giocatori su 22 dello squadrone brasiliano non siano sposati, e i carioca sono fatti oggetto di ripetute “cariche” nel loro ritiro, tanto che il loro CT Feola ne chiede la scorta armata. Garrincha, che ha una gamba più corta dell’altra, ma che a quanto pare è stato ricompensato dal buon Dio sotto forma di centimetri aggiunti in altre parti del corpo, è uno che oltre a sfuggire alla marcatura dei terzini avversari si sa arrangiare anche con i bodyguard, tanto che una giovane svedese rimane incinta di lui. Agli argentini vengono fatte arrivare d’urgenza le mogli in Svezia, due giocatori del Paraguay conoscono due vichinghette a una festa: colpo di fulmine, progetti di matrimonio e lacrime a profusione quando, eliminata la loro nazionale, i due sono rimessi a forza in aereo.

Non saranno da meno le ragazze inglesi nel ‘66, tanto deleterie per i giocatori nordcoreani che hanno appena battuto l’Italia e vogliono concedersi una festicciola innocente. Qualcuno eccede, e sembrerebbe che al ritorno a casa quasi tutti siano stati deportati per punizione nei terribili gulag del paese asiatico. Si sarebbe salvato il presunto dentista Pak Doo-Ik che ci ha castigati: quella sera è rimasto in albergo per una banale forma di dissenteria.

Donne calienti sono anche le messicane, che nel 1970 affascinano tutte le squadre del mondiale: il comitato organizzatore ha fornito infatti ogni comitiva di un congruo numero di hostess e accompagnatrici, naturalmente bellissime. L’unica brutta, racconta il giornalista Mario Gismondi, fine umorista e in seguito anche direttore del Corriere dello Sport, se l’é beccata Valcareggi. Gismondi é un riveriano convinto, quindi ostile al CT, e commenta con un ovvio “ben gli sta”. Bene invece va a Lido Vieri, il nostro terzo portiere, cui il CT affida un gravoso e per nulla gradito compito: il ritiro azzurro è assediato da urlanti fanciulle locali in cerca d’avventura, lui deve sacrificarsi per i compagni e intrattenerne il maggior numero possibile. Anche grazie al sacrificio di Vieri, che si arrabatta addirittura anche con figlia la del vicepresidente messicano, i compagni possono arrivare tranquilli a battere la Germania Ovest e a contendere la finale al Brasile.

Brigitte e Franz Beckenbauer

Nel 1974 i Mondiali di calcio assistono alla prima vera rivoluzione sessuale. Sono gli olandesi che scandalizzano il mondo facendo accedere le loro mogli e fidanzate in ritiro con loro, con tanto di striminziti costumini a bordo piscina. La più bella di tutte (una bionda davvero mozzafiato) è la moglie del più forte di tutti, Johann Cruyff. I tedeschi guardano quel ben di Dio e vogliono lo stesso trattamento, ma la loro federazione rifiuta. Beckenbauer si ribella e fiancheggiato dalla moglie Brigitte minaccia fuoco e anche le ragazze tedesche possono accedere al ritiro dei teutonici. Morale: la finale del mondiale è Germania Ovest-Olanda. Si erano dati da fare anche gli argentini: il calciatore Ayala fa una proposta di matrimonio, prontamente respinta, a una giornalista teutonica che lo sta intervistando, il compagno Telch si chiude in bagno con una cameriera, tale Ingrid, e le usa violenza. La ragazza, che la stampa definisce “bruttina”, prima denuncia la cosa e poi ritratta, sembra dietro grosso risarcimento danni. Agli argentini sono quindi fatte arrivare le mogli, e forse è anche proprio per questo che loro vanno avanti dopo il girone eliminatorio e l’Italia, che fa parte dello stesso gruppo, se ne torna immediatamente a casa.

