Cruijff in Oranje

Ha trasformato una squadra considerata alla stregua del Lussemburgo in termini di calcio internazionale in una delle migliori di tutti i tempi, se non la migliore, e sicuramente la più grande a non aver mai vinto un Mondiale.

Per entrare nel tempio dei più grandi calciatori di sempre, non basta aver brillato con le maglie dei propri club, ma bisogna anche aver lasciato il segno sulla scena internazionale, sfoggiando una lunga carriera in nazionale e conquistando trofei nelle competizioni più ambite. Pelé, per esempio, ha indossato 92 volte la casacca verdeoro del Brasile e ha disputato quattro edizioni dei Mondiali, trionfando in tre di esse. Diego Maradona ha totalizzato una presenza in meno del leggendario brasiliano e ha partecipato anch’egli a quattro Mondiali, vincendone uno solo, nel 1986, quando praticamente guidò da solo l’Argentina alla vittoria. Franz Beckenbauer si è ritirato dopo aver giocato 102 partite con la sua nazionale, ha partecipato a tre Mondiali, sollevando il trofeo nel 1974 in casa, oltre ad aver vinto l’Europeo nel 1972.

Di fronte a questi parametri, come si può considerare alla pari di Pelé, Maradona e Beckenbauer un calciatore che ha giocato:

  • meno di 50 partite con la sua nazionale
  • un solo Mondiale
  • un solo Europeo
  • non ha mai vinto nessun titolo internazionale

La risposta è che il calciatore in questione è Hendrik Johannes Cruijff, meglio conosciuto come Johan Cruijff.

Pelé, Maradona e Beckenbauer hanno avuto il vantaggio di far parte di nazionali che avevano già una storia di successi internazionali, ma quando Cruijff si presentò per la prima volta sul palcoscenico internazionale, il 7 settembre 1966, la nazionale olandese non aveva alcun titolo da vantare. Gli Oranje avevano partecipato solo ai lontanissimi Mondiali del 1934 e del 1938, entrambe le volte senza una vittoria.

7 settembre 1966: il debutto internazionale del giovane Cruijff

In quella partita di settembre 1966, valida per le qualificazioni agli Europei del 1968, Cruijff debuttò con gli Oranje insieme ad altri due futuri protagonisti della Grande Olanda. Uno era il suo compagno di squadra dell’Ajax Piet Keizer, che avrebbe giocato solo una partita nel 1974, lo 0-0 contro la Svezia. L’altro era il capitano del Feyenoord Rinus Israël, che avrebbe fatto solo qualche apparizione partendo dalla panchina.

Cruijff non entrava a far parte di una squadra già rodata e vincente, ma di un gruppo in cerca di identità e successo. Eppure, quando disputò la sua ultima partita con l’Orange solo otto anni dopo, la squadra olandese aveva nel frattempo raggiunto una finale al Mondiale 1974, un terzo posto agli Europei 1976, ed era in corsa per partecipare al Mondiale 1978. Ma aveva soprattutto conquistato il mondo con il suo stile di gioco rivoluzionario e spettacolare. Dopo il suo addio al calcio internazionale nell’ottobre 1977, gli Oranje avrebbero dovuto aspettare altri dodici anni per tornare sul palcoscenico dei Mondiali.

Cruijff segnò il suo primo gol con la maglia arancione sette minuti dopo l’inizio del secondo tempo nella partita contro l’Ungheria allo Stadion de Kuip di Rotterdam, portando gli olandesi sul 2-0. Ma, come era tipico degli Oranje di allora, due reti negli ultimi minuti degli avversari gli impedirono di festeggiare la vittoria al debutto.

Cruijff espulso alla sua seconda presenza in Nazionale

Il tecnico tedesco Georg Keßler, che guidava la squadra, decise poi di lasciare fuori il giovane Cruijff dalla partita successiva, una sconfitta per 2-1 in un’amichevole contro l’Austria. Tornò in campo per un’altra amichevole contro la Cecoslovacchia nel novembre dello stesso anno, ma al 76’ entrò nella storia come il primo olandese a essere espulso in una partita con gli Oranje. Questo gli valse una squalifica da parte della KNVB, fatto che lo fece infuriare non poco: non sarebbe stato l’ultimo scontro tra lui e le autorità calcistiche olandesi.

