TANCREDI Franco: profondo giallorosso

Un ritratto del leggendario portiere della Roma degli anni ’80. Difese la porta giallorossa per 258 partite consecutive, specialista nel parare i rigori e pilastro dello storico scudetto del 1983.

Franco Tancredi nasce a Giulianova, in Abruzzo, il 10 gennaio 1955. Il suo percorso nel mondo del calcio inizia proprio nella squadra della sua città natale, il Giulianova, che curiosamente indossa maglie giallorosse e fu fondata da Italo Foschi nel 1924, lo stesso che tre anni dopo avrebbe fondato la Roma. Un segno del destino che sembra connettere fin dall’inizio Tancredi alla futura squadra della sua vita.

È nella stagione 1972-73 che il giovane portiere fa il suo esordio tra i professionisti in Serie C, lanciato dal tecnico Giovan Battista Fabbri. Quella stagione rimane ancora oggi memorabile nella storia del Giulianova, che si classificò secondo nel girone B di Serie C, alle spalle della sola Spal. Per Tancredi è l’inizio di un viaggio che lo porterà ai massimi livelli del calcio italiano.

Con il Rimini nella stagione 1976/77

Nel 1974 arriva la prima grande opportunità: il Milan lo acquista, anche se nei due anni in rossonero le sue apparizioni si limitano a sole tre partite in Coppa Italia. Nonostante il poco spazio, questo periodo si rivela formativo per il giovane portiere, che può imparare osservando Enrico Albertosi e ricevendo i consigli di Pierluigi Pizzaballa, che diventa per lui un vero mentore.

L’arrivo alla Roma e la consacrazione

L’approdo alla Roma avviene nell’estate del 1977, dopo una stagione da titolare in Serie B con il Rimini. Inizialmente Tancredi arriva in sordina, destinato al ruolo di secondo portiere alle spalle di Paolo Conti, all’epoca riserva di Dino Zoff in nazionale. Il debutto in giallorosso e in Serie A arriva il 28 gennaio 1979, quando sostituisce Conti nell’intervallo di RomaVerona (finita 2-0 con doppietta di Ugolotti), mettendosi subito in luce con alcune parate importanti.

1978/79: con Franco Superchi, che sarà il suo secondo nella stagione dello scudetto

La svolta nella carriera di Tancredi si verifica nella stagione successiva. Conti attraversa un periodo di crisi e viene contestato dai tifosi. È in questo momento che Nils Liedholm, allenatore della Roma, decide di dare fiducia al “piccolo ragazzo di Giulianova”. L’ex titolare recupera temporaneamente il posto, ma Tancredi lo ha ormai superato nelle gerarchie: dal 27 aprile 1980 al 29 gennaio 1989, Franco Tancredi non salterà nemmeno una partita di campionato, collezionando l’incredibile serie di 258 presenze consecutive in Serie A, seconda solo al record di 332 stabilito da Dino Zoff.

Il trionfo in Coppa Italia e la specialità nei rigori

La data che segna definitivamente la consacrazione di Franco Tancredi come idolo dei tifosi romanisti è il 17 maggio 1980. Quel giorno, allo stadio Olimpico di Roma, si gioca la finale di Coppa Italia in gara unica tra Roma e Torino, che viene decisa ai calci di rigore.

L’incontro si trasforma in un’altalena emotiva degna di un thriller. Dopo una serie di tiri parati da entrambi i portieri e qualche errore, si arriva ai rigori a oltranza: Ancelotti segna per la Roma, mentre Tancredi neutralizza il tiro di Zaccarelli con un tuffo spettacolare. La Coppa Italia finisce nelle mani giallorosse e il Corriere dello Sport del giorno successivo titola eloquentemente: “Tancredi dice Roma“.

I rigori diventano la sua specialità, grazie a un segreto tanto semplice quanto efficace: rimanere immobile fino all’ultimo istante per non dare al tiratore alcun indizio sulla direzione del tuffo. Nonostante la statura non imponente (appena 1,76 m), Tancredi compensa con freddezza, elasticità e uno scatto fulmineo.

La sua bravura sui calci di rigore si conferma appena un anno dopo, il 17 giugno 1981, quando regala alla Roma un’altra Coppa Italia, ancora contro il Torino e sempre ai rigori, ma questa volta in trasferta. In quell’occasione, il portiere abruzzese para i tiri di Pecci e Graziani, confermandosi decisivo.

L’era dello scudetto e la dedizione al lavoro

Franco Tancredi è parte integrante della splendida Roma di Liedholm che conquista il secondo scudetto della storia giallorossa nella stagione 1982-83. Durante quel campionato, il portiere abruzzese mantiene una concentrazione impeccabile, senza commettere errori.

Leggendari sono i suoi allenamenti “extra” con l’allenatore Nils Liedholm. L’ex mezzala svedese, non dimentico del suo passato da calciatore, si diverte a tirare palloni potentissimi contro il portiere romanista, che alla fine delle sessioni esce dal campo completamente esausto. Una dedizione maniacale al lavoro che sarà uno dei segreti del successo di Tancredi, che compensa con l’impegno e la preparazione qualsiasi limite fisico.

