Ugo Tosetto: il Keegan della Brianza

«In campo facevo quello che volevo, se no ciao. Mai fatto scuola calcio. Campi d’erba dove si poteva e oratorio»

Ugo Tosetto veneto classe ’53 è un ritratto dell’Italia terragna e contadina che c’era una volta e c’è anche adesso. Ma ristretta in riserve. Pellerossa di mani callose e fame di vita, con annessi caratteri sbalzati dall’accetta. Non li trovi nelle metropoli, le cupole di gas arancione nel cielo sopra Milano o Roma le guardano da fuori. E chi sa se hanno ancora voglia di tramandarsi. Ugo ha grattato coi tacchetti campi di B e di C, si è aggiustato la maglia e il cuore che batteva un po’ più forte per entrare al Meazza, col Milan, nel 77-78, e poi ha ripreso la rumba con le palle che giravano un filo e le gambe svelte dell’ala destra.

«Gambe e testa, ho segnato dei gran col con la testa. Eeh, la storia del Keegan della Brianza… non è che me ne stavo limitato a destra, giravo per il campo, andavo dove volevo. Altrimenti ciao».

Anni Cinquanta-Sessanta. Provincia di Padova. «Ho iniziato bambino nell’Olimpia Cittadella, che era la squadra dei democristiani, i comunisti tenevano per l’Unione Sportiva Cittadella». Da manuale.

«Mai fatto scuola calcio. Campi d’erba dove si poteva e oratorio. Sono cresciuto ruspante. A sedici anni ero via di casa, Spal in C, nel 72-73 ero qui, alla Solbiatese. Bello, i maestri sono stati Trapanelli e Bagnoli, che è passato un paio di mesi. Io comunque mi sono divertito sempre da dio, mi sono trovato bene in qualsiasi posto. Il carattere ce l’ho buono, però se era pane dicevo pane, e vino al vino».

Fiorentina – Milan 1-1, Tosetto in azione

Chiaro? La poca voglia di insaponare qualcosa conterà, nell’anno rossonero.

«Senti, ero un tipo franco, al Milan dovevi avere la lingua esercitata, parlare, farti vedere».

Stabilito che, per grazia del cielo, Tosetto non è un grottesco pierre di se stesso (un mona, via), tocca dire bene e rotondo del Monza-fenomeno, dove il Keegan che parlava ai pennuti spunta nel 75-76, allenatore Alfredo Magni. Vincono il campionato di C con 58 punti, la Cremonese seconda è a 46. Tanti giovani, per molti nel 76-77 è l’esordio in B. Tosetto, Terraneo, Buriani, De Nadai, Beruatto, in panchina sempre Magni. Al termine del girone d’andata il Monza è in testa insieme a Pescara e Lanerossi Vicenza, a cinque partite dalla fine…

«…pensavamo di vincere, ci bastavano cinque punti, ne abbiamo fatti tre. Siamo andati ad Avellino, perso 2-1, vinto con l’Ascoli in casa, siamo partiti per Varese sicuri di andare a passeggiare e le abbiamo prese, col Cagliari in casa mi sono stirato dopo trenta secondi. Non c’erano tanti cambi…».

Quindici reti, una lama sull’out, dribbling e scintille. Tosetto manca il bersaglio col Monza, però fa centro in popolarità e stima. Lo chiama il Milan di Liedholm, Rivera, Capello, Bigon. Con lui, Buriani:

«Tosetto-Buriani uguale a Monelli-Massaro. Io ero il buono e l’altro l’aggiunta, il Monelli della situazione».

Invece?

«Non che la serie A fosse più dura della B, l’opposto. In B legnano, in A ti fanno almeno avvicinare alla porta. È che non riuscivo a fare gol. Mi sono bloccato. A Monza ero io il Rivera, col Milan non mi trovavo bene. Quell’anno mi sono sposato con Graziella, pensavo mi dessero l’occasione di riscattarmi, che mi tenessero un’altra stagione, niente, mi hanno girato in prestito ad Avellino. Dico grazie al Milan, mi ha dato il nome. Per il resto, insomma…».

Ventidue gettoni e solo una rete in Coppa Uefa: l’anno di massima serie si conclude alla mesta. Ad Avellino è un’A diversa, Tosetto va e non va. Ritorno in B, Monza e Vicenza, un gol a stagione. Autunno 1982:

«E sono in C. Modena, Benevento, Rimini. A 34 anni mi sono rotto di girare, mi ha chiesto una squadra di Borgo Ticino, dopo sono stato a Oleggio, Interregionale, e ho fatto tre anni in Prima Categoria a Mirago, qui vicino. Mai smesso di giocare, negli Amatori ho vinto tutto. Il 16 maggio del ’96 un portiere mi è entrato da dietro e si è rotto il ginocchio. Soldi ne ho guadagnati, quello che ho me l’ha dato il pallone e sono contento così. Mi sono divertito, ho giocato divertendomi».

Gli anni settanta e ottanta sono preistoria. Rispetto a oggi?

«Prima cosa: non c’è più gente buona (dal piede educato, ndr), si punta sulla corsa. Ci sono solo staffettisti e centometristi, il pallone lo vedi giocare poco. A parte pochissimi, gli altri lavorano di velocità e potenza. Non è che ai tempi miei non c’era velocità, si stava bloccati, tipo Rocco, blocco e contropiede. Con le difese a tre di adesso si potrebbero fare dieci gol a partita. Sono sparite le ali, questo sì, tipo Causio, Conti, Domenghini che puntavano l’uomo. Io lo puntavo, lo scartavo, tornavo indietro e lo scartavo di nuovo. Azioni del genere chi le vede più?».

Andrea Aloi – Guerin Sportivo


Ugo Tosetto (Cittadella, 1º agosto 1953)

StagioneSquadraPres (Reti)
1971-1972 SPAL5 (0)
1972-1975 Solbiatese107 (21)
1975-1977 Monza70 (27)
1977-1978 Milan27 (1)
1978-1979 Avellino20 (0)
1979-1980 Monza18 (1)
1980-1981 Lanerossi Vicenza20 (1)
1981-1982 Modena33 (5)
1982-1983 Modena6 (2)
1982-1983 Benevento18 (2)
1983-1984 Rimini15 (2)
1984-1986 Iris Borgoticino? (?)
1986-1987 Oleggio? (1)
19?? Mirago? (?)