Dal piccolo campo di Hwaseong ai grandi stadi della Bundesliga, Cha ha dimostrato che il calcio è veramente un linguaggio universale.
Negli anni ’70 e ’80, quando il calcio asiatico era ancora considerato di livello inferiore rispetto a quello europeo, un giovane attaccante sudcoreano di nome Cha Bum-kun si apprestava a riscrivere la storia. Soprannominato “Tscha Bum” per la potenza dei suoi tiri, Cha divenne non solo una leggenda in patria, ma anche una vera e propria icona del calcio tedesco.
Nato nel 1953 a Hwaseong, Cha Bum-Kun dimostrò sin da giovane un talento naturale per il calcio, impressionando fin da subito per la sua straordinaria rapidità. La sua ascesa nel mondo del calcio fu velocissima. A soli 17 anni, venne convocato nella nazionale sudcoreana Under-20, e poco dopo, non ancora diciannovenne, fece il suo debutto nella nazionale maggiore durante la Coppa d’Asia del 1972.
Il torneo si rivelò un trampolino di lancio per il giovane Cha. Nella partita inaugurale contro la Repubblica Khmer (l’attuale Cambogia), segnò il suo primo gol internazionale, contribuendo alla vittoria per 4-1. Questo match, come lui stesso ha dichiarato, fu quello che lo rese popolare e rimane uno dei migliori della sua carriera. La Corea del Sud arrivò fino alla finale, perdendo contro l’Iran, ma Cha aveva già lasciato il segno.
Il suo talento non passò inosservato. Dopo aver brillato in tornei nazionali e internazionali, Cha attirò l’attenzione degli scout europei. Tuttavia, il suo percorso verso il calcio professionistico europeo non fu privo di ostacoli. Come tutti i giovani sudcoreani, Cha dovette prestare il servizio militare obbligatorio. Questa pausa forzata avrebbe potuto rallentare la sua carriera, ma invece servì solo ad aumentare la sua determinazione.
Nel 1978, a 24 anni, Cha stabilì un record diventando il più giovane calciatore di sempre a raggiungere le 100 presenze internazionali. Questo traguardo, unito alle sue prestazioni nei tornei internazionali, convinse definitivamente gli scout europei del suo potenziale.
L’arrivo in Europa
Nel 1978, l’Eintracht Francoforte partecipò a un torneo in Corea del Sud, la President’s Cup. Sebbene l’obiettivo del club fosse vincere la competizione, il vero tesoro che scoprirono fu il giovane Cha Bum-kun.
Dieter Schulte, assistente allenatore dell’Eintracht, rimase colpito dal talento del ventiseienne attaccante coreano. Schulte si adoperò immediatamente per convincere la Federcalcio coreana a consentire a Cha di lasciare anticipatamente il servizio militare obbligatorio per provare a fare carriera in Germania.
Dopo aver concluso i Giochi Asiatici del 1978, Cha finalmente ottenne il permesso di partire per l’Europa. Era un salto nel buio per il giocatore coreano, che non aveva mai vissuto fuori dal suo paese e si trovava ora catapultato in una cultura completamente diversa.
Inizialmente, Cha firmò un contratto di sei mesi con il Darmstadt 98. Il 30 dicembre 1978 fece il suo debutto in Bundesliga contro il Bochum, diventando il primo coreano a giocare nel massimo campionato tedesco. Tuttavia, questa prima esperienza fu brevissima: dopo appena una settimana e una sola partita giocata, Cha fu richiamato in patria per completare il servizio militare.
Sembrava che il sogno europeo di Cha fosse già finito prima di iniziare. Tuttavia, l’Eintracht Francoforte non aveva dimenticato quel talentuoso attaccante visto in Corea. Quando Cha tornò in Germania nel maggio del 1979, il club si mosse rapidamente per assicurarselo.
Nella sua prima stagione con l’Eintracht, Cha segnò 12 gol in 31 partite, guadagnandosi un posto nella “Squadra dell’Anno”. La sua velocità, il pressing asfissiante e il tiro potente e preciso gli valsero subito il soprannome di “Cha-Boom“. Ma il suo contributo più significativo arrivò in Coppa UEFA, dove i suoi tre gol furono fondamentali per la vittoria del trofeo da parte del club tedesco nella stagione 1979-80.
