Italia 1982: ritratti degli eroi

I profili di tutti i ventidue azzurri di Bearzot, trionfatori ai Mondiali spagnoli del 1982


DINO ZOFF

Dino Zoff è il “nonno” dei Mondiali di Spagna, portiere e capitano della Nazionale. Dopo aver alzato al cielo la Coppa del Mondo entra nella storia del calcio diventando una vera leggenda. Zoff è nato a Mariano del Friuli (UD) il 28 febbraio 1942. A 19 anni, nel 1961 -62, debutta in Serie A con la maglia dell’udinese, nella partita contro la Fiorentina persa 5-2. La squadra retrocede in B e nella stagione 1963-64 passa al Mantova in Serie A. Nel 1967, poi, è acquistato dal Napoli e nello stesso anno viene chiamato in Nazionale. Nel 1972 passa alla Juventus, e da questo momento la sua presenza in Nazionale diventa costante. Con la Juventus vince sei scudetti (1972-73, ’74-75, ’76-77, ’77-78, ’80-81, ’81-82), due Coppe Italia (1978-79 e 1982-83) e una Coppa UEFA (1976-77). In maglia azzurra ha giocato 112 partite, raggiungendo i 9405 minuti di gioco. La prima partita azzurra la gioca il 20 maggio 1968 contro la Bulgaria (2-0) ai quarti di finale degli Europei che l’Italia vincerà poche settimane dopo. Dopo il successo degli Europei partecipa ai Mondiali del 1970, 1974, 1978 e 1982.


FRANCO BARESI

Nominare Franco Baresi è parlare di 20 anni di Milan e di uno tra i migliori liberi di ogni tempo. Nasce a Travagliato (BS) 1’8 maggio 1960. Si intuisce il suo destino di bandiera rossonera quando l’Inter del fratello Giuseppe lo scarta, quando a un anno dall’esordio (23 aprile 1978, Verona-Milan 1 -2) vince lo scudetto della stella nel 1979 e quando vive sulla propria pelle le due retrocessioni in serie B. Tra i suoi riconoscimenti più belli c’è proprio quello della squadra che ha guidato per anni in campo: il ritiro della sua maglia, la numero 6. Nel suo palmarès ufficiale invece ci sono 6 scudetti, 3 Coppe Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 3 Supercoppe Europee, 4 Supercoppe Italiane, 1 Mitropa. Ma nella sua carriera c’è anche tanto azzurro Nazionale, esattamente 81 presenze per 7052 minuti. A 22 anni Bearzot lo convoca per il Mondiale di Spagna come riserva di Gaetano Scirea, non gioca, ma è comunque campione del Mondo. Il suo debutto è rimandato a un Italia-Romania del 4 dicembre 1982, finita 0-0, ma quattro anni dopo salta il. Mondiale messicano perché non convocato. Nell’Italia di Vicini è un punto fermo, con quella di Sacchi di USA ’94 è il capitano e sfiora l’impresa del bis mondiale. In finale contro il Brasile il suo rigore finisce alto, la coppa è persa, e il pianto di Baresi diventa il ricordo più toccante di quella sfida.


GIUSEPPE BERGOMI

Una delle piacevoli sorprese del Mondiale di Spagna è “lo Zio” Giuseppe Bergomi, così soprannominato dai compagni di squadra per i baffi e il carattere chiuso, che lo fanno sembrare più grande del diciottenne che è. Nato a Milano il 22 dicembre 1963, gioca nel Settala, poi nel 1978 passa all’Inter, con cui disputerà tutta la sua carriera. In tre stagioni vola dai giovanissimi alla prima squadra e il 30 gennaio 1980 debutta da titolare contro la Juventus in Coppa Italia (0-0), trofeo che vince nel 1981-82. Il 14 aprile 1 982, a pochi mesi dal Mondiale, esordisce in Nazionale nell’amichevole persa 1-0 a Lipsia contro la Germania Est. In Spagna si rivela un autentico campione, controllando mostri sacri come Rummenigge con la sicurezza di un trentenne. Gioca altri tre mondiali, Messico 1986, Italia 1990, da capitano, e Francia 1998, ma sono solo delusioni. Si rifà con l’Inter, conquistando lo scudetto nel 1988-89 con 58 punti (record a 18 squadre), tre Coppe UEFA (1990-91, 1993-94 e 1997-98) e una Supercoppa italiana (1989-90). In Nazionale disputa 81 partite, per un totale di 6618 minuti giocati e 9 reti segnate. Nel 1999 ha lasciato il calcio, dopo 756 gare con l’Inter.


