Saint-Étienne A.S.

Nel 1919 la Société des Magazines du Casino, catena di negozi di alimentari appartenente a Geoffrey Guichard, decide di incoraggiare la diffusione dello sport creando una società sportiva, denominata Association Sportive du Casino. Il verde e il bianco che contraddistinguono i negozi, vengono addottati come colori sociali. Nel 1920 la sezione calcio, visto il divieto della Federazione Francese a portare nomi di ditte per evitare facile pubblicità, viene chiamata Amical Sporting Club. Prende così avvio la storia del Saint Etienne.

Nel 1928 in seno alla società avviene una piccola rivoluzione. Sotto l’impulso di Pierre Guichard, figlio di Geoffrey, l’Association Sportive du Casino prende il nome di Association Sportive Stéphanoise, con le sezioni calcio, atletica e basket. Poco tempo dopo si accorpa con un’altra società sportiva cittadina, lo Stade Forézien Universitaire, celebre per la squadra di rugby. Un’unione che dura appena tre anni. La S.F.U. riprende rapidamente la sua indipendenza per incompatibilità di umori. Va invece a buon fine l’unione con il Saint-Etienne Sporting Club, partecipante al campionato di divisione d’onore di Lione.

Dall’unione delle due società nasce nel giugno del 1933 l’Association Sportive de Saint-Etienne, che richiede alla Federazione Francese di poter partecipare al campionato di seconda divisione. Il neonato club possiede già un valido impianto, il «Geoffrey Guichard», inaugurato il 13 settembre 1931 con una sconfitta per 3-8 dal Cannes. Pierre Guichard è il primo presidente dell’A.S.S.E. Giornalista, sposato con una inglese, fa arrivare diversi giocatori britannici a Saint Etienne.

Una formazione dell’Association Sportive Stephanoise

Nel 1933 i «verdi» fanno il loro ingresso nel calcio professionistico, con una squadra che dispone di quattro giocatori stranieri: gli inglesi Polar e Locke, rispettivamente terzino sinistro e centravanti, lo jugoslavo poi naturalizzato francese Stepanovic, mediano destro, e l’ungherese Szemann, mediano sinistro. Nel 1938 il Saint Etienne ottiene la promozione in prima divisione.

Alla ripresa dell’attività dopo l’interruzione dovuta alla guerra, i «verdi» si classificano al secondo posto in campionato. Seguono diversi piazzamenti a centro classifica, poi nel 1957, il primo titolo di campione nazionale. Artefice principale di questo successo è l’allenatore Jean Snella, che costruisce una squadra ben equilibrata in ogni reparto. I giocatori più rappresentativi sono il portiere Claude Abbes, nazionale francese, l’elegante interno destro Rachid Mekloufi, origini algerine, autore di 25 reti, il possente centravanti camerunese Eugéne NjoLéa, che realizza 29 reti, l’interno sinistro olandese Kees Rijvers, formidabile organizzatore del gioco, geniale distributore di palle gol e dotato di uno straordinario cambio di passo che lo rende efficacissimo nel contropiede.

Stagione 1956/57: primo titolo nazionale

Due anni più tardi Snella lascia il club, del quale, verso la fine degli anni Trenta era stato anche giocatore. Una grave perdita per il Saint Etienne, che nel 1962 retrocede in seconda divisione. In parte si consola vincendo la coppa: 1-0 sul Nancy con rete dell’ala destra Baulu. Si segnala in questa gara il giovane mediano destro Robert Herbin. Un anno più tardi, guidati da Francois Wicart, già giocatori del club, i «verdi» risalgono in prima divisione. Ritorna Jean Snella, chiamato dal presidente Rojer Rocher, e con lui vittoria in campionato. Herbin, Mekloufi e il centravanti Guy sono i principali artefici di questo successo, che viene ripetuto dodici mesi più tardi.

Costretti a cedere il passo al Nantes per due stagioni, i «verdi» riconquistano la leadership del calcio nazionale al termine del campionato 1966-67 e la mantengono per altri tre tornei. Particolarmente esaltante la vittoria ottenuta nel campionato 1967-68: 11 punti di vantaggio sulla seconda classificata e una differenza reti di +48! Nel 1967 Jean Snella lascia la panchina ad Albert Batteux, verso il quale è legato da sentimenti di stima e amicizia. Batteux rinnova gradualmente la squadra, proponendo giovani di sicuro avvenire, come il portiere Georges Carnus, il difensore centrale Bernard Bosquier, il regista Jean-Michel Larqué, l’ala sinistra Georges Bereta, oltre a Hervé Revelli. Quest’ultimo, soprannominato «signor venti gol per stagione», si impone fra i cannonieri nel 1967 con 31 reti e nel 1970 con 28. Batteux può contare anche su stranieri di sicuro affidamento, come l’esperto terzino jugoslavo Vladimir Durkovic, 50 volte nazionale, e lo spettacolare Salif Keita, attaccante proveniente dal Mali. Keita, oltre a realizzare numerose reti, è anche il propiziatore di molti dei gol che segna Hervé Revelli.

