1899: OLYMPIQUE MARSIGLIA

Tra le squadre transalpine nate a fine ottocento, l’O.M. è quella che ha vinto di più: 9 campionati, 10 coppe nazionali e una Coppa dei Campioni. Oltre a questo, le sue vicissitudini, i suoi campioni, i suoi alti e bassi hanno trasformato la sua storia in una leggenda senza pari che tutt’oggi affascina i francesi e, soprattutto, i suoi calorosissimi tifosi che stipano sempre il Vélodrome (60.000 posti). L’Olympique per la città di Marsiglia non è solo una squadra di calcio: nelle sue vittorie si è sempre letto il riscatto della periferia rispetto alle grandi città e alle forti squadre del Nord del Paese.

Niente si sa della sua fondazione, a parte che nacque nel 1899: molto probabilmente su impulso inglese. Può apparire blasfemo per un francese pensare che il calcio sia stato portato in Francia dagli amici-nemici d’Oltremanica, ma i britannici hanno esportato il football in tutto il mondo e proprio questa parola, football, è l’unico inglesismo che i francesi sembrano aver adottato. Dell’Olympique si inizia a sentir parlare nel 1924, quando guidata dai nazionali Edouard Crut e Jean Boyer vince la Coppa di Francia superando per 3-2 il Séte. In quegli anni la squadra con la casacca tutta bianca (sembra quella del Real Madrid) vince altre due coppe (‘26 e ‘27) grazie anche a Jules Dewaquez, ala destra di grande talento che tra il 1921 e il 1930 veste ben 41 volte la maglia della Nazionale.

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9 maggio 1926, i Marsigliesi vincono la seconda Coppa di Francia

Nel 1932 l’Olympique passa al professionismo e iniziano ad arrivare in riva al Mediterraneo i primi stranieri come lo svizzero Bruhin, l’austriaco Eisenhofer e l’ala sinistra ungherese Ferenc Kohut. Insieme al portiere Laurent Di Lorto e all’interno destro Pepito Alcazar la squadra vince un’altra coppa nel 1935 e due anni dopo arriva il primo titolo grazie alla differenza reti sul Sochaux. Quell’impresa è targata anche Mario Zatelli, capocannoniere con 28 reti e futuro allenatore dell’OM negli anni Sessanta. Intanto nella formazione si inseriscono giocatori provenienti dall’Africa del Nord, tra questi Larbi Ben Barek che diventa subito la “perla nera”, portando il Marsiglia a vincere la sua quinta Coppa di Francia contro il Metz.

Nel 1948, dopo la ricostruzione del dopoguerra, la squadra conquista il secondo titolo nazionale. Poi, sarà digiuno fino al ‘71. Nel 1954 il Marsiglia arriva in finale di Coppa di Francia, ma contro c’è il Nizza di Just Fontaine e il gol di Andersson nulla può contro le reti di Nuremberg e Carniglia. Nel 1959 arriva addirittura l’onta della retrocessione in Seconda divisione. Dieci anni di titubanze, il ritorno nella massima serie e ancora una vittoria in coppa, alla quale però non seguirà una brillante avventura europea: per quella bisognerà attendere ancora molto.

È il 1969 quando l’O.M. vince la sua settima coppa battendo in finale il Bordeaux. Un ottimo trampolino di lancio che spinge il presidente del sodalizio francese, Marcel Leclerc, a rinforzare la squadra capace di vincere ben due titoli nazionali consecutivi (‘70-71 e ‘71-72) e l’ottava Coppa di Francia (1972). Artefici di quelle splendide vittorie: il portiere Georges Arnus, il difensore Bernard Bosquier e i centrocampisti Jacky Novi, Gilbert Gress e Joseph Bonnel. Insieme a questi la grande ala destra svedese Roger Magnusson (prestato dalla Juventus) e il bomber jugoslavo Josip Skoblar che segnò la bellezza di 100 reti in tre stagioni consecutive, dal ‘71 al ‘73. Il 19 luglio del 1972, al termine di questo breve ma intenso ciclo dell’Olympique, la società biancazzurra subisce il suo primo grande tracollo. Il presidente Leclerc viene dimissionato dal Comitato direttivo del Marsiglia con l’accusa di aver gestito la squadra con poca trasparenza. Nel 1976 arriva la nona coppa, nel ‘79-80 una nuova retrocessione.

