I fratelli Bohr, Premi Nobel del calcio

Il futuro Premio Nobel e padre della meccanica quantistica Niels Bohr fu anche portiere dell’AB Boldklub. Suo fratello, il matematico Harald, giocò con la nazionale alle Olimpiadi del 1908.

La scienza e il calcio possono sembrare due mondi lontani e inconciliabili, ma c’è stata una famiglia che li ha fatti convivere in armonia tra il XIX e il XX secolo. Per scoprire la loro incredibile storia, dobbiamo viaggiare in Danimarca, dove i Bohr sono considerati dei veri eroi nazionali per i loro straordinari meriti sportivi e, soprattutto, scientifici. Grazie a loro, il mondo ha fatto passi da gigante nella conoscenza, anche se spesso non se ne ricorda abbastanza.

Tutto ebbe inizio con Christian Bohr, il capostipite della dinastia. Era un professore di fisiologia all’Università di Copenaghen, candidato al Nobel per le sue ricerche rivoluzionarie sulla chimica della respirazione. Era anche un grande estimatore della cultura inglese, dalla quale aveva ereditato l’amore per il calcio.

Fu lui a introdurre questo sport in Danimarca, fondando nel 1889 la squadra della Royal Danish Academy of Sciences and Letters, la famosa AB (Akademiske Boldklub). Il club, riservato inizialmente solo agli studenti universitari, fu il protagonista assoluto delle prime stagioni del calcio danese. Oggi milita ancora in Seconda Divisione.

Christian Bohr sposò Ellen Adler, figlia di un agiato commerciante e politico ebreo. Da questa unione nacquero tre figli: Jenny, Niels e Harald. Christian Bohr era un uomo dalle idee liberali e si preoccupò di dare ai suoi figli un’educazione completa, stimolando sia le loro doti intellettuali che quelle sportive.

I fratelli Niels e Harald Bohr assieme al padre Christian

I tre fratelli crebbero in un ambiente saturo di cultura, aperto al mondo delle idee e del confronto. Insieme impararono a ricercare la conoscenza, a comprendere l’universo… e a giocare a calcio. I due maschi furono quelli che riuscirono a coniugare meglio queste attività.

Quando frequentava la scuola, Niels era un ragazzo pacato e riservato. Nonostante non fosse uno studente eccezionale, aveva delle buone doti intellettuali e sapeva difendersi con la forza se necessario. Si fece presto notare per la sua tenacia e le sue abilità sportive. La sua passione era la scienza, ma ovviamente anche il calcio.

Suo compagno di avventure era il fratello Harald, più giovane di un anno e mezzo, con cui formava una coppia affiatata al Gammelhom Gymnasium di Copenhagen. I due fratelli erano inseparabili, pur mantenendo una sana rivalità. Riuscirono a orientare le loro vite e le loro carriere calcistiche in modo diverso e complementare, per evitare conflitti tra loro. Niels era un portiere e si dedicava alla fisica, mentre Harald era un centrocampista e un eccellente matematico, come racconta Paul Strathern nel libro ‘Bohr e la teoria dei quanti’.

Quando entrarono all’università, si iscrissero all’AB Copenhagen, la squadra fondata dal padre. Harald aveva appena 16 anni quando debuttò nel 1903. I due fratelli giocarono insieme fino al 1905. Niels decise di abbandonare la squadra dopo un episodio memorabile in una partita contro un club tedesco. La sua squadra dominava nettamente il match, giocando tutto il tempo nella metà campo avversaria. A un certo punto, una palla lanciata dalle retrovie si avvicinò lentamente alla porta difesa da Niels Bohr. Tutti si aspettavano una facile presa, ma Niels rimase immobile sotto la traversa, fissando uno dei pali. Il pubblico iniziò a gridare e questo fece svegliare Niels dal suo torpore, riuscendo a bloccare la palla in extremis. Al termine della partita, gli fu chiesto il motivo del suo strano comportamento. La sua risposta fu molto semplice: gli era venuto in mente un problema matematico che lo aveva catturato così tanto da portarlo a fare dei calcoli sul palo della porta senza badare alla partita.

Da quel momento si dedicò esclusivamente alla scienza ed oggi è considerato uno dei più grandi fisici teorici del XX secolo, forse superato solo da Albert Einstein. Nel 1922 ricevette il Premio Nobel per il suo lavoro sulla struttura atomica e la radiazione. Werner Heisenberg, fondamentale nello sviluppo della teoria quantistica, disse che (Niels Bohr) “ha avuto una maggiore influenza sulla fisica e sui fisici” di chiunque altro, incluso Einstein.

Con la sua geniale applicazione della fisica quantistica, Niels Bohr svelò il mistero della struttura atomica, una delle più grandi conquiste scientifiche di tutti i tempi. In seguito, collaborò alla realizzazione della prima bomba nucleare, partecipando al famigerato ‘Progetto Manhattan’. Tuttavia, si oppose alla segretezza e alla pericolosità di questa nuova invenzione, temendo le sue terribili conseguenze. Cosciente del potere distruttivo della sua creazione, dedicò il resto della sua vita a promuovere usi pacifici dell’energia atomica e a combattere contro le armi di distruzione di massa.

Se per Niels Bohr il calcio era solo un divertimento (smise di giocare dopo aver sposato Margrethe Norlund nel 1912), per suo fratello Harald divenne una vera e propria passione. Harald era ritenuto sin da bambino il più brillante dei due, e benché non abbia raggiunto i vertici dell’eccellenza scientifica di Niels, i suoi contributi nell’analisi matematica gli valgono un posto d’onore tra i più eminenti matematici della sua epoca.

Harald Bohr rappresentò la Danimarca alle Olimpiadi del 1908 segnando due gol.

Harald ha avuto una lunga e gloriosa carriera come calciatore. Nel 1908 fu persino convocato per le Olimpiadi di Londra con la sua nazionale. Il più giovane dei Bohr fu protagonista della più grande vittoria della storia olimpica, il 17-1 che la Danimarca inflisse alla Francia in semifinale. Nell’atto finale, invece, i danesi dovettero arrendersi ai padroni di casa, il Regno Unito, 2-0, e si accontentarono della medaglia d’argento.

Diventato quasi un eroe nazionale, non sorprende che quando due anni dopo Harald presentò la sua tesi, l’aula fosse piena di appassionati di calcio, persone che di matematica non capivano nulla ma che applaudirono il cum laude assegnato al loro idolo: fu il più spettacolare dei suoi gol. L’ultima partita di Harald con la maglia della nazionale di disputò quello stesso anno, 1910, in una sorta di rivincita contro l’Inghilterra vinta dalla Danimarca (2-1).

Quando Niels Bohr ottenne la cattedra di fisica a Copenhagen, ebbe un’udienza con il re Cristiano X. Il sovrano gli strinse calorosamente la mano e gli disse che era molto lieto di incontrare un così grande calciatore. Niels, ignorando tutte le regole del galateo di corte che indicano che non si dovrebbe mai contraddire ciò che dice il re, fu costretto a precisare che non era lui il famoso giocatore, suo fratello Harald era la stella con il pallone. Il re si irritò così tanto che interruppe immediatamente l’udienza.

Nel 1975, Aage, il figlio di Niels, riportò ancora alla ribalta il nome dei Bohr. Non fu per le sue gesta sportive, ma per aver vinto il Premio Nobel con il suo lavoro sulla struttura del nucleo atomico.