Un gol all’esordio e poi un’espulsione alla seconda partita e già la carriera internazionale di Cruijff si preannunciava ricca di emozioni, sfide e polemiche. Non fu l’unico artefice della straordinaria ascesa degli Oranje, ma in 42 partite dimostrò di essere un genio, un leader e un ribelle, in parti uguali. Era lui il faro che illuminava la squadra.

Cruijff era un ragazzo prodigio, ma solo quando venne preso da Michels sotto la sua ala, il suo genio calcistico si manifestò in tutta la sua gloria. L’inglese Buckingham, che lo aveva lanciato nell’Ajax, si era limitato a definirlo tutt’al più “un ragazzo utile”, ma il suo successore seppe valorizzare il suo talento unico e portarlo al successo prima con il club di Amsterdam e poi con il Barcellona. Cruijff divenne così il leader indiscusso degli Oranje, ma anche una personalità ingombrante e difficile da gestire in un gruppo.

Febbraio 1972: Cruijff, la moglie con la primogenita Chantal e l’allenatore Fadrhonc all’aeroporto di Schiphol di ritorno da una trasferta in Grecia

La strada verso gli Europei del 1968 si interruppe e l’ennesima delusione arrivò con il pareggio casalingo per 1-1 contro la Bulgaria il 27 ottobre 1969, in una partita in cui Cruijff non era presente. L’Olanda dovette così rinunciare anche al sogno di andare in Messico l’anno successivo e Keßler fu esonerato. Al suo posto arrivò il tecnico di origine cecoslovacca Fadrhonc.

Dopo un periodo di lontananza dalla nazionale, Fadrhonc richiamò Cruijff per l’amichevole contro la Romania il 2 dicembre 1970, e fu ripagato con una doppietta. Nel frattempo anche le speranze olandesi di qualificarsi per gli Europei del 1972 erano compromesse dopo il pareggio interno contro la Jugoslavia e la sconfitta in trasferta contro la Germania Est. Nella partita di qualificazione successiva Cruijff realizzò un’altra doppietta nella goleada contro il Lussemburgo, prima di saltare nuovamente la sfida decisiva a Spalato, dove l’Olanda aveva bisogno almeno di un pareggio per tenere vive le flebili speranze. Alla fine del girone, gli olandesi finirono a due punti dalla Jugoslavia, ma la KNVB decise di confermare comunque Fadrhonc al timone nel cammino verso i Mondiali 1974.

2 dicembre 1970: Olanda-Romania 2-0

Nel frattempo l’Ajax era esploso a livello internazionale trionfando due volte in Coppa dei Campioni e Cruijff era diventato il simbolo e il maestro del totalealvoetbal, il calcio totale che dominava sia con i club che con la nazionale. Il biennio che portava al Mondiale 1974 era iniziato a maggio 1972 con una goleada per 5-0 in Grecia, dove Cruijff aveva siglato una doppietta, e proseguito con altre due amichevoli vinte, 3-0 al Perù e 2-1 in trasferta contro la Cecoslovacchia, sempre con Cruijff a sbloccare il risultato.

Il girone di qualificazione si preannunciava come uno scontro diretto con il Belgio per l’unico posto disponibile, con Norvegia e Islanda a fare da comparse. Le due rivali arrivarono all’ultima giornata di qualificazioni alla pari, avendo vinto tutte le partite con Norvegia e Islanda e pareggiato a reti bianche nello scontro diretto del novembre 1972 ad Anversa. Il Belgio aveva realizzato 12 reti in tutto senza subirne alcuna mentre l’Olanda era stata più prolifica con 24 reti contro le sole 2 subite.

Con il capitano del Belgio Van Himst nella sfida finale per l’accesso ai Mondiali 1974

Il 18 novembre 1973, data della sfida finale, sarebbe quindi bastato un pareggio agli oranje per tornare a un Mondiale dopo 36 anni. Ad Amsterdam il match fu tiratissimo e, nonostante un gol belga annullato per un fuorigioco molto dubbio all’ultimo minuto, il pareggio arrivò e l’Olanda si qualificò per i Mondiali per la prima volta dal 1938.