Nonostante le inevitabili difficoltà di adattamento culturale – Cha ricorda con umorismo la sua iniziale avversione per i buffet freddi tedeschi – il coreano si ambientò rapidamente, diventando un beniamino dei tifosi. La sua disciplina esemplare (ricevette solo un cartellino giallo in tutta la carriera) e la sua dedizione lo resero un modello dentro e fuori dal campo.
Nel frattempo le sue prestazioni continuarono a migliorare: nella stagione 1980-81, Cha si distinse particolarmente in Coppa di Germania, segnando sei gol in sei partite e risultando decisivo sia in semifinale che in finale. Nonostante i problemi economici del club negli anni successivi, il sudcoreano rimase una costante fonte di gol e prestazioni di alto livello.
Nel 1983, dopo 58 gol in 156 presenze con l’Eintracht Francoforte, Cha si trasferì al Bayer Leverkusen. Nonostante l’avanzare dell’età, il “Kaiser Asiatico” (come veniva chiamato) continuò a brillare. Per tre stagioni consecutive andò in doppia cifra di gol, aiutando il Leverkusen a risalire la classifica dopo anni di risultati mediocri.
La stagione 1985-86 fu particolarmente memorabile per Cha. Segnò 17 gol in campionato, trascinando il Bayer Leverkusen al sesto posto e alla qualificazione per la Coppa UEFA. Nello stesso anno, dopo otto anni di assenza dovuti al suo trasferimento in Germania, Cha tornò a vestire la maglia della nazionale sudcoreana per i Mondiali del 1986 in Messico.
Gli ultimi anni della carriera di Cha furono coronati da ulteriori successi. Nella stagione 1987-88 diventò il calciatore straniero più prolifico nella storia della Bundesliga. Inoltre, giocò un ruolo fondamentale nella vittoria del Bayer Leverkusen in Coppa UEFA nel 1988. Nella finale di ritorno contro l’Espanyol, con la sua squadra sotto di tre gol dall’andata, Cha segnò il gol che portò la partita ai rigori, dove il Leverkusen trionfò.
Alla fine della sua carriera in Bundesliga, Cha Bum–Kun aveva segnato 98 gol in 308 partite, un record per un giocatore asiatico che resistette per decenni. Ma oltre ai numeri impressionanti, ciò che rende Cha un giocatore straordinario è il suo ruolo di pioniere. In un’epoca in cui era raro, se non impossibile, vedere giocatori asiatici nei top campionati europei, Cha non solo si affermò, ma divenne una vera e propria stella.
Dopo il ritiro, Cha intraprese la carriera di allenatore con alterne fortune. Se l’esperienza come CT della Corea del Sud ai Mondiali del 1998 si rivelò disastrosa, con le squadre di club ottenne diversi successi, vincendo due titoli nazionali con il Suwon Bluewings.
L’eredità
Oggi Cha si dedica allo sviluppo del calcio giovanile in Asia. Ha creato il “Cha Bum-kun Award” per premiare i migliori talenti coreani e organizza progetti per permettere ai giovani asiatici di confrontarsi con le accademie dei club tedeschi. Il suo obiettivo è chiaro: “Insegnare ai ragazzi l’importanza del fair play attraverso lo sport, in modo che possano diventare membri sani della società quando cresceranno.”
Il suo successo aprì la strada a molti altri giocatori asiatici che seguirono le sue orme. Come lui stesso ha detto: “I pionieri hanno un’unica scelta: imboccare un sentiero complicato e solitario“. Cha Bum-Kun ha percorso quel sentiero con coraggio e determinazione, dimostrando come il talento, unito alla perseveranza e al coraggio di sfidare le convenzioni, possano superare ogni barriera. Dal piccolo campo di Hwaseong ai grandi stadi della Bundesliga, Cha ha dimostrato che il calcio è veramente un linguaggio universale.