Mondiali 2010: SPAGNA

Sono i Mondiali fortemente voluti dal Sudafrica di Mandela. A dominare sono le furie rosse che si aggiudicano il loro primo titolo. L’Italia di Lippi esce clamorosamente al primo turno, deludono anche Argentina e Brasile.

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Il 7 maggio 2004 il lungo cammino verso la libertà di Nelson Mandela compie un ultimo, significativo passo. A Zurigo l’uomo simbolo del travaglio sudafricano alza al cielo la Coppa del Mondo. Il Sudafrica infatti organizzerà il Mondiale del 2010, il primo per l’Africa. «La battaglia è la mia vita» è una delle frasi celebri dell’ uomo che ha passato quasi 26 anni in due carceri sudafricane, dal 12 giugno 1964 al 18 febbraio 1990, prima di diventare il primo presidente eletto democraticamente dal Sudafrica, nel 1994. «Giustizia è fatta» una delle prime dichiarazioni di Joseph Blatter. Parole che suonano un pochino strane nella bocca del presidente della Fifa, non propriamente un barricadero. Ma è innegabile che lo svizzero ha fortemente voluto il Mondiale africano. Magari anche per sdebitarsi nei confronti di un Continente i cui voti sono stati fondamentali per la sua elezione.

Blatter, membro del Comitato olimpico che nel 1976 sancì l’embargo sportivo del Sudafrica (sospeso già dal 1964) durato fino al 1992, aveva impostato la rotazione dei Continenti organizzatori del Mondiale e si era battuto per portare la Coppa in Africa. E alla Fifa House di Zurigo tra Marocco e Sudafrica finisce 14-10, al primo turno. Nessuno voto per l’Egitto, ritirata la Tunisia, Libia messa fuori gioco dalla Fifa. Quando Blatter apre la busta con il nome Sudafrica scoppia la festa: la danza dell’ arcivescovo Desmond Tutu, i canti per Mandela, preceduti dall’immancabile «Shosholoza», l’Inno dei minatori sudafricani, canzone simbolo della lotta all’apartheid. I marocchini prenderanno malissimo la sconfitta: accuse a Blatter, dichiarazioni polemiche. In Marocco infatti ci credevano veramente, dimenticando che il Sudafrica aveva un grosso credito con la Fifa accumulato quattro anni fa quando gli fu scippata la Coppa del 2006, assegnata alla Germania in circostanze che i più definiscono scandalose.

Le incognite che molti nutrono verso la possibilità che il Sudafrica possa gestire il più grande spettacolo del Mondo sono numerose. «Stiamo uniti» è il messaggi passato da Nelson Mandela: ce n’è bisogno, perché la Rainbow Nation, la nazione arcobaleno, in quegli anni sta faticando parecchio a trovare la nuova identità multirazziale. Anche a livello sportivo: dopo il grande entusiasmo dell’ organizzazione e della vittoria nella Coppa del mondo di rugby (1995) e nella Coppa d’ Africa di calcio (1996) sono arrivate tante delusioni. Male in due Mondiali di calcio, male in quelli di rugby e persino in quelli di cricket, organizzati dal Sudafrica nel 2003. Fallito anche il sistema delle quote (cinque neri per squadra) introdotto nel rugby, sport bianco per eccellenza. E poi l’Aids, la violenza, la criminalità, le lotte, spesso brutali, tra gli stessi neri per il controllo del potere. Il lungo cammino di Nelson Mandela per la libertà si chiude nella maniera migliore, con un successo sportivo dopo tante durissime battaglie politiche. Ora sta al suo Paese proseguire.

Per contendersi i 31 posti a disposizione ci sono ben 204 nazionali sulle 208 complessivamente aderenti alla FIFA , superando così il precedente primato di 199 squadre che risaliva all’edizione del 2002. Da evidenziare l’esordio del Montenegro come compagine indipendente da quella della Serbia e la prima apparizione dell’Australia in qualità di membro della confederazione asiatica (AFC).

Tra le compagini che staccano il biglietto mondiale c’è la sopresa Slovacchia al debutto in una fase finale. Del resto, come già successe nel 2002, anche in questa edizione sono presenti tutte le sette nazionali che hanno vinto almeno una volta il titolo iridato (ossia Uruguay, Italia, Germania, Brasile, Inghilterra, Argentina e Francia). Ritornano alcune vecchie conoscenze della storia iridata, come Honduras e Nuova Zelanda (28 anni dopo Spagna 1982) e la Corea del Nord di azzurra memoria (assente dal 1966).

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Lo splendido stadio FNB di Johannesburg