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Trio meraviglie: Magnusson, Gress e Skoblar

Ma la leggenda di questo club è costellata da continui alti e bassi. Una squadra che a volte è sembrata dannata, come spesso dannate sono le vite degli immigrati che vivono nelle città francesi. Tanto più in una città di mare come Marsiglia, grande porto del Mediterraneo, congiunzione tra l’Europa e l’Africa, tra la Francia e le province dell’impero. Intanto i migliori giocatori se ne vanno; sono gli anni di Michel Platini, del Nancy e del Saint Etienne, dell’emergente PSG e del Bordeaux. Ma l’OM inizia piano piano a risalire dai bassifondi fino alla promozione in D1 nel 1983-84 dopo una strepitosa stagione e il primo posto in campionato. Vestono la gloriosa maglia anche attaccanti come l’olandese Tscheu La Ling e l’inglese Cunningham, ma entrambi sono a fine carriera e poco possono per la causa marsigliese.

La grande svolta nel 1986 con la presidenza di Bernard Tapie, politico rampante, socialista quando Mitterand è il grande padre della Francia. Curioso che proprio nello stesso anno Silvio Berlusconi diventi presidente del Milan: stesse radici politiche, stesse ambizioni, diversa l’ascesa e le vittorie. Le due squadre si incroceranno più di una volta nelle edizioni della Coppa dei Campioni e sempre a vantaggio dei francesi. Tapie si affida al Ct campione d’Europa Hidalgo e ai vari Giresse, K. Forster, Sliskovic e Jean-Pierre Papin che sarà anche una stella del Milan di Fabio Capello.

La lotta interna è contro Bordeaux e Monaco, ma l’OM riesce a ingaggiare calciatori del calibro di Amoros, Francescoli, Cantona, Sauzée, Abedi Pelé e primeggia per un quinquennio in Francia e in Europa. Nel 1989 arrivano coppa e campionato; alla fine dell’era Tapie i titoli conquistati saranno ben 4 (tutti consecutivi: ‘89, ‘90, ‘91 e ‘92), ovvero la metà dell’intero bottino del Marsiglia in centouno anni di storia. In tutto questo una semifinale di Coppa dei Campioni persa contro il Benfica nel 1990 (che sarà battuto dal Milan nella finalissima), una finale di Coppa dei Campioni persa contro la Stella Rossa ai rigori nel 1991 e la grande vittoria sul Milan di Fabio Capello nel 1993.

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Il Marsiglia campione d’Europa 1993

Il 26 maggio, a Monaco di Baviera, c’è il meglio del calcio europeo. È una partita strana, i rossoneri sono favoriti ma sembrano non riuscire a prendere in mano la gara mentre i francesi vengono avanti a folate e al 43’ su calcio d’angolo il difensore Boli incorna di testa con rara potenza e precisione, Rijkaard non riesce a contrastare in volo, mentre Franco Baresi ostacolato dal compagno resta immobile, così come Lentini e Sebastiano Rossi che raccoglie la palla in fondo alla rete. La partita, in pratica, termina qui. Alla fine sarà il capitano Deschamps ad alzare la prima e agognata Coppa dei Campioni. Questo l’undici marsigliese: Barthez, Angioma, Di Meco, Boli, Sauzée, Desailly, Eydelie, Boksic, Vóller, Pelé e Deschamps, allenatore il “santone” Goethals. Quella che doveva essere la rivincita del Milan si traduce in un nuovo smacco. Due stagioni prima infatti i rossoneri avevano incontrato l’OM nei quarti di finale. Nella partita di ritorno era successo di tutto: il famoso lampione che si spegne all’87’, con l’OM in vantaggio, la protesta di Galliani e Sacchi che ritirano la squadra dal campo, con un gesto antisportivo. Alla fine sarà dannato anche l’Olympique, battuto in finale dalla Stella Rossa.

La bancarotta di Bernard Tapie riporta l’OM nella tempesta (retrocessione d’ufficio nel 1994 e immediata risalita in Ligue), da cui la risolleva Louis Dreyfus, che allestisce di nuovo una grande squadra, ingaggiando tra gli altri anche Fabrizio Ravanelli. Il ritorno di Dechamps in panchina porta un insperato titolo nel 2009/10 ma è un fuoco di paglia. La vera gloria, comunque, resta un ricordo di ieri.