Saint Etienne1970. In piedi da sx: Herbin, Camerini, Carnus, Bosquier, Jacquet, Polny, Migeon, Durkovic e Batteux (ct). In basso da sx: Rocher (Presidente), Parizon, Larque, Revelli, Keita, Bereta.

Sono il Marsiglia nel 1971 e 1972 e il Nantes nel 1973 a mettere fine alla dittatura del Saint Etienne, che riprende massiccia a partire dal 1973-74, con la vittoria sia in campionato che in coppa, 2-1 sul Monaco con reti di Synaeghel e Merchadier. La squadra, ora guidata da Robert Herbin, è in gran parte rinnovata. Gli stranieri sono il collaudato portiere jugoslavo Ivan Curkovic e l’atletico difensore centrale argentino Osvaldo Piazza. Molti i giovani di talento, cresciuti in casa o acquistati dal direttore sportivo Pierre Garronaire a cifre modeste: il libero Christian Lopez, i terzini Gérard Janvion, Alain Merchadier e Pierre Repellini, i centrocampisti Christian Synaeghel, Dominique Bathenay e Jacques Santini, gli attaccanti Patrick Revelli e Christian Sarramagna. Della vecchia guardia sono rimasti Larqué, Gérard Farison, passato da ala a terzino sinistro, e il goleador Hervé Revelli.

Il Saint Etienne domina la scena anche nel 1974-75, vincendo nuovamente il campionato e la coppa, 2-0 sul Lens con gol di Piazza e Larqué. Esaltante anche la stagione 1975-76. Herbin scopre nel giovane Dominique Rocheteau un attaccante che entusiasma critica e spettatori per il suo gioco fantasioso, rapido e spettacolare. Il Saint Etienne raggiunge la finale della Coppa dei Campioni dopo aver eliminato squadroni come PSV Eindhoven e Dinamo Kiev. Scoppia la «febbre verde». Grazie al Saint Etienne la Francia riscopre il calcio. È incredibile il numero di tifosi che accompagna Herbin e i suoi a Glasgow, nel decisivo scontro con Bayern Monaco per l’assegnazione del più importante trofeo continentale.

I Verts edizione 1975/76, da sx: Larqué, Curkovic, Schaer, Repellini, Sarramagna, Lopez, Revelli, Revelli, Rocheteau, Bathenay, Santini, Synaeghel, Piazza, Castaneda, il ct Herbin.

Il Saint Etienne, pur se in formazione rimaneggiata, tiene validamente testa ai più blasonati avversari, che fanno loro gara e trofeo grazie a una punizione bomba del mediano Roth. Nei minuti finali Herbin butta nella mischia anche Rocheteau, tenuto prudentemente in panchina perché afflitto da problemi muscolari. Rocheteau mette lo scompiglio nella difesa bavarese che però regge fino al novantesimo. Vince il Bayern ma gli applausi sono tutti per il Saint Etienne, che pochi giorni più tardi conquista il suo settimo campionato. La stagione successiva si dedica quasi esclusivamente alla Coppa dei Campioni, dove viene eliminato in semifinale dal Liverpool. Arriva comunque la vittoria in coppa di Francia, 2-1 sul Reims con reti di Bathenay e Merchadier.

Per qualche anno ancora il Saint Etienne rimane la squadra guida del calcio francese. L’ambizioso presidente Roger Rocher porta in maglia verde tutti i migliori giocatori francesi del momento a cominciare da Michel Platini, proseguendo poi con Patrick Battiston, Bernard Lacombe e Jacques Zimako. Il vivaio continua a produrre giocatori di talento, come il centrocampista Jean Francois Larios e il fantasioso attaccante Laurent Paganelli. Arriva anche l’olandese Johnny Rep. Nonostante tutti questi sforzi la stella del Saint Etienne non brilla più come prima.

Platini, l’ultima grande stella del Saint Etienne

Nel 1980-81 c’è ancora una vittoria in campionato: ad oggi è l’ultima. Dopo due brucianti sconfitte, in campionato e coppa, nell’estate del 1982 Platini passa alla Juventus. Qualche mese più tardi scoppia lo scandalo dei fondi neri che porta in carcere il presidente Roger Rocher. La società vacilla e la squadra al termine del campionato 1983-84 retrocede. È la fine della «febbre verde».

Da allora svariati passaggi dalla seconda divisione in prima, dove ormai resta una simpatica squadra di centro classifica che porta in giro per la Francia il suo glorioso passato.