Gianni Rivera e il clan azzurro hanno vissuto un “matrimonio” lungo 14 anni, di cui 12 nella nazionale maggiore. Si potrebbe pensare che il rapporto tra il campione e i vertici del Club Italia sia stato sempre idilliaco, vista la durata della loro unione. Invece, come spesso accade, ci sono state luci e ombre. Anzi, i momenti di tensione hanno superato di gran lunga quelli di serenità. E ogni volta, per riconquistare la fiducia, Rivera ha dovuto affrontare una prova, con gli occhi puntati su di lui e pronti a criticarlo ad ogni errore. Questa è la storia di questo turbolento “matrimonio”.
Tre gol azzurri in dieci giorni. Così inizia l’avventura di Gianni Rivera in nazionale. Siamo nella primavera del 1960 e il futuro “golden boy” gioca ancora nell’Alessandria, che quell’anno lotta invano per non retrocedere. Ma, nonostante i grigi siano in fondo alla classifica, i responsabili delle nazionali giovanili azzurre hanno notato il talento del giovanissimo Rivera che, senza che nessuno lo sappia, è già a metà strada verso il Milan. E così Gianni deve dividere il suo impegno tra due squadre: la Juniores e l’Olimpica che si sta preparando ai giochi di Roma.
Ogni mercoledì Rivera è costretto a viaggiare per l’Europa con una delle due selezioni che si alternano in amichevoli. Il 9 marzo 1960 indossa per la prima volta la maglia azzurra, a Berna, in un’amichevole della Nazionale Olimpica contro i dilettanti svizzeri: per la cronaca, la maglia ha il numero 8 sulle spalle. Ma il numero conta poco. Conta il fatto che Rivera fa una partita straordinaria e segna due gol. Dieci giorni dopo tocca alla Juniores: a Madrid, contro la Spagna, l’Italia passa in vantaggio dopo meno di un minuto di gioco. Il gol, splendido, è opera sua. Il nome della nuova stella è sulla bocca di tutti e nessuna delle tre squadre (Alessandria, Juniores e Olimpica) può più farne a meno.
Il debutto ufficiale in una competizione internazionale coincide con il primo incontro della squadra azzurra ai Giochi Olimpici. È il 26 agosto 1960, l’Italia gioca a Napoli contro Taiwan. Vince 4-1 e due gol li fa Rivera, il primo dopo solo dieci secondi di gioco. Eppure è proprio in questa occasione che il rapporto tra il giocatore e la maglia azzurra si complica. I tecnici della squadra olimpica, Nereo Rocco e Gipo Viani, alla loro prima esperienza di stretta collaborazione, lo schierano come ala destra. E Gianni prova rabbia e amarezza.
La carriera di Rivera prosegue e arriva anche il momento del debutto nella nazionale maggiore. È il 13 maggio 1962 e l’Italia gioca a Bruxelles l’ultima partita prima di partire per i mondiali in Cile. Al termine di questa sfida, i selezionatori Mazza e Ferrari annunceranno la lista dei ventidue convocati per la trasferta oltreoceano. Rivera ha disputato una settimana prima una gara con la nazionale B a Tolosa contro la Francia, indossando la maglia numero 11, in un ruolo che non gli appartiene, come al solito. All’inizio della ripresa è stato sostituito da Mariolino Corso, suo rivale nel tifo milanese, e ha lasciato il campo con il morale a terra.
Quindi non ha creduto ai suoi occhi quando i due allenatori gli hanno comunicato che lo avrebbero schierato nella formazione di Bruxelles. Rivera gioca come sa fare, anche perché finalmente gli hanno assegnato un posto a centrocampo, e perché sa che quella è l’ultima occasione che ha per salire sull’aereo per il Cile. Mazza e Ferrari rimangono stupiti e decidono all’istante che lui, e non Corso, merita di essere portato ai mondiali. Il giocatore nerazzurro sfogherà la sua rabbia dribblando mezza nazionale cecoslovacca durante un’amichevole con l’Inter a San Siro e andando poi a rivolgere gesti e parole irrispettose ai tecnici azzurri in quell’occasione presenti in tribuna con tutta la squadra. Rivera, comunque, parte per il Cile dove, per sua fortuna, essendo ipoteso, cioè con la pressione bassa, gioca solo nella partita con la Germania. Non resta quindi coinvolto nella rissa successiva con i cileni.