Cruijff era stato il protagonista assoluto della qualificazione, con sette gol in sei partite. Fu per sua volontà che la KNVB licenziò Fadrhonc, nonostante fosse stato il primo allenatore dell’Olanda a portare la sua nazionale alla finale di un torneo importante dal dopoguerra. Al suo posto arrivò il fidato Michels, vecchio mentore di Cruijff, richiamato temporaneamente dal Barcellona. Ma prima del Mondiale, Cruijff aveva ancora molte altre pretese da esaudire…

Jan van Beveren si era guadagnato il ruolo di portiere titolare indiscusso, finché un infortunio sul finire della stagione non lo costrinse a saltare le ultime partite di qualificazione, lasciando spazio a Schrijvers. Van Beveren era uno dei migliori estremi difensori d’Europa e, una volta recuperato dall’infortunio, sembrava scontato il suo rientro in nazionale per i Mondiali, ma un diverbio con Michels lo relegò fuori rosa.

Sessioni di allenamento della nazionale olandese, agosto 1973

Schrijvers appariva come il beneficiario di questa situazione, ma secondo alcune fonti Cruijff avrebbe spinto per la convocazione di un altro portiere, ritenuto più adatto alla filosofia del totalealvoetbal, Jan Jongbloed. Il 33enne portiere dell’FC Amsterdam vantava solo 5 (cinque) minuti di esperienza internazionale, accumulati dodici anni prima entrando dalla panchina – e per giunta subendo un gol in quel breve lasso di tempo. Tuttavia, con Cruijff come principale sostenitore, la sua candidatura ebbe ovviamente la meglio e, a onor del vero, il veterano con il numero 8 alle spalle, non deluse le aspettative, incassando solo una rete, frutto di un autogol di Krol nel finale contro la Bulgaria con la partita già in cassaforte, prima della Finale quando forse emersero alcuni dei suoi limiti.

Cruijff fu anche il protagonista delle tensioni tra la squadra e la KNVB riguardo ai bonus da pagare e alla decisione di indossare le maglie fornite dall’Adidas, che sfoggiavano il loro celebre logo a tre strisce in nero sulle maniche delle maglie arancioni. Cruijff era sponsorizzato dal rivale storico dell’Adidas, la Puma e si rifiutò di vestire il modello che era stato pattuito nel contratto dalla KNVB. Inizialmente la Federazione rimase irremovibile, sostenendo che la scelta spettava a loro, non ai giocatori. Cruijff replicò accettando questo punto, ma ribatté sostenendo che il valore era dato dalla sua testa che spuntava dalla parte superiore della maglia. Alla fine si raggiunse un compromesso: una versione speciale a sole due strisce fornita per Cruijff.

L’iconica maglia numero 14 a due strisce Adidas

Se a questo punto qualcuno aveva ancora dei dubbi su chi fosse il leader di quel gruppo di fuoriclasse, la numerazione delle squadre per il torneo raccontava una storia eloquente. I numeri furono assegnati ai giocatori in ordine alfabetico. L’unica eccezione fu naturalmente per Cruijff, a cui fu concesso di mantenere il suo amato numero 14. Per molti osservatori, gran parte di tutto questo poteva sembrare un eccesso di accondiscendenza verso un ego smisurato, ma la prestazione di Cruijff in Germania avrebbe giustificato tutto ciò.

Nel primo incontro con l’Uruguay, orchestrò l’offensiva olandese con Johnny Rep, autore di una doppietta, sugli scudi. Quattro giorni dopo, l’unico intoppo nella corsa olandese verso la finale fu quando una Svezia agguerrita e ben preparata fermò gli arancioni sullo 0-0. Fu in questa partita, però, che Cruijff mostrò la mossa che avrebbe portato il suo nome nell’eternità. Per cercare di disorientare la retroguardia svedese, Cruijff si alternava spesso sul lato sinistro dell’attacco olandese, lasciando spazio a Rep per convergere al centro. Quando Rep gli fornì un altro pallone largo a metà del primo tempo, il disorientamento non fu certo una parola abbastanza forte per descrivere ciò che stava per succedere. Cruijff finse di passare la palla con il piede destro, ma poi la trascinò indietro con la parte interna dello stesso piede girandosi di 180 gradi, lasciando Jan Olsson stordito come una vittima in un trucco di magia. Era nato il “Cruijff turn”, uno dei momenti più iconici della storia del calcio.

