Lo spareggio scudetto raccontato da Gianni Brera

Così il grande giornalista raccontò lo spareggio del 7 giugno 1964 che assegnò lo scudetto al Bologna. L’articolo è tratto da “63 partite da salvare” di Gianni Brera pubblicato dalla Mondadori

ROMA – Il Bologna ha battuto l’Inter e si consacra campione d’Italia 1964. L’Inter ha subito dal Bologna lo stesso modulo tattico inflitto al Real Madrid sul terreno del Prater. Davvero, possiamo sportivamente compiacerci che per conquistare il titolo italiano il Bologna abbia dovuto superare, e con pieno merito, la squadra campione d’Europa! Il Bologna aveva disputato un ottimo campionato fino al momento della condanna per doping. Poi ha arrancato parecchio, avendo attenuanti soprattutto psicologiche. Riottenuti i punti della condanna di prima istanza, il Bologna si è ritrovato alla pari dell’Inter e lo spareggio si è reso inevitabile.
La scelta di Roma era quasi ovvia, a dispetto del caldo mediterraneo. Ma il prolungamento della stagione agonistica è stato fatale all’Inter. Si sono visti i suoi resti, all’Olimpico: una sorta di labile ectoplasma di quella che era stata la squadra più grintosa e gagliarda del campionato.

Il Bologna, per contro, ha finalmente impostato la partita per vincere. Nessuna concessione alle fole estetiche già tanto deplorate (e scontate) l’anno scorso. Praticamente l’Inter ha insegnato la lezione vincendo al Prater e il Bologna l’ha applicata con energica, direi spietata, determinazione. L’Inter ha largamente dominato il centrocampo ed ha scontato in attacco la nullaggine e lo scadimento psicofisico delle sue punte.
Il profilo tecnico-tattico dell’Inter è troppo noto perché ci si debba tornare sopra; fino all’altezza dei centrocampisti è di valore mondiale: poi scade moltissimo. Milani non è abbastanza agile per reggere al gioco stretto, guizzato in triangolo; Mazzola è vuoto al punto che sembra si regga a stento; Jair è malconcio e non ha alcuna intelligenza di gioco.

Il Bologna ha favorito il lento forcing dell’Inter non prestandosi mai a sguarnire l’area. Su quell’arcigno bastione aspettavano imperterriti Janich, Tumburus, Pavinato e Capra. E a loro si aggiungeva Furlanis, che Mazzola non aveva l’accortezza (né il dinamismo sufficiente) di portare lontano. In centrocampo, senza compiti difensivi (finalmente), Fogli ha giganteggiato proiettandosi ogni volta in arrembanti incursioni. Bulgarelli ed Haller stavano sulla sua linea e soltanto Haller si consentiva qualche attesa un po’ più in avanti. Lo stesso Perani arretrava in appoggio, ora a destra, ora a sinistra. E sulle estreme si spingevano talvolta anche Capra e Furlanis.

scudetto-bologna-1964-nielsen
La rete di Nielsen

Si è veduto spesso Nielsen sola punta avanzata del Bologna. Ma la difesa di Negri non si è mai scomposta. La disposizione tattica della squadra doveva considerarsi perfetta. E non stupisce affatto che, pur dominando l’Inter… fino alle soglie dell’area, con fasi di disimpegno e di palleggio ad alto livello stilistico, non stupisce che sia stato proprio il Bologna a creare le migliori occasioni sottomisura! E’ nella dialettica stessa del contropiede questa apparente contraddizione logica. Chi attacca e si squilibra, per eccessiva lentezza o per povertà di schemi, alla lunga subisce le incursioni degli avversari più dotati di punto e di inventiva.

Il Bologna ha assottigliato al massimo il suo gioco di offesa. Ma sulle misere sei conclusioni del primo tempo, ben tre avrebbero potuto fruttare il gol. Sarti ha dovuto rischiare la vita (e la reputazione) per sventare un tiro di Nielsen al 23′. Dal canto suo il formidabile danese aveva sbagliato al 16′, quando era ormai solo davanti a Sarti, e aveva grossolanamente mancato il tempo, così da ciccare, su un invitantissimo traversone basso di Bulgarelli al 37′.
L’Inter, dal canto suo non ha impegnato una sola volta seriamente Negri. Nessun interista è mai riuscito a liberarsi davanti a lui. Le conclusioni, dice il taccuino, sono otto, ma un sol tiro discreto è stato effettuato da Milani, ed è finito fuori.

