OLIENA, 5 LUGLIO 1966. In un paesino in provincia di Nuoro sotto le pendici del monte Corrasi nasce in una calda giornata di luglio Gianfranco Zola. La carriera del giocatore inizia presso le fila della squadra del proprio paese, il Corrasi di Oliena, dove si mette da subito in mostra per il proprio talento da guadagnare l’ingaggio nella Nuorese nel 1984. A Nuoro Zola gioca 2 stagioni in C2. Nella prima il giovane colleziona solamente 7 presenze e 1 gol ma dalla stagione successiva (1985/1986) entra in pianta stabile tra i titolari della squadra e a fine stagione colleziona 24 presenze e 9 reti.
Nell’estate del 1986 Zola si trasferisce alla Sassari Torres, squadra di cui da subito diventa il faro e che grazie alle sue giocate riesce a conquistare alla fine della stagione la promozione in Serie C1.
Dopo la promozione Zola gioca per altre due stagioni in C1 con la Sassari Torres, è uno dei talenti più promettenti in circolazione e il Napoli nell’estate del 1989 riesce ad ingaggiarlo.
Il ventitreenne Gianfranco lascia così la Sardegna per andare a giocare in Serie A, una nuova sfida si prospetta dinanzi a lui ma soprattutto si realizza il suo sogno di giocare affianco alla star indiscussa del calcio mondiale di quegli anni: Diego Armando Maradona.
NAPOLI, 29 APRILE 1990. Battendo per 1-0 la Lazio al San Paolo il Napoli è campione d’Italiaper la seconda volta nella sua storia. E’ una grandissima squadre quella partenopea e il debuttante Zola conclude la sua prima stagione con sole 7 presenze condite però da 2 gol.
E’ uno stagione d’apprendistato quella del talento sardo alle pendici del Vesuvio, Zola è il giovane apprendista del grande maestro Maradona e insieme all’argentino trascorre ore ad imparare a battere i calci piazzati.
Gli insegnamenti di Maradona hanno da subito i suoi frutti e la stagione successiva Zola è titolare indiscusso riuscendo così a guadagnarsi la prima convocazione in nazionale. A fine anno le presenze in campo risultano essere 31 e le reti 6.
Nelle due stagioni successive Zola si consacra come giocatore affermato all’interno del panorama italiano e oltre ad entrare in pianta stabile nel gruppo della nazionale va per due volte in doppia cifra concludendo le stagioni 1991/1992 e 1992/1993 a quota 12 reti.
Zola è il beniamino del San Paolo dopo l’addio di Maradona ma nell’estate del 1993 a causa della situazione economica del club il Napoli cede il giocatore al Parma.
E’ un addio doloroso quello di Zola da Napoli, i tifosi lo accusano di tradimento, lui risponde che è stato costretto dalla società ad andarsene. Si sa, gli amori più passionali sono quelli con gli addii più dolorosi. Zola ha tanto dato al Napoli e Napoli ha molto amato Zola ma per il giocatore si apre adesso una nuova sfida: vincere con il Parma.
MILANO, 17 MAGGIO 1995. Con la maglia del Parma Zola vive tre stagioni ricche di gioie e di reti. Conclude tutte e tre i campionati a quota 19 marcature realizzate e arriva ad un passo dalla conquista dello scudetto.
La stagione 1994/1995 è quella della sfida infinita tra il Parma e la Juventus del nuovo allenatore Marcello Lippi. Le due squadre per tutta la stagione si affrontano in un emozionante testa a testa per la conquista del Campionato e si ritrovano anche avversarie nella finale di Coppa Italia e in quella di Coppa Uefa.
Dopo la conquista dello scudetto da parte della squadra bianconera le due squadre si affrontano nella doppia finale europea. All’andata i gialloblu vincono per 1-0 grazie al gol di Dino Baggio che trafigge Rampulla in uscita su bellissimo lancio di Zola. Nella finale di ritorno disputatasi a Milano i bianconeri passano in vantaggio nel primo tempo grazie ad una rete di Vialli ma nella ripresa ancora Dino Baggio castiga la Juventus e regala al Parma il trofeo.
Zola insieme a Paolo Maldini è l’unico italiano ad essere inserito tra la formazione dell’anno dell’ESM (European Sport Magazines, l’associazione europea delle pubblicazioni legate al calcio).
Si conclude per Zola una stagione fantastica sollevando il primo trofeo internazionale, non sarà l’ultimo.
Anche nella stagione successiva (1995/1996) Zola realizza 19 reti in campionato ma il Parma conclude la stagione solamente al quinto posto e senza nessun trofeo, rientra comunque tra i convocati per gli Europei del 1996.
