Copa Libertadores 1966: Peñarol

Gli aurinegros servono il tris

La grossa novità di questa edizione riguarda la presenza di tutti i vice campioni nazionali dei Paesi sudamericani. Mancavano solo le squadre brasiliane, in totale disaccordo con questa apertura che a loro parere snaturava la competizione. Il numero degli incontri, ovviamente, aumentò in maniera notevole dai 27 del 1965 ai 95 di questa edizione. Alla fine del torneo il River Plate avrà giocato la cifra record, allora, di venti partite, mentre i campioni del Peñarol si fermarono a 17. Gli aurinegros, con pieno merito, tornarono infatti alla vittoria a cinque anni dalla loro ultima affermazione. Nelle prime sette edizioni della Libertadores il Peñarol aveva ottenuto tre successi, due finali e due semifinali, un ruolino di marcia di tutto rispetto.

L’allenatore del Peñarol, già da un paio di stagioni, era Roque Gaston Maspoli, grande portiere uruguaiano campione del mondo nel 1950, ma soprattutto uomo fortunatissimo. Abbandonato il calcio giocato nel 1956, Maspoli si dedicò alla carriera di allenatore per tre stagioni, prima di lasciare la panchina dopo aver vinto nel 1958 il primo premio della lotteria nazionale. Questa vittoria, per quanto insolita, non desterebbe molta curiosità, ma il fatto che Maspoli ventitré anni dopo ripeta questo exploit lo fa entrare direttamente nel Guinness dei primati. Passati quattro anni a godersi la prima vincita, nel 1962 Maspoli torna ad allenare e nel 1964 approda al “suo” Peñarol, al posto di Bela Guttman.

Rispetto alle edizioni che li avevano visti trionfare a inizio anni ‘60, i gialloneri si presentano alla Libertadores del 1966 senza due assi del calibro di Cubilla e Matosas. Dall’Italia era rientrato il grande Julio César Abbadie, già trentaseienne e con diversi problemi di salute, che però viene rimesso a nuovo dallo staff medico aurinegro e ritorna a giocare su ottimi livelli. Dal Paraguay era arrivato Juan Vicente Lezcano, velocissimo e grintosissimo difensore; in attacco, a sostituire Sacia, era approdato a Montevideo Julio Cortés, mentre il fuoriclasse Pedro Virgilio Rocha, riserva nella squadra dei primi due titoli, era definitivamente esploso diventando una stella di prima grandezza del calcio uruguaiano e formando con i compagni di reparto Spencer, Joya e Abbadie un attacco atomico.

Il Peñarol, vero e proprio schiacciasassi, arriva alla finale senza soffrire più di tanto e vi trova il River Plate degli ex Cubilla e Matosas che vuole dar seguito al dominio argentino perpetrato dall’Independiente negli ultimi due anni. La serie incomincia al Centenario dove il Peñarol si impone 2-0 sospinto da una grande prova di Abbadie. A Buenos Aires il River si prende una rivincita vincendo 3-2 in rimonta, trascinato dal bomber Daniel Onega, capocannoniere di questa edizione con 17 reti, tuttora record di segnature per singola edizione, e rimanda tutto allo spareggio.

Come l’anno prima viene scelta quale sede del match decisivo Santiago del Cile. Gli spettatori assistono a un match esaltante, emozionante, spettacolare, ricco di colpi di scena, sconsigliato ai deboli di cuore. A fine primo tempo il River conduce 2-0 e si sente a un passo dalla prima Libertadores, ma nella ripresa Spencer e il sempreverde Abbadie ristabiliscono la parità che rende necessario l’epilogo ai supplementari. L’inerzia è passata tutta dalla parte del Peñarol, mentre il River è demoralizzato dalla rimonta subita. Sul finire del primo prolungamento ancora il bomber ecuadoriano degli aurinegros regala loro il vantaggio, mentre Rocha manda i titoli di coda con la rete del 4-2 per la terza Libertadores degli uruguaiani.

Top: Pedro V. Rocha

Il suo fisico magro e elegante, la sua pulizia nel controllo di palla, i suoi tiri perfetti e l’intelligenza tattica contrassegnarono oltre dieci anni di Coppa Libertadores. Pedro Virgilio Rocha nacque a Salto, in Uruguay, il 23 dicembre 1942. A soli diciotto anni debuttò in campionato con la maglia del Peñarol e due anni dopo partecipò al mondiale cileno con la Celeste, prima di quattro partecipazioni alla Coppa del Mondo.

Nel 1966 ha soli ventiquattro anni ma è già considerato il miglior giocatore uruguaiano e lo stesso Schiaffino lo indica quale suo legittimo erede destinato a una grande carriera. Una splendida rete segnata in un derby contro il Nacional nel 1963 gli vale il soprannome di “giustiziere”. Insieme a Spencer forma, in quegli anni, una delle migliori coppie d’attacco del mondo e con il club aurinegro vince 6 campionati uruguaiani e una Coppa Libertadores, prima di passare al Sào Paulo nel 1970.

Finale Andata – Montevideo, 12- 5-1966
Peñarol – River Plate 2-0
Reti
: 75′ Abbadie (P), 85′ Joya (P)
Peñarol: Mazurkiewicz, Lezcano, Díaz, Forlán, Gonçálvez, Caetano, Abbadie, Rocha, Silva, Cortés, Joya
River Plate: Carrizo, Guzmán, Vieytes, Sainz, Matosas, Bayo, Cubilla, Loayza (E.Onega), D.Onega, Sarnari, Solari
Arbitro: Goicoechea (Argentina)
Finale Ritorno – Buenos Aires, 18-5-1966
River Plate – Peñarol 3-2
Reti
: 32′ Rocha (P), 38′ D.Onega (R), 50′ Spencer (P), 52′ Sarnari (R), 73′ E.Onega (R)
River Plate: Carrizo, Guzmán, Vieytes, Sainz, Sarnari, Matosas, Cubilla, Solari, D.Onega (Lallana), E.Onega, Mas
Peñarol: Mazurkiewicz, Lezcano, Díaz, Forlán, Gonçálvez, Caetano, Abbadie, Rocha, Spencer, Cortés, Joya
Arbitro: Codesal (Uruguay)
Spareggio – Santiago, 20-5-1966
Peñarol – River Plate 4-2 [dts]
Reti
: 37′ D.Onega (R), 42′ Solari (R), 57′ Spencer (P), 72′ Abbadie (P), 101′ Spencer (P), 109′ Rocha (P)
Peñarol: Mazurkiewicz, Lezcano, Díaz (T.González), Forlán, Gonçálvez, Caetano, Abbadie, Cortés, Spencer, Rocha, Joya
River Plate: Carrizo, Grispo, Vieytes, Sainz (Solari), Matosas, Sarnari, Cubilla, E.Onega, Lallana, D.Onega, Mas
Arbitro: Vicuña (Cile)