JOSE’ ALTAFINI – Intervista gennaio 1974

Ha 35 anni, ma la sua classe non tramonta :”Nessun mistero: gioco poco, mi alleno molto, sto attento al peso forma”

Il segreto di José

Aveva iniziato il 1973 segnando un gol importante a San Siro, contro l’Inter, ha concluso l’annata realizzando una doppietta, altrettanto importante, a Marassi. José Altafini continua a sbalordire anche i suoi più accaniti sostenitori: e ogni volta si cerca di scoprire il segreto della sua longevità. Trentacinque anni e non li dimostra; resiste alla legge inesorabile del tempo e ci ricorda un altro terribile «vecchietto», quel Ferenc Puskas che a quarant’anni e con pancetta terrorizzava ancora portieri avversari.

Dicono sia la classe che non tramonta: può darsi, ma la classe, da sola, non basta. «Mi alleno con impegno, in settimana guido sempre il gruppo e mi mantengo bene — spiega José —. Non ci sono segreti. Un calciatore, invecchiando, perde lo voglia di allenarsi e vuole soltanto giocare, lo gioco poco e mi alleno molto. Conduco una sana vita privata con un’attenzione particolare al peso-forma. Qualche volta, sentendomi un po’ emarginato, mi lascio vincere dall’amarezza. E’ umano per una riserva, però quando mi chiamano sono pronto. L’ho dimostrato. Contro il Cesena ho giocato male perché la formula a tre punte non ha funzionato ma a Cagliari e a Genova sono andato bene».

altafini-194e491_0x410 — Siamo nel 1974. Un anno in più per lei: che effetto le fa?
«Nessuno. Il mio anno, calcistico, finisce a luglio».

— Cosa accadrà a luglio? Continuerà a giocare o inizierà l’attività di general manager?
«Il medico dice che posso tranquillamente giocare per altri tre anni. Segni di declino fisico non ne ho ancora avvertiti. A volte mi lascio prendere la mano dall’entusiasmo e penso di continuare. E in linea dì massima continuerò, ma dipende da alcuni fattori: in quali condizioni fisiche sarò tra sette mesi, se avrò ancora voglia e dove giocherò. Un conto è fare la riserva nella Juventus, un altro discorso è farla nel Bari, senza nulla togliere alla società pugliese».

— Restiamo nel presente: lei, normalmente, esplode in primavera. Però, anche se siamo in pieno inverno, sta andando forte. Come lo spiega?
«A Genova ho trovato un campo adatto. Non ho ancora ben capito se mi trovo meglio sui terreni pesanti o su quelli duri. L’ideale è un terreno dove non affondo troppo e che mi permette di scattare. Per il resto, ho raggiunto una condizione abbastanza soddisfacente, ma non so spiegarmene il motivo. Debbo ancora scoprirlo per cercare di mantenerla il più a lungo possibile».

— In estate lei disse che la stagione-boom di Altafini non era quella passata, ma quella attuale. E’ stato di parola.
«Fisicamente sto meglio dell’anno scorso. Tutto qui».

— Conta d’iniziare il 1974 con un gol all’Inter come nel 1973?
«Spero che la Befana mi porti questo gol. Altafini non è come Paganini: si ripete».

— L’Inter, però, gira a pieno ritmo…
«Non è certamente l’Inter che abbiamo battuto due volte nell’ultimo campionato, ma non possiamo fare concessioni. Giochiamo in casa e dobbiamo vincere o, per lo meno, non perdere».

— Come va affrontata la squadra di Herrera?
«Tutte le volte che abbiamo aggredito l’avversario siamo stati premiati, però con quest’Inter ci vorrà molta saggezza, perché è forte in contropiede e non dovremo offrirle spazio per il gioco di rimessa».

altafini-194491_0x410

— Mazzola la considera sfida decisiva. Lei che ne pensa?
«Non è determinante nella lotta per lo scudetto, ma è molto importante per la Lazio. La squadra di Maestrelli potrebbe trarne vantaggio».

— Fino a che punto teme la Lazio?
« Mo fa paura. Oltre a giocar bene, è più equilibrata e sa quello che vuole. E’ convinta di fare il risultato e ci riesce. La vittoria in extremis sul Milan ne è un esempio. I rossoneri meritavano qualcosa di più, ma hanno trovato una Lazio che fino all’ultimo, ha cercato il successo».

— Il Milan è fuori gioco?
«Può ancora risalire».