Fiji – Australia 1-0

Quando il cammino dei socceroos verso i mondiali 1990 venne ostacolato da voli in ritardo, risse e un campo infestato da rane

Nel 1988, i Socceroos sembravano una squadra inarrestabile. Guidati in panchina da Frank Arok, avevano appena battuto due avversari di prestigio: l’Argentina, campione del mondo in carica, con un roboante 4-1 nella Bicentennial Gold Cup, e la Jugoslavia, una delle favorite alle Olimpiadi di Seul, con un più sofferto 1-0. Con talenti come Charlie Yankos, Graham Arnold, Frank Farina e Oscar Crino al meglio della forma, o quasi, il loro obiettivo era chiaro: qualificarsi per il Mondiale del 1990.

Il cammino verso la Coppa del Mondo iniziò a fine novembre con due sfide apparentemente facili contro le Fiji, una selezione abituata da sempre a frequentare i bassifondi del ranking FIFA. La prima partita si giocò a Nadi, la terza città più grande delle Fiji, situata sul lato occidentale dell’isola di Viti Levu. Secondo la Lonely Planet, “La maggior parte dei viaggiatori passa per Nadi due volte, che lo voglia o no: una volta all’arrivo e una volta alla partenza. La sua aria caldissima ti colpisce quando scendi dall’aereo per la prima volta e il suo aeroporto è l’ultimo posto dove comprare creme solari prima di tornare a casa. Per alcuni, due volte sono troppe”.

Comunque sia, questo era il piano dei Socceroos: arrivare, vincere e andare via. Nonostante non avessero giocato nelle cinque settimane precedenti la partita, i ragazzi di Arok erano sicuri di sé. “Non eravamo al top della condizione fisica perché l’aspettativa era che avremmo affrontato le Fiji, una nazionale debolissima”, racconta Charlie Yankos, 49 presenze in nazionale, al Guardian Australia.

Per le Fiji, invece, questa partita era tutto. La rosa a disposizione dell’allenatore Billy Singh è ancora oggi considerata la migliore che la nazione insulare abbia mai avuto. Singh fece allenare i suoi uomini a tempo pieno per un mese intero, vincendo la Coppa della Melanesia a spese delle Isole Salomone e sconfiggendo a sorpresa la Nuova Zelanda in una serie di tre test match giocati in quel periodo.

Le Fiji erano e sono tuttora famose come una potenza del la palla ovale, ma non erano certo dei dilettanti sprovveduti con quella rotonda. Tre anni prima, l’ala Ivor Evans aveva entusiasmato il pubblico a Sydney nelle qualificazioni ai Campionati Mondiali Giovanili, mentre il centrocampista “Cheetah” Vosuga era una stella del Brisbane Olympic e Stan Morrell giocava per la squadra neozelandese del Gisbourne City.

Il giovane talento Ivor Evans

La nostra preparazione è stata la migliore di sempre e i giocatori credono in se stessi”, dichiarò Singh al Sydney Morning Herald prima della partita. “Normalmente giocano per divertimento, ma questa volta è una cosa seria. Hanno assaporato la gloria di vincere… e gli piace”.

Per i giocatori delle Fiji, sfidare l’Australia era più di una semplice partita di calcio. Era una questione di orgoglio, di speranza, di rivincita. Ogni calciatore sapeva che, in caso di vittoria, avrebbe ricevuto un bonus di ben $ 500 dalla Federazione, che normalmente faticava a far quadrare i conti. Era una cifra enorme per chi, nella maggior parte dei casi, non aveva neanche un lavoro fisso. Era la possibilità di cambiare la propria vita.

E se questo non bastasse, c’era anche il desiderio di punire l’arroganza degli australiani, che si erano resi protagonisti di un episodio vergognoso qualche mese prima. Singh, il tecnico delle Fiji, aveva mostrato ai suoi ragazzi le immagini di McDowall, il difensore dei Socceroos, mentre dava un calcio alla testa di un giocatore israeliano a terra durante le qualificazioni olimpiche:

Ho detto loro che gli australiani sanno giocare sporco, ma ho anche aggiunto che devono restare calmi. Di solito, se uno dei nostri viene colpito, reagisce subito senza pensarci due volte. Non gliene frega niente dei cartellini rossi o delle conseguenze, si mette a tirare pugni e calci finché non arriva la polizia e lo porta via. Non voglio che facciano così”.

