Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone

In “Mezzo destro, mezzo sinistro”, pellicola-trash degli Anni 80, i comici Gigi e Andrea sono “due calciatori senza pallone”. Il primo è scarso in campo e fuori, il secondo un libertino bidone che rende felice solo la sponsor…

Sull’onda dell’accresciuta televisivizzazione del pallone, negli anni Ottanta emerge un filone di pellicole comiche che trattano il calcio come un non-luogo popolato da personaggi grotteschi, una versione caricaturale degli eroi della domenica. Il più famoso è Paulo Roberto Cotechinho, il centravanti di sfondamento interpretato da Alvaro Vitali, un misto di Maradona e Falcao, all’epoca gli stranieri più parodiabili (Platini è già troppo ironico di suo per operarne un rovesciamento carnevalesco).

Andrea Margheritoni è invece il clone dell’attore che lo interpreta, l’Andrea Roncato che, come in ogni sua apparizione sul grande schermo, si comporta da buon vitellone romagnolo. La fama delle sue imprese sul campo, per la verità non troppo onorevoli, la utilizza per conquistare cuori femminili (un eufemismo, ovviamente: la parte anatomica verso cui è mosso non sembra il muscolo cardiaco, semmai ciò che lo riveste).

Mezzo destro, mezzo sinistro – Due calciatori senza pallone, recita il titolo del film diretto da Sergio Martino nel 1985. Insieme ad Andrea c’è Gigi Sammarchi nella parte di Gigi Cesarini, giocatore invero modesto la cui impresa più rilevante, in campionato, è la pallonata ricevuta negli zebedei in un incontro (doloroso) con il Milan. I due militano in Serie A, nella Marchigiana, un club chiaramente inventato, stretto parente della Longobarda guidata da Oronzo Canà (Lino Banfi) ne L’allenatore del pallone.

Margheritoni è ormai un calciatore bollito, che a suo tempo spendeva gli ultimi scampoli di gloria nel campionato statunitense, nei Devils. In una partita contro i Cosmos di New York, l’italiano si segnala per un’entrata violenta che induce l’arbitro a estrarre il cartellino rosso. Un provvedimento che il giocatore è ben contento di ricevere, avendo già un appuntamento di sesso proprio con la moglie del direttore di gara.

Sorpreso a letto dal marito di lei, Margheritoni ammette le proprie colpe: «Questa volta il fallo c’è, lo riconosco». La partenza dagli States è scontata, il pubblico d’oltreoceano non avrà più modo di ascoltare la suggestiva presentazione del numero 10 da parte dello speaker: «Mezza punta, detto “il piede sinistro di mortadella”, con il suo piede ti sbudella».

Al ritorno in patria, il reduce è polemico. Vedere il codazzo degli inviati, tutti protesi ad avere notizie dal vero Falcao sulle condizioni del ginocchio malato, lo induce a una dichiarazione salace: «Voi se non sono stranieri non li considerate». Eppure, un contratto riesce a strapparlo, facendo leva non sul pedigree agonistico, ma sulle tradizionali abilità di seduttore.

Margheritoni capisce subito che per spuntare un buon ingaggio deve fare colpo su Mirtila Rubinacci (Milena Vukotic), la padrona dello sponsor della Marchigiana, una vedova interessata ai giocatori in quanto uomini. Per darsi un tono, Andrea finge di avere richieste nientemeno che dal Real Madrid, dal Benfica e dall’Anderlecht, anche se il suo acquisto è motivato dalla tirchieria del presidente Beccaceci, spaventato dalle quotazioni di mercato di elementi rispondenti ai bei nomi di Marco Lardelli, Paolo Rossi, Alessandro Altobelli e Fulvio Coliovati.

L’allenatore incaricato di guidare una rosa certamente non troppo competitiva è il pugliese Gian Vincenzo Coligno, un mister “intellettuale”, al quale subentra successivamente Juan Carlos Fulgencio (Leo Gullotta), un argentino duro che impone un regime di severità. Nei riguardi di entrambi Margheritoni ha un atteggiamento da batterista consumato, ogni indicazione tecnica trova in lui un contestatore che punta a minare l’autorevolezza degli interlocutori. Peraltro, la mezzapunta ha un rendimento alquanto deficitario («uno scolapasta», viene definito) e finisce giustamente emarginato, relegato in panchina. Se possibile, la Marchigiana peggiora: a una giornata dal termine del girone d’andata ha appena sette punti, un bilancio disastroso.

La pellicola è alquanto scombiccherata sul piano narrativo. Come finisca il campionato non è dato saperlo. Il finale si limita a registrare la grande impresa effettuata in Germania, a Francoforte, nella sfida che decide la Mitropa Cup. Finalmente, il buon Andrea assurge al ruolo di protagonista sul campo. Lo fa per puro spirito di reazione nazionalistica, provocato com’è da un tifoso tedesco che lo schernisce lanciandogli addosso un marco. Margheritoni si trasforma d’incanto e capovolge il risultato sfavorevole realizzando una doppietta, oltre ad andare a salvare sulla linea un gol degli avversari che sembrava già fatto.

Ma anche nell’occasione del trionfo, il playboy non si smentisce: esausto per il gran correre, dalla barella si preoccupa di strappare un appuntamento a una bella giornalista, a lungo corteggiata. L’equazione tra segnare e fare l’amore è materia dotta, da studi antropologici: onore ad Andrea Roncato per averla portata a livello di burla.