Quando il Belgio eliminò l’Olanda da Messico ’86

La storia di come una Nazionale che poteva contare su Gullit, Rijkaard, Van Basten e Koeman non riuscì a qualificarsi per i mondiali messicani.

Le partite tra Olanda e Belgio non hanno lo stesso livello di rivalità di quelle tra Olanda e Germania, ma il “Derby der Lage Landen” è tuttora molto importante per i tifosi di entrambe le nazioni. Soprattutto quando in palio c’è la qualificazione alle finali della Coppa del Mondo, come successe nell’autunno del 1985. Quello spareggio, da disputarsi andata e ritorno, avrebbe deciso chi avrebbe partecipato al torneo in Messico nel 1986 e per entrambe fallire non era un’opzione.

Gli olandesi in particolare si sentivano con le spalle al muro. L’era del calcio totale degli anni ’70 stava diventando un ricordo lontano, e gli anni ’80 segnarono un periodo di delusione per l’Olanda. La mancata qualificazione ai Mondiali 1982 era già stata un duro colpo, ma poi sembrava che le cose fossero migliorate durante le qualificazioni a Euro 1984, quando l’Olanda sembrava sicura di un posto tra le 8 in Francia, a meno di un miracolo nell’ultima partita del girone tra Spagna e Malta.

La Spagna doveva vincere con 11 gol di scarto per escludere l’Olanda. Serviva appunto un miracolo. E incredibilmente gli spagnoli trasformarono un 3-1 del primo tempo in una vittoria per 12-1 qualificandosi a Euro 84 e provocando una marea di sospetti e di cuori infranti tra gli olandesi.

Quando la fortuna ti abbandona, ti abbandona. L’allenatore Kees Rijvers, che aveva lanciato nel calcio internazionale talenti come Ruud Gullit, Frank Rijkaard e Marco van Basten, e che avrebbe dovuto portare il suo paese a Euro 84, era sotto pressione. La sua posizione si aggravò ulteriormente quando l’Olanda perse anche la prima partita delle qualificazioni ai Mondiali del 1986 in casa contro l’Ungheria.

Olanda-Ungheria 1-2, 17 ottobre 1984

Dopo la sconfitta, Rijvers lasciò il suo incarico e la Federazione convinse il leggendario Rinus Michels a riprendere il comando della nave per ridare ispirazione, stabilità e impulso a una squadra in piena crisi.

All’inizio sembrava che nemmeno Michels potesse fare miracoli. Una sconfitta in trasferta contro l’Austria aveva lasciato l’Olanda a zero punti dopo due partite, e a Nicosia lo 0-0 contro Cipro sembrava condannare ogni speranza di andare in Messico. Ma un gol ai ciprioti di Peter Houtman all’84’ rilanciò le ambizioni olandesi, segnando una vera e propria svolta per la squadra.

Proprio quando le cose sembravano andare meglio, una brutta notizia turbò i piani olandesi: Michels doveva sottoporsi ad un improrogabile operazione al cuore e si sarebbe dovuto allontanare temporaneamente dal suo ruolo. Beenhakker, che aveva portato il Volendam al terzo posto nella serie A olandese, diventò allenatore ad interim, accumulando gli incarichi di club e nazionale per il resto della stagione.

Il Volendam ne risentì – la squadra infatti retrocesse alla fine della stagione 1984/85 – ma Beenhakker riuscì a portare gli olandesi al secondo posto nel Gruppo Cinque, battendo 1-0 un Ungheria già qualificata e superando l’Austria, conquistando così un posto negli spareggi europei.

Il Belgio schierato da Thys a Euro 84

Dall’altra parte del confine, il Belgio stava vivendo un periodo di rinascita sul piano calcistico. Il secondo posto agli Europei del 1980, la qualificazione per il Mondiale in Spagna nel 1982 con tanto di vittoria sull’Argentina campione uscente nella gara inaugurale del torneo, e la discreta figura agli Europei del 1984, avevano dimostrato che il calcio belga era in ottima forma.

Giocatori come Jean-Marie Pfaff, Eric Gerets, Franky Vercauteren, Jan Ceulemans e un giovane Enzo Scifo, avevano dato alla squadra una qualità mai vista prima, permettendo a una nazione relativamente piccola di competere ad alto livello sotto la guida esperta del “santone” Guy Thys.

Tuttavia, i belgi si erano complicati la vita per la qualificazione al Mondiale in Messico, subendo una clamorosa sconfitta per 2-0 in casa dell’Albania (l’unica vittoria albanese nel girone), il che significava che dovevano andare in Polonia nell’ultima partita con l’obbligo di vincere per qualificarsi direttamente. Ma un pareggio per 0-0 aveva fatto perdere ai belgi la qualificazione per differenza reti, costringendoli a giocarsi il passaggio al Mondiale in uno spareggio con l’Olanda.

La gara di andata si disputò al Constant Vanden Stock Stadium di Bruxelles il 16 ottobre 1985. Al terzo minuto ci fu l’episodio che segnò il match. Si trattò di una clamorosa mancanza di fair play da parte dei belgi: Franky Vercauteren, sfruttando la sua esperienza, si scontrò con Wim Kieft, poi cadde a terra in modo teatrale, inducendo l’arbitro, il nostro Pietro D’Elia, ad estrarre il cartellino rosso.

