La Cavese ai vertici della Serie B

Nella stagione 1982/83, i metelliani sfiorarono il clamoroso salto in A.

Nel calcio degli anni 80, alla voce “sorprese cadette”, la Cavese 1982/83 occupa un posto di rilievo. E’ la stagione che portò i metelliani alla ribalta del campionato di serie B, con un sogno promozione cullato sin all’epilogo del girone d’andata, chiuso al terzo posto alle spalle di Lazio e Milan, rimasto tale fino alla quintultima giornata, con la seconda posizione in coabitazione con biancocelesti, Catania e Cremonese, per poi svanire nelle ultime quattro partite (due sconfitte e due pareggi) che fecero scivolare la Cavese al sesto posto, a tre lunghezze dagli spareggi per la serie A.

Pur senza aver centrato l’impresa epocale, la stagione della squadra guidata da Pietro Santin, classe 1934, rimase un’annata da consegnare alla memoria imperitura delle storie di cuoio. L’allenatore, confermato dopo la vittoria del campionato di C (1980/81) ed una salvezza senza eccessivi patemi l’anno seguente, centra quello che sarebbe diventato il traguardo più prestigioso della sua carriera tecnica.

Pietro Santin (Rovigno, 6 settembre 1934 – Cava dei Tirreni, 29 dicembre 2017)

La sua Cavese schierava Franco Paleari in porta, una sicurezza tra i pali. Alla sua seconda stagione a Cava dei Tirreni, il portiere di Nerviano, 27 anni, si guadagna la fama di pararigori, neutralizzando cinque dei nove tiri dagli undici metri assegnati contro i metelliani. Un estremo difensore che si faceva notare per le sue uscite eleganti e l’abilità nelle parate sui tiri rasoterra. Paleari venne schierato in tutte le partite, come Angelo Cupini e Giuseppe Pavone. Il primo, cresciuto nelle giovanili della Carrarese, nell’estate ‘81 era stato ingaggiato dalla Cavese per ricoprire il ruolo di ala destra, rivelandosi uno dei migliori nella stagione ‘82/83. Il trentaduenne Pavone, mezzala con un passato anche all’Inter, nella squadra di Santin diede un apporto significativo in termini di esperienza, prezioso anche per le sue capacità di instillare fiducia al gruppo nei momenti più difficili.

Al centro della difesa, Leonardo Bitetto confermò di meritare la fiducia della società che lo aveva prelevato dal Bari. Bene anche Viviano Guida, arrivato dal Brescia per rinforzare la retroguardia metelliana. Stesso discorso per i terzini Giovanni Gregorio e Roberto Pidone, altri punti fermi difensivi. Da Napoli, in prestito, era arrivato Luigi Caffarelli, centrocampista dotato di buoni fondamentali tecnici, abile nel dribbling e in grado di vedere la porta con una buona frequenza.

A centrocampo, tra i più utilizzati spiccarono anche Giuseppe Guerini, Giacomo Piangerelli e Ciro Bilardi, quest’ultimo presente cinque volte nel tabellino dei marcatori. In avanti, Santin poteva contare su due nuovi attaccanti dall’elevato fiuto del gol: Costante Tivelli (ex Spal) e Bartolomeo Di Michele, prelevato dal Pescara.

L’avvio di campionato fu contrassegnato da una buona continuità di rendimento della squadra campana. La prima sconfitta giunse, dopo 2 vittorie e 4 pareggi, nella trasferta di Bergamo, contro l’Atalanta di Ottavio Bianchi. Una battuta d’arresto da cui la Cavese si riprese centrando due successi pesanti: in casa contro il quotato Catania di Gianni Di Marzio (rete di Cupini alla mezz’ora) e, soprattutto, espugnando San Siro, contro il Milan di Ilario Castagner.

