SANCHEZ Hugo: El Pentapichichi

Hugo Sanchez è stato senza ombra di dubbio il miglior attaccante nord-americano degli anni ottanta.

“El Pentapichichi”, così chiamato in Messico per la sua capacità di vincere annualmente il titolo di capocannoniere della Liga Mexicana, è stato un attaccante molto prolifico con un innato senso della posizione e del gol. Le sue reti erano di rapina e, muovendosi molto bene sulla linea del fuorigioco, sapeva farsi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto.

Sanchez è anche l’ideatore dell’esultanza con capriola ed è stato uno dei primi giocatori a esultare effettuando una piroetta. Una celebrazione che ha fatto moltissimi proseliti nel calcio odierno, utilizzata da numerosi attaccanti, basti pensare ai carpiati di Oba Oba Martins o alla capriole del tedesco Klose, che poi dovette smettere per paura di infortunarsi.

Sanchez è nato a Città del Messico l’11 luglio 1958, da una famiglia abbastanza agiata della capitale. Crescere tra le memorie sportive del padre Héctor e gli allenamenti del fratello maggiore Horacio non dà molta scelta al piccolo Hugo: in casa Sánchez il calcio è una sorta di religione, e non puoi far altro che professarlo. Così, mentre Horacio si fa strada come portiere, Hugo decide di seguire le orme di un ex attaccante come suo papà e si piazza là davanti, alla ricerca del goal in ogni sua forma possibile.

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Con la maglia dell’UNAM

Città del Messico, 1972: prima di dedicarsi del tutto al calcio, il secondogenito della famiglia Sánchez è un promettente ginnasta al primo anno di scuola superiore. Grazie alle sue notevoli doti atletiche, Hugo viene selezionato, nonostante qualche dubbio iniziale, dalla squadra giovanile del Club Universidad Nacional, noto anche come Pumas UNAM. L’amore per il fútbol è nato qualche mese prima, guardando per l’appunto un allenamento di tale squadra, nella quale milita già da qualche anno il fratello Horacio.

Il fisico deve ancora formarsi e il ragazzo è un po’ leggerino, ma la sua forza sta anche in questo: corre, salta e dribbla come nessun altro coetaneo. Viene così schierato nel ruolo di attaccante esterno, in supporto alla prima punta centrale. Grazie alle sue prestazioni si guadagna il soprannome di “Niño de Oro” (Bambino d’Oro) e contribuisce ad alcune importanti vittorie conseguite, a livello giovanile, dall’UNAM, tra cui l’edizione 1975 del Trofeo di Cannes (competizione internazionale tra club Under 18 tenutasi tra il 1969 e il 1986).

Una volta raggiunta la maggiore età nel luglio 1976, Hugo firma il suo primo contratto da professionista proprio con l’UNAM, concludendo nel frattempo i suoi studi e iscrivendosi persino a un corso di laurea in Odontoiatria presso l’Università di Città del Messico.

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Con il grande Cuellar ai Mondiali 1978

Dopo un periodo di adattamento, l’allenatore della prima squadra, il grande Bora Milutinovic, decide di schierarlo come attaccante centrale. Il risultato è strabiliante: 99 goal in 183 partite che, in appena 4 stagioni e mezzo, conducono la sua squadra a conquistare 2 Campionati messicani, 1 Coppa dei Campioni CONCACAF e 1 Coppa Interamericana.

Hugo Sánchez scende in campo sempre con il sorriso sulle labbra, e la sua gioia, nonché la spettacolarità delle sue giocate, esalta il caloroso pubblico messicano. Durante la celebrazione delle sue reti continua a eseguire capriole finché lo speaker dello stadio non smette di gridare “Gooooool!”, solo per vedere quante riesce a farne in quella manciata di secondi.

La Spagna bussa alla sua porta nell’estate del 1981 con un’offerta da parte dell’Atlético Madrid: Hugo è voluto fortemente dal presidente Vicente Calderón in persona e rifiuta persino il trasferimento all’Arsenal per accettare la proposta dei Colchoneros, i quali introdurranno al calcio europeo un 23enne riccioluto pieno di belle speranze.

