BOGICEVIC Vladislav: the King of New York

The Maestro, King: questi due dei soprannomi che Vladislav “Bogie” Bogicevic si è meritato in una lunga carriera fatta di bellissimi assist e gol con le maglie di Stella Rossa Belgrado, New York Cosmos e Nazionale jugoslava. Nato a Belgrado, nella Jugoslavia titina, classe 1950, Vladislav cresce a pane e calcio. Il padre infatti ha giocato in Nazionale, e i due fratelli anche loro sono diventati calciatori nella massima serie jugoslava. Bogie viene messo sotto contratto dai Cosmos nel gennaio 1978, a pochi mesi dai Mondiali in Argentina per i quali la solita nazionale jugoslava tutta genio e sregolatezza non riesce a qualificarsi.

L’annuncio dell’ingaggio del serbo Bogicevic coglie un po’ di sorpresa la (poca) stampa specializzata del soccer USA. Bogie infatti sembra uscire dai canoni dei Cosmos di quel periodo, che prevedono l’acquisto solo di grandi stelle a cui affiancare giovani talenti statunitensi. Un po’ la filosofia Zidanes y Pavones di Florentino Perez con venticinque anni di anticipo. Infatti il serbo non presenta certo le credenziali di un Beckenbauer o di un Carlos Alberto, nè tantomento è mai stato avvistato nella classifica del il Pallone d’Oro. Ma quelli che lo hanno visto giocare ai Mondiali del 1974, probabilmente non molti negli States, sanno che l’arrivo di Bogicevic è un altro grande passo avanti per un club che solo fino a tre anni prima viveva nell’oscurità di Randall’s Island, appena al di là del Triborough Bridge, mentre adesso vive nella luce dell’immenso Giants Stadium. E hanno ragione.

Delle sue immense doti tecniche infatti si era infatti già accorto Miljan Miljanic che lo aveva fatto esordire nel 1965 (a 15 anni!) nella serie A jugoslava con la maglia biancorossa a strisce verticali della Crvena Zvezda (Stella Rossa), nell’anno dell’inaugurazione del maestoso Marakana di Belgrado. Da allora al 1977 Bogie indossa quella maglia per ben 507 volte guidando con i suoi passaggi la sua squadra a vincere cinque titoli e quattro coppe nazionali in tredici anni. Ne è anche il capitano dal 1972 al 1977. Poche però le sodisfazioni internazionali con la Stella Rossa, che non è ancora quella che nel 1991 con i vari Mihajlovic, Savicevic, Jugovic, Prosinecki e Pancev (allora detto il “Cobra”, prima di deludere con la maglia dell’Inter) in campo si aggiudicherà la Coppa dei Campioni ai rigori contro l’Olympique Marsiglia nella finale giocata a Bari.

Negli anni in cui Bogicevic guida la Crvena Zvezda sui campi europei il miglior risultato sono le semifinali della Coppa dei Campioni 1970/71 con un’incredibile eliminazione subita contro il Panathinaikos, sconfitto a Belgrado 4-1 ma vincente ad Atene con un secco 3-0 che porterà i greci alla finale di Wembley contro l’Ajax (che con in campo Cruijff e Neeskens si aggiudicherà la Coppa). Ancora semifinali, ma in Coppa delle Coppe, nel 1974/75, e stavolta è il Ferencvaros Budapest di Tybor Nylasi a buttare fuori i biancorossi di Belgrado. Gli ungheresi saranno poi distrutti in finale al St. Jakob di Basilea dalla Dinamo Kiev di Onishenko (due gol) e, principalmente, del grande Oleg Blokhin (gol e Pallone d’Oro).

