Il destino in una monetina

La prossima volta che sentite qualcuno lamentarsi per l’ingiustizia di una sconfitta ai calci di rigore, chiedetegli se preferisce tornare ad usare il lancio di una moneta per decretare i vincitori…

Quando una qualificazione o addirittura una finale mondiale viene decisa ai calci di rigore, nasce sempre la stessa domanda: esiste forse un modo migliore per determinare il vincitore? Se questo metodo resiste tuttora, è per una buona ragione: semplicemente perché nessuno ha ancora trovato un metodo migliore. In assenza di alternative realistiche, spostiamo invece l’attenzione su ciò che c’era invece prima dei rigori, quando a decidere era… il lancio di una moneta.

Concentrandoci sull’UEFA, le cui regole delle competizioni furono scritte nel 1955, quando la Coppa dei Campioni ebbe inizio. Allora non c’era la formula dei gol in trasferta, quindi se il risultato finale era in parità dopo le due sfide di andata e ritorno, si giocava una terza partita in campo neutro. L’idea era che dopo cinque ore di calcio, un vincitore sarebbe emerso nella maggior parte dei casi. Come estrema soluzione, arrivava il sorteggio di una moneta – o meglio, di “un disco a due facce”.

La UEFA aveva previsto bene: la maggior parte delle volte, era così. Anche il mitico Real Madrid dovette affrontare due spareggi nel suo magico quinquennio di vittorie. La terza partita risultava spesso decisiva per il destino della qualificazione. Nelle prime otto edizioni della coppa continentale, solo una volta si dovette ricorrere al lancio della moneta. E anche quella volta se ne sarebbe potuto fare a meno. Lo spareggio tra i tedesco-orientali del Wismut Karl Marx Stadt e i polacchi del Gwardia Warsaw nel 1957-58 fu interrotto durante i supplementari per un guasto all’impianto di illuminazione. Il risultato era in parità e si optò per la sorte. I tedeschi orientali ebbero la meglio.

Il Napoli 62/63, capace di giocare ben 3 spareggi nella Coppa delle Coppe

Gli spareggi avevano evitato di affidare le partite al lancio di una moneta, ma avevano creato altri problemi. Il caso del nostro Napoli nella Coppa delle Coppe 1962-63 ne fu un esempio lampante. Contro Bangor City, Újpest Dózsa e OFK Belgrado, il Napoli aveva pareggiato sia all’andata che al ritorno e aveva quindi dovuto disputare uno spareggio contro ogni avversario. Gli azzurri avevano viaggiato tra Londra, Losanna e Marsiglia: un tour turistico stancante e costoso. Probabile che siano sentiti sollevati nell’essere eliminati dagli jugoslavi al terzo spareggio. Il Napoli aveva disputato nove partite in sette paesi per tre turni: era un problema evidente in un calendario che si stava congestionando sempre di più.

Nel corso del decennio, le partite nelle competizioni europee stavano via via diventando più equilibrate, con i club più deboli che avevano saputo contrastare più efficacemente quelli più forti. La situazione era cambiata e ora più spareggi erano necessari, ma spesso neanche questi bastavano a determinare un vincitore. Il sistema sembrava ancora più arcaico: perché organizzare una terza partita quando spesso si doveva ricorrere al lancio di una moneta? Se le partite dovevano essere decise dalla fortuna, perché non farlo subito dopo la seconda gara?

Tre sfide al cardiopalma segnarono la Coppa dei Campioni 1964-65. In ognuna di esse, il destino delle squadre si decise con il lancio della moneta, il metodo più crudele e casuale per stabilire il vincitore. Il Liverpool eliminò i campioni della Germania Ovest del Colonia ai quarti di finale, dopo una battaglia senza esclusione di colpi. Nessuna squadra voleva arrendersi e il sorteggio sembrò una beffa ancora più amara per gli sconfitti che si sentirono derubati di un sogno per cui avevano lottato con tutte le loro forze.

Liverpool e Colonia: sfida infinita nella Coppa Campioni 64/65

Ma ci fu chi provò a cambiare le regole del gioco. La Coppa delle Fiere, una competizione che non dipendeva direttamente dall’UEFA, introdusse la regola dei gol in trasferta per evitare gli spareggi nella stagione 1966/67. La UEFA ne seguì l’esempio e sperimentò il nuovo formato nella Coppa delle Coppe. La Coppa dei Campioni dovette aspettare ancora una stagione per adeguarsi.

