SERIE A 1982/83: ROMA

La Roma di Viola e Liedholm, guidata dal genio di Falcao e dal fosforo di Ancelotti, torna al titolo tricolore dopo 41 anni


LA STORIA DEL CAMPIONATO

Il mercato propone mosse eclatanti in una estate fantastica per il calcio italiano, che al Mundial spagnolo del 1982 si issa al vertice del mondo dopo 44 anni. La Juventus fa il vuoto con gli assi Platini e Boniek, l’Inter risponde col fantasista tedesco Hansi Müller, lo stopper azzurro Collovati e il minuscolo attaccante brasiliano Juary, rivelatosi nell’Avellino. La Fiorentina piazza in difesa il “caudillo” argentino Passarella, libero di razza, e lo stopper Pin (Perugia); la Roma rivoluziona la difesa col pilastro Vierchowod (dalla Fiorentina, via Samp) e l’arrembante terzino Maldera (Milan) e innesta in attacco il guizzante goleador Iorio del Bari. Il Napoli con l’argentino Diaz si assicura uno dei più quotati attaccanti del mondo.

Il campionato parte con la Juve sconfitta a Genova dall’ambiziosa neopromossa Sampdoria e si capisce subito che per la Signora, stanca dopo il Mondiale, sarà dura. Proprio la Samp di Brady e Mancini è la prima sorpresa, da sola in testa al terzo turno, poi raggiunta da Roma e Pisa. Quando si diradano le nebbie delle prime giornate emergono due sicure protagoniste: la Roma di Liedholm, che tiene un passo regolare, e il sorprendente neopromosso Verona di Bagnoli. Le due squadre sono appaiate in testa alla settima e alla nona giornata, poi è la Roma a guidare la classifica da sola, con un punto di vantaggio sui rivali veneti, che non mollano: il 9 gennaio, al giro di boa, giallorossi campioni d’inverno, Verona a un punto e Inter a tre.

Il distacco in due domeniche sale a tre lunghezze. Alla ventesima giornata la Roma travolge il Napoli mentre gli uomini di Bagnoli cadono ad Avellino. Intanto rinviene la Juventus: rivitalizzata dall’esplosione di Platini, “ruba” la seconda piazza alla ventiduesima giornata, vincendo lo scontro diretto con la Roma all’Olimpico. Il duello prosegue, ma il distacco sale a quattro punti al venticinquesimo turno, quando i bianconeri scivolano nel derby. Il primo maggio la Juventus gioca per onor di firma contro l’Inter (sasso al nerazzurro Marini) e perderà a tavolino: distacco a cinque punti e Roma campione d’Italia. Chiuderà con 4 lunghezze sulla Juve e 5 sull’Inter. In coda, oltre al Catanzaro, distaccato da tempo, scendono in B sul filo di lana Cagliari e Cesena.

Inter-Roma 0-0, aprile 1983: Oriali e Bagni provano ad arginare il Divino Falcao

I CAMPIONI

Sin dall’avvento al vertice della Roma, Dino Viola ha coltivato il sogno tricolore. I due pilastri su cui ha potuto fondare un’ambizione così audace sono stati gli ingaggi come allenatore di Nils Liedholm e, una volta riaperte le frontiere, di Paulo Roberto Falcão come uomo guida. Nell’estate del 1982 lo svedese progetta a tavolino una squadra che porti al massimo livello la sua “ragnatela”. Il direttore sportivo Nardino Previdi lo asseconda rafforzando la squadra con esclusiva attenzione alle esigenze tecnico-tattiche. Per 1,25 miliardi di lire arriva dall’Inter il regista austriaco Prohaska, soprannominato in nerazzurro “Lumachina” per il passo cadenzato, in compagnia del riscattato fantasista Chierico; dal Bari per un miliardo il guizzante attaccante Iorio, dalla Sampdoria in prestito lo stopper Vierchowod (in cambio del prestito di Dario Bonetti e Maggiora); dal Genoa viene riscattato a peso d’oro Nela (la seconda metà di Iachini, Romano e 100 milioni). Pochi spiccioli bastano infine per due comprimari: lo spremuto ventinovenne Maldera dal Milan e l’altro terzino Nappi dal Perugia.

Più di uno storce il naso, per un incomprensibile affollamento di registi e terzini, poi Liedholm distende sul tavolo verde la sua nuova Roma e ogni pedina va magicamente a posto: la difesa, rigorosamente a zona, vede Tancredi in porta, il mancino Nela a destra e Maldera a sinistra, entrambi con licenza di avanzare, e al centro, accanto al torreggiante Vierchowod, nientemeno che Di Bartolomei, il cui passo lento nelle chiusure viene compensato dallo straripante atletismo dell’ex comasco. “Diba” funge da primo motore del gioco, in un triangolo di cervelli che vede agli altri due vertici Falcão e Prohaska; il centrocampo è completato da Ancelotti, guarito dal secondo grave infortunio e abilissimo nelle verticalizzazioni come negli inserimenti, mentre i guizzi di Bruno Conti (miglior giocatore del Mondiale secondo un certo Pelé) e della seconda punta Iorio assecondano il senso di Pruzzo per la rete.

