Maggio ’83, la Juve e il brutto presagio di Vicenza

Nell’ultimo test prima della finale di Coppa dei Campioni contro l’Amburgo, la squadra del Trap venne battuta 2-1 in amichevole dal Lanerossi.

A sei giorni dall’attesissima finale di Coppa dei Campioni contro l’Amburgo di Happel, la Juventus disputò l’ultimo test affrontando al “Menti” il Lanerossi Vicenza. Per Giovanni Trapattoni fu l’occasione di provare l’undici della finale in programma ad Atene. Unico assente Zibì Boniek. Il polacco non fu disponibile perché convocato dalla sua nazionale, impegnata contro l’Unione Sovietica.

I veneti, guidati da Bruno Mazzia, militavano nel girone A della C1. Mazzia aveva sostituito in panchina Giancarlo Cadè, esonerato dopo appena 7 partite di campionato e dopo aver sfiorato la promozione in B nell’annata precedente, mancata per un solo punto di differenza. Al vertice societario c’era da circa un anno Dario Maraschin, subentrato a Giuseppe Farina. Il 19 maggio 1983, tra i ventidue in campo dal primo minuto spiccò l’ex milanista Albertino Bigon, 36 primavere sulle spalle, veterano passato al Lanerossi Vicenza dopo un biennio deludente con la Lazio.

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La rosa della Juventus 1982/83

Il Trap schierò i suoi con Zoff in porta, Gentile e Cabrini terzini, Furino in mediana, Brio stopper e Scirea nel ruolo di libero. All’ala destra venne impiegato Bettega, con Bonini sulla fascia sinistra (in assenza di Boniek), Rossi centravanti, Platini in cabina di regia e Tardelli interno di centrocampo.

Mazzia, che da giocatore aveva militato nella Juventus tra la fine degli anni 50 e il decennio successivo, schierò Memo, Bottaro, Lombardi, Donà, Guerra, Bigon, Marchetti, Nicolini, Grop, Simonato e Perrone. Arbitro dell’incontro fu Lucio Polacco di Conegliano Veneto.

La prova generale juventina prima della finale contro gli anseatici si decise nella ripresa, dopo un primo tempo senza reti. Nella seconda frazione, Mazzia buttò nella mischia anche Roberto Baggio, giovane di belle speranze messosi in luce nel settore giovanile biancorosso, segnando 110 gol in 120 partite. Gli infortuni di alcuni giocatori della rosa titolare permisero al ragazzo di Caldogno di allenarsi con la prima squadra.

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Albertino Bigon, il giocatore più rappresentativo del Vicenza allenato da Mazzia (a dx)

Al primo affondo, Baggio partì in velocità superando Storgato e mettendo un pallone invitante in area juventina. Il pubblico del Menti applaudì convinto. Al 60’, l’ex Paolo Rossi sbloccò le marcature con un guizzo in stile Pablito che non diede scampo al portiere Di Fusco, subentrato nella ripresa. Sembrò l’inizio di un’ovvia vittoria dei bianconeri. Prandelli, entrato al posto di Platini dopo l’intervallo, si mise in evidenza, pur senza impensierire l’estremo difensore avversario. Tra i migliori in campo si segnalò Brio.

Sei minuti dopo, il pareggio portò la firma di Gianni Bonfante, sostituto di Perrone e bravo a battere Bodini, riserva di Zoff tra i pali della Vecchia Signora. Bonfante era un’altra promessa del Lanerossi, di due anni più grande di Baggio e suo grande amico. Entrambi avevano fatto mirabilie nella squadra Allievi, attirando un pubblico numeroso negli impegni ufficiali in programma ogni domenica mattina.

ROBERTO BAGGIO LANEROSSI VICENZA 82-83
Roberto Baggio, alla sua prima stagione da professionista

La coppia BaggioBonfante rappresentò l’attrazione, capace di sciorinare magie nel rettangolo di gioco, dispensando giocate di rara bellezza in quella categoria giovanile. Originario di Bonavicina, Bonfante scelse di restare a Vicenza dopo aver rifiutato la corte del Verona. Quel gol alla Juventus, che in quel momento schierava quattro campioni del mondo del 1982, rimarrà un ricordo indelebile nella sua carriera.

Il pareggio mise le ali ai padroni di casa. I bianconeri abbassarono il ritmo ed Eligio Nicolini trovò il raddoppio al 70’. Una rete salutata da una grande esultanza dei tifosi vicentini. I restanti venti minuti non offrirono altre reti. La Juventus uscì sconfitta dal Menti mentre Boniek si spostava verso Varsavia, viaggiando sullo stesso aereo che riportava in Polonia il cardinale Glemp.

Ad Amburgo, informato dai suoi osservatori della sconfitta juventina contro il Lanerossi, Happel parlò di possibilità di conquista della Coppa dei Campioni equamente distribuite tra bianconeri e tedeschi. “Noi purtroppo dobbiamo pensare anche al campionato”, aggiunse il tecnico austriaco dal centro sportivo di Ochsenzoll.

La volata per vincere la Bundesliga, che vedeva impegnato l’Amburgo, drenava emergie mentali alla squadra anseatica, non tralasciando i malanni del centravanti Hrubesch. “Penseremo ad Atene solo da domenica, non abbiamo la stessa fortuna della Juve che da tempo ha un unico pensiero fisso e che si presenterà più fresca e concentrata”, aggiunse Happel.

La Coppa dei Campioni la vinsero i tedeschi e per la Juve fu una tragedia greca. Il Lanerossi Vicenza mancò la promozione in B. Tre sconfitte consecutive – contro Spal, Trento e Piacenza – bloccarono i veneti al quarto posto, in un’annata che registrò la promozione di Triestina e Padova.

All’ultima giornata, Mazzia fece esordire in campionato il sedicenne Roberto Baggio. Era il 5 giugno 1983. Con il senno di poi, l’imbarazzante sconfitta bianconera nell’amichevole di Vicenza passò alla storia come un triste presagio in vista della finale di Atene, decisa da un velenoso fendente di Magath in avvio di partita.

ritaglio corriere della sera del 20-05-1983 lanerossi-juve
Articolo del Corriere della Sera

Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Il Milan del Grenoli” (Assist Edizioni, prefazione di Luigi La Rocca, 2020)