The Strongest: quando a cadere furono i più forti

Storia della Superga sudamericana

È la sera del 26 settembre 1969, sono trascorsi vent’anni e poche settimane dalla sciagura che cancellò il Grande Torino. Nei cieli boliviani un DC-6 della compagnia Lloyd Aèreo Boliviano sta facendo rotta da Santa Cruz alla capitale La Paz. Tra i passeggeri c’è quasi al completo la rosa della squadra boliviana The Strongest (in inglese “i più forti”) di La Paz, uno dei club più blasonati del Paese (16 titoli nazionali in bacheca), reduce da un’amichevole a Santa Cruz.

Per circostanze che non verranno mai chiarite del tutto, il pilota all’improvviso perde il controllo del velivolo, che precipita in una regione montagnosa denominata La Chancha, vicino al centro minerario di Viloco, a circa 100 chilometri da La Paz. L’impatto è terribile: muoiono 69 passeggeri, tra cui 19 “Tigri di La Paz“, secondo il soprannome degli appartenenti al club giallonero.

Quando i soccorritori giungono sul posto, la scena è raccapricciante. Nell’immane tragedia, un’intera squadra di calcio, la più famosa del Paese, è stata cancellata dalla faccia della terra. Il contraccolpo emotivo della notizia è enorme, dato il seguito popolare del club. Mai prima d’ora, scriveranno i giornali boliviani qualche giorno dopo, il Paese si era commosso in maniera così totale di fronte a una tragedia.

Le testimonianze di solidarietà vengono da ogni angolo della Bolivia e la perdita della rosa quasi al completo fa addirittura temere che pure la ricca storia dello Strongest, avviata l ’8 aprile 1908, possa essersi chiusa con l’immane disastro. Che ha visto cadere Orlando Càceres (paraguaiano), Armando Angelacio (Paraguaiano), Julio Diaz, Jorge Tapia, Hernàn Andretta (argentino), Miguel Angel Porta (argentino), Héctor Marchetti (argentino), Diógenes Torrico, Oscar Flores, Fernando Durón, Eduardo Arrigo (argentino), Juan Iriondo, Germàn Alcàzar, Osvaldo Franco, Roberto Farfàn ed Ernesto Villegas, oltre a Eustaquio Orfano (allenatore) e ai suoi collaboratori dello staff tecnico José Ayllón e Felipe Aguilar.

Solo tre giocatori gialloneri si erano salvati, non essendo saliti sull’aereo maledetto a causa di problemi fisici: Rolando Vargas soffriva di una pesante influenza, Luis Gini (paraguaiano) stava recuperando da un infortunio e Marco Antonio Velasco era ingessato. Ancora più fortuita la circostanza che salvò la vita al generale dell’aviazione Alberto Alarcón, che guidava la delegazione: un tifoso giallonero, Oscar Guzmàn, che aveva seguito la squadra, doveva rientrare urgentemente e lo aveva pregato con insistenza di lasciargli il suo posto sull’aereo perché non poteva fare tardi al lavoro.

Una folla interminabile sfilò per due giorni verso la Cattedrale Metropolitana di La Paz dove si tenne la veglia funebre e migliaia di boliviani accompagnarono le spoglie mortali verso il cimitero.

Fortunatamente, lo Strongest non morì. Nel pieno della tragedia, un dirigente del club salì alla ribalta, assumendosi il compito di far rialzare la “Tigre” dalle sue ceneri. Si chiamava Rafael Mendoza e insieme a un gruppo di amici legatissimi ai colori gialloneri si mise al lavoro, ricevendo attestati di solidarietà innanzitutto dai rivali storici del Bolivar, poi dalla Federcalcio boliviana, dalla Fifa e dalla Confederazione Sudamericana del calcio e da parecchi club del continente, alcuni dei quali argentini, come River Plate e Boca Juniors.

Quest’ultimo, per idea del suo presidente Alberto J. Armando, organizzò una partita di beneficenza a Buenos Aires e prestò alla squadra boliviana due giocatori del vivaio, Luis Fernando Bastida e Victor Hugo Romero. «Armando ha compiuto un gesto eccezionale» ricordò poi Mendoza. «Mi disse: vai a La Candela (il campo di allenamento del Boca). Lì troverai un gruppo di venti tra i migliori giovani del club. Scegli i tre che ti piacciono di più. Per quanto riguarda gli altri, scegline quanti ne vuoi».

Dal nulla nacque il nuovo The Strongest e sotto la guida di “Don Rafo” tornò grande, vincendo più volte il titolo nazionale e segnalandosi negli ultimi anni per la creazione di un centro sportivo modello, sorto nella zona residenziale Achumani. Oltre cinquant’anni dopo la tragedia de La Chancha, lo Strongest è più vivo e vitale che mai.