Per veder arrivare una moglie nel ritiro italiano bisogna attendere il 1982: sarà quella di Cabrini, chiamata apposta perché si è sparsa la stupida voce che il maritino, in camera con Paolo Rossi, abbia raggiunto uno strano tipo di affiatamento con il compagno che molto trascende il lato tecnico. Morale: gli azzurri l’11 Luglio 1982 sono campioni del mondo. Male è andata al fuoriclasse tedesco Rummenigge, cui in caso di vittoria sarebbero andate in premio le grazie della ventiquattrenne connazionale Bettina Mey, starlette dell’edizione germanica di Playboy.

Nel 1990 in Italia ne succedono di tutti i colori. La protagonista maggiore è una famosa pornostar, Teresa Orlowski, protagonista di un video hard che forse gira nelle camere degli azzurri in ritiro, e forse no. Stefano Tacconi, secondo portiere, dopo aver fatto bere due volte aceto al posto di vino bianco al compagno Marocchi e aver polemizzato al solito con Zenga, convince Brighenti, vice del CT Vicini, che sono parecchi gli azzurri che passano le loro notti godendo televisivamente delle grazie di questa signorina Teresa, e lo fa piombare a notte fonda nelle camere degli ignari giocatori, che invece stanno beatamente riposando.
Molto più al sodo vanno i giocatori dell’Inghilterra: nel loro ritiro in Sardegna si sparge la voce che una hostess ventenne, la bellissima Isabella, un bel giorno abbia preso troppo sul serio le sue consegne e abbia “tenuto compagnia” a tre atleti contemporaneamente. Si scatenano i tabloid inglesi, la ragazza, in lacrime, prima si nasconde in un bagno, poi è messa in salvo dalla Polizia. Morale: forse qualcosa è mancato perché italiani e inglesi disputano tra di loro solo la finale per il terzo posto. In particolare il nostro portiere Zenga in semifinale si fa incantare da una chioma bionda: peccato che fosse stata la criniera dell’argentino Caniggia…

Baggio e Romario nella finale di USA 94

Molto meglio va quattro anni dopo a Romario, centravanti velenoso e implacabile marcatore del Brasile che vince il mondiale in finale con l’Italia. Subito dopo la lotteria dei rigori che regala il successo ai suoi, Romario annuncia di aver fatto sesso la sera prima della partita decisiva, ma che lo stesso ha marcato il suo rigore, e immagina che Roberto Baggio, anche per colpa del suo penalty sbagliato, abbia passato una vigilia diversa dalla sua. Morale: di lì a poco la signora Monica, moglie di Romario, chiederà il divorzio dal marito. Divorzio concesso l’anno dopo, perché evidentemente non c’era lei quella notte nella stanza del fenomenale attaccante.

La storia la sanno tutti, ormai. Una ragazza francese di origine algerina è il deus ex-machina della vittoria italiana al Mondiale tedesco del 2006. La ragazza si chiama Lila Zidane e suo fratello è lo Zinedine che a Berlino giocava la sua ultima partita da calciatore professionista. Cosa c’entra con la Nazionale italiana? C’entra eccome: primo tempo supplementare della finale Italia-Francia, azzurri in completa balia degli avversari guidati da uno straordinario Zidane che sta imperversando in lungo e in largo in campo. E dire che quella è la sua ultima partita. Qualche minuto prima Zidane, che ha segnato il rigore del temporaneo vantaggio dei suoi, ha colpito di testa e voluto un autentico miracolo di Buffon per evitare il gol. I francesi sono in avanti, Zidane si stuzzica con Materazzi, che lo sta strattonando per la maglia. Con buon italiano, Zizou si gira verso il difensore e gli sussurra che dopo, se questi vuole, gli regalerà quella stessa maglia che lui sta tirando. Materazzi, che mai ha avuto senso dell’umorismo nella sua carriera (chiedete a Cirillo o a tutti i centravanti marcati dall’interista), gli risponde che preferisce “la pu.. xxxxx di sua sorella”, ossia Lila Zidane, unica femmina dei quattro fratelli del fuoriclasse transalpino. Come sia andata da quel punto in avanti è inutile ripeterlo. Vale la pena precisare che forse, anche se manca la riprova certa, l’Italia ha vinto il Mondiale tedesco anche per merito di una donna.