Copa Libertadores 1961: Peñarol

“Sarai eterno come il tempo e fiorirai ogni primavera” dice una strofa dell’inno del Peñarol. che tenendo fede a questo motto vinse la sua seconda Coppa Libertadores nel 1961.

Sotto la guida di Scarone in panchina e del “caudilloGoncalves in campo, il Peñarol si conferma la più forte e organizzata squadra del Sudamerica. Come l’anno prima la dirigenza non sbagliò un colpo acquistando dal Boca Juniors il centravanti uruguaiano José Sacìa, già nazionale con la Celeste, detto “El Guapo’’, che sostituì il vecchio Hohberg ritiratosi dal calcio giocato per intraprendere la carriera di tecnico. Dal Perù, per avvicendare Borges, arrivò Juan Joya, straordinario attaccante della nazionale peruviana con la quale aveva brillato nella Coppa America del 1959. Il terzo acquisto importante fu quello di Ledesma, sette-polmoni di centrocampo, che ebbe il compito di rimpiazzare lo stremato Linazza.

Soprattutto l’acquisto di Joya si rivelò molto azzeccato: il peruviano si intese subito a meraviglia con Spencer e i due formarono un tandem d’attacco devastante “el binomio izquierdo negro del taque aurinegro, el mejor del mundo” (La mancina coppia nera dell’attacco aurinegro, il migliore del mondo). Scarone si occupò poi di rinforzare la difesa sostituendo il centrocampista brasiliano Salvador, che ricopriva il ruolo di stopper non disdegnando soventi puntate all’attacco, con un vero difensore, Cano, aspettando l’esplosione del promettente Roberto Matosas per il quale Scarone, azzeccandoci in pieno, pronosticò un futuro da grande campione.

Il numero delle squadre partecipanti era cresciuto a nove, cosicché i campioni dovevano giocare in tutto sei partite. Le semifinali videro allineate le quattro squadre più forti, secondo i pronostici della vigilia. I brasiliani del Palmeiras, nelle file dei quali splendeva ancora la stella di Julinho Botelho, se la dovettero vedere con i colombiani dell’Independiente di Santa Fe, mentre il Peñarol si trovò a fronteggiare nuovamente i paraguaiani dell’Olimpia, sconfitti nella finale della prima edizione.

A uscire vincitori dalle semifinali furono i brasiliani e i campioni uscenti, che si incontrarono così in finale. A Montevideo, nella partita di andata, il Peñarol ebbe la meglio grazie all’inevitabile segnatura di Spencer, mentre a San Paolo la rete di Sacia dopo due soli minuti permise ai gialloneri di alzare al cielo il trofeo per la seconda volta consecutiva.

TOP: Luis CUBILLA

Luis Cubilla è stato una delle migliori ali destre della sua epoca, quasi immarcabile per qualsiasi difensore. Il suo modo di giocare si basava sull’imprevedibilità, qualcosa di simile al soprannaturale. Dotato di una straordinaria abilità nel controllo di palla, aggiunse al suo talento la malizia che derivava dall’infanzia spesa nei quartieri poveri di Paysandu, dove era nato il 28 marzo 1940. Tutte queste caratteristiche plasmarono la sua mentalità vincente e furono le fondamenta sulle quali costruì il piedistallo sul quale si è issato nella storia di questa competizione come “uomo record”.

Infatti Luis Cubilla ha vinto due Coppe Libertadores con il Peñarol e una con il Nacional, rivale storico dei gialloneri, nel 1971. Nonostante queste affermazioni, Luis Cubilla entrò nella galleria degli indimenticabili nel 1979 quando vinse la Coppa Libertadores come allenatore dell’Olimpia Asunción.

I successi internazionali di Cubilla non si limitano solo alla Coppa Libertadores. L’ala destra del Peñarol inizio anni ‘60 è infatti l’unico giocatore ad aver vinto il campionato uruguaiano indossando tre maglie diverse: Peñarol (1958-59-60-61), Nacional (1969-70-71-72-73) e Defensor (1976), quando con la sua piccola squadra ruppe l’egemonia dei due grandi club storici di Montevideo. Con i gialloneri conquistò anche l’Intercontinentale del 1961 e con il Nacional quella del 1971, anno in cui si aggiudicò anche la Coppa Interamericana. In quindici anni (1959-1974) ha vestito 63 volte la maglia della Nazionale uruguaiana.

Terminata l’esperienza con il Peñarol, passò al Barcellona nel 1962, quindi dal 1964 al 1968 giocò nel River Plate prima di rientrare in patria cedendo alle lusinghe del Nacional, con il quale disputò sei stagioni fino al 1974. Dopo la breve parentesi in Cile nel Santiago Morning (1975), tornò in Uruguay al Defensor dove concluse la carriera nel 1976 dopo aver conquistato il titolo. La Coppa Libertadores non potrà mai dimenticare questa ala dai movimenti imprevedibili, i suoi trionfi e i suoi record.

Finale Andata – Montevideo, 4-6-1961
Peñarol – Palmeiras 1-0
Rete
: 89′ Spencer (Pe)
Peñarol: Maidana, W.Martínez, Cano, E.González, Matosas, Aguerre, Cubilla, Ledesma, Spencer, Sasía, Joya.
Palmeiras: Waldir, Djalma Santos, Waldemar, Aldemar, Geraldo da Silva, Zequinha, Julinho Botelho (Nilton Santos), Humberto Tozzi, Geraldo Scotto, Chinezinho, Romeiro.
Arbitro: Praddaude (Argentina)
Finale Ritorno – São Paulo, 11- 6-1961
Palmeiras Peñarol 1-1
Rete
: 2′ Sasía (Pe); 77′ Nardo (Pa)
Palmeiras: Waldir, Djalma Santos, Waldemar, Geraldo da Silva, Zequinha, Aldemar, Julinho Botelho, Romeiro (Nardo), Geraldo Scotto, Chinezinho, Gildo.
Peñarol : Maidana, W.Martínez, Cano, E.González, Matosas, Aguerre, Cubilla, Ledesma, Sasía, Spencer, Joya.
Arbitro: Praddaude (Argentina)