Se la partita della Svezia era stata di eleganza, ma non di splendore, quella mancanza fu colmata nella partita successiva con un facile 4-1 sulla Bulgaria, che qualificò gli olandesi alla seconda fase. Qui, la prima partita accoppiò gli olandesi con l’Argentina, e Cruijff segnò una doppietta in un 4-0 devastante, con i sudamericani che avrebbero potuto essere seppelliti sotto sette o otto gol se gli Oranje avessero avuto la voglia di spingere ancora. Il suo primo gol rappresenta una meravigliosa combinazione di genio atletico e equilibrio da ballerino: raccolto al volo un passaggio di Van Hanegem, il Papero d’Oro dribblava il portiere e spingeva la palla in rete. Molto probabilmente il momento più affascinante dell’intera esaltante esibizione di Cruijff in Germania.

Una facile vittoria per 2-0 permise poi agli olandesi di superare la Germania Est e affrontare il Brasile. Quattro anni prima, la Seleção aveva prodotto pura magia vincendo i Mondiali del 1970. Questa squadra portava lo stesso nome, ma certamente non la stessa etica calcistica. In Germania gli uomini di Zagallo rinunciarono all’estro e allo stile, impiegando muscoli e fisicità. Alla fine, però, la “bella” ebbe la meglio sulla “bestia”, e il gol di Cruijff che sigillò la vittoria al 65’ non fu altro che l’ennesimo capolavoro di atletismo e grazia.

La splendida rete contro il Brasile

Così si arrivò all’atto finale. Una sfida in cui Cruijff avrebbe dovuto essere il direttore di un’orchestra che intonava melodie celesti, facendo danzare i tedeschi al ritmo incalzante. E invece, pur essendo una formazione di talento straordinario, gli Oranje persero la bussola dilapidando il vantaggio iniziale.

Un classico della parabola del calcio olandese con Cruijff: affascinava, rapiva ed emozionava tutti gli amanti del pallone, ma le loro ali di cera si fondevano mentre si avvicinavano troppo al sole. La Germania Ovest alzò il trofeo, ma gli Oranje di Cruijff conquistarono il cuore di tutti gli appassionati di calcio.

Vogts, Beckenbauer e Cruijff nella finale di Monaco 74

Michels se ne andò dopo il Mondiale, lasciando il posto al poco noto e ancor meno stimato allenatore George Knobel. Sembrava una scelta bizzarra passare da un maestro a uno che aveva guidato al massimo l’MVV Maastricht, una squadra di media classifica, prima di prendere le redini dell’Ajax di Ștefan Kovács. La sua avventura ad Amsterdam durò solo una stagione prima di essere cacciato.

Fu una nomina insolita e se possibile non fece altro che accrescere l’influenza di Cruijff in nazionale. Knobel fu ostaggio di Cruijff, costretto a soddisfare i suoi umori e desideri, o a rischiare di perdere la più grande risorsa della squadra.

Un episodio emblematico della questione si verificò prima della sfida di qualificazione agli Europei 1976 contro la Polonia. A quel punto, Neeskens aveva raggiunto Cruijff a Barcellona e i due ottennero il permesso di presentarsi in ritardo agli allenamenti per via del viaggio più lungo. Ma da un dito si passò alla mano e, in una circostanza scandalosa, Cruijff si fece attendere dopo, a quanto pare, aver accompagnato la moglie a comprare delle scarpe a Milano. Mentre lui e Neeskens facevano il loro ingresso tardivo alla seduta di preparazione per l’importante match contro i polacchi, Van Beveren o Willy van der Kuijlen, a seconda delle fonti, esclamarono “Eccoli qui i re di Spagna”. Non si sa se Cruijff sentì il commento o se gli fu riferito dopo. Di fatto, pose un ultimatum a Knobel: o se ne andavano Van Beveren e Van der Kuijlen, oppure se ne andava lui. Come era prevedibile, Knobel cedette e la coppia abbandonò il ritiro. Van der Kuijlen avrebbe poi fatto ritorno in squadra, ma l’allontanamento del portiere si protrasse molto più a lungo. Dal canto suo, Cruijff offrì in risposta una prestazione magistrale e gli olandesi vinsero 3-0. Sarebbe stato lo stesso se Knobel avesse appoggiato Van Beveren e Willy van der Kuijlen e avesse lasciato andare Cruijff? È una domanda che merita una riflessione…

