Quando le “merengues” potevano essere fatte… viola

Ricordiamo uno dei momenti più gloriosi della storia della Fiorentina: la finale di Coppa dei Campioni 1956/57, persa con onore contro il Grande Real Madrid.

Forse non solo la storia viola sarebbe cambiata con un risultato più consono all’andamento del gioco in campo, il 30 maggio 1957. Il calcio italiano era sotto shock dopo due micidiali batoste: la Nazionale aveva subito un umiliante 1-6 a Zagabria dalla Jugoslavia per la Coppa Internazionale e due settimane dopo le aveva buscate per 0-3 a Lisbona dal Portogallo per le qualificazioni ai Mondiali (che infatti avremmo poi mancato).

Era giocoforza pensare che la Fiorentina guidata da Fulvio Bernardini, approdata al cospetto dei “mostri” del Real Madrid, avrebbe potuto uscire con le ossa rotte dal confronto. Invece, i viola meritarono di più della secca sconfitta finale (2-0 per le merengues), maturata grazie al poderoso aiuto dell’arbitro. Per celebrare l’evento, niente di meglio che rileggere ciò che a commento scrissero due commentatori prestigiosi. Ecco Vittorio Pozzo, l’anziano ex Ct campione del mondo, opinionista del “Calcio e Ciclismo Illustrato”:

«L’undici toscano ha perduto, e la cosa in sé era prevista e non meravigli. Ma ha perduto con dignità, è caduto in piedi. Ha fornitor la dimostrazione di cui avevamo bisogno, che si può perdere giuocando bene, che il voler sapere giuocare ha una sua importanza che sta alla base del giuoco – e nello stesso tempo alla base del significato morale della vita. La Fiorentina è stata sfortunata. Il risultato della partita è stato determinato da un calcio di rigore che aveva ed ha avuto in sé tutti i crismi della irregolarità. Innanzi tutto, uno dei guardalinee neutrali segnalò ripetuta-mente con la bandierina il fuori giuoco di Mateos, proprio all’inizio dell’azione decisiva. Poi, al momento di essere interpellato dall’arbitro, egli si rimangiò la propria segnalazione. In secondo luogo il fallo di Magnini su Mateos fu commesso fuori area. Il fatto che lo spagnolo sia volato a tuffo all’intento dell’area non ha nessuna importanza. In complesso, però, il fatto fu irregolare di cima in fondo: nella motivazione e nella esecuzione. Ed esso fu anche decisivo. Perché la seconda rete del Madrid venne subito dopo la prima, al momento in cui la Fiorentina, per risalire c per ritornare al pareggio, era per forza costretta a scoprirsi. Senza la prima rete, forse non si sarebbe arrivati alla seconda. La Fiorentina ha giuocato a Madrid quella che pare, a noi, essere stata la sua migliore partita della stagione».

Sullo “Sport Illustrato” l’inviato Angelo Rovelli confermava:

«Gli sportivi spagnoli si sono ampiamente ricreduti sul calcio italiano nell’assistere all’incontro di finalissima tra Real Madrid e Fiorentina valevole per la Coppa dei Campioni. Gli sportivi spagnoli hanno potuto apprezzare il gioco dei viola e gli sportivi italiani presenti hanno finalmente gioito, se non per una vittoria, certamente per il brillantissimo comportamento dell’undici di Bernardini. È stato in verità una specie di colpo a sorpresa. Il calcio italiano, umiliato attraverso le prove negative e recenti della Nazionale, si presentava al Chamartin come un parente povero. La Fiorentina, si pensava, le buscherà di santa ragione da questi fenomeni del calcio europeo guidati da Di Stefano. Sul campo, invece, tra lo stupore e l’ammutolimento di centotrentamila spettatori, ecco la Fiorentina farsi non solo rispettare, ma puranco temere. Il primo tempo dei giocatori italiani rimarrà indelebile nella nostra memoria. Da anni non era dato ammirare un nostro undici giostrare da pari a pari con un complesso della forza e del valore consacrato del Real Madrid. Da tempo la Fiorentina non ci offriva uno spettacolo cosi delizioso di gioco. A parte il blocco difensivo, veramente ineguagliabile, c’era da rimanere sorpresi per la disinvoltura con la quale gli attaccanti vada operavano in area di rigore madrilena. Nel giro di otto minuti. Virgili e compagni hanno avuto sul piede per due volte la palla del gol. La Fiorentina è stata battuta ingiustamente da un madornale svariente arbitrale e da un equivoco intervento di un segnalinee. Quando l’interno destro Mateos scattò su lancio di Kopa, al 24’ della ripresa, egli era in fuori gioco tanto netto che il segnalinee subito sbandierò e i difensori viola si fermarono. L’arbitro invece fece cenno di proseguire e allora sul fuggente Mateos, Magnini arrivò a mettere il piede ma provocò il rigore».

Fu una sconfitta ingiusta. La Fiorentina avrebbe forse tratto da un clamoroso successo la spinta mentale per rompere l’assedio dei secondi posti in campionato (quattro consecutivi ne avrebbe collezionato, dal 1957 al 1960): il mito del Real non avrebbe raggiunto, senza le cinque Coppe consecutive, i livelli assoluti che ancora oggi resistono. E il calcio italiano forse sarebbe riuscito a vincere qualche complesso di inferiorità e magari a evitare lo scivolone della mancata qualificazione ai Mondiali I958.

FINALE 30 maggio 1957, Stadio Bernabéu, Madrid, Spagna
REAL MADRID – FIORENTINA 2-0
Reti
: 69′ Di Stefano (RM), 76′ Gento (RM)
REAL MADRID: Juan Alonso; Manuel Torres, Marcos ‘Marquitos’ Alonso, Rafael Lesmes, Miguel Muńóz (c), José María Zárraga, Raymond Kopa, Enrique Mateos, Alfredo di Stéfano, José Héctor Rial, Francisco Gento. CT: José Villalonga
FIORENTINA: Giuliano Sarti; Ardico Magnini, Alberto Orzan, Sergio Cervato (c), Aldo Scaramucci, Armando Segato, Júlio ‘Julinho’ Botelho, Guido Gratton, Giuseppe Virgili, Miguel Montuori, Claudio Bizzarri. CT: Fulvio Bernardini
Arbitro: Leopold Sylvain Horn (Olanda)