Ne nasce un meccanismo di impressionante regolarità, che perde entrambi i confronti diretti con la Juventus (più brillante nelle giornate di grazia), ma domina il campionato come un rullo compressore, cui contribuiscono rincalzi di valore come il terzino Nappi e il giovane centrale difensivo Righetti, il mediano Valigi (eccellente controfigura di Falcão) e il guizzante Chierico.

IL CAPOCANNONIERE: MICHEL PLATINI

A un certo punto qualcuno scherzando ne traccia un ironico parallelo con Maradona, definendolo “il pube de oro”, per i ricorrenti problemi fisici. Già, su Michel Platini, “le roi”, l’asso più atteso, in avvio di stagione si arriva a lanciare battute a effetto, tanto sembra lontana la sua immagine da quella del fuoriclasse inattaccabile cui può essere concessa qualche pausa nel rendimento. Il fatto è che il “primo” Platini sembra un giocatore a metà. Non solo perché lamenta sempre qualche acciacco: alla caviglia, a una mano, a un braccio, e poi soprattutto la implacabile pubalgia, che gli fa calcolare il proprio stato di forma invariabilmente non superiore al settanta per cento. Ma anche per via della stucchevole alternanza tra sciccherie tecniche e imbarazzanti scene mute; insomma, il tipico armamentario del fantasista da salotto che nel nostro campionato fatica maledettamente a trovare adeguato risalto.

Cosi trascorrono i primi mesi, in cui il francese di origini italiane (è nato il 21 giugno 1955 a Joeuf, in Lorena; il nonno Francesco era partito da Agrate Conturbia, provincia di Novara, in cerca di fortuna) si abitua al nuovo clima, alla nuova alimentazione, al nuovo campionato, mille miglia lontano dai languori di quello transalpino. Trapattoni a occhio e croce non sembra entusiasta: «Platini è così» sospira, «dà gioia e dolori, in campo e fuori. Quando non gli gira bene, ricorre a scuse banali. E’ una primadonna, con vizi e virtù annessi».

Si capirà poi che questi mesi in altalena, il talento che emerge a sprazzi tra un problema fisico e una incomprensione tattica, sono il pedaggio pagato all’ambientamento. E basta un dato statistico a rendere l’idea: nelle prime 20 partite Michel segna 4 gol. È un regista avanzato, no, un fantasista, macché, un attaccante atipico. Un indolente, precisa qualcuno. Poi, nelle ultime dieci, scatta la molla e Platini diventa Platini, cioè un asso inarrivabile, mettendo insieme dodici gol.

Perché lui è tutto: è regista quando si apparta nelle retrovie per far zampillare il lancio al millimetro di quaranta metri “appoggiato” con nonchalance al compagno smarcato; è rifinitore quando parte con l’andatura da impiegato da cui trae scatti inattesi per incursioni chiuse col tiro spesso destinato al fondo della rete; ed è attaccante puro quando si ritrova in area oppure si inarca lievemente nell’alzare le sue terribili punizioni al laser, capaci di scavalcare la barriera e puntare angoli inaccessibili della porta.

Nel finale del torneo appare la grandeur di un fuoriclasse che Gianni Agnelli, con un blitz personale nella primavera del 1982, ha assicurato alla Signora per una cifra ridicola (148 milioni), prelevandolo dal Saint Etienne, stella di un calcio ancora galleggiante su un diffuso dilettantismo. Platini il centrocampista, il numero dieci, vince la classifica cannonieri al primo colpo mettendo in fila i bomber più celebrati. E non è che l’inizio.


LA CLASSIFICA FINALE

SquadraPtGVNP
Roma433016113
Juventus39301596
Inter383012144
Verona353011136
Fiorentina343012108
Udinese32306204
Sampdoria31308157
Torino30309129
Avellino283081210
Napoli28307149
Genoa27306159
Pisa273081111
Ascoli27309912
Cagliari263061410
Cesena223041412
Catanzaro13302919

VERDETTI

Campione d’ItaliaROMA
Vincitrice Coppa ItaliaJUVENTUS
Retrocesse in serie BCAGLIARI, CESENA e CATANZARO
Qualificate in Coppa dei CampioniROMA
Qualificate in Coppa delle CoppeJUVENTUS
Qualificate in Coppa UEFAINTER e VERONA

MARCATORI

16Platini (Juventus)
15Altobelli (Inter), Penzo (Verona)
12Pruzzo (Roma)
9Antognoni (Fiorentina), Briaschi (Genoa), Piras (Cagliari)
8Berggreen (Pisa), Scanziani (Sampdoria), Schachner (Cesena), Selvaggi (Torino)
7Antonelli R. (Genoa), Borghi (Torino), De Vecchi (Ascoli), Di Bartolomei (Roma), Edinho (Udinese), Falcao (Roma), Fanna (Verona), Francis (Sampdoria), Greco (Ascoli), Rossi P. (Juventus), Vignola (Avellino)