Il cecoslovacco Ondrus e Cruijff nella sfortunata semifinale di Euro 1976

Fu un’esperienza breve e amara quella degli Oranje al Campionato Europeo in Jugoslavia, con la fase finale allora ridotta a quattro squadre. Knobel aveva perso la fiducia e il rispetto della squadra e la semifinale contro la Cecoslovacchia sarebbe stata la sua ultima partita. Cruijff era infortunato e, in una notte umida e ventosa, l’Olanda vide Neeskens e Van Hanegem espulsi e fu eliminata dopo una prestazione triste e deprimente. Erano partiti come favoriti, ma questo appellativo non si addice mai agli Oranje e raramente presagisce il successo.

Non c’era tempo per piangersi addosso però. Knobel fu messo rapidamente da parte e la KNVB nominò Jan Zwartkruis al suo posto con le qualificazioni per il Mondiale del 1978 in arrivo già a settembre 1976. In un girone con il solito Belgio, Irlanda del Nord e Islanda, l’Olanda si qualificò facilmente vincendo cinque delle sei partite. Riconoscendo la qualità di Van Beveren, il nuovo allenatore cercò di reintegrarlo nella squadra con un trucco: convocandolo ma non facendolo giocare nella speranza che una rinnovata familiarità potesse favorire una riconciliazione con Cruijff.

Non andò così. Stufo di non essere scelto per giocare, Van Beveren rinunciò alle convocazioni e si ritirò ufficialmente dal calcio internazionale. Solo 32 presenze per gli Oranje, un numero scandalosamente basso. Se il merito fosse stato l’unico criterio, quel numero sarebbe sicuramente raddoppiato. Così Van Beveren si perse il Mondiale del 1978 come, ironia della sorte, se lo perse anche Cruijff.

L’ultima partita di Cruijff in nazionale: Olanda-Belgio 1-0

Il 26 ottobre 1977, Cruijff partecipò all’importante vittoria per 1-0 sul Belgio che completò il programma di qualificazione ai Mondiali 1978. Pochi lo sapevano all’epoca, ma sarebbe stata la sua ultima partita per la nazionale. Sei settimane prima, Cruijff era seduto a casa sua a Barcellona a guardare la televisione quando, quello che sembrava un corriere, si presentò alla sua porta. In realtà, l’identità del visitatore era diversa. Cruijff e la sua famiglia erano stati presi di mira da una banda criminale che voleva rapire la star del Barcellona e dell’Olanda. Fortunatamente, dopo che Cruijff e sua moglie furono legati, lei riuscì a scappare e a dare l’allarme facendo fuggire i rapitori. Il trauma però sarebbe durato molto più a lungo.

L’idea di lasciare la sua famiglia e partire per il Mondiale in Argentina fu una scelta troppo pesante per Cruijff, che decise di dire addio al calcio internazionale. Molti tentarono di convincerlo a cambiare idea, ma lui rimase irremovibile. Senza svelare la vera ragione della sua decisione – la polizia spagnola gli aveva consigliato di tacere sull’accaduto, per non incoraggiare emulazioni – non fece marcia indietro. La carriera internazionale di Johan Cruijff si era così definitivamente conclusa.

48 presenze e 33 reti: questo lo straordinario score in Nazionale Oranje

Se si volesse dimostrare l’influenza di Cruijff sulla nazionale arancione, basterebbe guardare le sue vicende prima del suo arrivo, l’ascesa spettacolare durante la sua militanza, e il rapido successivo declino. Trentotto anni di assenza dai Mondiali furono interrotti da due qualificazioni consecutive in un arco di quattro anni, entrambe guidate dal carismatico numero 14. Dopo il 1978, bisognerà aspettare fino al 1990 per rivedere gli Oranje al Mondiale.