Dopo il flop del 1962, alla guida della nazionale arriva Mondino Fabbri. Sono gli anni della grande Inter e il nuovo commissario tecnico è indeciso se sia il caso di adottarne giocatori e schemi. Rivera, che nel frattempo è diventato un pilastro della squadra azzurra e ne è stato capitano in quattro occasioni, ritiene che non sia il caso di imitare la squadra nerazzurra che si chiude in difesa e sfrutta il contropiede con Mazzola e Jair. Fabbri, tuttavia, pensa che la difesa dell’Inter, basata sul libero Picchi, gli dia ampie garanzie di sicurezza.
Il 18 aprile 1965, a Varsavia, in una partita valida per le qualificazioni mondiali, contro la Polonia, schiera la difesa ermetica ma statica dell’Inter. La partita finisce 0-0, uno 0-0 di quelli che nel mondo del calcio vengono definiti come «squallidi». Negli spogliatoi, al termine della gara, scoppia ufficialmente la prima polemica di Rivera in azzurro.
«Sono stato il peggiore di tutti e me ne assumo piena responsabilità — dichiara Gianni ai cronisti stupiti —. Ma gli altri devono fare altrettanto». Gli altri, a cui Rivera si riferisce, sono due persone: Fabbri, colpevole di aver voluto giocare con un libero “fisso”, cioè confinato nella propria area di rigore, e Picchi, che era quel libero. L’Italia si divide in due, tra difensivisti e offensivisti. C’è chi sostiene, con Rivera, che giocare con il libero fisso significhi schierarsi con un uomo in meno, e chi, difendendo il principio del «primo non prenderle» chiede la testa del giocatore milanista, troppo polemico per l’ambiente del Club Italia. La bagarre si conclude il 1° maggio: a Firenze gli azzurri affrontano il Galles, senza Picchi, Rivera ha vinto la sua battaglia.
Ma dietro l’angolo c’è la Corea. La nazionale che ai Mondiali 1966 schiera tre punte, con Rivera e Bulgarelli interni, viene umiliata prima dai dilettanti asiatici, poi dai pomodori genovesi. In quello stesso periodo l’Inter del contropiede domina il mondo. Il contrasto è evidente. Più di ogni altro, a parte Fabbri, il responsabile del dramma coreano agli occhi dell’opinione pubblica è proprio Gianni Rivera, che infatti viene temporaneamente escluso dal giro azzurro. Sarà proprio Helenio Herrera a riportarlo.
Dal crollo di Middlesbrough si passa alla rinascita degli europei di Roma, nel 1968. Ma per Rivera è un’altra tappa amara. Si infortuna alla vigilia della finale e non vi prende parte.
E siamo a Messico 70. Ferruccio Valcareggi non svela nulla sulla formazione che debutterà contro la Svezia, ma nel ritiro del «Parco dei Principi» di Città del Messico Rivera intuisce che l’escluso sarà lui. E il 28 maggio 1970 parte all’attacco. «È una vera e propria congiura ai miei danni — dichiara seduto sul trampolino della piscina dell’hotel, circondato dai cronisti —. Mi mancano solo le prove per dimostrarlo». In sostanza Rivera accusa Valcareggi di essere soltanto «l’uomo di paglia» di Walter Mandelli, industriale torinese, dirigente federale e eminenza grigia della nazionale. L’Italia è di nuovo spaccata in due.
Per evitare polemiche, Valcareggi “inventa” la staffetta Mazzola-Rivera. E la soluzione funziona: Rivera entusiasma cinquanta milioni di italiani segnando il gol del 4-3 nell’incredibile semifinale con la Germania. In premio, Valcareggi lo esclude dalla finale con il Brasile, costringendolo però a giocare gli ultimi inutili sei minuti. Un’umiliazione per il capitano del Milan, che non si consola nemmeno con il trionfo che l’Italia gli tributa a Fiumicino, accogliendo invece il resto della squadra azzurra a suon di insulti.
Valcareggi ha capito la lezione: Rivera e Mazzola devono giocare insieme. Nel quadriennio tra i mondiali del 1970 e quelli del 1974 l’interista gioca da ala destra, seppur malvolentieri, lasciando la maglia di interno al suo rivale. Ma in Germania, quando tutti si aspettano la conferma del miracolo messicano, arriva il crollo. Dopo aver faticato nella partita d’esordio contro Haiti, la squadra azzurra pareggia con l’Argentina. L’immagine emblematica di quella partita è un Rivera che controlla la palla, fa due passi avanti, e poi inciampa pateticamente nel pallone. Pochi minuti dopo dalla panchina arriva un ordine: esce il milanista ed entra Causio. Rivera si avvia tristemente verso lo spogliatoio, senza però lasciarsi andare ai «gestacci» di Chinaglia. Con la maglia azzurra questa volta ha definitivamente chiuso. E’ il 19 giugno 1974.