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Con l’Atletico Madrid la prima esperienza in Europa

Dopo una prima stagione alquanto difficile, sia per il neo acquisto che per la squadra, Hugo Sánchez riesce ad ambientarsi alla maggiore fisicità del calcio spagnolo, mantenendo la sua precedente media di circa 0,55 goal a partita. La sua esperienza con i Colchoneros è un crescendo di qualità e d’intensità, e ha il suo culmine nella stagione 1984/85: l’Atlético conclude il suo campionato al secondo posto e conquista la Coppa del Re (grazie a una doppietta dello stesso Hugo Sánchez) e Supercoppa di Spagna. Nel mentre, lo stesso attaccante messicano vince, grazie ai 19 goal messi a segno in campionato, il suo primo Trofeo Pichichi, cioè il riconoscimento che il quotidiano sportivo Marca dà al capocannoniere stagionale della Liga.

A 27 anni è nel pieno della sua maturità tecnico-tattica, e ha la giusta dose d’esperienza per compiere un ulteriore e definitivo passo in avanti nella sua carriera: il Real Madrid lo acquista così per ben 240 milioni di pesetas dopo un’ardua trattativa con l’Atlético, durante la quale si intromette più volte il Barcellona.

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Con il Real Madrid nella semifinale contro il Milan, aprile 1989

Hugo Sánchez migliora una squadra che può contare già sulla celebre “Quinta del Buitre”, cioè il quintetto capitanato dall’attaccante Emilio Butragueño e composto anche da altri quattro eccezionali calciatori spagnoli, quali Manolo Sanchís, Rafael Martín Vázquez, Míchel e Miguel.

Hugo comincia a incantare il pubblico del Santiago Bernabéu con giocate acrobatiche e goal di rara bellezza. Le sue rovesciate sono un concentrato di potenza, precisione e leggiadria; e vengono eseguite con una facilità mai vista prima su un campo da calcio. In 7 stagioni con la maglia del Real Madrid conquisterà altri 4 Trofei Pichichi, e, di conseguenza, il soprannome di “Pentapichichi”.

La sua stagione migliore è il 1989/90, durante la quale, con 38 goal complessivi, vince il titolo che viene assegnato annualmente al miglior marcatore di tutti i campionati europei, cioè la cosiddetta Scarpa d’Oro. La seconda esperienza in terra spagnola si conclude nel 1992 con un totale di 207 goal in 283 partite, nonché con la vittoria di 1 Coppa Uefa nel 1986, di 5 Campionati consecutivi (1986-1990) e numerosi altri trofei collegati a questi successi.

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In seguito, oltre al ritorno in Messico per un paio di stagioni e a una breve parentesi austriaca, Hugo giocherà anche con la terza squadra di Madrid, cioè il Rayo Vallecano, nella stagione 1993/94.

Con la maglia della Nazionale messicana esordisce giovanissimo, settembre 1977 in un match contro gli Stati Uniti. Della sua lunghissima militanza con la maglia verde (55 presenze 2 27 reti) da ricordare le tre fasi finali della Coppa del Mondo a cui Hugo Sánchez ha partecipato. La prima, nel 1978, vede il “suo” Messico chiudere il gruppo 2 all’ultimo posto senza neanche conquistare un punto; la seconda, di fronte al proprio pubblico (1986), si conclude ai calci di rigore contro la Germania Ovest al termine di un quarto di finale non privo di polemiche; infine, nel 1994, sono ancora i tiri dal dischetto a eliminare il Messico, questa volta nell’ottavo di finale contro la Bulgaria.

Oggi, al di là della tortuosa carriera d’allenatore, Hugo Sánchez è ancora ricordato come il miglior calciatore messicano di ogni epoca, e il suo contributo alla crescita del calcio iberico viene “ricompensato” con la carica di ambasciatore della lega calcistica spagnola (LFP) nell’intero continente americano.