22 grandi tradimenti calcistici

All’insegna del detto “non ci sono più le bandiere”, ecco ventidue grandi “tradimenti” nel mondo del calcio. Da Baggio a Figo passando per Ronaldo, Ibrahimovic e Cannavaro.


22 – ROBERTO BAGGIO

Non è colpa sua se la Fiorentina lo cede alla Juventus. E non dipende certo da lui se a Torino esplode Del Piero e dalla Juve deve passare al Milan. Ma è solo colpa sua se lascia il Bologna dopo aver stabilito il record personale di reti in Serie A, 22, per andare all’Inter dove trascorre due stagioni abbastanza anonime.


21 – GIULIANO SARTI

Migliore in campo nella sfortunata finale di Coppa dei Campioni contro il Celtic, una settimana dopo il “portiere di ghiaccio” commette un clamoroso errore a Mantova che fa perdere all’lnter lo scudetto 1966-67 a favore della Juventus. La squadra in cui spudoratamente passa due stagioni dopo.


20 – ALDO SERENA

Non è da tutti passare dall’Inter al Milan (lo ha fatto per ben due volte) e dal Torino alla Juventus. Per anni è stato l’unico ad aver disputato il “Derby della Madunina” e quello “della Mole” con le maglie di tutte e quattro le squadre. Particolare record successivamente eguagliato da Christian Vieri.


19 – VINCENZO MONTELLA

L’agile e prolifico centravanti esplode nel Genoa, realizzando 21 reti nel campionato cadetto 1995-96 e diventando l’idolo della tifoseria rossoblù, che sogna di agguantare la massima serie nella stagione successiva grazie alle sue reti. Non sarà così perché l’Aeroplanino li tradisce passando alla Sampdoria.


18 – GIUSEPPE MEAZZA

Tradisce l’Inter, dove ha giocato dal 1927 al 1940, per passare al Milan. Ma ormai il “Balilla” ha il “piede gelato” per un’occlusione ai vasi sanguigni e non è più lo straordinario fuoriclasse dei tempi nerazzurri. In rossonero non combina granché e dopo due stagioni se ne va alla Juventus.


17 – DENNIS LAW

Lo scozzese che odia gli inglesi negli undici anni con il Manchester United vince campionati, coppe e conquista il Pallone d’oro. Nel 1973 passa al Manchester City e nel derby di ritorno realizza una fantastica rete di tacco proprio ai Red Devils, che retrocedono in seconda divisione. “The King”, però, non esulta.


16 – FRANCO CORDOVA

Arriva alla Roma nel 1967 e della squadra giallorossa diventa ben presto una bandiera. È il capitano quando sposa Simona, la figlia del presidente Alvaro Marchini. Ma dopo nove stagioni l’estroso “Ciccio” passa alla Lazio. E finisce anche il suo matrimonio. In seconde nozze sposa poi Marisa Laurito


15 – JOSE ALTAFINI

Per sette anni l’oriundo brasiliano è un idolo della tifoseria del Napoli. Passa alla Juve e nel 1974-75, subentrando a pochi minuti dal termine, decide la sfida scudetto contro la sua ex squadra realizzando il gol che consente ai bianconeri di staccare definitivamente il Napoli. Dove diventa “José core ’ngrato”.


14 – CARLOS TEVEZ

Con il Manchester United, dove ha vinto fra l’altro due Premier League, una Champions League e un Mondiale per Club, non trova l’accordo per rinnovare il contratto in scadenza. Così nell’estate 2009 l’argentino passa al Manchester City. E il primo gol ufficiale con la maglia dei Citizen lo realizza proprio ai Red Devils.


13 – LIONELLO MANFREDONIA

Si afferma nella Lazio, poi passa alla Juventus, dove vince scudetto e Intercontinentale. Nel 1987 torna nella capitale, ma per vestire la maglia della Roma, dove viene pesantemente contestato dai tifosi per il passato biancoceleste e bianconero. E in curva Sud si forma il “gruppo anti Manfredonia”.


12 – MO JOHNSTON

Con il Celtic arriva in Nazionale. Va in Francia, al Nantes, poi torna in Scozia per giocare coi Rangers. Per ingraziarsi i diffidenti fan dei Gers, dichiara che quella è l’unica squadra in cui ha sempre voluto giocare, scatenando la reazione della tifoseria dei Bhoys per i quali diventa Judas o la “petite merde” per i trascorsi francesi.


11 – JOHAN CRUIJFF

Il tre volte Pallone d’Oro porta l’Ajax sul tetto del mondo e lo lascia per il Barcellona. Poi va a giocare nella Nasl, torna in Spagna nel Levante e quindi si rimette addosso la maglia dell’Ajax. Ma per chiudere la carriera sceglie gli storici rivali del Feyenoord, con i quali vince il suo undicesimo campionato.


