GROSICS Gyula: la rivoluzione della Pantera Nera

Una delle star della Squadra d’Oro degli anni Cinquanta, è stato il più grande portiere ungherese di tutti i tempi, interpretando il suo ruolo come pochi avevano fatto prima.

Nonostante la sua lunga e fortunata carriera, è stato spesso una figura controversa nel suo paese d’ origine trovandosi non di rado in contrasto con il regime comunista ungherese.

Grosics nasce nella città di Dorog il 4 febbraio 1926, in una famiglia mineraria molto povera. Sua madre lo vuole far diventare sacerdote, credendo che sia il modo migliore per evitargli un futuro nelle miniere, ma da ragazzo si unisce alla squadra locale del Dorogi Bányász ed è così che gradualmente il calcio diventa centrale nella sua vita. Come per molti giocatori della sua generazione, l’esordio di Grosics nel calcio professionistico avviene prima di quanto avrebbe dovuto a causa della seconda guerra mondiale, ed esordisce in prima squadra all’età di soli 15 anni.

Dopo il blackout bellico durato tre anni, gran parte dei quali trascorsi in Austria, finalmente la carriera di Grosics inizia davvero a decollare ed è in questi anni che lo si vede indossare quella che sarebbe stato il suo marchio di fabbrica: la maglia nera. I portieri dell’epoca infatti indossavano raramente un abito fisso, ma Grosics si stancava di dover cambiare e chiese di essere dotato di un kit fisso di colore nero che gli valse il soprannome di “pantera nera”.

Nel 1947 Grosics firma per il Mateosz Budapest, dove sarebbe rimasto tre anni. All’inizio della prima stagione arriva la prima chiamata dalla Nazionale dove passerà da titolare i prossimi 15 anni. Pur essendo più basso di molti portieri, possiede una capacità di salto non comune in grado di neutralizzare l’handicap fisico. E’ comunque il suo controllo di palla e la capacità di lancio che lo posizionano una spanna sopra gli altri portieri del periodo.

E’ infatti uno dei primi a rilanciare attacchi rapidi con lunghe rimesse dall’area, oltre a uscire dalla porta, controllare il pallone e lanciare con i piedi un compagno di squadra. In precedenza, pochissimi portieri si allontanavano dalla loro linea di fondo, ma Grosics fu il primo a giocare in un ruolo di “libero” antelitteram. Nel frattempo, dal Mateosz, ribattezzato Teherfuvar dopo la conversione comunista dell’Ungheria nel 1949, Grocsic nel 1950 ha l’opportunità di trasferirsi all’Honvéd dove avrebbe passato i migliori anni della sua carriera.

L’Honvéd vince il campionato nella stagione 1950 e dopo un secondo posto l’anno successivo bissa il successo nel 1952 senza mai perdere una partita. Quell’estate, fa parte della squadra nazionale che si reca ad Helsinki come una delle favorite per i Giochi Olimpici. Grosics concede solo due gol in cinque partite mentre i magiari sono lanciatissimi verso la medaglia d’oro, che ottengono grazie a un secco 2-0 nei confronti della Jugoslavia dei bomber Mitic e Zebec, dopo aver travolto in semifinale i padroni di casa e i campioni uscenti della Svezia (8-0). L’Ungheria diventa l’”Aranycsapat”, la squadra d’oro che negli anni successivi reciterà il ruolo di prima protagonista sulla scena mondiale. Puskas, Kocsis e Hidegkuti sono tra le stelle di uno squadrone che domina senza fatica in lungo e in largo il torneo, mostrando una qualità decisamente superiore agli avversari.

Con l’Honvéd lanciata verso l’ennesimo successo in campionato nel 1954, la nazionale si presente ai Mondiali in Svizzera come favorita d’obbligo per aggiungere quel titolo al loro oro olimpico. Dopo aver superato agevolmente la fase a gironi, seguono le impressionanti vittorie sul Brasile e l’Uruguay. La finale, iniziata con un doppio vantaggio sulla Germania Ovest, sembra incanalata su un binario unico. Tuttavia, i tedeschi riescono incredibilmente ad agguantare il pareggio e a sei minuti dalla fine un tiro di Helmut Rahn elude Grosics, che scivola sul manto erboso bagnato. L’ Ungheria ha perso 3-2, con Grosics incolpato da molti per la sconfitta.