ANTONIO CABRINI

A Cremona l’8 ottobre 1957 nasce quello che poi sarebbe divenuto “Bell’Antonio” Cabrini, il terzino amato dal pubblico femminile per il suo aspetto e dai tifosi juventini per la sua capacità di difendere sulla fascia sinistra, senza disdegnare di attaccare e di realizzare anche qualche rete (7 gol in una stagione, nel 1980-81, il suo record). Alla Juventus Cabrini arriva via Cremonese, con la quale esordisce in Serie C nel 1973-74. Dai bianconeri è girato in prestito all’Atalanta in B per la stagione 1975-76. La disputa da titolare e si merita un posto nella rosa bianconera dell’anno successivo, quando debutta nella massima serie il 13 febbraio, ventenne, contro la Lazio. Nella Juventus milita 13 anni e vince tutti i trofei più importanti: 6 scudetti (1976-77, 1977-78, 1980-81,1981-82, 1983-84, 1985-86), 2 Coppe Italia (1978-79, 1982-83), 1 Coppa dei Campioni (1984-85), 1 Coppa delle Coppe (1983-84), 1 Coppa Uefa (1976-77), 1 Coppa Intercontinentale (1986), 1 Supercoppa Europea (1984-85). Ma è con la Nazionale ai Mondiali spagnoli del 1982 che diventa un calciatore mondiale. Mondiale comunque che già conosce da quattro anni prima, dall’ Argentina, dove fa il suo esordio in Italia-Francia 2-1, suscitando prima stupore e perplessità, vista la giovane età, e poi apprezzamenti diffusi. Abbandona la Nazionale nel 1987, con 73 presenze e nove gol. Dopo la sua ultima stagione alla Juventus (1988-89) si trasferisce al Bologna e dopo due stagioni termina l’attività nel 1991.


FULVIO COLLOVATI

Del segno del Toro (9 maggio), di Teor, provincia di Udine, trasferito a Milano a sette anni: è Fulvio Collovati, stopper classe ’57. Passa i suoi primi dieci anni di carriera nel capoluogo lombardo. Prima al Milan, dove esordisce al fianco di Rivera il 2 ottobre 1976, conquista lo scudetto della stella nel 1979 e poi retrocede in B l’anno dopo. Poi all’Inter, che lascia a cavallo della stagione 1986-87, per andare nella squadra della città natale, che a fine anno lo rilancia verso palchi più prestigiosi, come quello della Roma (1987). Finisce la carriera al Genoa, dove arriva nel 1990, giocando l’ultima partita proprio contro la squadra di partenza, il Milan. Nella bacheca di Collovati oltre allo scudetto già citato, alla Coppa Italia del 1977 e ad una poco prestigiosa Mitropa, occupa un largo spazio il titolo di campione del mondo 1982. In Nazionale aveva esordito il 24 febbraio 1979, Italia-Olanda 3-0, e aveva provato la cocente delusione dell’Europeo di casa del 1980, quando proprio lui aveva sbagliato il rigore decisivo (il 17°) nella finale per il terzo posto contro la Cecoslovacchia. Lascia la maglia azzurra dopo il Mondiale 1986, con un computo di 50 presenze e tre gol realizzati.