Il numero, davvero irrisorio, delle conclusioni, dice quanto sia stato moscio di ritmo e povero di coraggio il gioco del primo tempo. Alla ripresa, nulla è cambiato, se non in peggio. L’Inter si è ancora più squilibrata in avanti ogni volta fermandosi, impotente, sul poderoso bastione sorretto da Janich.
Il solo tiro serio l’ha effettuato Facchetti da lontano, e Negri l’ha prudentemente alzato di sberla sopra la traversa. Al 17′ (nefastus numerus!) Suarez ha aperto una palla-gol a Milani sulla sinistra, e il vecchio bisonte l’ha ignobilmente buttata fuori.

Pochi istanti prima, il mio magnifico Fogli aveva chiarito le proprie intenzioni impegnando Sarti con un tiro lungo, basso e carogna, diretto all’angolino. Chi avrebbe dovuto seguire Fogli, il fievole Corso, assisteva con gli stinchi molli sopra le ignobili calzette a cacaiola. Se la difesa del Bologna ha badato a non perdere la partita, Fogli senza dubbio alcuno l’ha vinta, riempiendo di legittima soddisfazione chi tempesta da mesi il buon Fabbri perché si decida a considerarlo il miglior centrocampista italiano…
Tenuto più avanti, Fogli ha anche sfoggiato il tiro, di cui lo si giudicava a torto incapace, come è vero che cantare e portare la croce non è possibile. Fogli ha segnato su tocco di punizione e il suo tiro – basso e angolato – è stato per giunta deviato da Facchetti (come giuro di non aver visto). Poi, ha offerto palloni strepitosi a Nielsen, che finalmente ha infilato Sarti al 39′.

Battuta alla mezz’ora l’Inter ha tentato invano di stringere i tempi. La seconda fiondata di Nielsen l’ha definitivamente seduta. E’ anzi da rilevare che Nielsen e Haller avrebbero potuto segnare altre due reti. E che non l’abbiano fatto è solo giusto… sotto l’aspetto sentimentale. In effetti questi spareggi, quando la bilancia si decide a pendere, finiscono quasi sempre in Waterloo clamorose. L’Inter non l’avrebbe meritata una punizione più dura. Il punteggio deve considerarsi equo come la vittoria del Bologna. Né staremo a disperarci per la temuta inevitabile dissoluzione psicofisica dell’Inter. E’ già straordinario che sia giunta a tanto. Non me l’invento ora per consolarmi. Il campionato italiano è terribile: la Coppa dei Campioni è un’aggiunta che soltanto una grande e completa squadra potrebbe sostenere.

Del resto, basti ricordare le magre della Juventus del quinquennio in Coppa Europa per spiegarsi tutto: e non è che quella splendida squadra avesse tante e così temibili avversarie come l’Inter di oggi. Aveva la graziosa, incostante, Inter di Meazza e il Bologna, che giustappunto la lasciava andare per poi rifarsi in coppa.
L’Inter è campione d’Europa e questo può bastare al nostro orgoglio. Il Bologna l’ha superato di un’incollatura, e anche questo lusinga l’amor proprio del critico, forse unico nel pronosticarlo vincitore alla vigilia della stagione agonistica. Dirò, anzi, che il Bologna non avrebbe avuto nemmeno bisogno dello spareggio se avesse condotto certe partite con la fredda determinazione tattica di oggi. A pensarci, è questa la primissima volta che Bernardini si compiace di ricorrere a così drastiche contromisure tattiche. Non c’è che dire: il vecchio testone è stato bravo e Fogli deve considerarsi il suo maggior profeta, con quel meraviglioso puntero che è Nielsen.

Sulla stagione del Bologna e sul suo profilo tecnico-tattico bisognerà tornare, ovviamente. Già da ora sembra doveroso ammettere che la sua difesa è straordinariamente forte e decisa, che Janich è inferiore a Picchi per stile ed eleganza, ma forse lo supera per potenza e capacità di stacco. Tumburus ha avuto gioco facile con Milani. Furlanis ancora più facile con Mazzola. Pavinato ha subito atterrito Jair degradandolo a grottesco piagnone. Capra infine è stato accorto nel tenere la zona e nel lanciarsi, di quando in quando, sull’estrema.

bernardini-scudetto-bologna-1964-pagine-13

Esaurito l’esame – pur molto veloce – della difesa, ancora e sempre torna in mente il risolutivo apporto di Fogli, la cui presenza in centrocampo ha persino giustificato certi velleitari triangoli fra Bulgarelli, spompato assai, e Haller, che ha avuto spunti rari, ma grandiosi, impegnando allo stremo l’intelligente e ruvido Burgnich.
Perani e Fogli hanno rilanciato più che non sapessero i due finti interni. E Nielsen, finalmente servito a tempo, è stato un castigo di Dio.