10 – VLADIMIR STOJKOVIC

A 17 anni è già nella Stella Rossa, con la quale vince il campionato nel 2005-06. Poi se ne va all’estero, dove passa diversi anni fra Francia, Olanda, Portogallo, Spagna e Inghilterra. A Sudafrica 2010 con la Serbia neutralizza un rigore a Podolski in occasione della gara vinta contro la Germania. Decide di rientrare a Belgrado e firma per il Partizan. Non l’avesse mai fatto: la frangia più estrema dei “deluje”, la tifoseria della Stella Rossa, non glielo perdona e in occasione della partita contro l’Italia a Genova, valevole per le qualificazioni all’Euro 2012, lo aggredisce sul pullman diretto a Marassi. Spaventato e piangente, si rifugia nello spogliatoio degli azzurri.


9 – FULVIO COLLOVATI

Con il Milan, la squadra dove è cresciuto e ha conquistato lo scudetto della stella, disputa e vince il campionato di Serie B 1980-81. Ma nell’estate del 1982, al ritorno dal vittorioso Mondiale di Spagna, non se la sente di giocare nuovamente fra i cadetti, dove il Milan è sprofondato di nuovo. È un Campione del Mondo e vuole rimanere in A. Passa all’Inter fra le furiose polemiche dei sostenitori rossoneri che lo accusano a lungo di tradimento. A vendicarli ci pensa poi Mark Hateley, il centravanti inglese del Milan, che nel derby di andata del campionato 1984-85 lo umilia sovrastandolo di testa, la sua specialità, per realizzare la rete del definitivo 2-1 rossonero.


8 – SOL CAMPBELL

Leader della retroguardia del Tottenham, nei primi mesi del 2001, mentre è ormai in scadenza del contratto, riceve dagli Spurs l’offerta per un sostanzioso prolungamento. Dopo mesi di negoziazione, quando tutto pare risolversi positivamente, il solido centrale di origine giamaicana decide di passare ai nemici dell’Arsenal nonostante l’offerta dei Gunners sia inferiore. Giustifica la scelta dichiarando di voler giocare in una squadra più competitiva per non perdere la Nazionale. È troppo per i tifosi del Tottenham, che da quel momento per loro diventa eternamente “Judas” (Giuda). E il Daily Mail lo mette al primo posto nella lista dei grandi traditori del calcio.


7 – BERND SCHUSTER

Nel 1980, a neppure 21 anni, diventa Campione d’Europa con la Germania e abbandona il Colonia per il Barcellona. Dove diventa un idolo dei catalani che lo chiamano “Ciuster”. In blaugrana vince un campionato, tre coppe nazionali e una Coppa delle Coppe. Dopo otto anni, però, passa agli storici nemici del Real Madrid, dove conquista due campionati e una Coppa del Re. Ma non è finita: nel 1990 si trasferisce all’Atlético, l’altra squadra di Madrid, e pure lì lascia il segno con due Coppe del Re. Nel frattempo a 24 anni aveva abbandonato la Nazionale a causa dei ripetuti disaccordi con la federazione, il Ct Derwall e i compagni Breitner, Stielike e Rummenigge.


6 – CHRISTIAN VIERI

Debutta da professionista nel Torino, ma la Nazionale la raggiunge mentre gioca nella Juventus. Autentico nomade del pallone (sono 12 le squadre In cui milita), trascorre sei stagioni nell’lnter, realizzando ben 103 reti per la Beneamata. Che però lascia nel 2005 per trasferirsi al Milan. Ma la sua esperienza in rossonero dura solo pochi mesi. Decisiva la figuraccia che rimedia nel derby, quando in pieno recupero, su calcio d’angolo, in marcatura su Adriano, viene battuto nello stacco dal brasiliano, che di testa firma il definitivo 3-2 per l’Inter. A gennaio viene sbolognato al Monaco. Viene contestato pesantemente anche quando torna per la terza volta all’Atalanta.


5 – FABIO CANNAVARO

L’Inter lo acquista per 23 milioni di euro dal Parma nel 2002, ma in nerazzurro il suo rendimento è quasi sempre deludente, anche per colpa di qualche infortunio di troppo. Pare ormai in declino. Però nell’estate del 2004 Luciano Moggi lo convince a chiedere il trasferimento alla Juventus e Massimo Moratti, deluso dal suo comportamento, lo cede per 10 milioni di euro, meno della metà di quello che l’aveva pagato. In bianconero il capitano dell’Italia torna il difensore pressoché insuperabile che era a Parma. Vince due scudetti, entrambi cancellati da Calciopoli. La Juve si ritrova in B e lui se ne va al Real MadIrd con la Coppa del Mondo sottobraccio e il Pallone d’oro in arrivo.


