TRESOR Marius: il tesoro dell’isola

Originario della Guadalupa, approda poi in Francia, dove diventa il miglior libero dell’Esagono. Ajaccio, Marsiglia e Bordeaux le tappe di una brillante carriera cui sono mancati però i successi con la Nazionale

Quando la nazionale francese era molto meno multietnica di oggi, Tresor c’era. E ne era una colonna portante, oltre che il capitano. Originario di Sainte-Anne, in Guadalupa, un dipartimento d’Oltremare del Governo di Parigi, il piccolo Marius comincia a tirare calci al pallone nella Juventus, la squadra della sua città. Nel 1969, a 19 anni compiuti, arriva la chiamata dalla Francia. O meglio, dalla Corsica, perché è l’Ajaccio a offrirgli un contratto dopo averlo fatto visionare e avere apprezzato le sue doti di libero dinamico e coraggioso allo stesso tempo.

L’antillano brucia le tappe e il 4 dicembre del 1971 fa già il suo esordio fra i “Bleus”: a mandarlo in campo a Sofia contro la Bulgaria, per una peraltro ininfluente gara di qualificazione agli Europei dell’anno successivo, è il Ct Georges Boulogne, che lo schiera però nell’inedita posizione di terzino sinistro. Ma Tresor mostra personalità e conquista anche la dirigenza dell’Olympique Marsiglia, che nell’estate successiva lo ingaggia.

Tresor con la maglia dell’Ajaccio

Il rendimento del giocatore è notevole sia in campionato che in nazionale, dove con Jean-Pierre Adams forma una coppia di centrali che si merita l’appellativo di “garde noire” (guardia nera) per l’affidabilità che caratterizza i suoi componenti insieme al colore scuro della loro pelle. I francesi mancano la qualificazione ai Mondiali del 1974, una piccola consolazione per Marius è vedere che la Panini, dando alle stampe l’album delle figurine della rassegna iridata tedesca, lo sceglie insieme ai più esperti Michel, Bereta e Revelli come elemento più rappresentativo della sua formazione, che viene inserita nella sezione dedicata alle “grandi escluse”.

Per arrivare a qualcosa di più concreto, l’aitante (1,82 x 80) caraibico deve attendere il 1976. Prima conquista la Coppa di Francia con il suo Marsiglia, sconfiggendo in finale il Lione in cui gioca il futuro Ct transalpino Raymond Domenech, e quindi, il 9 ottobre, in occasione di un match di qualificazione ai Mondiali (ancora, per ironia della sorte, in Bulgaria), si vede affidare da Michel Hidalgo la fascia di capitano dei “Galletti”.

Tresor, che nel giugno del 1977 segna di testa una rete storica al “Maracanà” in un’amichevole pareggiata 2-2 contro il Brasile, si fa convincere di non essere solamente un buon calciatore e l’anno dopo si trasforma in cantante. Incide “Sacrò Marius”, un album decisamente allegro che contiene brani intitolati “Droit au but”, il motto del Marsiglia, e “Maracanà”.

Tresor e Jean-Pierre Adams: la Garde Noire

Il Mondiale incombe e l’avventura argentina dei transalpini comincia alla grande, con il gol lampo inflitto da Lacombe all’Italia, ma è un fuoco di paglia, perché Tresor e soci si fanno rimontare e perdono con gli Azzurri e quindi cedono anche ai padroni di casa (a provocare il dubbio rigore che spiana la strada ai biancocelesti è proprio il difensore, con un fallo di mano) prima di sconfiggere l’Ungheria in un match inutile, ma che entra nella storia del calcio perché le due squadre si presentano all’appuntamento con la maglia bianca e i francesi sono costretti a indossare le casacche biancoverdi del Kimberley di Mar del Piata per non confondersi con i magiari.

Le stagioni successive non sono esaltanti per Tresor, che nel 1980, nel giro di pochi mesi, manca con i suoi compagni la qualificazione agli Europei italiani, cede la fascia di capitano dei “Bleus” all’emergente Platini e retrocede in B con l’Olympique. L’occasione del rilancio arriva dal Bordeaux, che gli consente di continuare a giocare ad alti livelli.

Nel 1982 c’è il Mondiale spagnolo. L’avvio non è dei migliori, con la sconfitta per 1-3 con l’Inghilterra (in occasione della terza rete britannica, Tresor liscia malamente la palla, che termina sui piedi di Mariner e Gianni Brera, su “Repubblica”, lo stronca definendolo un “manierato creolo che puntualmente manca gli appuntamenti importanti”), ma poi la Francia si riprende e, in una drammatica semifinale, il libero-cantante realizza uno spettacolare gol in acrobazia contro la Germania Ovest, che però poi vince ai rigori.

Tresor a Spagna 82 (Francia-Kuwait 4-1)

La delusione è grande, ma per Marius ci sono ancora traguardi da tagliare e il 5 ottobre del 1983 (1-1 con la Spagna a Parigi) diventa il giocatore con il maggior numero di presenze in nazionale superando Roger Marche, un difensore che negli Anni 50 era noto con il soprannome di “Cinghiale delle Ardenne”.

È la penultima presenza in blu per Tresor, che il mese successivo, a Zagabria, contro la Jugoslavia, colleziona l’ultimo gettone, il sessantacinquesimo. “Sacrò Marius” conquista quindi con i girondini il suo unico scudetto e poi appende le scarpe al chiodo, a trentaquattro anni suonati, quando un problema alla schiena lo mette fuori corsa per l’Euro 84: la Francia vince il torneo continentale con Bossis al suo posto al centro della difesa, ma non nel cuore dei tifosi d’Oltralpe.


Marius Trésor (Sainte-Anne, 15 gennaio 1950)

StagioneSquadraPres. (Reti)
1969-1972 Ajaccio92 (1)
1972-1980 Olympique Marsiglia253 (8)
1980-1984 Bordeaux93 (3)