L’Inter, voglio dire i suoi resti, ha giocato un ottimo calcio fino al momento della rifinitura. Ma il suo lento forcing consentiva ogni fattivo ricupero ai bolognesi e, per contro, metteva in serio imbarazzo la difesa, fin troppo sconnessa e svisata per le marcature, non molto convincenti a loro volta. Picchi ha compiuto strabilianti prodezze in tackle, negli anticipi e nei disimpegni: alla lunga, era fatale che ci lasciasse le penne. E non meglio di lui stava Guarneri che in troppo spazio doveva vedersela con Nielsen. Quanto a Facchetti, vagava dietro a Perani. E Burgnich dietro ad Haller e Tagnin dietro a Bulgarelli. Tutti quanti erano troppo sbilanciati in avanti. E non valeva l’estro costruttivo di Suarez (un ottimo incontro il suo) ad evitare un’eccessiva, pericolosa rarefazione davanti a Sarti.

Nella cervellotica disposizione della difesa, anche Sarti ha scontato le sue. Due o tre volte si è salvato per miracolo: un paio di volte ha sbagliato grosso: tre o quattro è stato graziato dall’eccessiva irruenza degli avversari all’ultima battuta. Né si deve dimenticare il rimbombante spigolo di Haller sull’1-0. Insomma, avrebbe anche potuto andare peggio. E per quanto sia umano il nostro disappunto, dobbiamo sportivamente toglierci il cappello ai nuovi campioni d’Italia. L’anno prossimo, Inter e Bologna, faranno sicuramente in Coppa d’Europa come e meglio di quanto abbiano saputo il Milan e l’Inter: e daranno nuovo prestigio a quello che da tempo può considerarsi il campionato più tecnico e difficile del mondo.

Ora la cronaca. Sole estivo; la relativa frescura del ponentino. Entrano lente le squadre, come riluttanti all’ultima fatica. Vince il campo il Bologna; batterà l’Inter contro sole. Un minuto di silenzio per ricordare Dall’Ara, povero caro vecchio. Si va. Bulgarelli sgambetta subito Suarez. Ammonito. Suarez si avventa in area, Janich lo spiana (3′). L’Inter domina al trotto. Ricorda il Real del Prater. E il Bologna… ricorda l’Inter. Tutte le marcature sono esatte. L’Inter arriva al bastione dell’area e si ferma.

Il primo portiere a toccar palla è Sarti, su lancio di Pavinato; all’11’ Suarez deve fermare a scivolo Capra, in fuga sulla destra. Il Bologna annienta da sé (pare non esista: invece si limita). Ma l’attacco dell’Inter è nullo. E il contropiede del Bologna schiatta al 16′; Fogli lancia Nielsen, Guarneri scivola, Nielsen arresta male e spara fuori di destro. Capito il gioco. Per l’Inter marca male. E per giunta non gioca mai sulle estreme. Si infogna al centro, dove la difesa bolognese è più munita. Fallo di Picchi su Haller, al 18′: due calci in area: Perani ad Haller, destro che sarebbe facile per Sarti se Suarez non svirgolasse sopra la traversa: brividi per il possibile autogol. Furlanis pianta Mazzola, scende e serve Nielsen: debole sinistro parato (21′). Guarnieri tunnelleggia Haller e dà a Mazzola: destro dal limite, che Janich devia: para facilmente Negri.

Al 23′, nuovo schema del Bologna: Tumburus, ala sinistra, crossa per Perani: tocco a Nielsen: scatto a rete: esce Sarti e di piede sventa il tiro in angolo. Mi ripeto che per l’Inter marca male. “Gioca come con la Lazio” dice un collega. Sinistro di Jair al 26′ parato facile. Facchetti a Suarez (30′): scende Suarez e Milani si spreca in triangolo. Ahimè, Suarez, come Picchi, è grande, ma al 32′ un suo lancio a Milani, ala sinistra, è sprecato. Gioco noioso. L’Inter rumina calcetto piacevole, ma sterile anche. Le punte, zero. Al 37′, invece, Haller fa triangolo con Bulgarelli, che da destra traversa un’ottima palla-gol: vi balza sopra Nielsen e la cicca, diavolo d’un uomo: palla a Perani, salva Facchetti, molto bravo e sicuro. 38′: il solo vero tiro dell’Inter: cross di Suarez a Tagnin, a Milani: destro basso da venti metri: fuori. Un fallo su Milani in fuga da sinistra: punizione di Suarez: destruccio alla paesana. Ma che fanno avanti, tutti questi bravi testoni?