CLAUDIO GENTILE

Difensore della Juventus, già ai Mondiali d’Argentina 1978, Claudio Gentile mostra le sue doti di marcatore implacabile. Nato a Tripoli (Libia) il 27 dicembre 1953, inizia a giocare nei NAGC di Como e a 15 anni viene ceduto al Varese. Nel 1973 passa alla Juve, debuttando in Juventus-Verona 5-1 di Coppa Italia il 27 agosto. Gioca in bianconero dieci stagioni, e dopo aver vinto sei scudetti (1974-75, 1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-,82, 1983-84), due Coppe Italia (1978-79 e 1982-83), una Coppa delle Coppe (1983-84) e una Coppa UEFA (1976-77) passa, nel 1984-85, alla Fiorentina, dove gioca per tre stagioni. Il 19 aprile 1975 aveva debuttato in Nazionale nella partita di qualificazione agli Europei 1976, contro la Polonia (0-0). Con la maglia azzurra gioca 71 partite e segna un gol. Dopo il ritiro, nel 1988-89 frequenta il corso allenatori di Coverciano. Nel 1998 entra nel settore tecnico azzurro, iniziando come aiuto selezionatore e allenatore della selezione Under 20; è vice allenatore della Nazionale maggiore dal luglio all’ottobre 2000, quando assume l’incarico di c.t. dell’Under 21, guidandola al titolo europeo nel 2004. Nel 2004 accompagna la Nazionale Olimpica ai Giochi di Atene, dove ottiene il bronzo.


GAETANO SCIREA

Eccellente libero dalla classe innata, Gaetano Scirea è ricordato anche come uomo corretto fuori e dentro il campo. Arruolato nell’Atalanta, debutta in Serie A il 24 settembre 1972 contro il Cagliari (0-0). Nel 1974, dopo due stagioni nelle fila dell’Atalanta, passa alla Juventus, dove giocherà fino al 1988, quando si ritira. Con la squadra torinese vive stagioni intense e ricche di successi: sette scudetti (1974-75, 1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-82, 1983-84, 1985-86), due Coppe Italia (1978-79, 1982-83), una Coppa delle Coppe (1983-84), una Coppa UEFA (1976-77), una Coppa dei Campioni (1984-85), una Supercoppa Europea (1985) e una Coppa Intercontinentale (1 985). Il 30 dicembre 1975 esordisce in Nazionale nell’amichevole Italia-Grecia (3-2). Giocherà in azzurro 78 partite, realizzando due gol, partecipa a tre Mondiali (Argentina 1978, Spagna 1982, Messico 1986) e un Europeo nel 1980. Dopo il ritiro, nel 1987-88, assume il ruolo di secondo allenatore della Juventus, guidata in panchina dall’amico Dino Zoff. Ma il 13 settembre 1989, mentre si trova in Polonia per osservare il Gornik, futura avversaria dei bianconeri, muore in un incidente stradale.


PIETRO VIERCHOWOD

In questi Mondiali Bearzot non trova spazio per Pietro Vierchowod, giovane terzino-stopper determinato e resistente che festeggia la vittoria come “spettatore”. La sua carriera azzurra, però, nel 1982 è solo all’inizio. A fine carriera con la Nazionale totalizza 45 partite giocate, segna due reti e partecipa ai Mondiali di Messico 1986 e Italia 1990, confermando ottime qualità tecniche nel ruolo di difensore centrale. Vierchowod nasce a Calcinate, nella provincia bergamasca, il 6 aprile 1959. Nella stagione 1975-76 gioca in Serie D con la Romanese e l’anno successivo passa al Como. Nel 1981-82 gioca nella Fiorentina e la stagione seguente nella Roma con la quale vince lo scudetto (1982-83). Nella stagione 1983-84 viene ceduto alla Sampdoria dove rimane fino al 1994-95. In questi anni con la squadra genovese vince quattro Coppe Italia (1984-85, 1987-88, 1988-89, 1993-94) una Coppa delle Coppe (1989-90), uno scudetto (1990-91) e una Supercoppa Italiana (1991). Si trasferisce alla Juventus (1995-96) dove vince la Coppa dei Campioni. La stagione successiva passa al Milan e infine, dopo tre stagioni nel Piacenza, chiude la carriera nel 2000, a 41 anni.