Cronologia presenze in Nazionale
Data | Partita | Reti |
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13/05/1962 | Belgio – Italia 1–3 | – |
31/05/1962 | Italia – Germania Ovest 0–0 | – |
11/11/1962 | Austria – Italia 1–2 | – |
02/12/1962 | Italia – Turchia 6–0 | 2 |
12/05/1963 | Italia – Brasile 3–0 | – |
09/06/1963 | Austria – Italia 0–1 | – |
13/10/1963 | Unione Sovietica – Italia 2–0 | – |
10/11/1963 | Italia – Unione Sovietica 1–1 | 1 |
14/12/1963 | Italia – Austria 1–0 | 1 |
11/04/1964 | Italia – Cecoslovacchia 0–0 | – |
10/05/1964 | Svizzera – Italia 1–3 | 1 |
04/11/1964 | Italia – Finlandia 6–1 | 1 |
05/12/1964 | Italia – Danimarca 3–1 | – |
13/03/1965 | Germania Ovest – Italia 1–1 | – |
18/04/1965 | Polonia – Italia 0–0 | – |
27/06/1965 | Ungheria – Italia 2–1 | – |
01/11/1965 | Italia – Polonia 6–1 | 1 |
09/11/1965 | Scozia – Italia 1–0 | – |
07/12/1965 | Italia – Scozia 3–0 | – |
19/03/1966 | Francia – Italia 0–0 | – |
14/06/1966 | Italia – Bulgaria 6–1 | – |
22/06/1966 | Italia – Argentina 3–0 | – |
29/06/1966 | Italia – Messico 5–0 | 2 |
13/07/1966 | Italia – Cile 2–0 | – |
19/07/1966 | Corea del Nord – Italia 1–0 | – |
22/03/1967 | Cipro – Italia 0–2 | – |
27/03/1967 | Italia – Portogallo 1–1 | – |
25/06/1967 | Romania – Italia 0–1 | – |
23/12/1967 | Italia – Svizzera 4–0 | – |
06/04/1968 | Bulgaria – Italia 3–2 | – |
20/04/1968 | Italia – Bulgaria 2–0 | – |
05/06/1968 | Italia – Unione Sovietica 0–0 dts | – |
23/10/1968 | Galles – Italia 0–1 | – |
01/01/1969 | Messico – Italia 2–3 | – |
29/03/1969 | Germania Est – Italia 2–2 | – |
04/11/1969 | Italia – Galles 4–1 | – |
21/02/1970 | Spagna – Italia 2–2 | – |
10/05/1970 | Portogallo – Italia 1–2 | – |
11/06/1970 | Italia – Israele 0–0 | – |
14/06/1970 | Italia – Messico 4–1 | 1 |
17/06/1970 | Italia – Germania Ovest 4–3 dts | 1 |
21/06/1970 | Brasile – Italia 4–1 | – |
31/10/1970 | Austria – Italia 1–2 | – |
20/02/1971 | Italia – Spagna 1–2 | – |
25/09/1971 | Italia – Messico 2–0 | – |
09/10/1971 | Italia – Svezia 3–0 | – |
20/09/1972 | Italia – Jugoslavia 3–1 | – |
07/10/1972 | Lussemburgo – Italia 0–4 | – |
21/10/1972 | Svizzera – Italia 0–0 | – |
13/01/1973 | Italia – Turchia 0–0 | – |
31/03/1973 | Italia – Lussemburgo 5–0 | 1 |
09/06/1973 | Italia – Brasile 2–0 | – |
14/06/1973 | Italia – Inghilterra 2–0 | – |
29/09/1973 | Italia – Svezia 2–0 | – |
20/10/1973 | Italia – Svizzera 2–0 | 1 |
14/11/1973 | Inghilterra – Italia 0–1 | – |
08/02/1974 | Austria – Italia 0–0 | – |
26/02/1974 | Italia – Germania Ovest 0–0 | – |
15/06/1974 | Italia – Haiti 3–1 | 1 |
19/06/1974 | Italia – Argentina 1–1 | – |