L’esperienza in Nazionale

Il 26 settembre 1984, a 29 anni, arriva finalmente per Franco Tancredi la chiamata in Nazionale. Il debutto avviene a Milano in un Italia-Svezia vinto dagli azzurri per 1-0. Nella nazionale italiana Tancredi entra in ballottaggio con Giovanni Galli per un posto da titolare, e sembra addirittura sul punto di scavalcarlo nelle gerarchie.

Tuttavia, per il Mondiale del 1986 in Messico, il commissario tecnico Enzo Bearzot – forse consigliato dal suo collaboratore Dino Zoffpreferisce puntare sul portiere toscano, che peraltro deluderà le aspettative durante la competizione. L’avventura in maglia azzurra di Tancredi si chiude così con 12 presenze e qualche rimpianto per quello che avrebbe potuto essere.

Il drammatico episodio di San Siro

Il 13 dicembre 1987 rappresenta uno dei momenti più drammatici nella carriera di Franco Tancredi. Quel giorno, a San Siro, si gioca Milan-Roma. Le squadre stanno per iniziare il secondo tempo sul risultato di 0-0 quando dalla curva occupata dai “Commandos Tigre” rossoneri viene lanciato un petardo che colpisce l’estremo difensore giallorosso al ginocchio. Il portiere cade a terra chiedendo aiuto, ma pochi secondi dopo un secondo petardo gli esplode sul petto, facendolo svenire.

Sembrava morto“, ricorderà il compagno di squadra Tonino Tempestilli. Tancredi giace immobile su un fianco e il medico Alicicco, insieme al massaggiatore Marinucci, si accorge che è in arresto cardiaco. Immediatamente lo soccorrono praticando il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Il cuore del portiere riprende a battere, ma Tancredi rimane privo di sensi per 20 minuti e in stato di shock per 45 minuti, con la pressione arteriosa a 200.

Il medico rileva anche un’ipomobilità degli arti inferiori, simile a una parziale paralisi, che fortunatamente scompare gradualmente con il passare delle ore. Trasportato all’Ospedale San Carlo di Milano, viene dimesso la sera stessa con una prognosi di 7 giorni, tornato cosciente ma ancora stordito. La Roma, con il diciassettenne Angelo Peruzzi tra i pali, perde la partita 1-0, ma successivamente il giudice sportivo assegnerà ai giallorossi la vittoria a tavolino per 2-0.

Il declino e l’addio alla Roma

Tancredi torna in campo dopo pochi giorni dall’incidente di San Siro, ma nella stagione successiva entra in competizione con il giovane Angelo Peruzzi, fino a quando la sua straordinaria serie di 258 partite consecutive si interrompe. È lo stesso Tancredi a farsi da parte dopo aver subito due gol evitabili da Borgonovo della Fiorentina: “Mi tolgo un peso,” dichiara con serenità, “voglio mettere fine a questo scontento se il vero male della Roma sono io“.

In realtà, è tutta la Roma di quel periodo a vivere un momento difficile. Tancredi tornerà brevemente titolare, ma ormai la fiducia nei suoi confronti è compromessa e nella stagione 1989-90 viene relegato al ruolo di secondo portiere alle spalle di Giovanni Cervone.

Nell’estate del 1990 passa al Torino come riserva e quando torna da avversario all’Olimpico, sia pur sedendo in panchina, il 24 febbraio 1991, i tifosi lo omaggiano con due striscioni e numerosi applausi. “La loro accoglienza mi ha commosso,” confessa il portiere, “ero così emozionato che mi sono augurato di non dover entrare. Mi sento giallorosso a vita e oggi sono l’uomo più felice del mondo.”

Proprio per questo sentimento di appartenenza, Tancredi decide di giocare l’ultima partita della sua carriera con la maglia della Roma, in occasione dell’addio al calcio di Bruno Conti, il 23 maggio 1991. Il Torino è impegnato a giugno nella Mitropa Cup e Tancredi avrebbe potuto disputare ancora qualche partita, ma rifiuta l’opportunità, chiudendo così la sua carriera da calciatore.

La carriera da preparatore

Subito dopo il ritiro nel 1991, inizia la sua carriera da preparatore dei portieri proprio nella Roma, squadra a cui ha dedicato gran parte della sua vita agonistica. Rimane nello staff tecnico giallorosso fino al 2004, alternando periodi con la prima squadra e con le giovanili, con una parentesi di “retrocessione” dal 1997 al 2003. La sua esperienza da preparatore si arricchisce poi seguendo Fabio Capello in diverse prestigiose panchine: alla Juventus (in un passaggio che i tifosi romanisti hanno vissuto come un tradimento), al Real Madrid (dove ha l’opportunità di allenare un portiere del calibro di Iker Casillas) e nella nazionale inglese sotto la guida di Franco Baldini.

Dopo le avventure internazionali, nel 2011 Tancredi fa ritorno a Trigoria come preparatore dei portieri nella nuova Roma “americana”, lavorando al fianco dell’allenatore Luis Enrique. Questa esperienza dura però solo una stagione, concludendosi in modo problematico a causa del malumore del portiere titolare Stekelenburg. Successivamente, Tancredi non segue Capello nella sua avventura con la nazionale russa, preferendo tornare a vivere stabilmente a Roma. La sua ultima esperienza professionale registrata risale all’estate del 2015, quando accetta di lavorare al Livorno chiamato dall’ex compagno di squadra Christian Panucci, chiudendo così un percorso da tecnico durato quasi un quarto di secolo.