GIANCARLO ANTOGNONI

Stilisticamente ineccepibile, durante il Mondiale Giancarlo Antognoni disputa una partita memorabile contro il Brasile. Vive, però, episodi sfortunati e proprio a causa di un infortunio deve rinunciare alla partita della vittoria contro la Germania Ovest. Nato il 1° aprile 1954 a Marsciano (PG), a 18 anni esordisce in serie A con la Fiorentina, dove giocherà per gran parte della sua carriera. Nei 15 anni in viola gioca 411 partite e segna 72 reti. Poi, nel campionato 1987-88 passa al Losanna dove gioca per due stagioni. Debutta con l’Italia sotto il c.t. Bernardini il 20 novembre 1974 in Olanda-Italia 3-1. Alla fine della carriera in maglia azzurra avrà totalizzato 73 partite, segnando 7 gol. Nel 1989 lascia il calcio giocato e ritorna alla Fiorentina, lavorando come osservatore, dirigente accompagnatore e direttore generale.


GIUSEPPE DOSSENA

A 200 metri circa da San Siro c’è via Harar. Il 2 maggio 1958 vi nasce Giuseppe Dossena, che nel vicino stadio si appassiona all’lnter, prova ad entrarvi senza esito, così come più tardi dai cugini rossoneri. Lo prende il Torino e lì inizia a giocare nelle giovanili. Debutta in Serie B nel 1977-78 con la Pistoiese, l’anno dopo è a Cesena mentre il 16 settembre 1979 esordisce in A con la maglia del Bologna contro la Juventus, 1-1. Dopo due stagioni in Emilia torna al Toro e ci rimane sei stagioni, imponendosi come regista della squadra e sfiorando lo scudetto nel 1984-85 dietro al Verona. Dopo il 1987-88 in B con l’Udinese, rinasce a nuovi splendori nella Sampdoria: vince la Coppa Italia nel 1988-1989, la Coppa delle Coppe nel 1989-90 e il primo tricolore nella storia blucerchiata nel 1990-91. Nel 1992-93 ricomincia dal Perugia in C1 e qui conclude il suo percorso da giocatore. Per 38 volte veste la maglia della Nazionale, per la quale segna anche un gol. Contribuisce alla qualificazione per il Mondiale del 1982, dove partecipa, non gioca e vince. Salta il Mondiale messicano del 1986, ricompare in azzurro ma chiude il discorso Nazionale nel 1987, con l’amichevole Italia-Argentina 3-1.


GIANPIERO MARINI

Per molti “Pirata” o “Malik”, per altri “la classe operaia che va in paradiso”. Per Gianni Brera, Giampiero Marini era “Pinna d’Oro”, dai piedi poco nobili ma furente quando si trattava di arginare a centrocampo e solidificare la squadra. Marini (25 febbraio 1951) inizia dalla sua Lodi, nel Fanfulla, in Serie D, a costruire la propria carriera di calciatore, che porta a compimento quando approda all’Inter e poi alla Nazionale di Bearzot (20 presenze totali in azzurro), il quale capisce come Marini possa essere decisamente utile in molte circostanze. Lui vuole ricambiare e lo fa nelle qualificazioni al Mondiale 1982 e poi nelle partite del girone dell’Italia. Ma la pubalgia lo affligge, e alla fase finale gli lascia giocare solo alcuni spezzoni di partita, senza ovviamente proibirlo della gioia mondiale. Nell’Inter trova una nuova casa e un secondo padre in Fraizzoli, quando trasloca dalla B del Varese (cinque stagioni, dal 1969 al 1971 e dal 1972 al 1975, in mezzo Reggina in Serie B e Triestina in D) alla serie A con l’Inter nel 1975-76, con esordio In Varese-Inter 2-0. Vince il tricolore 1979-80 e la Coppa Italia 1981-82.


