Quando Fiorini salvò la Lazio

Se provate a chiedere a qualunque tifoso laziale quale sia stato il gol più importante della storia della sua squadra, la risposta sarà forse sorprendente, ma quasi unanime. Non saranno le reti della squadra Campione d’Italia nel 1974 o quella di Nedved, Simeone e Veron del titolo del 2000. Non sarà una rete di Signori o un gol in un Derby. Non sarà una rete segnata in Coppa Uefa o in Coppa delle Coppe e nemmeno la Champions reggerà il confronto.

La rete più importante, quella che per i più è incastonata nel cuore, è una segnata in Serie B, in una stagione drammatica, in casa contro il Lanerossi Vicenza, il 21 giugno 1987, all’ultima giornata di campionato. Una rete segnata da Giuliano Fiorini, che tenne in vita la Lazio, una rete che consentì ai biancoazzurri di non retrocedere in Serie C, di andare agli spareggi e di salvarsi.

LA STORIA CHE RITORNA

Calcioscommesse: la Lazio venne condannata a partire con una penalizzazione di nove punti. La squadra era forte ma nell’era dei due punti per vittoria, recuperare quello svantaggio era davvero impresa ardua. Ad inizio stagione Fascetti, l’allenatore, quando sembrava addirittura che la Lazio fosse stata condannata alla retrocessione, fece un discorso chiaro. Chi non se la sente può andare via. Rimasero tutti. Era la Lazio di Calleri presidente, era una Lazio che riuscì a superare quota zero all’ottava giornata con la vittoria sul Bari.

La Lazio 1986/87

Il rendimento nella stagione fu altalenante. Le vittorie si alternarono alle sconfitte. Gioia e dolore andarono a braccetto rendendo molto difficile delineare obiettivi e valori in campo. Dal 12 aprile arrivarono quattro pareggi, altrettante sconfitte ed una sola vittoria. Questi risultati portarono la Lazio a doversi giocare la salvezza all’ultima giornata contro una diretta avversaria, un Lanerossi Vicenza avanti di un punto in classifica. Bisognava vincere e serviva una giornata speciale.

ALL’INFERNO E RITORNO

21 giugno 1987, prime avvisaglie di estate, voglia di mare ed un desiderio di impresa per i 60.000 tifosi laziali che affollarono gli spalti di uno Stadio Olimpico versione pre-Italia 90. Qualcosa di magico e di emozionante c’era nell’aria. Un rumore assordante, un suono di batteria creato dai cuori di tutte quelle persone che quel pomeriggio volevano essere di aiuto ai propri beniamini per spingerli verso una vittoria che avrebbe significato la salvezza della squadra. Salvezza vera perché un’eventuale retrocessione avrebbe potuto significare la scomparsa della società ed il suo fallimento.

Terraneo in porta, poi Filisetti, Magnocavallo, Podavini, Gregucci, Camolese, Mandelli, Acerbis, Caso, poi Poli ed Esposito dalla panchina, Pin ed il centravanti Fiorini. La Lazio era più forte, attaccò per tutta la partita ma trovò sulla sua strada il portiere vicentino Dal Bianco in giornata di grazia. I minuti passarono in fretta fino ad arrivare all’82’. Batti e ribatti nell’area vicentina, tiro-cross di Podavini, palla che finì a Fiorini che, con un’autentica magia con il tacco destro si girò su se stesso, superò il suo marcatore, si allungò e di punta riuscì a battere il portiere avversario. La palla entrò in rete e Fiorini cominciò la sua folle corsa verso la Curva Nord.

Lo stadio impazzì, i tifosi esultarono, saltarono, piansero, pianse lo stesso Fiorini, con gli occhi sgranati felici ed increduli. Assordante il boato dell’Olimpico. Assordante perché carico di tutte le frustrazioni, le tensioni, le preoccupazioni di una stagione e di una partita drammatica. Eccolo il gol più importante della storia biancoazzurra, il gol che ha poi permesso alla squadra di conquistare il diritto a rimanere in Serie B negli spareggi di Napoli contro Campobasso e Taranto e che ha costituito prologo e fondamenta di tutto ciò che la Lazio avrebbe fatto e vinto negli anni a venire.

EROE PER SEMPRE

Giuliano Fiorini arrivò a Roma nella stagione 1985-1986, non era un veterano della squadra ma grazie al suo impegno ed ai suoi gol, era ben presto entrato nei cuori dei tifosi, quei tifosi per i quali riconoscere un idolo, uno di loro, diverso solo perché non sugli spalti ma in campo, è spesso facile e spesso anche un qualcosa di magico. Fiorini, già osannato da genoani e bolognesi, ci mise poco per diventare il Bomber laziale. Una stagione giocata come tutta la squadra fra alti e bassi, con sei gol all’attivo. Non molti, ma distribuiti in momenti chiave e tutti decisivi per pareggi o vittorie.

Classe 1958, nel pieno della maturità calcistica, Fiorini arrivò alla Lazio inconsapevole che ne avrebbe scritto una pagina di storia. Due sole stagioni bastarono per farlo entrare nell’Olimpo dei grandi di tutti i tempi della squadra capitolina. Senza discussione. Giuliano Fiorini, con quel gol, diventò un eroe. Era la Lazio con la maglia sulla quale campeggiava orgogliosa l’Aquila. Un’aquila che non volava come ora per il cielo dello stadio ma che, trascinata dai giocatori, invadeva tutto il campo e guardava negli occhi tutti gli avversari. Erano una maglia ed un’aquila che Fiorini aveva tatuato sulla propria pelle e che nemmeno quando, a fine partita, rimase praticamente nudo, scomparirono dalla sua figura. Sostenuto dopo il gol, sostenuto dopo il novantesimo, perché Fiorini era in trance agonistica, sommerso dagli abbracci dei compagni e sommerso dall’affetto dei 60.000 dello stadio.

L’OMAGGIO DEL CAPITANO

Giuliano Fiorini, dopo gli spareggi, lasciò o fu costretto a lasciare la Lazio e se ne andò a Venezia in C2. Un finale sottotono per una storia tra colui che era diventato un eroe e la Lazio. Un finale triste che fu scritto a chiare lettere il 5 agosto del 2005. Giuliano Fiorini morì quel giorno per un brutto male. Per tutti i laziali dopo il 21 giugno 1987 un’altra data da ricordare e da celebrare, con diverso spirito ma uguale intensità. Nella prima giornata del campionato 2005/2006, il nuovo e vecchio idolo laziale Paolo Di Canio, andò sotto la Curva Nord e mostrò a tutti la maglia, con l’Aquila sul petto, di Fiorini. La depose accanto a dei fiori. Fu esposto un grande striscione che recitava: “Anche tu nel Paradiso degli eroi… Ciao Giuliano.”