10 Champions Underdogs

Al giorno d’oggi vincono sempre le stesse, ma c’è stato un tempo in cui il massimo trofeo europeo regalava esiti imprevisti: ecco una carrellata delle 10 vittorie più sorprendenti.


1967 Celtic

INTER, DOCCIA SCOZZESE

Per la prima volta il trofeo finisce oltre Manica ma non si ferma in Inghilterra: arriva fino a Glasgow grazie al Celtic e a spese di un’Inter giunta ormai alla fine del suo glorioso ciclo. Dei vincitori colpiscono soprattutto le maglie a righe orizzontali bianche e verdi che in televisione paiono però bianche e grigie. Un rigore trasformato da Mazzola dà un precoce vantaggio ai nerazzurri ma la martellante per quanto monotona offensiva scozzese fa capire che la capitolazione è solo questione di tempo. Hanno un gioco rozzo, tipicamente inglese, fatto di lunghi traversoni cui però i nerazzurri faticano sempre più a opporsi. Pareggia Gemmell al 63’ e decide Chalmers a sei minuti dalla fine.


1970 Feyenoord

KINDVALL NELLA SFIDA DEL NORD

Aria d’Olanda sulla Coppa ma le maglie sono quelle del Feyenoord che al secondo turno ha eliminato il Milan detentore, provato dalle sfide contro l’Estudiantes per la vittoriosa Intercontinentale, proprio nell’anno in cui l’epilogo è di nuovo previsto a San Siro. La Fiorentina scudettata cade in semifinale con il Celtic, a dimostrazione che il successo di tre anni prima non era stato un episodio. La finale, agli ordini di Concetto Lo Bello, è molto combattuta e agonisticamente valida. Gemmell, che già aveva segnato all’Inter, porta in vantaggio gli scozzesi, ma in due minuti Israel rimette in pari la situazione. Poi nulla fin quasi alla fine dei supplementari, quando lo svedese Kindvall dà il successo ai tulipani.


1982 Aston Villa

SPINK ENTRA E NON TRADISCE

Caduto il Liverpool nei quarti, l’egemonia inglese (cinque successi di fila) resta affidata ai debuttanti dell’Aston Villa che alla finale arrivano con una sola sconfitta e, soprattutto, appena due gol subiti. Di fronte il Bayern, fino ad allora tre finali e tre successi. Inutile chiedersi da che parte penda la bilancia dei pronostici, tanto più quando i Villans perdono il portiere titolare Rimmer. E invece il sostituto Spinks ferma Rummenigge e soci preservando poi il gol di Withe. La Juventus inciampa ancora al primo turno, questa volta nell’Anderlecht: 3-1 a Bruxelles e solo 1 -1 a Torino con, in totale, ben tre gol di Willy Geurts, poi capocannoniere (con 7 reti) della manifestazione in coppia con Dieter Hoeness del Bayern.


1983 Amburgo

IL CONIGLIO DEL MAGATH

Mai la Juventus si era ritenuta così vicina alla coppa con le orecchie: più o meno manda in campo l’Italia Mundial dell’anno prima con l’aggiunta di Platini e Boniek. In campionato, però, è stata seconda dietro la Roma di Falcao. Alla finale è comunque arrivata in carrozza, con la ciliegina del doppio successo sui campioni in carica dell’Aston Villa nei quarti. Trova l’Amburgo, considerato inferiore ma arrivato ad Atene altrettanto comodamente. Nove anni dopo Belgrado, la partita dura in realtà solo quattro minuti in più: Rep segnò al 5’, Magath, dopo aver passeggiato tra le belle statuine bianconere, al 9’ con un tiro dalla distanza che si infila alla sinistra di Zoff, al pase de adios con la Vecchia Signora.


1986 Steaua Bucarest

DUCADAM PARA IL BARCA

Il Barcellona si ripresenta dopo 10 anni in finale che non si giocherà a casa sua ma nello stesso condominio sì: Siviglia. Che sia la volta buona? Forse, visto che, in semifinale, ha saputo riemergere dallo 0-3 a Goteborg, con un 3-0 casalingo poi santificato ai rigori. Di fronte, la Steaua Bucarest, classica outsider, prima squadra rumena finalista in una coppa europea. I blaugrana non trovano però il filo della partita, ma va detto che Bölöni e soci sanno nasconderlo molto bene. I rigori sono a ciapanò: Ducadam li para tutti e quattro, il dirimpettaio solo due. Il Verona (scudetto) si arrende, una delle due partite a porte chiuse, alla Juventus (detentrice) agli ottavi, che poi trova proprio il Barcellona nei quarti.