Domenica 7 novembre 1982 è una data scolpita in modo indelebile nella storia calcistica della Cavese. Il giorno in cui la squadra di Santin centra l’impresa di uscire vittoriosa dalla “Scala del calcio”. Un giorno rimasto impresso anche nella memoria dei tifosi milanisti, con il tabellone di San Siro, recante il risultato finale della partita tra rossoneri e metelliani, diventato il paradigma di quelle annate difficili del Diavolo. La squadra ospite venne ribattezzata da Gianni VasinoReal Cavese”.

La piccola realtà della provincia di Salerno, dove il calcio è sempre stato passione e orgoglio, visse il punto più alto di una stagione indimenticabile. Da Cava dei Tirreni, seimila tifosi metelliani raggiunsero Milano in macchina, in treno o con gli autobus, occupando il settore ospiti di San Siro che quel giorno registrò 38 mila spettatori presenti.

La rete del pareggio di Tivelli

La rete di Jordan (forse la palla non era entrata del tutto al momento del rinvio di Piangerelli) sembrò l’inizio di una sconfitta annunciata. Gli uomini di Santin non si persero d’animo. Tivelli, già a segno contro il Milan nel doppio confronto dell’annata 1980/81 quando militava nel Foggia di Puricelli, andò nuovamente in rete con un diagonale di rara precisione, imparabile per l’incredulo Piotti, sfruttando una delle rare incertezze di Franco Baresi. Non si era ancora alla mezz’ora del primo tempo. Dal panificio del padre, dove aveva lavorato fino al compimento dei 18 anni, ad essere protagonista contro il Milan a San Siro: Tivelli, originario di Corbola, in provincia di Rovigo, scrisse una pagina di storia del calcio.

Tra i rossoneri, nessuno sembrò preoccuparsi. Il rullo compressore offensivo a disposizione di Castagner non poteva incepparsi contro la piccola Cavese. In avvio di ripresa, invece, arrivò il raddoppio ospite, con un colpo di testa Di Michele, servito da un cross di Pavone, su cui il portiere milanista nulla poté fare. Per il resto, fino al fischio finale di Falzier da Treviso, gli ospiti legittimarono il successo. Santin, quasi commosso a fine gara al momento del saluto ai tifosi festanti, dichiarò: “Abbiamo guadagnato due punti sui diretti concorrenti per la salvezza. Il Milan rimane al di fuori della serie B, troppo forte”.

La rete della vittoria di Di Michele

A Cava dei Tirreni si fece festa come durante i Mondiali di Spagna. Un sogno si avverava, Davide sconfiggeva nuovamente Golia. Giuseppe Pavone, quattro decenni dopo, rievocando quell’impresa, ricorda le parole di mister Santin ai giocatori: “Ci chiese semplicemente di divertirci e fare bella figura, a prescindere dal risultato. Nel finale, l’arbitro diede cinque minuti di recupero, caso non frequente allora. La nostra fu un’impresa storica”. A fine partita, i difensori Piangerelli e Bitetto si abbracciarono piangendo. “Era affascinante al tempo giocare contro la squadra per cui tifavi da ragazzino, nonostante fossimo dei professionisti. – dirà Bitetto Il Milan era sicuramente più forte tecnicamente. Noi eravamo molto bravi a ribaltare le azioni. Per me è stato l’apice della mia carriera”. Dopo l’impresa di Milano, ai giocatori andò un premio di un milione di lire a testa.

All’exploit di San Siro seguì un periodo di appannamento della Cavese, sconfitta a Bari prima di inanellare tre pareggi consecutivi (Campobasso e Lecce in casa, Bologna in trasferta). L’epilogo del girone d’andata mostrò una squadra nuovamente in salute, capace di battere Monza e Reggiana in casa, espugnare il campo della Sambenedettese e pareggiare contro le quotate Como, Cremonese e Lazio. All’Olimpico, al cospetto della capolista, al giro di boa stagionale, i biancocelesti pareggiano nel finale con Vella dopo il vantaggio ospite siglato da Cupini. Scrisse La Stampa:

“La rivelazione della serie cadetta è rimasta indigesta anche ai biancazzurri, strappando all’Olimpico un punto più che meritato. Chi si aspettava che la capolista avrebbe fatto un sol boccone dei campani è rimasto deluso. Non avrà giocatori dai nomi altisonanti la squadra di Santin, ma che abbia qualcosa di buono nella sostanza è un dato certo. Il terzo posto in graduatoria ieri lo ha difeso con una prova ineccepibile, ribadendo di avere le carte in regola per puntare alla promozione”.