Frank Arok catechizza i socceroos

Nel frattempo, gli australiani, che già pensavano a una specie di gita fuori porta, non sapevano in che guaio si stavano cacciando. Già la partenza da Sydney era stata problematica e l’arrivo alle Fiji era avvenuto con quasi tre ore di ritardo, impedendo loro di allenarsi come previsto. Quando finalmente riuscirono a farlo, dovettero accontentarsi di un campetto sconnesso vicino all’aeroporto di Nadi, dove l’umidità li faceva sudare come fontane. C’era una sorta di aria di sventura che li seguiva ovunque andassero, e quella sensazione si fece ancora più forte quando arrivarono ​​al Prince Charles Park, lo stadio, il giorno della partita. Questa la testimonianza al Guardian Australia di Ollerenshaw, l’esterno destro dei Socceroos:

La prima cosa che mi è rimasta impressa è stata la presenza di almeno 200 rane sul campo. Non sto scherzando. C’erano rane dappertutto. Correvi e sentivi uno schiocco, e questo voleva dire che avevi schiacciato una rana. La seconda cosa era che c’erano migliaia di persone a vederci, ma in realtà non c’era uno stadio vero e proprio. C’erano centinaia di persone sugli alberi, appese come scimmie. Era una scena molto strana, con le rane in campo e gli spettatori che pendevano dagli alberi”.

Iniziata la partita, come da copione gli australiani presero in mano il gioco. Ma trasformare quel predominio in gol era tutta un’altra storia, soprattutto contro una squadra come le Fiji schierata solo per difendere ad oltranza. Nonostante le numerose occasioni e il possesso schiacciante, la palla non voleva entrare in rete, per nessun motivo. Sentenzia Yankos:

“Rimbalzava sui pali, toccava le gambe degli avversari e usciva. Ricordo che giocavamo con un pallone non proprio regolamentare, molto difficile da controllare. Mi sembrava una di quelle palle che compri alle stazioni di servizio. C’era un afa opprimente, mi sentivo molto appesantito. Non avevo la lucidità necessaria per giocare. Penso che fosse lo stesso per la maggior parte di noi. Quando ci siamo resi conto che ci aspettava un pomeriggio infernale, era troppo tardi per rimediare”.

Charlie Yankos, uno dei migliori australiani in campo

Fin dai primi minuti, Ollerenshaw capì che i Socceroos avrebbero dovuto sudare le proverbiali sette camicie. Il ventenne, appena entrato nel giro della nazionale, si era lanciato in avanti quando un “gigante” delle Fiji – che sembrava uscito dalla squadra di rugby a 7 – lo colpì con una gomitata in testa. “Non scappare“, gli intimò il difensore centrale. “Non scappare“. Un chiaro tentativo di intimidazione.

Il ct Arok cercò di tranquillizzare i suoi ragazzi nell’intervallo, con il punteggio ancora incredibilmente fermo sullo 0-0. Poi, nella ripresa, il colpo di scena. Al 67′, Delai sfrecciò sulla fascia sinistra e centrò in area dove Sami e il subentrato Madigi erano pronti a ricevere. Sami lasciò sfilare il pallone e Madigi, con uno splendido e inaspettato sinistro al volo fulminò il portiere australiano Olver. Le Fiji erano passate in vantaggio. Era accaduto l’impensabile.

I Socceroos si gettarono all’attacco, ma invano. Ma l’unica vera occasione arrivò nel finale, quando il difensore delle Fiji Ali Ratfiq salvò sulla linea una palla che sembrava destinata in rete. Fu la fine dei sogni australiani. Il tecnico Billy Singh esultò incredulo: “Gli australiani sono arrivati qui troppo sicuri di sé. Pensavano che fossimo scarsi e poco professionali“.

