Storia dell’enfant prodige che divenne icona dell’Anderlecht e del calcio belga tra gli anni ’60 e ’70.
È stato il “golden boy” del calcio belga, essendo coetaneo di Gianni Rivera, nato il 2 ottobre 1943 a Sint-Pieters-Leeuw, in Belgio, in un periodo in cui il calcio europeo stava cercando di riemergere dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. La sua storia d’amore con il calcio e l’Anderlecht affonda le radici nella passione paterna: suo padre, fervente ammiratore del leggendario Jef Mermans, non mancava mai una partita casalinga e aveva l’abitudine di portare i suoi tre figli allo stadio Émile Versé, dove il giovane Paul iniziò a respirare l’atmosfera del calcio.
I primi calci al pallone li diede per le strade del suo quartiere di Sint-Pieters-Leeuw e nei cortili dell’Istituto Sint-Niklaas. Qui, sotto lo sguardo attento del futuro commissario tecnico nazionale Bill Gormlie, che si occupava di seguire le giovani promesse, Van Himst iniziò a mostrare i primi lampi del suo straordinario talento.
Il momento che cambiò la sua vita arrivò quando, accompagnato dal cugino, si presentò ai campi di allenamento del settore giovanile dell’Anderlecht. Fu qui che il giovane Paul diede una dimostrazione delle sue incredibili doti tecniche, tenendo il pallone in aria per svariati minuti. Questa esibizione colpì così profondamente il presidente Constant Vanden Stock che decise immediatamente di far firmare una tessera al ragazzo, nonostante avesse solo otto anni. Per ragioni anagrafiche, l’iscrizione ufficiale dovette attendere altri due anni, ma già nei settori giovanili Van Himst dimostrava una superiorità tecnica tale da giocare sempre con compagni più grandi di lui, anticipando quello che sarebbe stato il suo destino di enfant prodige del calcio belga.

L’Ascesa di una Stella (1959-1962)
Pierre Sinibaldi, l’allenatore che plasmò la carriera di Van Himst, riconobbe immediatamente nel giovane talento le qualità che lo avrebbero reso un fuoriclasse. Sotto la sua guida, Van Himst si trasformò in un giocatore di raffinata eleganza, destinato a dominare il calcio belga per i successivi quindici anni grazie alla sua eccezionale tecnica, alla visione di gioco e alla precisione nei passaggi.
Il suo debutto in prima squadra arrivò già nel dicembre 1959, appena due mesi dopo aver compiuto sedici anni. Sul campo del Beringen, il giovane attaccante dimostrò subito di cosa fosse capace con una performance promettente che lasciò intravedere il suo potenziale. Sinibaldi, ispirandosi al Brasile campione del mondo del 1958, implementò un sistema 4-2-4 innovativo per l’epoca, nel quale Van Himst divenne rapidamente una pedina fondamentale.
La consacrazione arrivò nella stagione 1961-62 con la conquista del suo primo campionato nazionale con l’Anderlecht. Ma fu il 1962 l’anno della sua definitiva esplosione internazionale: al suo debutto nelle competizioni europee, Van Himst lasciò il segno segnando contro il Real Madrid al mitico Santiago Bernabéu in un memorabile 3-3. Quella prestazione attirò immediatamente l’interesse del Modena, che gli fece un’offerta allettante includendo anche suo fratello nell’affare. L’Anderlecht, tuttavia, rifiutò categoricamente di lasciar partire il suo gioiello, così come avrebbe fatto successivamente di fronte alle proposte di club ben più prestigiosi come Barcellona e Real Madrid, che lo vedevano come il potenziale erede di Alfredo Di Stéfano.

L’Era d’Oro (1962-1975)
I sedici anni di Van Himst all’Anderlecht rappresentano uno dei periodi più gloriosi nella storia del club belga. Le statistiche raccontano una storia straordinaria: 309 gol in 566 partite, un’impresa che lo consacrò come uno dei più prolifici marcatori del calcio belga. La sua bacheca si arricchì di otto campionati nazionali e tre titoli di capocannoniere, conquistati nelle stagioni 1963-64, 1965-66 e 1967-68.
Il suo momento più spettacolare in campo europeo arrivò nella Coppa dei Campioni 1966-67. Nonostante l’eliminazione precoce dell’Anderlecht al secondo turno, Van Himst si laureò ugualmente capocannoniere del torneo, stabilendo un record di cinque reti in una singola partita europea contro i finlandesi dell’FC Haka. Nella stagione 1969-70, portò l’Anderlecht fino alla finale della Coppa delle Fiere (predecessore della Coppa UEFA), persa contro l’Arsenal, ma anche qui si consolò con il titolo di capocannoniere del torneo con 10 gol.
Il suo stile di gioco unico gli valse due soprannomi indimenticabili. I tifosi belgi lo chiamavano “Polle Gazon” (Paul Prato nel dialetto di Bruxelles) per la frequenza con cui finiva a terra a causa dei numerosi falli subiti. Ma fu il prestigioso quotidiano francese L’Équipe a coniare il soprannome più significativo, “Le Pelé blanc” (il Pelé bianco), dopo una prestazione magistrale contro la Francia che lasciò il pubblico parigino a bocca aperta.
Anche dopo l’era Sinibaldi, quando molti veterani lasciarono il club, Van Himst rimase il leader indiscusso di una nuova generazione di talenti, guidando giovani promesse come Hugo Broos, Ludo Coeck e François Van der Elst.