Ma la dura legge delle “conseguenze indesiderate” si fece sentire. La regola dei gol in trasferta sembrava uno strumento semplice ed efficace per determinare le squadre vincenti nei casi di pareggio complessivo. Fin qui tutto bene, ma non era raro che le squadre facessero 1-0 in casa e 0-1 fuori, o altre combinazioni di risultati simmetrici. Queste situazioni sfuggivano alla logica della nuova regola, che non prevedeva più lo spareggio. Così le squadre avevano solo tre ore e mezza di gioco invece di cinque per trovare un vincitore. Le nuove regole avevano solo mitigato il problema. Il numero di partite che si decidevano con il lancio di una moneta era diminuito, ma non risolto.

Il problema esplose nella sua interezza agli Europei del 1968. Allora il torneo si riduceva a due semifinali, una finale per il terzo posto e una per il primo. L’Italia di Valcareggi ospitò l’URSS a Napoli e il risultato fu un noioso zero a zero. La finale era dietro l’angolo e non c’era tempo per un replay. Così si ricorse al crudele lancio della moneta. Il capitano sovietico Shesternyov sbagliò la scelta e l’Italia volò in finale tra le proteste degli avversari.

Italia-URSS 0-0: i capitani Facchetti e Shesternyov

Qualche mese dopo, Israele subì la stessa sorte in un quarto di finale olimpico. Quella beffa spinse uno dei loro dirigenti, Yosef Dagan, a ideare un sistema di calci di rigore da proporre alla FIFA. Una soluzione che sembrava sempre più urgente: nella stagione successiva ben cinque sfide di Coppa delle Fiere si risolsero con la moneta, record assoluto in una sola stagione.

La Roma fu l’ultima vittima di questo metodo ormai insoddisfacente: nella Coppa delle Coppe 1969/70 i giallorossi videro sfumare la finale di fronte alla Dea bendata che premiò i polacchi del Gornik Zabrze. Sempre nel 1969 a Lisbona si consumò il dramma della moneta più ingiusta della storia. Il Celtic aveva travolto il Benfica 3-0 nell’andata degli ottavi di Coppa dei Campioni a Parkhead. Il Benfica si rifece con gli interessi a Lisbona, vincendo con lo stesso risultato e portando la sfida ai supplementari, dove nessun gol cambiò il destino della partita. Il sorteggio si svolse nel camerino dell’arbitro, mentre una folla ansiosa riempiva l’Estadio da Luz in attesa del verdetto. Un radiocronista di Lisbona, improvvidamente, comunicò agli altoparlanti che il Benfica aveva trionfato e i tifosi di casa andarono in delirio. Ma il radiocronista si era sbagliato; furono i calciatori del Celtic a festeggiare e ci vollero lunghi minuti di agonia prima che la terribile verità raggiungesse i festanti sostenitori del Benfica.

I rigori, invece, furono una novità introdotta dalla FIFA nel giugno del 1970 e pronta a debuttare nelle competizioni europee della stagione in corso. Le squadre britanniche furono tra le prime a provare l’emozione della “lotteria dei rigori” e anche le polemiche che possono scatenare: l’Aberdeen cadde 5-4 ai rigori contro l’Honvéd in Coppa delle Coppe e l’Everton superò 4-3 ai rigori il Borussia Mönchengladbach al Goodison in Coppa dei Campioni.

Everton-Borussia, Coppa Campioni 1970-71. Brown realizza il rigore vincente

Non mancò neanche il primo caso controverso quando i tedeschi protestarono furiosamente perché il portiere dell’Everton Andrew Rankin era a due metri dalla sua linea quando respinse il tiro decisivo di Ludwig Müller. L’allenatore dell’Everton Harry Catterick non era comunque entusiasta, nemmeno dopo la vittoria: “Continuo a sostenere che questi rigori per decidere una partita sono come un circo, ma non mi viene in mente una soluzione migliore… se non una terza partita”.

Questo nuovo sistema per determinare un vincitore divise le opinioni: alcuni lo respinsero senza appello, ma la maggioranza lo accolse come una novità e sembrava affascinare l’immaginazione dei calciofili. Per trionfare ai calci di rigore una squadra deve avere coraggio, abilità e un pizzico di fortuna. Per trionfare nel lancio di una moneta, ad una squadra occorre solo la fortuna.

La prossima volta che sentite qualcuno lamentarsi per l’ingiustizia di una sconfitta ai calci di rigore, chiedetegli se preferisce tornare ad usare il lancio di una moneta per decretare i vincitori…