In estate sulla panchina del Parma siede il nuovo tecnico Carlo Ancelotti. L’allenatore emiliano fa giocare Zola fuori posizione all’interno del suo rigido schieramento tattico e i dissidi tra i due non tardano ad arrivare. Il fantasista viene inserito nella lista dei cedibili e così a novembre il Parma accetta un’offerta di 4,5 milioni di sterline proveniente dal Chelsea e cede il giocatore. Zola dopo tre stagioni di altissimo livello lascia così il Parma e tenta l’avventura oltremanica: ne uscirà trionfatore.
WEMBLEY, 12 FEBBRAIO 1997. Nel tempio del calcio l’Italia di Cesare Maldini fa visita all’Inghilterra nelle qualificazioni per i Mondiali di Francia del 1998.
Osservato speciale in campo è Zola, da pochi mesi trasferitosi nella città londinese ma da subito entrato nel cuore dei tifosi non solo del Chelsea ma di tutta l’Inghilterra.
La storia di Zola in nazionale fino a quel momento era stata molto sfortunata. Ai Mondiali del 1994 Sacchi lo fa esordire nella competizione in occasione degli ottavi di finale tra Italia e Nigeria. Gli azzurri in quel momento sono sotto per 1-0 e il tecnico si affida a lui per salvare la squadra da una cocente eliminazione. Il Mondiale di Zola dura però solamente 10 minuti: l’attaccante viene lanciato sulla sinistra, entra in area e con una serie di finte prova a superare il difensore nigeriano Augustine Eguavoen, l’avversario lo spinge e Zola cade in area ma l’arbitro lascia proseguire; Zola si alza di scatto e recupera il pallone ma l’arbitro fischia fallo ed estrae il più incredibile tra i cartellini rossi. Zola è così costretto a lasciare il campo tra le lacrime per l’ingiustizia ricevuta, deve saltare per squalifica due giornate ein finale non viene schierato in campo da Sacchi. Tanto, tanto sfortunato per lui quel Mondiale.
Due anni dopo agli Europei del 1996 Zola è titolare nella decisiva sfida di qualificazione tra Italia e Germania. Gli azzurri sono costretti a vincere per passare il turno e quando l’arbitro concede un rigore per gli azzurri è Zola a prendersi la responsabilità di calciare. Il giocatore prende la rincorsa e tira ma il portiere tedesco Koepke para. Azzurri eliminati, la maglia della nazionale per Zola riserva ancora una volta una marea di lacrime.
Quella sera a Wembley Zola è determinato più che mai a riscattare le passate delusioni e dimostrare al nostro campionato di aver sbagliato a sbarazzarsi così in fretta di un talento del genere.
Minuto 19: lancio in profondità di Costacurta per Zola, l’attaccante controlla e tira di destro, pallone in rete. Dopo l’unica vittoria targata Capello nel 1973 l’Italia grazie a una bellissima rete di Zola espugna nuovamente Wembley, tutto lo stadio applaude il talento di questo grandissimo campione.
STOCCOLMA, 13 MAGGIO 1998. A Stoccolma Chelsea e Stoccarda si affrontano per la finale di Coppa delle Coppe. Nelle prime due stagioni in Premier League l’attaccante regala spettacolo in tutti gli stadi e presto diviene l’idolo incontrastato della Londra targata Chelsea.
Il primo anno al secondo mese di militanza in Inghilterra riceve già il premio di Giocatore del mese e a fine stagione realizza 12 reti in 30 presenze, conquista anche la FA Cup ai danni del Middlesbrough (in rete anche Roberto Di Matteo), successo questo che consente alla squadra del noto quartiere londinese di disputare la Coppa delle Coppe la stagione seguente. Zola viene premiato a fine stagione come Giocatore dell’anno della FWA e soprattutto Giocatore dell’anno della Premier League, primo calciatore ad aggiudicarsi il trofeo senza disputare la stagione per intero (ricordiamolo, Zola era arrivato in Inghilterra a novembre) e primo giocatore della storia del Chelsea a vincere il prestigioso premio.
La seconda stagione conferma il rendimento della prima, realizza la sua prima tripletta in Premier contro il Derby County, vince la Curling Cup e trascina il Chelsea alla finale di Coppa delle Coppe. A causa di un infortunio è costretto a iniziare la partita dalla panchina ma nella ripresa viene lo stesso inserito in campo. Dopo solo 21 secondi dal suo ingresso sfrutta un lancio in profondità di Wise per trafiggere con un gran tiro da destro sotto la traversa il portiere avversario: è il gol vittoria, il Chelsea vince la Coppa delle Coppe, Zola ancora una volta si conferma uno dei più grandi giocatori d’Europa.