1987 Porto

IL TALLONE DA KILLER

Altro giro, altra outsider: tocca al Porto e il Portogallo si riaffaccia all’attico dopo quasi vent’anni. Di fronte si trova il Bayern che marcia alla media di due gol a partita. Neppure i lusitani scherzano, ma ben dieci (9 in un colpo solo) dei 19 centri hanno seppellito i maltesi del Rabat Ajax. Il primo tempo si allinea al pronostico: i bavaresi controllano agevolmente e vanno in vantaggio, ma si fermano a un solo gol. Nella ripresa, le carte volano via: Madjer, Futre e l’ex “italiano” Juary neoentrato, mettono alle corde la difesa tedesca. Prima Juary serve Madjer per un sontuoso pareggio di tacco. Poi, a parti invertite, il gol decisivo. La Juventus non supera gli ottavi, battuta dal Real Madrid ai calci di rigore.


1988 PSV Eindhoven

OLANDESE ALL’ITALIANA

Torna in finale l’Olanda ma con una debuttante che con il calcio olandese, almeno come lo vede l’immaginario popolare, c’entra poco: solamente tre successi su otto incontri e dai quarti in poi ha lucrato sull’1-1 in trasferta contro lo 0-0 casalingo. In questo modo ha saltato prima il Bordeaux e poi il Real Madrid, che un’urna non benevola aveva sputato al primo colpo per l’esordio del Napoli maradoniano: 2-0 in Spagna e solo 1-1 sotto il Vesuvio. Olandesi in finale con il Benfica: partita alla camomilla e supplementari alla valeriana. Ai rigori i portieri sembrano dipinti e segnano tutti, almeno fino al dodicesimo tiro quando Van Breukelen si scuote e si tuffa sulla sua destra per fermare il penalty comunque non entusiasmante di Veloso.


1991 Stella Rossa

BELODEDIC IL TRANSFUGA

Sia pure con una “i” in meno, il difensore nato in una città di confine fra Jugoslavia e Romania è il primo a vincere la Coppa sotto due nazionalità: nell’86 con la Steaua, ora con la Stella Rossa. Brutta la finale contro il Marsiglia, al San Nicola di Bari fresco di realizzazione per Italia 90, decisa ai rigori da un unico errore, quello di Amoros, primo tiratore francese. I francesi erano stati protagonisti dell’eliminazione del Milan nella partita passata alla storia, almeno negli sfottò, come la Coppa dei Lampioni, dopo che Galliani aveva ritirato i rossoneri in seguito a un parziale blackout dell’impianto di illuminazione del Vélodrome. Il Napoli, viceversa, era stato fermato dallo Spartak Mosca al secondo turno.


1993 Marsiglia

BOLI E L’ADDIO DI VAN BASTEN

Formula immutata. Il Milan ora di Capello spadroneggia nei primi due turni e poi nel girone contro IFK Goteborg, Porto e PSV chiudendo a punteggio pieno. Dall’altra parte, mezza tappa di montagna per il Marsiglia contro Rangers, Bruges e CSKA Mosca: passa per un solo punto sugli scozzesi. Partita non entusiasmante con Van Basten, protagonista a suon di gol dell’approdo in finale, ormai pronto alla precoce chiusura della carriera, tanto è vero che sarà questo l’ultimo suo impegno ufficiale. Risolve una precisa incornata di Basile Boli che salta più in alto di tutti e trafigge Rossi sul finire del primo tempo. La coppa viene così alzata da Didier Deschamps, capitano marsigliese, futuro juventino.


2004 Porto

MOURINHO SALE DI GRADO

Dopo la sbornia del torneo precedente, annata quasi da dimenticare per le italiane. Inter e Lazio (arrivata superando il Benfica) non passano la prima fase a gironi, mentre Juventus (doppio 0-1) e Milan (clamoroso ribaltamento in Spagna con un 4-0 dell’1-4 di San Siro), finaliste un anno prima, sbattono in successione (ottavi e quarti) nel Deportivo La Coruna. In semifinale il Depor si deve poi arrendere al Porto di José Mourinho che l’anno prima ha vinto la Coppa Uefa, mentre il Monaco ha ragione del Chelsea. Entrambe provengono da un buon torneo ma i francesi allenati da Deschamps, in pratica, si dimenticano di raggiungere Gelsenkirchen e il successo dei portoghesi non è mai in forse.