IVANO BORDON

Una prima partita in serie A come quella di Ivano Bordon si sogna e si teme e poi forse si maledice, specie se si gioca da portiere come lui. Stagione 1970-71, derby di Milano. Il diciannovenne Bordon da Marghera (VE) debutta tra i pali interisti: subisce 3 gol. Alla fine però lo scudetto sarà nerazzurro e in 12 stagioni ne vincerà un altro nel 1979-80, oltre a due Coppe Italia (1977-78,1981-82). Come portiere dell’Italia esordisce il 25 gennaio 1978 in Spagna-Italia 2-1, quando subentra nel secondo tempo al romanista Paolo Conti. Torna in Spagna come secondo di Dino Zoff ed entra nella lista dei 22 campioni del Mondo 1982 pur senza giocare. Veste la maglia di estremo difensore della Nazionale per 20 amichevoli e due partite di qualificazione all’Europeo del 1984. Dopo il Mundial resta ancora per un anno all’Inter e poi trasloca alla Sampdoria, dove rimane fino al 1986. Chiude da giocatore nel 1989 e diventa allenatore dei portieri della Juventus nel 1994, per poi preparare i portieri azzurri dal giugno 2004 nello staff della Nazionale di Lippi.


GABRIELE ORIALI

Gabriele Oriali è il mediano per antonomasia, grintoso ed instancabile. Nato il 25 novembre 1952 a Como, a undici anni gioca nel Cusano Milanino, a 18 esordisce in serie A come nerazzurro nella partita Roma-Inter del 7 febbraio 1971 (0-0). Gioca con l’Inter fino alla stagione 1982-1983, passando poi alla Fiorentina, nella quale conclude la sua carriera nel 1987. Nelle 13 stagioni interiste disputa 277 partite in campionato, 45 nelle coppe europee e 70 in Coppa Italia. Con i nerazzurri vince anche due scudetti (1970-71 e 1979-80) e due Coppe Italia (1977-78 e 1981-82). Contemporaneamente all’esperienza interista inizia la sua avventura in Nazionale. Il 21 dicembre 1978 è chiamato a giocare l’amichevole Italia-Spagna (1-0). Insieme agli azzurri disputa 28 partite, per un totale di 2037 minuti giocati, e realizza una rete. Gioca gli Europei del 1980 e del 1984 e i Mondiali del 1982. Nel 2003 Luciano Ligabue lo ha celebrato con la canzone “Una vita da mediano”: nel testo vengono esaltati l’impegno e la costanza, caratteristiche che hanno contraddistinto l’Oriali mondiale.


MARCO TARDELLI

Marco Tardelli è uno dei giocatori determinanti per la vittoria del Mondiale, e dopo il gol del 2-0 nella finale contro la Germania Ovest il suo urlo fa il giro del pianeta, diventando un’immagine simbolo nella storia del calcio. Tardelli nasce in Toscana, a Capanne di Careggine (LU), il 24 settembre 1954, ed esordisce con il Pisa in C nel 1972. Nella stagione 1974-75 passa in B al Como e l’anno seguente è acquistato dalla Juventus, con cui giocherà fino al campionato 1984-85. In maglia bianconera Tardelli, che da terzino si trasforma in un centrocampista veloce e potente, conquista 5 scudetti (1976-77, ’77-78, ’80-81, ’81-82 e ’83-84), due Coppe Italia (1982-83) una Coppa Campioni (1984-85), una UEFA (1976-77) e una Coppa delle Coppe (1983-84). Durante il periodo juventino debutta in Nazionale, il 7 aprile 1976, nell’amichevole contro il Portogallo vinta 3-1. Nella sua carriera azzurra disputa 81 partite (9 da capitano), segnando 6 reti. Dopo 376 partite e 51 gol con la “Vecchia Signora” viene ceduto all’Inter, dove rimane per due stagioni, 1985-86 e 1986-87; infine chiude la carriera con una stagione in Svizzera, nel San Gallo.