Con la maglia blu della Nazionale invece Bogicevic mette insieme 47 presenze, sei delle quali ai Mondiali del ’74 vinti dal suo futuro compagno nei Cosmos Franz Beckenbauer. E proprio in quei Mondiali Bogie gioca una delle sue partite migliori. È il 13 giugno 1974, Waldstadion di Francoforte, Germania Ovest, partita d’apertura dei Mondiali. In campo come da tradizione i campioni in carica, il Brasile (allora solo Tricampeão) che quattro anni prima ha stracciato l’Italia nella finale all’Azteca di Città del Messico, contro i Plavi (i blu) della Jugoslavia. Certo il Brasile non è più lo stesso. Pelè si è ritirato (almeno fino all’anno successivo). Tostao, che già non avrebbe dovuto giocare i Mondiali del Messico a causa di un grave incidente all’occhio sinistro con distacco della retina, ha dovuto chiudere col calcio per evitare di rimanere cieco, mentre il capitano Carlos Alberto è infortunato e quindi assente. Rimangono solo uno Jairzinho un po’ invecchiato e Rivelino. Tra i nuovi in campo con la maglia verdeoro il biondo terzino Francisco Marinho, che Bogicevic ritroverà nei Cosmos nel 1979.

La Jugoslavia, invece, guidata dal CT Mladinic, vede tra le sue fila il talento bizzoso della punta della Stella Rossa Dragan Dzajic (terzo nella classifica per il Pallone d’Oro 1968, dietro a George Best e Bobby Charlton), l’ottimo difensore croato Ivan Buljan (anche lui ai Cosmos nel 1981 e nel 1982), e il centravanti dell’Hajduk Spalato Ivica Surjak che avremmo poi “ammirato” nella stagione 82/83 con la maglia dell’Udinese (2 gol in 29 partite per il croato in Italia). E proprio Bogicevic insieme a Dzajic mette alle strette più volte i Campioni brasiliani, conquistando un insperato zero a zero. Dopo il Brasile arrivano i carneadi dello Zaire: sepolti sotto nove gol, uno dei quali messo a segno da Bogicevic, che dà spettacolo con i suoi assist. Ancora un pareggio, stavolta per 1-1, nel terzo ed ultimo match del Gruppo B contro la Scozia di Kenny Dalglish e di Joe Jordan. Jugoslavia, Brasile e Scozia terminano tutte a quattro punti, ma le prime due si qualificano per la miglior differenza reti.

Al secondo turno la sregolatezza degli slavi esce fuori ancora una volta, e nonostante le buone prestazioni di Bogicevic arrivano tre sconfitte di fila. La prima contro la Germania Ovest: gol del “maoista” Paul Breitner e di Gerd Muller (che giochera nella NASL con i Fort Lauderdale Strikers dal 1979 al 1981, giocando e perdendo contro i Cosmos il Soccer Bowl del 1980). La seconda arriva contro la grande Polonia, che vince con gol di Kazimierz Deyna (anche lui negli USA, ai San Diego Sockers, dal 1981 al 1984), cui risponde momentaneamente Karasi, gol della vittoria polacca di Lato. Vince anche la Svezia dell’eterno Bjorn Nordqvist (115 presenze in Nazionale: va a giocare nella NASL, con i Minnesota Kicks, nel 1979 e 1980), che a un gol di Surjak risponde con un uno-due di Edström e Törstensson.

Presto dimenticati i Mondiali, prendono il via le qualificazioni per gli Europei del 1976, la cui fase finale si tiene proprio in Jugoslavia. Ma Bogicevic, dopo aver aiutato la propria Nazionale a superare il girone di qualificazione segnando anche un gol nella partita di ritorno contro la Norvegia, si vede escluso dal CT Mladinic per tutta la fase finale dell’Europeo, anche perche inizia a brillare la stella del giovane regista Vladimir Petrovic, che ormai dal 1975 gli ha tolto il posto anche nella Stella Rossa. Bogie è infatti escluso dai titolari per tutta la Coppa delle Coppe 1974/75, compreso lo spettacolare 2-0 e la qualificazione ai rigori contro il Real Madrid.