La Carriera in Nazionale (1960-1974)
La storia di Van Himst con la nazionale belga ebbe inizio precocemente e in modo straordinario. Il 19 ottobre 1960, a soli 17 anni, fece il suo debutto con i Diavoli Rossi in una partita contro la Svezia. Undici giorni dopo il debutto, segnò il suo primo gol internazionale in una vittoria per 2-1 contro l’Ungheria, dando il via a una carriera che lo avrebbe visto diventare uno dei più grandi giocatori nella storia del calcio belga.
Il 1964 fu testimone di un evento unico nel suo genere: nella partita Belgio–Olanda, Van Himst si trovò a giocare insieme a ben 10 compagni dell’Anderlecht, dopo la sostituzione del portiere Guy Delhasse con Jean-Marie Trappeniers. Una circostanza eccezionale che evidenziava il dominio dell’Anderlecht nel calcio belga dell’epoca e la centralità di Van Himst nel progetto tecnico sia del club che della nazionale.
Il culmine della sua carriera internazionale arrivò con gli Europei del 1972, disputati in casa. Van Himst guidò il Belgio a un prestigioso terzo posto, dimostrando ancora una volta la sua capacità di elevare il livello della squadra nelle grandi occasioni. Prima di questo risultato, aveva già partecipato ai Mondiali del 1970, sebbene l’esperienza si fosse rivelata meno fortunata.
La sua carriera in nazionale non fu priva di momenti controversi. In particolare, dopo il deludente Mondiale del 1970 in Messico arrivò persino a giurare che non avrebbe più indossato la maglia dei Diavoli Rossi. Fu il presidente della Federcalcio belga, Louis Wouters, precedentemente suo critico dopo il fiasco messicano, a convincerlo a tornare, affidandogli la fascia di capitano.
Al termine della sua carriera internazionale, nel 1974, Van Himst aveva accumulato numeri impressionanti: 81 presenze e 30 gol, che lo resero il secondo miglior marcatore nella storia della nazionale belga, alla pari con Bernard Voorhoof. Mantenne il record di presenze dal 1973 al 1989, a testimonianza della sua longevità e consistenza ad alto livello.

L’Eredità e la Vita dopo il Calcio
Nel 1975, all’età di 31 anni, Van Himst chiuse il suo straordinario capitolo con l’Anderlecht. La sua partita d’addio fu un evento memorabile che radunò alcune delle più grandi stelle del calcio mondiale: sotto la guida di Rinus Michels, campioni del calibro di Pelé, Eusébio, Johan Cruijff, Gianni Rivera, José Altafini, Amancio, Jairzinho e Willem Van Hanegem si riunirono per rendergli omaggio.
La sua carriera da giocatore si concluse con brevi esperienze al RWDM e all’Eendracht Aalst, ma il suo legame con il calcio era destinato a continuare in una nuova veste. Nel 1982 iniziò la sua carriera da allenatore guidando la squadra Under-17 dell’Anderlecht. Il successo fu immediato e l’anno successivo venne promosso alla prima squadra, sostituendo Tomislav Ivić. La sua prima stagione sulla panchina si rivelò trionfale: conquistò la Coppa UEFA nel 1983 battendo il Benfica, ottenendo finalmente quel trofeo europeo che gli era sfuggito da giocatore.
L’anno seguente portò nuovamente l’Anderlecht in finale di Coppa UEFA, persa ai rigori contro il Tottenham Hotspur. Nel 1985 vinse il campionato belga e la Supercoppa, prima di passare al RWD Molenbeek. Il suo percorso da allenatore culminò con la guida della nazionale belga dal 1991 al 1996, portando la squadra ai Mondiali del 1994 dove venne eliminata dalla Germania agli ottavi di finale.
Dopo il ritiro, Van Himst si dedicò alla gestione dell’azienda di torrefazione del caffè Brésor insieme al figlio Frank, mantenendo sempre vivo il suo legame con l’Anderlecht, dove è spesso presente alle partite casalinghe insieme all’amico e leggenda del ciclismo Eddy Merckx.