Il gesto di Vercauteren, che in seguito confessò di non essere stato fiero del suo comportamento, fece pendere decisamente la bilancia a favore del Belgio. Il morale degli olandesi non migliorò di certo quando, dopo 20 minuti, lo stesso Vercauteren segnò l’unico gol della partita, dribblando magistralmente dalla destra dell’area prima di infilare un sinistro alle spalle di Hans van Breukelen. Nonostante l’espulsione di Kieft avesse messo l’Olanda in grave difficoltà, i belgi non riuscirono a raddoppiare lasciando ai tulipani più di qualche speranza di poter recuperare nel ritorno.

La rete di Vercauteren

La serata del 20 novembre 1985 non sarebbe stata meno emozionante. In una notte gelida in cui i calciatori di entrambe le nazionali indossavano calzettoni e pantaloni lunghi, il bel gioco era un’utopia e il terreno duro lo rendeva quasi impraticabile. In un clima surriscaldato che avrebbe potuto sciogliere il ghiaccio sul campo, quelli che sarebbero diventati i due protagonisti della serata per ora osservavano inconsapevolmente dalla panchina un primo tempo in cui il Belgio aveva sprecato diverse occasioni per chiudere i conti, con Ceulemans e Vercauteren a fallire le più ghiotte.

Con lo 0-0 all’intervallo, Beenhakker tentava il tutto per tutto, mandando in campo l’attaccante dell’Utrecht John van Loen al suo esordio al posto del difensore Michel van de Korput. Sarebbe stata una mossa che avrebbe cambiato le sorti della serata e che avrebbe tormentato sia Beenhakker che il neoentrato.

Thys rispondeva subito, facendo entrare Georges Grun, a cui affidava il compito di marcare proprio van Loen e di contrastare i lanci lunghi che gli olandesi avrebbero tentato per lanciare l’ariete. Grun si dimostrò all’altezza, vincendo molti duelli aerei, e con mezz’ora da giocare, la tensione si faceva sentire sempre di più allo stadio de Kuip.

In poco più di dieci minuti, la partita si ribaltò completamente. Un errore di Gerets al 60’ permise a Rob de Wit di sfuggire sulla sinistra e di crossare alto per Houtman, che segnò di testa sul secondo palo. Quando de Wit realizzò il raddoppio con un sinistro al 72’, lo stadio esplose. I tifosi olandesi, sentendosi già in Messico, scatenarono un clima di festa, ma la qualificazione non era ancora sicura…

Il raddoppio di Rob de Wit

L’Olanda iniziò a innervosirsi. Beenhakker arretrò Gullit come libero per una maggiore copertura; Thys invece spingeva i suoi a buttarsi in avanti, spostando il difensore Grun in attacco, alla ricerca del gol in trasferta che avrebbe premiato i belgi. I diavoli rossi presero d’assedio la porta olandese, con van Breukelen che negò più una volta la rete decisiva. A soli cinque minuti dalla fine, l’Olanda era in Messico.

Poi arrivò uno dei gol più famosi nella storia del calcio belga, e un momento che avrebbe segnato le carriere dei due nuovi entrati. Su cross di Gerets, Grun batteva facilmente van Loen di testa, superava van Breukelen e insaccava. Delirio nel piccolo settore che ospitava i tifosi belgi, silenzio e shock nel resto dello stadio. Lo spareggio finiva 2-2 in aggregato, ma il gol in trasferta di Grun valeva la qualificazione.

Come spesso accade dopo una sconfitta sportiva, gli olandesi cercarono dei capri espiatori. Al centro delle critiche c’era lo schieramento di Van Loen da parte di Beenhakker, l’attaccante dell’Utrecht era stato identificato da molti come il colpevole. Una situazione dura da sopportare per chiunque, ma ancora di più per un ventenne che aveva alle spalle solo 45 minuti di calcio internazionale (ci sarebbero voluti tre anni prima che Van Loen tornasse a vestire la maglia del suo paese).

La disperazione di Van Loen

Al contrario, Georges Grun era diventato un eroe nazionale. Il suo gol aveva permesso alla talentuosa squadra belga di qualificarsi per i Mondiali del 1986, un’avventura che si sarebbe fermata solo davanti al genio di Diego Maradona in semifinale. La testata di Grun è entrata nella storia del Belgio; il fatto poi che avesse eliminato i loro rivali storici dai Mondiali rendeva il tutto ancora più esaltante.

Per l’Olanda in fondo non andò così male. Dopo il dolore e la delusione per la seconda mancata qualificazione ai Mondiali, un Michels pienamente ripreso dalla convalescenza tornò per guidare con sicurezza Gullit e gli altri al successo agli Europei del 1988.

Bisogna cadere in basso per poter apprezzare la gioia della risalita, e dopo le batoste subite da Malta e Belgio negli anni ’80, quel giorno glorioso a Monaco di Baviera nel giugno 1988, quando l’Olanda sollevò la Coppa Europa, deve essere sembrato il paradiso per quei tifosi e giocatori che avevano sofferto fin troppo.