4 – ERIC CANTONA

Dopo una controversa carriera in patria, nel 1991 approda in Inghilterra, al Leeds United, con il quale vince subito il campionato. Ma rovina la festa passando al Manchester United, la più grande rivale del Leeds, al punto che i suoi tifosi durante le gare mimano festanti un aereo che cade per ricordare il disastro aereo di Monaco di Baviera del 6 febbraio 1958, dove morirono 23 passeggeri: 8 erano giocatori dello United. Coi Red Devils l’estroso francese gioca fino al 1997, vincendo 4 campionati e diventando l’idolo assoluto dei tifosi, che in un sondaggio del 2001 lo eleggono Calciatore del Secolo della loro squadra. Ma per quelli del Leeds non è altro che un traditore.


3 – ZLATAN IBRAHIMOVIC

Lo svedese di origine bosniaca dopo aver vinto due scudetti con la Juventus, poi cancellati da Calciopoli, lascia la squadra bianconera retrocessa in B per passare all’Inter. All’arrivo a Milano dichiara che da piccolo tifava per la squadra nerazzurra. Gli interisti lo amano subito. Ma dopo tre stagioni con tre scudetti li tradisce passando al Barcellona, dove conta di poter vincere la Champions League. Invece il suo sogno si infrange in semifinale, proprio contro l’Inter, dopo due partite dove combina ben poco. Nonostante la vittoria nella Liga, Guardiola non gli perdona lo smacco europeo e lo lascia partire per Milano, dove atterra però sulla sponda rossonera.


2 – RONALDO

Il brasiliano è uno specialista in trasferimenti “proibiti”. Dal Barcellona passa all’Inter, che dopo un grave infortunio lo cura e lo aspetta. È di nuovo lui quando nel 2002 vince il Mondiale da protagonista, ma lascia i nerazzurri e se ne torna in Spagna per giocare nel Real Madrid. Rimane cinque stagioni, poi è di nuovo in Italia per vestire la maglia del Milan fra l’indignazione di Massimo Moratti. Si infortuna di nuovo, il club rossonero lo scarica e lui se ne va in Brasile ad allenarsi con il Flamengo, la squadra per cui tifava da ragazzo e dove ha più volte dichiarato di voler chiudere la carriera. Ma quando ritrova la condizione firma con il Corinthians. Fenomeno, anche nei tradimenti.


1 – LUIS FIGO

Nel 1995, quando è già un affermato centrocampista dello Sporting Lisbona, il portoghese pare destinato ad approdare nel “campionato più bello del mondo” ma, anche per un’incomprensione con il procuratore José Veiga, la sua firma compare sia sul contratto con il Parma sia su quello con la Juventus. Subisce una sanzione dall’Uefa e un divieto di tesseramento verso club italiani per due anni. Finisce al Barcellona, dove Johan Cruijff lo imposta come esterno di centrocampo. Diventa uno dei migliori specialisti del ruolo e in cinque anni vince due campionati, due Coppe del Re, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Supercoppa di Spagna. Piace a tutti ma dichiara che rimarrà al Barça. Parte per l’Euro 2000 dove trascina il Portogallo in semifinale. Solo un golden gol su rigore di Zidane nei supplementari permette alla Francia di eliminare la Seleção. Poi, durante l’estate, viene annunciato il suo clamoroso passaggio al Real Madrid per l’equivalente di 70 milioni di euro. Per lui un contratto di sei anni a 5 milioni di euro a stagione. Florentino Pérez, neo presidente del Real Madrid, si presenta così. La notizia provoca un grande scalpore. La rivalità tra le due maggiori squadre spagnole, anche per motivazioni politiche (Catalogna contro Castiglia), è accesissima e il passaggio del portoghese al Real viene vissuto dai tifosi del Barca come un vero tradimento. Diventa uno dei calciatori più odiati in Catalogna. I giornali locali stampano copertine con dollari riportanti la faccia di Figo e il titolo “Pesetero!” (amante del denaro). Sulle tribune del Camp Nou compaiono suoi ritratti con la scritta “Judas” e fotomontaggi scabrosi della moglie Helen Swedin, modella svedese. In quei giorni nasce anche un sito web AntiFigo. com, fatto per insultare “Il giuda Figo” (che a fine anno ad ogni modo vincerà il Pallone d’oro). E in occasione del primo Barca-Real di campionato, mentre il portoghese si appresta a battere un calcio d’angolo, dagli spalti i suoi ex tifosi gli lanciano di tutto, compresa una testa di maiale che cade non molto distante da lui. Quattro anni più tardi, all’Euro 2004 dove è impegnato con la Nazionale portoghese, durante una gara entra in campo un tifoso catalano che gli lancia sul viso la bandiera del Barcellona. Il più grande tradimento della storia del calcio non si dimentica tanto facilmente.