Nonostante le prestazioni e i successi la stagione 1997/1998 si conclude per Zola in maniera amara in quanto Cesare Maldini lo esclude dalla lista dei convocati dei Mondiali. Da quel momento Zola non giocherà più in nazionale.
LONDRA 16 GENNAIO 2002. Le stagioni in Inghilterra di Gianfranco Zola procedono più luminose che mai a dispetto dell’avanzare degli anni. Zola è un mix di fantasia, intelligenza tattica condita a un buon numero di reti che ne fanno uno dei protagonisti incontrastati di quegli anni inglesi.
Dopo il successo in Coppa delle Coppe vince gli anni successivi la Supercoppa Europea, la sua seconda FA Cup, la Charity Shield, il premio di Giocatore del mese dell’Ottobre 2002, il secondo titolo di Giocatore dell’anno della Premier League nel 2003 e viene inserito nella Hall of Fame del calcio inglese nel 2006.
La sua maglia numero 25 diviene leggenda e così nel 2003 il Chelsea decide in suo onore di ritirarla per sempre, più nessuno potrà infatti vestire quella maglia.
Ma forse la più grande soddisfazione della vita di Zola avviene nel 2004 quando viene insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico dopo che pochi mesi prima aveva ricevuto l’onoreficenza di Ufficiale d’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Nell’estate del 2004 il Chelsea cambia di proprietà e passa nelle mani del magnate russo Roman Abramovich. Zola, oramai trentottenne, manifesta la volontà di chiudere la carriera nella sua terra e decide così di trasferirsi al Cagliari. Abramovich investe cifre astronomiche per potenziare la squadra e prova anche a convincerlo a restare un’ultima stagione per disputare la sua ultima Champions League, nonostante ciò il richiamo della sua Sardegna è troppo forte e Zola decide così di abbandonare i fasti europei per andare a giocare nella sua terra in Serie B.
Dopo sette stagioni indimenticabili si conclude nell’estate del 2004 l’esperienza di Zola al Chelsea, un’avventura ricca di reti ma soprattutto di emozioni. Il suo nome rimarrà per sempre nella leggenda di Stamford Bridge e questo piccolo grande italiano soprannominato dagli inglesi magic box resterà per sempre nel cuore dei tifosi di tutta la Premier League.
L’esperienza inglese di Zola ci piace ricordarla con quello che sicuramente è stato il gol più bello della sua carriera, realizzato in occasione della partita di FA Cup tra Chelsea e Norwich del 16 Gennaio 2002. Su un calcio d’angolo proveniente dalla destra Zola parte dal centro dell’area e taglia sul primo palo, quando arriva il pallone con uno splendido colpo di tacco al volo manda in rete sul palo più vicino e realizza uno dei gol che giustamente viene considerato tra i più belli della storia del calcio. Un gol misto di senso della posizione, tecnica e fantasia, un gol da Gianfranco Zola.
TORINO, 29 MAGGIO 2005. A Cagliari Zola disputa le ultime due stagioni della sua luminosa carriera.
Nella prima stagione disputata in Serie B Zola guida il Cagliari alla promozione e la stagione seguente grazie alle sue 10 reti il Cagliari ottiene una salvezza tranquilla.
La sua ultima partita in Serie A Zola la disputa a Torino contro la Juventus e realizza una doppietta.
Oltre a ricevere il Premio Scirea alla carriera e il Pallone d’argento per il suo fairplay, il Cagliari la stagione successiva ritira la maglia numero 10 in suo onore.
In questo articolo abbiamo ripercorso la carriera di un giocatore fantastico che prima ancora che per le sue giocate sul campo si è distinto per valori ben più importanti come la disciplina, la correttezza e il rispetto, valori questi che non tutti i grandi campioni hanno e hanno avuto.
Zola ha rappresentato prima ancora che per la Sardegna un orgoglio per tutta l’Italia e nel suo piccolo ha contribuito a rendere un po’ migliore l’immagine del nostro paese all’estero.
Zola, Baggio, Maldini e molti altri sono stati il simbolo di una generazione calcistica italiana ricca come poche di talenti, forse la generazione più forte di tutti i tempi e paradossalmente l’unica a non esser riuscita a vincere alcun trofeo con la nazionale; ma si sa, per essere grandi non è sufficiente alzare i trofei, essere campioni vuol dire molto di più e loro resteranno per sempre nella storia del calcio.
Zola è l’esempio di come nel moderno calcio non basti solamente il fisico per rendere un calciatore un grande campione, i grandi campioni sono tali non per i loro muscoli ma per la loro classe, l’intelligenza e la sportività. Zola ha avuto tutto questo. Zola è stato, è e per sempre sarà un grandissimo campione.
Testo di Fabrizio Felice Scoglio