FRANCO CAUSIO

Soprannominato “Il Barone”, Franco Causio incarna il ruolo dell’ala tornante. Nel 1982 è ormai un veterano della Nazionale. Nato a Lecce il 10 febbraio 1949, a 15 anni esordisce in serie C con la maglia del Lecce. Nel 1965-66 passa alla Sambenedettese e l’anno successivo approda alla Juventus con cui disputa una sola partita in due stagioni. Dopo la parentesi bianconera passa alla Reggina nella stagione 1968-69 e al Palermo nel 1969-70. La stagione successiva torna alla Juventus, dove rimarrà fino alla stagione 1985-86. Con la maglia bianconera gioca 304 partite, segnando 50 gol, conquista sei scudetti (1971-72, ’72-73, ’74-75, ’76-77, ’77-78, ’80-81), una Coppa UEFA (1976-77) e una Coppa Italia (1978-79). Dalla Juve passa all’udinese dove resta per tre stagioni per poi trasferirsi all’lnter. La stagione 1985-86 segna il suo ritorno al Lecce e, infine, nel 1986 passa alla Triestina dove chiude la carriera nel 1988. In Nazionale aveva debuttato il 29 aprile 1972 contro il Belgio (0-0). Giocherà 63 partite, segnando 6 reti e partecipando a tre Mondiali: Germania 1974, Argentina 1978 e Spagna 1982.


BRUNO CONTI

Il “Giallorosso del secolo” allo stadio era invocato così: «Di Bruno ce n’è uno, è di Nettuno», giusto per non equivocare con il laziale Giordano. E Conti a Nettuno (Roma) nasce il 13 marzo 1955. Ala sinistra e mancino dal piede al contagiri, ha fatto grande la Roma, che l’ha consegnato alla sua storia come bandiera indiscussa. Alla Roma gioca, infatti, 15 stagioni, dal 1973-74 al 1989-90, con due isolati anni al Genoa in Serie B (1975-76 e 1978-79). La sua prima partita con la squadra capitolina è del 10 febbraio 1974, Roma-Torino 0-0. Nove anni dopo, nel 1982-83, festeggia il secondo dei tre storici scudetti giallorossi. In Nazionale il debutto avviene l’11 ottobre 1980, Lussemburgo-Italia 0-2, l’ultima partita azzurra la disputa sei anni dopo, il 17 giugno 1986, vittoria sulla Francia per 2-0. In mezzo la Spagna e il trionfo mondiale del 1982, con Pelé che lo giudica miglior giocatore della competizione e lui che, dopo essersi guadagnato un rigore in finale, poi sbagliato da Cabrini, s’infortuna, ma scaccia i barellieri per non perdere un minuto di quella partita, preludio all’appuntamento fissato di lì a poco con la gloria. Le sue statistiche personali per quanto riguarda la Nazionale parlano di 46 presenze in campo per un totale di 4275 minuti giocati, conditi da cinque gol.