Pelé, Maradona, Beckenbauer vinsero molti più trofei di Cruijff nelle loro carriere internazionali. Ma nessuno di loro potrebbe dire di aver trasformato una squadra considerata alla stregua del Lussemburgo in termini di calcio internazionale in una delle migliori di tutti i tempi, se non la migliore, e sicuramente la più grande a non aver mai vinto un Mondiale.

CRONOLOGIA PRESENZE IN NAZIONALE

DataPartitaCompetizione
07/09/66Olanda – Ungheria 2–2Qual. Euro 1968
06/11/66Olanda – Cecoslovacchia 1–2Amichevole
13/09/67Olanda – Germania Est 1–0Qual. Euro 1968
04/10/67Danimarca – Olanda 3–2Qual. Euro 1968
01/11/67Olanda – Jugoslavia 1–2Amichevole
01/05/68Polonia – Olanda 0–0Amichevole
26/03/69Olanda – Lussemburgo 4–0Qual. Mondiali 1970
07/09/69Polonia – Olanda 2–1Qual. Mondiali 1970
05/11/69Olanda – Inghilterra 0–1Amichevole
14/01/70Inghilterra – Olanda 0–0Amichevole
02/12/70Olanda – Romania 2–0Amichevole
24/02/71Olanda – Lussemburgo 6–0Qual. Euro 1972
10/10/71Olanda – Germania Est 3–2Qual. Euro 1972
17/11/71Lussemburgo – Olanda 0–8Qual. Euro 1972
01/12/71Olanda – Scozia 2–1Amichevole
16/02/72Grecia – Olanda 0–5Amichevole
03/05/72Olanda – Perù 3–0Amichevole
30/08/72Cecoslovacchia – Olanda 2–1Amichevole
01/11/72Olanda – Norvegia 9–0Qual. Mondiali 1974
19/11/72Belgio – Olanda 0–0Qual. Mondiali 1974
02/05/73Olanda – Spagna 3–2Amichevole
22/08/73Olanda – Islanda 5–0Qual. Mondiali 1974
29/08/73Islanda – Olanda 1–8Qual. Mondiali 1974
12/09/73Norvegia – Olanda 1–2Qual. Mondiali 1974
10/10/73Olanda – Polonia 1–1Amichevole
18/11/73Olanda – Belgio 0–0Qual. Mondiali 1974
27/03/74Olanda – Austria 1–1Amichevole
26/05/74Olanda – Argentina 4–1Amichevole
15/06/74Uruguay – Olanda 0–2Mondiali 1974 – 1º turno
19/06/74Olanda – Svezia 0–0Mondiali 1974 – 1º turno
23/06/74Bulgaria – Olanda 1–4Mondiali 1974 – 1º turno
26/06/74Olanda – Argentina 4–0Mondiali 1974 – 2º turno
30/06/74Germania Est – Olanda 0–2Mondiali 1974 – 2º turno
03/07/74Olanda – Brasile 2–0Mondiali 1974 – 2º turno
07/07/74Olanda – Germania Ovest 1–2Mondiali 1974 – Finale
04/09/74Svezia – Olanda 1–5Amichevole
25/09/74Finlandia – Olanda 1–3Qual. Euro 1976
20/11/74Olanda – Italia 3–1Qual. Euro 1976
10/09/75Polonia – Olanda 4–1Qual. Euro 1976
15/10/75Olanda – Polonia 3–0Qual. Euro 1976
25/04/76Olanda – Belgio 5–0Qual. Euro 1976
22/05/76Belgio – Olanda 1–2Qual. Euro 1976
16/06/76Cecoslovacchia – Olanda 3–1dtsEuro 1976 – semifinale
13/10/76Olanda – Irlanda del Nord 2–2Qual. Mondiali 1978
09/02/77Inghilterra – Olanda 0–2Amichevole
26/03/77Belgio – Olanda 0–2Qual. Mondiali 1978
12/10/77Irlanda del Nord – Olanda 0–1Qual. Mondiali 1978
26/10/77Olanda – Belgio 1–0Qual. Mondiali 1978