Nella stagione 1984/85, un brutto infortunio condizionò l’annata di Dustin, arrivato alla Roma dopo un biennio al Genoa.
- Testo di Sergio Taccone (autore del libro “Storie di Cuoio. Pezzi scelti di calcio”, prefazione di Darwin Pastorin, Narrazioni Sportive, 2023).
Un solo gol nell’unico campionato disputato in maglia giallorossa. Una rete pesante, di quelle che ti fanno entrare subito nel cuore dei tifosi. Dopo due anni a Genova, sulla sponda rossoblù, con alle spalle una lunga militanza al Milan, impreziosita dalla conquista della stella, il trentunenne Roberto Antonelli si trasferì alla Roma, penultima tappa della sua carriera calcistica. Era l’estate del 1984.
A disposizione del nuovo allenatore giallorosso, lo svedese Sven Goran Eriksson, giunse un attaccante dalla tecnica elevata e con spiccate attitudini offensive, capace di giostrare a supporto della costruzione del gioco e dotato di un ottimo tiro. La società guidata dal presidente Dino Viola, dopo la fine del ciclo Liedholm, nell’intento di rinnovare la rosa, individuò in Antonelli l’elemento giusto per entrare a partita in corso, senza provocare eccessivi scompensi e abile a trovare lo spunto vincente. Un giocatore che rispondeva ai desiderata di Eriksson.
Nella capitale, Antonelli ritrovò Aldo Maldera e Ruben Buriani, con lui al Milan nel 1979, annata del decimo scudetto rossonero. L’esordio in giallorosso del giocatore originario di Morbegno avvenne il 4 agosto ‘84 contro i dilettanti del Caldaro, con una tripletta nel 9-1 finale. Il primo test probante arrivò al Trofeo Teresa Herrera di La Coruna.
Dopo il primo impegno contro il Manchester United, in cui venne inserito nei minuti conclusivi, Antonelli divenne protagonista nella finale del quadrangolare contro i brasiliani del Vasco de Gama. Entrato nella ripresa al posto di Ciccio Graziani, l’ex genoano firmò il pareggio nel secondo tempo supplementare, allungando la sfida ai calci di rigori dopo le reti di Roberto Dinamite e Geovani e il momentaneo primo pareggio romanista di Pruzzo. Il gol del 2-2 Antonelli lo segnò di testa, sfruttando un cross di Bruno Conti. Nella lotteria dagli undici metri, il nuovo acquisto realizzò il quinto rigore, reso decisivo dalla parata del portiere Malgioglio sulla battuta di Edevaldo. Il Trofeo Herrera andò alla Roma. Il calcio d’agosto riservò altre soddisfazioni ad Antonelli, autore del gol decisivo contro il San Paolo, nell’amichevole disputata allo stadio Flaminio, girando a rete di sinistro un assist di Graziani alla mezz’ora della ripresa.
La prima fase di Coppa Italia lo vide in campo, da titolare, tre volte su cinque, saltando le sfide contro Genoa e Lazio. In campionato venne impiegato nel secondo tempo, al posto di Iorio, nella trasferta di Bergamo contro l’Atalanta, conclusasi 0-0.
Il 3 ottobre ‘84, un fallaccio subito a Bucarest, da parte del difensore Ilie Barbulescu, nella sfida di ritorno del primo turno di Coppa delle Coppe contro la Steaua, mise ko Antonelli per gran parte della stagione, privando la Roma di un prezioso rinforzo. Nella trasferta in terra di Romania, con i giocatori di casa nelle vesti di assidui picchiatori, l’ex milanista fu tra i migliori, battendosi con coraggio e abnegazione, dopo essere entrato al posto di Graziani. Ebbe inizio un lungo periodo di assenza per recuperare dall’infortunio.
Il ritorno in campo
Roberto Antonelli rivide il campo quattro mesi dopo, schierato nel secondo tempo nell’amichevole contro il Formia, compagine del campionato laziale di Promozione. Disinvoltura nei movimenti, assist sottolineati dagli applausi del pubblico: un rientro incoraggiante. Eriksson lo schierò nel doppio confronto di Coppa Italia contro il Parma, facendolo entrare nella ripresa. In campionato, Antonelli tornò il 3 marzo ‘85, nella trasferta sul campo della capolista Verona, utilizzato nei minuti finali al posto di Ancelotti nel tentativo di pareggiare dopo il gol del danese Elkjaer.
