JORGE VALDANO: Il sogno di futbolandia

Godrete. Se vi piace la libertà di pensare, di ricordare, di giocare. Se credete che il calcio sia anche le parole per dirlo, ecco «Il sogno di Futbolandia», di Jorge Valdano, campione del mondo con l’Argentina di Maradona nel 1986.


Valdano è stato direttore generale del Real Madrid, ma non ha perso il vizio che aveva da giocatore e da allenatore, quello di avere un’etica e di difenderla attaccando. Ma anche affetto per chi su questa terra ha girato attorno al pallone. «Ogni volta che respiro l’odore dell’ erba mi ritorna addosso l’infanzia». Godrete, dopo ogni ricordo. Del ct Basile che diceva: «Io dispongo sempre bene le mie squadre in campo. Il problema è che quando inizia la partita i giocatori si muovono». Dopo ogni riflessione. «Visto che gli allenatori considerano le partite come una successione di minacce, la paura ha cominciato a contaminare le loro idee, e ogni pericolo immaginario che vogliono annullare provoca una decisione repressiva che corrode il gioco nel suo aspetto felice, libero, creativo».

E farete tristemente sì con la testa. «Le cose stanno così: il calcio è progredito come il traffico. Prima circolare era facile, adesso è diventato un inferno. La realtà è che il campo, a pelo d’erba, sta diventando intransitabile». Farete ancora sì con il capo. «Il calcio è un gioco bellissimo che i mediocri vogliono imbruttire nel nome del pragmatismo ed è un gioco primitivo che i rivoluzionari vogliono violare attraverso metodi ad ogni costo scientifici».

Valdano parla, intervista, giudica con competenza: Zidane, Bergkamp, Davids, ma anche Veron, Michel, e tanti altri. Passati e presenti. Di Beckham dice: «E’ due persone in una: è una persona quando gioca e un’ altra nella vita. Fuori dal campo, come certi uccelli della Patagonia, fa una cagata ad ogni passo. Ma durante i 90′ mostra doti di concentrazione, buona capacità di partecipazione, abnegazione, solidarietà». Va a fondo, Valdano. «Quel fondo di fascismo che si annida dietro la filosofia del risultato è tipico di gente che divide il mondo in dominatori e dominati».

Vi farà ridere la sua descrizione della mentalità italiana. «Ci sono momenti nei quali un difensore azzurro sta per spazzare il pallone e si trova, per esempio, con le gambe di un norvegese aperte, spalancate. Un meraviglioso invito al tunnel che un uomo libero non potrebbe mai rifiutare. Il giocatore italiano tende a ignorare la tentazione e a spazzare via lo stesso». Vero, vero. Come ancora: «Presto o tardi, l’allenatore italiano avrà pietà del cavaliere solitario che schiera in avanti e gli metterà vicino qualcuno a fargli compagnia: un cane, un gatto, un canarino».

Vi farà sorridere il suo scontro in campo con il grande Johan Cruyff, definito un leader naturale con un orgoglio maleducato da un eccesso di vittorie. «Quel giorno Cruyff si mise a protestare con l’ arbitro per un fallo senza importanza. E dato che l’arbitro non smetteva di dargli spiegazioni, suggerii a Cruyff di tenere quel pallone e di darcene un altro, visto che in quella partita avevamo qualche diritto anche noi. Cruyff mi chiede: come ti chiami? «Jorge Valdano». E quanti anni hai? «Ventuno». «Ragazzino, a 21 anni a Cruyff si dà del lei».

Vi farà venire tenerezza, Valdano. Per l’amicizia con Maradona. «Per gli amici bisogna mettere la mano sul fuoco, anche sapendo che ce la bruceremo». Per il ricordo di Rogelio, idolo degli anni Sessanta, che all’ allenatore che gli chiedeva di andare più veloce, rispose: «Correre è da vigliacchi». E’ da vigliacchi anche non guardare a quello che avevamo e abbiamo perso: una palla e la voglia di giocare. Tutto il calcio amato, vissuto, inquinato. Lo dice bene Gianni Mura nella prefazione che è anche un assist per tutti quelli che come Valdano vogliono continuare a provarci. E le ultime due righe, sì. Cominciate da quelle. «Vorrei che coloro che mi hanno insegnato a sognare…». Ma cosa sono quelle gocce amare che vi stanno scendendo sul viso?

JORGE VALDANO
Il sogno di Futbolandia
Mondadori, 2004 – pp. 290