Torneo Interbritannico: Home sweet home

Sì, Home Championship, quello che da noi si chiamava Torneo Inter-Britannico. Per decenni fu la principale manifestazione internazionale tra federazioni, ma con il passare del tempo la curiosità per l’esterno e il valore tecnico sempre inferiore portarono a vistose modifiche. E nel 1984 all’abolizione

C’è un ragionamento che non va mai dimenticato quando ci si occupa di calcio britannico: lassù sono arrivati prima in tutto e dunque quel che è venuto dopo, in altri paesi, è semplice copiatura o, quando diametralmente opposto, un volontario distacco, ma sempre conseguente dall’originale. Ma viene dopo, appunto.

E così bisogna aprire la mente quando si pensa all’Home Championship, ovvero il torneo nato nel 1882, e disputato dal 1884, per opporre tra loro Inghilterra, Irlanda (all’epoca, poi quella del Nord), Scozia e Galles. E aprire la mente vuol dire mettersi in testa che all’epoca una manifestazione del genere non solo era perfettamente logica, ma corrispondeva a quanto di più vicino ad una… Coppa del Mondo ci si potesse immaginare. Il Mondo, del resto, era circoscritto a poco più delle Isole Britanniche, dunque che male c’era a mettere in piedi un torneo interno, oltretutto escogitato nella medesima riunione in cui era stato creato l’International Football Association Board e definite le regole originali del calcio?

E allora vai: fu certificata di fatto una situazione che per quanto riguardava Inghilterra e Scozia esisteva da tempo. Le due nazionali si erano incontrate nel 1872 nella prima partita internazionale “vera” della storia (due anni prima c’era stato un incontro informale), e l’Home Championship non fu altro che l’integrazione di queste partite e della sfida IrlandaScozia, che dal 1882 in poi aveva visto lo svolgimento di sei gare.

Sempre vittoriosa nelle prime quattro edizioni dell’inter-Britannico, la Scozia fu senza dubbio la squadra da battere negli anni 80 dell’ottocento

Lo schema fu banale: ogni nazionale ne avrebbe incontrate in casa due e in trasferta l’altra, a campi invertiti l’anno successivo. Per molti decenni il Championship venne disputato lungo tutto l’arco della stagione, poi dal 1969 venne cambiato il formato e le sei gare si giocarono tutte in otto giorni subito dopo la fine dei campionati e delle coppe, ma in entrambe le situazioni c’erano complicazioni che vedremo.

Nella prima circostanza, infatti, che pure si trascinò dal 1884 al 1968, potevano sorgere difficoltà ad incastrare partite in mesi dal clima rigido o, da fine Anni 60 in poi, in date infrasettimanali in cui non vi fossero importanti amichevoli o gare di coppe europee. Dal 1969 in poi i problemi furono di altro tipo, ovvero schierare organici al completo in un periodo dell’anno in cui i giocatori erano esausti e cercavano di evitare la convocazione come se puzzasse di pesce marcio.

In più, un altro intoppo, strutturale, organico alla natura stessa delle quattro rappresentanti del Regno Unito. Ovvero, che Scozia e Inghilterra sono sempre state molto più forti di Irlanda (sia come “Irlanda” sia, dal 1921, come “Irlanda del Nord” dopo la suddivisione politica dell’isola) e Galles.

I momenti in cui queste ultime nazionali sono state in grado di competere realmente con le altre sono stati pochi, e rari: i dieci successi complessivi di gallesi e nordirlandesi portano le date, rispettivamente, del 1907, 1920, 1924, 1928, 1933, 1934 e 1937 per i primi, 1914, 1980 e 1984 per i secondi.

Il che permette di individuare un periodo cosiddetto d’oro per la squadra delle valli nel decennio tra 1928 e 1937, anni in cui curiosamente anche il Cardiff City vinse la FA Cup, mentre i rappresentanti dell’isola hanno avuto la parvenza di un ciclo solo nei primi Anni 80, quando del resto la squadra allenata da Billy Bingham fece per due volte bella figura ai Mondiali (1982 e 1986).

E a proposito di Mondiali, l’Inter-Britannico fu utilizzato come girone di qualificazione in vista delle edizioni del 1950 e del 1954, con le prime due ad ottenere l’accesso alla Coppa del Mondo. Il bello è che la Scozia, seconda nell’Home del 1949-50, scelse poi di non effettuare il viaggio in Brasile, mentre l’Inghilterra, che aveva vinto, avrebbe forse dovuto fare altrettanto: la prima partecipazione alla competizione iridata fu conclusa da una sconfitta contro gli Stati Uniti per 1-0.