Inizia a questo punto a maturare la decisione di lasciare la Nazionale e la Stella Rossa, essendo anche attirato dalle sirene dei grandi club europei. Lo vogliono infatti il Real Madrid allenato da Luis Molowny, il Bayern Monaco orfano di Beckenbauer, l’Ajax ancora alla ricerca di un sostituto per Neeskens e il Paris St. Germain, dove troverebbe il difensore portoghese Humberto Coelho e l’attaccante argentino Carlos Bianchi. La sirena più suadente per Bogicevic, a quasi 28 anni, nel pieno della maturità calcistica e con una buona padronanza dell’inglese (più una quasi laurea in Economia all’Università di Belgrado) è quella dei dollari dei New York Cosmos. Ma lui dice: “Ho scelto di venire ai New York perchè di qui a due anni i Cosmos saranno la migliore squadra al mondo. Per questo ho firmato un contratto di tre anni, ma spero di rimanere più a lungo”. E infatti vi resterà fino alla fine.

Entusiasti del suo arrivo a New York il Presidente dei Cosmos, Ahmet Ertegun (“È eccitante poter contare su un giocatore di tal livello”), e l’allenatore, l’italo-sudafricano Eddie Firmani (“Bogie è un giocatore molto tecnico, di grande statura e pedigree”). Nonostante le frasi di circostanza i due non esagerano affatto. Per anni infatti Bogicevic orchestra e dà linfa alla più letale linea d’attacco della North American Soccer League. Bogie riesce a dimostrare di essere uno dei migliori giocatori sbarcati nella NASL, mantenendo costantemente il totale comando del centrocampo dei Cosmos. Dettando in modo perfetto i tempi del gioco grazie alla sua tecnica e visione di gioco, trovando negli anni ottime sponde in calciatori quali Beckenbauer (spostato dal coach Firmani a centrocampo per dare spazio in difesa a Carlos Alberto), Neeskens, il giovane americano Davis e il connazionale Dimitrijevic.

I suoi passaggi sembrano avere gli occhi. Passaggi corti in mezzo alle difese, lanci lunghi per le sgroppate di Giorgio Chinaglia e Denis Tueart, tocchi smarcanti per i guizzi dei paraguayani Romero e Cabanas.”Potrebbe sbottonarti la camicia con quel piede sinistro”, disse dopo una grande partita di Bogie l’inglese Gordon Jago, il coach dei Tampa Bay Rowdies, i grandi rivali dei Cosmos, allenatore con un passato anche sulle panchine di Queens Park Rangers e Millwall. Dopo il suo esordio, un incredibile 7-0 contro i Fort Lauderdale Strikers, bagnato dal gol d’apertura e da quattro assist vincenti, in sette anni di Cosmos Bogicevic viene nominato cinque volte NASL All-Star e diventa leader assoluto per numero di assist, superando il record stabilito da Pelè già dopo un anno.

Arriva ad un totale di ben 143 assist in 203 partite, accompagnati da 31 gol che lo pongono all’undicesimo posto nella graduatoria assoluta dei marcatori nella breve storia della NASL. “NASL Midfielder of the Year” nel 1982, Bogicevic è un pilastro dei Cosmos che si aggiudicano il Soccer Bowl nel 1978, 1980 e 1982, cui si va ad aggiungere la finale persa contro i Chicago Sting nel 1981.Chiude la propria carriera da giocatore nel 1984 quando i Cosmos, con Chinaglia presidente, falliscono e il calcio professionistico scompare da New York. Bogie decide però di rimanere negli USA con la moglie Maryana, ballerina classica, e la figlia Tanja, dedicandosi alla carriera di allenatore, iniziando dai New York Centaurs della semi-professionistica A-League fino ai recenti incarichi ottenuti dai portoghesi del Belenenses e in Arabia Saudita. Nel 2002 è entrato nell’American National Soccer Hall of Fame.

Testo di Franco Spicciariello