Nel match di ritorno tra Cavese e Milan, scambio di gagliardetti tra l’ex interista Pavone e Franco Baresi

Due sconfitte e qualche pareggio di troppo rallentarono la corsa della Cavese, sconfitta anche a Catania. Il 2 aprile ‘83, vigilia di Pasqua, 15 mila spettatori gremirono lo stadio di Cava dei Tirreni, intitolato quel giorno a Simonetta Lamberti, per la sfida di ritorno contro il Milan. Nelle casse dei padroni di casa entrarono 170 milioni di lire, nuovo record assoluto. Castagner recuperava Baresi ma non Canuti. Cavese al gran completo. I rossoneri andarono due volte in gol: un capolavoro di Verza al 20’ (azione personale conclusa con un pallonetto di rara bellezza) e un colpo di testa di Battistini, su cross di Pasinato, pochi minuti dopo. La partita sembra segnata per i padroni di casa che accorciano le distanze con un rigore (dubbio) concesso da Redini e trasformato dal solito Tivelli (botta forte e centrale, spiazzato Nuciari). Nella ripresa, il pareggio lo firmò Caffarelli, abile a sfruttare un’incertezza di Battistini. Il punto conquistato contro la capolista permise alla Cavese di restare in corsa per la promozione.

Tivelli spiazza Nuciari

Speranze che rimasero tali fino al 15 maggio, la domenica del successo di misura contro la Sambenedettese, partita decisa da Di Michele. Con il Milan primo e ormai sicuro del ritorno in A, la lotta per gli altri due posti riguardava un quartetto di squadre appaiate in seconda posizione con 40 punti (Cavese, Catania, Cremonese e Lazio) e il Como (38).

La domenica seguente, proprio contro i lariani, arrivò la più pesante sconfitta stagionale dei metelliani (3-0). Il pareggio casalingo contro la Cremonese (0-0) e la sconfitta in trasferta contro la Reggiana (4-3) posero fine ai sogni promozione. L’ultima giornata fu utile alla Cavese solo a mantenere l’imbattibilità interna stagionale: obiettivo centrato contro la Lazio, raggiunta sul 2-2 nel finale dopo la dodicesima rete stagionale di Tivelli, la sesta su rigore.

Il bilancio conclusivo della miglior stagione della storia del club blufoncè fu di 42 punti, 12 vittorie (10 in casa), 18 pareggi e 8 sconfitte (tutte esterne), 38 gol fatti e 37 subiti. Il fortino casalingo trovò conferma anche nelle reti incassate tra le mura amiche: appena 8 in 19 partite. Con 7 marcature, Di Michele fu il secondo miglior goleador della squadra di Santin. Da non tralasciare, inoltre, il ruolo di Ernesto Bronzetti, futuro re del calciomercato ed allora giovane direttore sportivo dei metelliani, abile ad allestire una rosa che seppe andare oltre ogni più rosea aspettativa.

Il miracolo Cavese si esaurì in quel campionato. La stagione successiva registrò il tracollo della squadra, retrocessa mestamente in C. In panchina non c’era più Santin, – scomparso nel dicembre 2017 – passato al Napoli dove ebbe poca fortuna. Lasciarono la squadra anche Paleari, Tivelli, Cupini e Bilardi. La maglia della Cavese 1982/83, con lo sponsor dello storico Colorificio Farano, fa parte della storia del calcio italiano. Quando la provincia lascia un segno indelebile.