DANIELE MASSARO

La carriera di Daniele Massaro (nato a Monza il 23 maggio 1961) parte dalla serie cadetta nel Monza del 1979-80. Dopo due stagioni approda in Serie A con la Fiorentina ed esordisce il 13 settembre 1981 contro il Como. L’anno dopo vola in Spagna per il Mondiale, vincendolo pur senza giocare una partita. Il suo debutto azzurro avviene comunque prima, il 14 aprile 1982, Germania Est-Italia 1 -0. Nel 1986 lo acquista il Milan, vi gioca per due stagioni, poi va in prestito alla Roma per un anno, quindi, nel 1989-90, ritorna alla base rossonera. Non trova più Arrigo Sacchi ma Fabio Capello, che lo fa avanzare da centrocampista a punta. Sebbene non abbia un posto fisso si ritaglia spazi di gloria. Il primo diventando una pedina importante dello scacchiere rossonero, come nel 1993-94, quando con le sue reti contribuisce a regalare il terzo scudetto consecutivo al pubblico di San Siro. Il secondo nel 1994 ad Atene, con due gol che spianano la vittoria in Coppa dei Campioni contro il Barcellona per 4-0. In quell’anno rientra nel giro azzurro e mondiale grazie a Sacchi. Raggiungerà alla fine 15 presenze in Nazionale, con un gol. Nel 1995-96 disputa la sua ultima stagione al Milan. Nel complesso, in rossonero vince 5 scudetti (1987-88, 1991-92, 1992-93, 1993-94, 1995-96), 2 Coppe dei Campioni (1989-90, 1993-94), 3 Supercoppe Europee (1989-90, 1990-91, 1994-95), 2 Coppe Intercontinentali (1989-90, 1990-91). Nel 1996-97 chiude la carriera giocando nello Shimizu S-Pulse, in Giappone.


ALESSANDRO ALTOBELLI

E’ a Sonnino, in provincia di Latina, che il 28 novembre 1955 nasce Alessandro Altobelli. Nel 1973-74 debutta da professionista con il Latina in Serie C. L’anno dopo è al Brescia in Serie B. Gioca tre stagioni nella squadra lombarda e nel 1977-78 si trasferisce all’Inter, con la quale esordisce in Serie A l’11 settembre 1977 (Bologna-Inter 1-0). E’ soprannominato “Spillo” per il suo fisico esile e longilineo. Con i nerazzurri va a segno 128 volte in 11 stagioni, vince uno scudetto (1979-80), due Coppe Italia (1977-78 e 1981-82). Nel 1988-89 è alla Juventus (quattro gol in campionato) e l’anno dopo chiude la carriera in Serie B vestendo la maglia del Brescia. Con la Nazionale debutta il 18 giugno 1980 contro il Belgio e due anni dopo gioca la finale del Mondiale contro la Germania Ovest. Al 35′ diventa protagonista. Fuga di Bruno Conti che gli appoggia la palla, Altobelli controlla con il destro e poi di sinistro batte a rete, superando il portiere tedesco’ Schumacher. E’ il 3-0, in tribuna Pertini esulta per il gol della sicurezza nel trionfo italiano in terra di Spagna. “Spillo” veste la maglia azzurra anche in Messico nel 1986. In Nazionale colleziona 61 presenze e realizza 25 gol.


FRANCESCO GRAZIANI

Per riassumere in poche parole la carriera di Francesco Graziani calciatore si deve ricorrere per forza a una raffica di numeri, specie se si parla di presenze e reti di un attaccante di razza. Si comincia da luogo e data di nascita: 16 dicembre 1952 a Subiaco (Roma). Si continua con il campionato: 353 partite in serie A e 130 gol, gioca in B con Arezzo e Udinese, in A con Torino, Fiorentina, Roma e Udinese. Nel Toro forma con Pulici la coppia dei “Gemelli del gol”, vince lo scudetto 1975-76 e sbaraglia la classifica cannonieri l’anno dopo con 21 reti. Si chiude con la Nazionale: esordio il 19 aprile 1975 in Italia-Polonia 0-0; da quel giorno conta 64 presenze e 23 reti. Con le sue cifre da granata convince Enzo Bearzot, che lo porta con sé al Mondiale 1978, ma poi gli preferisce Paolo Rossi. Quattro anni più tardi è titolare inamovibile e segna un gol nelle sei partite che portano alla finalissima. Con la Germania Ovest però si infortuna subito ed esce dal campo. Vi rientra per i festeggiamenti da campione del Mondo.