Aprile 1950, l’Inghilterra batte la Scozia 1-0 e vola ai Mondiali in Brasile

Quattro anni dopo prima e seconda del Championship furono le medesime nazionali, che però poi ai Mondiali vennero eliminate entrambe dall’Uruguay, 7-0 gli scozzesi durante la fase a gironi e 4-2 gli inglesi nei quarti di finale. Ancora più bizzarro però quanto avvenne a proposito dei Campionati Europei del 1968: ancora una volta l’Inter-Britannico fu utilizzato come girone di qualificazione, ma per determinare l’unica squadra promossa alla massima manifestazione europea furono sommati i risultati di due edizioni del torneo del Regno Unito, quella del 1967 e quella del 1968 (ancora Inghilterra a passare).

Quando però l’Uefa tolse all’Home Championship il valore di girone di qualificazione agli Europei, restituendogli un valore unicamente domestico, la crisi del torneo riemerse. Di fatto, a gran parte dell’opinione pubblica interessava solo la sfida tra Inghilterra e Scozia, che nel corso degli anni aveva avuto sviluppi anche memorabili, e in più la necessità di giocare effettivamente le qualificazioni per Europei e Mondiali, aveva reso sempre più affollato il calendario nel periodo autunno-primavera.

Nel 1968 la pressioni dei club portarono la Football League ad un accordo con la Football Association in base al quale la nazionale avrebbe disputato non più di quattro partite nell’arco della stagione agonistica: questo avrebbe voluto dire la morte dell’Inter-Britannico o la rinuncia alle gare di qualificazione per Europei o Coppa del Mondo.

Alf Ramsey, il Ct inglese, propose ovviamente che si seguisse la prima via, quella dell’abolizione del torneo insulare, ma l’opposizione delle altre tre federazioni, specialmente Galles e Irlanda del Nord che da quelle sfide traevano tre quarti dei loro introiti, portò ad un compromesso di stampo bizantino: l’Home Championship, non potendosi giocare durante la stagione, venne spostato a dopo la stagione stessa, dunque in giugno.

2 aprile 1966: Scozia-Inghilterra 3-4. Willie Wallace “vola” mentre Banks cattura la palla

Tre gare in sette-otto giorni, ma altri problemi che abbiamo segnalato, ovvero la scarsa disponibilità delle squadre impegnate nelle fasi finali delle coppe europee a permettere ai giocatori di stancarsi ulteriormente in una serie di impegni così concentrati, per non dire dei numerosi casi in cui i campionati terminarono dopo il previsto a causa dei recuperi di partite che erano state rinviate in inverno.

La situazione peggiorò rapidamente, come non era successo nemmeno dopo il 1902, quando il crollo di una parte di tribuna ad Ibrox durante Scozia-lnghilterra provocò la morte di 26 spettatori e il ferimento di oltre 500: calo di presenze ad eccezione della solita Inghilterra-Scozia o di Scozia-lnghilterra, crescente contrasto tra il modesto livello tecnico delle partite dell’Home Championship e le amichevoli che alcune nazionali disputavano con squadre di maggiore caratura internazionale, intoppi politici (causa disordini civili, dal 1972 al 1974 l’Irlanda del Nord non giocò le sue partite casalinghe a Belfast ma a Liverpool e Glasgow e nel 1981 Inghilterra e Galles si rifiutarono di giocare a Belfast per il medesimo motivo), aumento della curiosità per volti nuovi e giocatori nuovi, e così nel 1984 si disputò l’ultima edizione dell’Inter-Britannico, dopo la decisione delle federazioni inglese e scozzese di uscirne una volta per tutte.

Per ironia della sorte, quell’ultimo giro di Home Championship non fu vinto né da Inghilterra né da Scozia, ovvero le nazionali che si ritenevano troppo importanti per affrontare le altre, ma dall’lrlanda del Nord. Allenati sempre da Bingham, i verdi batterono la Scozia 2-0 (reti di Sammy Mcllroy e Norman Whiteside) in dicembre, data innovativa ma che in realtà riportava alle origini la manifestazione, persero 1-0 a Wembley con l’Inghilterra il 4 aprile poi il 22 maggio pareggiarono a Swansea contro il Galles, 1-1, gol di Gerry Armstrong, ed avrebbero dunque avuto bisogno di un pareggio tra Scozia e Inghilterra nell’ultima partita, a Glasgow. Finì proprio 1-1, e l’Irlanda vinse il torneo per differenza reti.

Era il 25 maggio 1984, e dopo cent’anni finiva, realmente, un’era. E finiva anche il girovagare del trofeo. Che da quel giorno alloggia nella sede della Football Association nord-irlandese, dove curiosamente era rimasto per cinque anni di fila anche nel periodo della Prima Guerra Mondiale, visto che l’ultimo successo prima dello scoppio del conflitto era stato proprio dei biancoverdi, nel 1913-14.

  • Testo di Mattia Ottoni
Il trofeo è attualmente detenuto ed esposto dalla Irish Football Association

Vittorie totali

SquadraVittorie(ex aequo)
 Inghilterra5420
 Scozia4117
 Galles125
 Irlanda del Nord85