È stato il momento più bello della mia vita“, disse Abraham Watkins, che quel giorno faceva parte della difesa a cinque delle Fiji. Watkins fu poi eletto sportivo dell’anno delle Fiji per il suo ruolo decisivo nella vittoria, l’unico calciatore ad aver mai vinto il premio. Ora vive a Griffith, in Australia, con i suoi due figli, Archie e Sitiveni, entrambi internazionali delle Fiji. “Abbiamo giocato con il cuore. Li abbiamo messi sotto pressione e non hanno saputo reagire. Nel secondo tempo hanno solo calciato e rincorso il pallone. È stata una grande impresa per noi e per il Paese. Tutto il paese era in delirio, la festa è stata enorme”.

Alla fine, se non segni, non hai scuse“, ammise Ollerenshaw, che forse aveva sprecato più occasioni di tutti per l’Australia. “Le Fiji hanno giocato bene quel giorno, forse al massimo delle loro possibilità, e noi probabilmente abbiamo giocato al minimo delle nostre. Non è bello essere associati a una delle sconfitte più imbarazzanti dei Socceroos. Volevamo solo giocare ed andarcene via il prima possibile”.

Ma non c’era tempo per i Socceroos di piangersi addosso. Dopo la sconfitta inaspettata contro le Fiji, dovevano subito rimettersi in sesto e prepararsi per la sfida di ritorno, che si sarebbe giocata una settimana dopo al Macquarie Field di Newcastle. “Frank [Arok, il tecnico] aveva una grande capacità di reagire alle avversità“, racconta Ollerenshaw. “Lui era convinto che l’allenamento successivo a una brutta prestazione fosse il più importante di tutti. Così ha saputo motivare la squadra, rendendo la sessione di lavoro positiva e vivace, e facendo ritrovare a tutti la fiducia“.

Arok non cambiò molto la sua formazione, limitandosi a sostituire Mike Petersen con Jason Polak. “Sentivamo la pressione addosso“, ammette Yankos. “Ricordo che a Newcastle, nei primi 15-20 minuti, eravamo ancora in difficoltà. Dovevamo fare gol il prima possibile, perché se fossimo arrivati allo 0-0 all’intervallo, sarebbe stato tutto più complicato. Bastava un’espulsione o un gol subito per metterci in crisi“.

Non successe nulla di tutto questo, nonostante le Fiji avessero riproposto lo stesso stile aggressivo dimostrato all’andata. L’Australia giocò con grinta e determinazione, decisa a evitare un altro umiliante risultato. Yankos sbloccò il punteggio dopo appena nove minuti, Warren Spink raddoppiò poco dopo, e poi nella ripresa, ancora Yankos trasformò un rigore per il 3-0. Altri due gol in rapida successione di Arnold e Paul Trimboli fissarono il risultato sul 5-0 e dopo ci fu solo il tempo per la rete della bandiera delle Fiji all’89 con Loten Dalai.

L’Australia comunque non riuscì a qualificarsi per Italia 90, eliminata nel successivo girone di qualificazione dalla Nuova Zelanda. Per le Isole Fiji, che attualmente viaggiano attorno alla 170esima posizione nel ranking FIFA [dato del 2023], quel risultato resterà, probabilmente per sempre, il migliore della sua storia calcistica.

6 novembre 1988, Nadi, Prince Charles Park, 6472 spettatori
Qualificazioni Coppa del Mondo
FIJI-AUSTRALIA 1-0
Rete
: Ravuama Madigi 66′
Fiji: Nasoni Naqeleklou, Abraham Watkins, Pita Dau (Ali Ratfiq 71′), Maritino Vuloaloa, Daniele Ririnakai, Lote Goneqali Delai, Meli Vunilabsa, Bimal Vyash, Ivor Evans, Simons Peters, Rokova Watisoni (Ravuama Madigi 46′). CT Billy Singh
Australia: Jeff Olver, Gary van Egmond, Charlie Yankos, Gary McDowall, Graham Jennings, Alan Davidson, Mike Petersen (Steve Maxwell 66′), Oscar Crino, Warren Spink (Joe Palatsides 66′), Graham Arnold, Scott Ollerenshaw. CT Frank Arok
Arbitro: Gary Fleet (New Zealand).

  • Fonte: https://www.theguardian.com/sport/blog/2014/nov/11/the-forgotten-story-of-the-socceroos-defeat-to-fiji