Non un semplice libro sul calcio, ma un viaggio a ritroso nel tempo, un’immersione nella Torino degli anni ’60 e ’70, un’esplorazione di temi universali come l’amicizia, la passione, la delusione, la perdita e la ricerca della felicità.
L’autore ci guida con maestria attraverso i ricordi della sua infanzia e adolescenza, trasportandoci nel cortile di via Bogino 23, cuore pulsante di una Torino che non esiste più. Un mondo di case di ringhiera, di famiglie operaie, di bambini che sognano il mare e giocano a pallone. Il cortile diventa il microcosmo in cui si sviluppano le prime amicizie, le prime sfide, le prime delusioni.
Il Calcio, metafora della vita
La passione per il calcio è il filo conduttore che attraversa l’intero romanzo. Lorenzo racconta con nostalgia i primi calci in Piazzetta, gli infiniti pomeriggi trascorsi a rincorrere un pallone, le dispute accese per un gol contestato, le figurine collezionate con cura maniacale.
L’esperienza calcistica diventa una metafora della vita stessa: la conquista di ogni “spiazzo” rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di crescita personale, un’occasione di confronto con i propri limiti, di scoperta del valore dell’amicizia e del gioco di squadra.
Il passaggio dal calcio di Piazzetta all’esperienza professionistica segna un punto di svolta nella narrazione. Lorenzo descrive con lucidità il mondo del calcio professionistico, svelandone le dinamiche spesso spietate. La competizione, la pressione, le aspettative, le delusioni: il calcio diventa un banco di prova per mettere alla prova le proprie capacità, ma anche per confrontarsi con la durezza della realtà.
Figure Indimenticabili
Lungo il suo percorso, Lorenzo incontra figure indimenticabili che lasciano un segno profondo nella sua vita. Mario Pedrale, l’allenatore delle giovanili della Juventus, incarna la figura del mentore, dell’educatore che trasmette ai suoi ragazzi non solo i fondamentali del calcio, ma anche valori essenziali come il rispetto, l’umiltà, la disciplina.
Pietro Anastasi, centravanti della Juventus e idolo d’infanzia di Lorenzo, rappresenta invece il modello del campione che, pur con i suoi limiti tecnici, riesce ad affermarsi grazie alla sua grinta, al suo istinto, alla sua capacità di superare le avversità.
Paolo, amico d’infanzia e compagno di avventure in Piazzetta, definito un «innocente spirito anarchico», incarna la figura dell’artista, del poeta, del sognatore che vive con intensità ogni esperienza. La sua prematura scomparsa rappresenta una ferita insanabile, un vuoto incolmabile e segna la fine dell’adolescenza spensierata e del legame indissolubile con la Piazzetta.
Torino, tra tradizione e inquietudine:
La città di Torino fa da sfondo all’intero romanzo. Lorenzo la descrive con affetto e nostalgia, ma anche con un pizzico di critica. La Torino sabauda, austera e rigorosa, è la città della famiglia Agnelli, della Juventus, del lavoro, della disciplina. Ma è anche la città delle contraddizioni, dell’inquietudine, dei sogni infranti. L’autore traccia un parallelismo tra la storia della città e la sua esperienza personale, mettendo in luce il legame indissolubile tra l’individuo e il contesto in cui vive.
Il Dio del Calcio
Non mancano riflessioni sulla natura capricciosa del calcio, sul fantomatico “dio del calcio”, una figura che determina arbitrariamente il destino e le sorti di giocatori e partite, rendendo il calcio un evento imprevedibile, governato da una forza superiore. Non si tratta di una divinità benevola o giusta: il Dio del Calcio agisce secondo il suo capriccio, elargendo fortuna e talento ad alcuni, mentre ne priva altri, a prescindere dai loro sforzi o meriti.
La scrittura di Lorenzo è coinvolgente e stimolante, un invito a riflettere sulla natura del successo, sull’importanza della perseveranza e sulla forza indelebile della memoria. “Rimpalli” è un libro che accompagna il lettore anche dopo averne concluso la lettura, a testimonianza del potere che ha la narrazione quando si intreccia con il fascino intramontabile del gioco del calcio.