scudetto-bologna-1964-burgnich-haller
Burgnich e Haller

Un’incursione di Perani fallita. Un destraccio di Milani, facile. Finisce il tempo. Impressioni penosette. Tre palle-gol costruite sotto Sarti, nessuna sotto Negri, benché apparentemente l’Inter abbia dominato il campo.
Ripresa. Al via Suarez libera Mazzola che tarda a concludere: il suo crossetto non serve alcuno. Altro stupendo lancio di Suarez per Jair: ennesimo fallo a gamba tesa dei difensori bolognesi (questa volta, Janich): angolo: prende Facchetti il rimpallo, avanza e fionda il sinistro da trenta metri: Negri sberla sul fondo. Tutto il Bologna arroccato: Nielsen al centro, solo. All’8′, sprazzo di Mazzola (da Milani): secco cross: Janich, di testa, in angolo. Ancora Janich di testa, sulla battuta: riprende Mazzola: Milani manca la girata: riceve: Negri sul rimbalzo, e molte grazie.

Veder giocare l’Inter sembra che faccia melina su un già cospicuo vantaggio. Al 14′, Tagnin “palla-molla” serve Janich che incorna a Bulgarelli: a Fogli, che avanza lanciato, e spara un gran destro basso. Sarti devia a stento dall’angolino: avanza sulla palla Nielsen, a destra: Sarti, grandioso, gli blocca il tiro sul nascere. Al 15′ altro brivido: Corso guarda Fogli avanzare. Lancio a Furlanis , ala destra: tarda Picchi all’incontro: cross per Nielsen: difficoltoso dribbling aereo sotto gli occhi di Sarti e Guarnieri: palla fuori da un passo!
Al 17′ la sola ed ultima occasione dell’Inter: Corso a Suarez: mischia, apertura geniale a sinistra: Milani è solo: ingobbisce e spara fuori. Negri protesta per il fuorigioco non visto da Lo Bello. Ammonito Fogli per proteste. La gente dice che Lo Bello è filo-interista. Non lo sono neppure gli attaccanti dell’Inter! Ogni tocco in avanti è perduto!

Sembra sfinito il Bologna (ironia): i falli sono molti davanti a Negri: ma una punizione di Corso al 25′ non lo inquieta. Il Bologna reagisce a puntate improvvise. Un cross di Bulgarelli al 26′, trova Nielsen squilibrato, e poi Perani, che Facchetti contiene. Di nuovo Perani scatta al 27′ e quand’è in area Facchetti lo spiana d’ancata: “Rigore!” strillano tutti. Lo Bello lascia correre. Fra poco potremo dire che ha fatto bene. Un cross di Furlanis a destra: Sarti manca la presa in tuffo, Nielsen cade, Perani non batte in tempo: Facchetti allontana. Riprende Haller, commette fallo Picchi. Punizione da venti metri. Barriera, Bulgarelli tocca a Fogli: destro basso deciso: dice che Facchetti ci mette la punta a peggiorare le cose: vedo Sarti tuffarsi in ritardo (essendo coperto): gol.

I milanesi zitti, i bolognesi festanti (e non loro soli) E’ fatta ormai. Ed era fatale, aggiungo. L’Inter, sballate le marcature, non ha attaccanti capaci di tenere un istante la palla. Non si può non perdere, se per giunta ci si sbilancia in avanti. Al 31′, Corso perde la palla e Nielsen come un alce va via seminando Burgnich e Guarnieri: in area, scavezzandosi, riesce e fermarlo Picchi (angolo). Dopo la battuta dalla bandierina, palla ad Haller sulla sinistra: gran tiro sullo spigolo dell’incrocio (e fuori). Uno spunto di Mazzola in dribbling: quando pianta i due che lo cianchettano, Lo Bello ferma, fischia la punizione e Corso sciupa (coppet). Al 36′, palla-gol da Fogli a Nielsen: sinistro alto. Ma dopo 2’30”, Fogli si ripete e questa volta Nielsen non sbaglia: il suo sinistro è secco e preciso: Sarti fuori causa.
I bolognesi si abbracciano festanti : gli interisti scuotono il capo e si seccano. E’ finita. L’ultimo tiro lo sbaglia Suarez. Portano Bernardini in campo e lo issano sulle spalle i bolognesi. La festa incomincia. E noi a casa.