PAOLO ROSSI

Paolo Rossi. Chissà quanti in Italia con lo stesso nome. Ma quello di Prato, nato il 23 settembre 1956, è speciale. In carriera Rossi incrocia molti personaggi, ma tre sono quelli che lo segnano: Boniperti, Farina e il mister Fabbri, che nel 1976-77 lo lancia con il Vicenza, da goleador rapido e incisivo quale è di natura. La Juventus di Boniperti lo aveva accolto per prima ma poi lo aveva ripudiato e girato prima al Como, poi in B al Vicenza del presidente Farina. Qui, con Fabbri, s’illumina, è capocannoniere con 21 gol e va in A, ancora primo bomber a 24 reti. In azzurro (48 partite e 20 gol) esordisce il 21 dicembre 1977 contro il Belgio, poi viene il 1978 e il Mondiale d’Argentina. Scalza Graziani, segna due reti e diventa “Pablito”. La Juve lo rivuole ma Farina resiste, e nelle buste infila 2 miliardi e 600 milioni contro gli 800 milioni di Boniperti. La nuova stagione è disastrosa, va in prestito al Perugia ed è coinvolto nel calcioscommesse: squalifica di due anni. La Juve lo rileva dal dissanguato Vicenza e, a pena scontata, Bearzot lo convoca per il Mondiale di Spagna. All’inizio non brilla ma poi schianta il Brasile con tre gol, la Polonia con due e piazza la zampata anche in finale chiudendo da capocannoniere a quota sei. Il trionfo chiama altre vittorie, con la Juve e personali, come il Pallone d’oro 1982. I menischi però non danno pace e al Mondiale messicano è un’ombra non giocante. Lo riprende Farina, al Milan, poi il Verona, ma a 31 anni Pablito smette.


FRANCO SELVAGGI

Franco Selvaggi è una buona punta ma, sebbene rientri nella rosa dei 22 campioni del Mondo, è una meteora della Nazionale e già ai Mondiali del 1982 la sua carriera azzurra è conclusa. Le sue presenze, infatti, sono solo tre e l’ultima risale al 14 novembre 1981 in Italia-Grecia 1-1, per le qualificazioni ai Mondiali di Spagna. Nato a Pomarico (MT) il 15 maggio 1953, esordisce in A nella Ternana il 30 dicembre 1972. L’anno successivo passa alla Roma disputando due sole partite e nella stagione 1974-75 torna a Terni, per poi stabilirsi per 5 campionati di B al Taranto. Nel 1979-80 passa al Cagliari (serie A) dove ottiene ottimi risultati. La stagione successiva è ancora al Cagliari quando viene convocato in Nazionale per la partita del 19 aprile 1981 contro la Germania Est. Dal 1982 gioca al Torino per due stagioni, passa poi all’Udinese (1984-85) e all’Inter (1985-86), dove chiude la carriera dopo 183 presenze e 49 gol in serie A.


GIOVANNI GALLI

Quando si parla di Nazionale, Giovanni Galli è associato subito al malandato Mondiale del 1986, indicato tra i colpevoli principali. Ma Galli è anche campione mondiale in Spagna, come terzo di Zoff. Per l’esordio con la maglia azzurra deve aspettare, il 5 ottobre 1983, Italia-Grecia 3-0. Sembra l’inizio di una lunga storia, interrotta però bruscamente alla 19a presenza, contro la Francia di Platini, inesorabile nel trafiggerlo agli ottavi sulle alture mondiali di Messico 1986. Per i club invece la storia è tutta diversa; Galli nasce a Pisa il 29 aprile 1958 e non ancora ventenne debutta in A con gli odiati vicini della Fiorentina: un disastro, 5-1 per la Juventus. Ma con i viola Giovanni si fa amare per nove anni, prima di passare al Milan “sacchiano” e vincente per quattro stagioni, mettendo insieme scudetto, Supercoppa italiana ed europea, Coppa Campioni e Intercontinentale. Giovanni “Senzaterra” però non resta fermo e vola a Napoli, gioca con Maradona ma non si affiata con il popolo partenopeo, pulsa per due stagioni al ritmo del cuore granata del Torino e poi conclude le sue apparizioni nella massima serie in quel di Parma.