Essendo già, per così dire, “impopolare” presso le autorità per aver tentato di fuggire dal paese già nel 1949, Grosics viene indagato dai servizi segreti e alla fine accusato di spionaggio e tradimento. E’ posto agli arresti domiciliari e sottoposto a processo, ma circa 13 mesi dopo il procedimento contro di lui crolla a causa della mancanza di prove. L’incidente gli costa un anno della sua carriera, perdendo tutti i titoli vinti nella stagione del 1955 dall’Honvéd, ma nel 1956 rientra a pieno titolo nel club e nel calcio internazionale.

I binari della Storia nel frattempo tornano ad incrociarsi con quelli del grande portiere ungherese. Con l’Honvéd sorpresa a giocare all’estero quando la Rivoluzione Ungherese ha luogo nell’autunno del 1956, Grosics come molti altri della squadra, riesce a far uscire la sua famiglia e cerca di iniziare una nuova vita all’estero. Tuttavia, una mai ben precisata “pressione politica” lo costringe a tornare a casa dove viene trasferito d’ufficio dall’Honvéd al Tatabánya, Con questo mediocre club rimarrà per il resto della sua carriera, non superando mai il quarto posto in campionato.

Nel 1958, Grosics partecipa alla Coppa del Mondo per la seconda volta, ma senza molti dei campioni fuggiti in Occidente dopo la rivoluzione, l’Ungheria è solo l’ombra della squadra del 1954. L’ex squadra d’oro viene eliminata già al primo turno dalla rivelazione Galles nello spareggio giocato a Malmo e perso 2-1 dopo che Tichy aveva portato in vantaggio l’Ungheria capitanata proprio da Grosics. Il portiere rimane comunque titolare inamovibile della Nazionale per altri quattro anni partecipando anche alla Coppa del mondo 1962 in Cile.

Nel frattempo nuovi talenti si sono affacciati alla ribalta del calcio magiaro a cominciare dall’elegante Florian Albert, Gorocs dell’Ujpest, Tichy dell’Honved, e Solymosi, mediano dell’Ujpest, un quartetto per molti degno erede dell’Aranycsapat. In Cile l’Ungheria batté l’Inghilterra (2-1) nell’incontro d’esordio, strapazza la Bulgaria (6-1) e impatta con l’Argentina conquistando la prima piazza del girone di Rancagua. Nei quarti cadono di fronte alla futura finalista Cecoslovacchia che passa in virtù della rete messa a segno dallo stoccatore Scherer, difesa con sagacia e lucidità dai boemi.

Grosics aveva a lungo cullato l’ambizione di giocare per Ferencváros, ma le autorità continuano ad opporsi a qualsiasi trasferimento. Si ritirerà al termine della stagione 1961-62, lasciando quel sogno insoddisfatto. La sua ultima apparizione internazionale avviene nell’ottobre 1962, chiudendo con ben 86 presenze.

Terminata la carriera agonistica, Grosics ha una breve e fallimentare carriera di allenatore, ma sarà sempre conosciuto per le sue opinioni politiche a dir poco schiette. Spesso apertamente critico nei confronti del regime comunista, in seguito fu provato che durante il suo periodo in Austria era stato volontario nella venticinquesima divisione SS Hunyadi Páncélgránátos Hadosztály. In accordo con il trattato di Parigi, ogni volontario di questa divisione SS era considerato un criminale di guerra. E’ molto probabile che potrebbe essere stata questa informazione a ricattarlo ed impedirgli di spostarsi a ovest nella fuga del 1956.

Nel 2008, all’età di 82 anni, il Ferencvaros organizza un’amichevole per lui, contro lo Sheffield United e lo schiera in campo, titolare. Durante la presentazione della squadra a centrocampo, il viso di Gyula si contrae dall’emozione. Grosics batte il calcio di inizio e rimane in campo 40 secondi, per poi uscire tra gli applausi di tutto l’”Albert Florian Stadion” (impianto intitolato ad un’altra bandiera del Ferenc, pallone d’oro nel 1967), saluta tutti e se ne va. Morirà il 13 giugno del 2014, felice di aver finalmente coronato quel sogno che nessun altra vittoria ha mai minimamente scalfito.