Tre settimane dopo si giocò il derby di ritorno. Cinquantamila spettatori gremirono l’Olimpico. Lazio penultima in classifica, in piena zona retrocessione, Roma settima e quasi fuori dalla corsa per un posto nelle coppe europee della stagione successiva. “A.A.A. Prossima stagione cugini cercasi”: uno striscione in Curva Sud sbeffeggiava i laziali, sempre più vicini alla serie B. I fedeli di Chinaglia risposero con il più classico “Grazie Bayern”, in riferimento all’eliminazione romanista in Coppa delle Coppe contro la squadra tedesca.
Antonelli rimase in panchina nel primo tempo. Il tecnico giallorosso optò per la coppia Iorio–Graziani in attacco. Franco Melli, dalle colonne del Corriere della Sera, definì quella stracittadina “il derby della reciproca commiserazione”. Il giornalista aggiunse: “Il buon senso suggerirebbe bandiere ammainate, silenzi, rimorsi ingombranti”. L’arbitro D’Elia ebbe un gran da fare per tenere a bada i ventidue in campo. Nella ripresa, l’arbitro di Salerno sventolò il cartellino rosso a Chierico e Garlini, arrivati alle mani.
Nel secondo tempo scoccò il momento di Antonelli, inserito al posto di un evanescente Iorio. Poco prima della mezz’ora, su passaggio di Maldera, dopo un rimpallo favorevole ai danni del laziale Storgato, l’attaccante romanista scagliò una botta precisa e tesa che andò a spegnersi nell’angolino alla sinistra di Nando Orsi, guardiapali laziale. “Un gol che, dopo tanta sfortuna, fa capire ad Antonelli che non ha chiuso la sua carriera”, scrisse Melli.
La gioia romanista durò appena un paio di minuti. A pareggiare i conti ci pensò Bruno Giordano. Nel finale, servito da Cerezo, fu ancora Antonelli a sfiorare il gol, sventato da un intervento provvidenziale di Podavini che strozzò l’urlo di gioia dei romanisti, sancendo la parità finale nel derby delle deluse. Negli spogliatoi, Antonelli dichiarò: “Sapevo che il tendine era guarito ma che attaccante sei finché non riesci a mandare la palla in rete? Ho scambiato la palla con Maldera, come ai vecchi tempi. Dopo aver visto il pallone in rete mi pare di essere tornato giovane”.
Dall’infortunio di Bucarest erano passati oltre sei mesi. “Spero di restare alla Roma”, aggiunse Antonelli. Così non fu. Chiuso il campionato con un bottino di cinque presenze, il gol alla Lazio rimase l’unico segnato da Antonelli in campionato con la maglia giallorossa. La sua ultima rete con la Roma la realizzò sul campo degli svedesi del Kalmar, in un’amichevole di fine annata. Un bel gol che sancì il 2-2 finale. Era il 6 giugno 1985, epilogo di una stagione deludente per il club romanista, settimo in classifica e fuori anche dalla zona Uefa.
Poche settimane dopo, Roberto Antonelli passò al Monza, guidato da Alfredo Magni, ultima tappa della sua carriera calcistica. Intervistato nel 2021, a proposito della sua breve esperienza giallorossa, Antonelli ha risposto:
“Fu una bellissima soddisfazione far gol alla Lazio, non è una cosa da poco segnare in un derby, soprattutto a Roma. Il derby della capitale è molto sentito, c’è un’altra atmosfera. Milano è un po’ più sobria. Avevo un accordo con Liedholm nel 1982 però andai al Genoa. Dopo essermi svincolato, due anni più tardi, il nuovo direttore sportivo giallorosso mi contattò con l’arrivo di Eriksson e firmai con la Roma”.
Antonelli fa parte del ristretto club di giocatori diventati protagonisti inattesi nella stracittadina romana. Uno in grado di legare il suo nome, in modo indelebile, al derby tra romanisti e laziali, la partita per antonomasia della stagione a Roma, in un attimo che fa entrare per sempre l’autore del gol nel cuore dei tifosi.
- Testo di Sergio Taccone (autore del libro “Storie di Cuoio. Pezzi scelti di calcio”, prefazione di Darwin Pastorin, Narrazioni Sportive, 2022).