La rivoluzione parte dal numero 12

Il 5 settembre 1965, si gioca Juventus-Foggia: per la prima volta viene impiegato il portiere di riserva. E Gastone Ballarini, ex ciclista, entra nella storia…

Il Sessantotto è dietro l’angolo, ma l’epoca dei grandi cambiamenti è già cominciata. Anni di mutamenti e contraddizioni, la rivoluzione non risparmia niente e nessuno. E anche il mondo del calcio, legato in modo maniacale alla tradizione, si appresta ad accogliere novità epocali. Come quella del «numero dodici».

Tutto cominciò il 4 settembre del 1965: con l’avvio della nuova stagione (si giocava il 5, ma InterVarese venne anticipata), veniva consentita per la prima volta la sostituzione del portiere. La regola italiana precisamente stabiliva: «Durante una gara ufficiale una squadra può sostituire il portiere con un secondo giocatore di ruolo (indicato prima della gara) in qualsiasi momento».

Una norma che era stata a lungo discussa, dopo il via libera dell’International Board. Contemporaneamente, nel campionato inglese, in via sperimentale per un anno, si stabiliva invece che una squadra potesse «sostituire in qualsiasi momento un giocatore infortunato con un dodicesimo giocatore». La differenza era enorme, e verteva, oltre che sulla limitazione di ruolo, sulla condizione che il giocatore fosse “infortunato”, del che sarebbe spettata l’ultima parola all’arbitro.

Proprio per la difficoltà di una simile verifica in caso di simulazione, la Federcalcio italiana aveva preferito consentire la sostituzione a piacere, limitandola al portiere in quanto si considerava che fosse questo l’unico giocatore il cui infortunio potesse pregiudicare in modo manifesto il comportamento di una squadra.

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5 settembre 1965: Moschioni lascia il posto a Ballarini

Era fresca l’impressione destata dall’infortunio di Costa Pereira, il forte portiere del Benfica, costretto a uscire durante la finale di Coppa dei Campioni con l’Inter (27 maggio 1965) al 58’ e a essere sostituito dal gigantesco difensore centrale Germano (che peraltro non aveva appesantito il passivo – minimo – rimediato dal titolare).

Sulla faccenda le perplessità erano tante, andandosi a intaccare il sacro principio del numero di giocatori (undici), ma vennero subito fugate: al 61’ di JuventusFoggia di quella prima giornata, il portiere degli ospiti, Moschioni, dovette uscire per infortunio e venne sostituito dal “dodicesimo” Gastone (Fabio per gli amici) Ballarini. Il suo grande giorno è arrivato, all’onesto portiere di Porto Recanati, strappato qualche anno prima a un futuro da ciclista, bastano pochi minuti per ritagliarsi un piccolo posto nella storia del calcio.

Un atto di giustizia, considerato che fino a quel momento se anche l’infortunio fosse occorso al primo minuto del primo tempo, una squadra era costretta a giocare in doppia inferiorità: numerica e tecnica, per avere la porta coperta da un non specialista.
«Il rimpiazzo del portiere è disciplinato da precise regole, a evitare che si presti a maliziose applicazioni – racconta La Gazzetta dello Sport il giorno dopo la prima volta del portiere di riserva –: innanzitutto è stabilito che il giocatore con la maglia numero 12 può giocare esclusivamente in porta. Il portiere che viene rimpiazzato non può più tornare in campo». Frasi che fanno sorridere, oggi.

La “rivoluzione” venne dunque assorbita così bene che ben presto si cominciò a pensare a ovviare ad altre menomazioni ingiuste. La Nazionale azzurra subì nel Mondiale 1966 l’onta della Corea anche perché durante il fatidico incontro con i nordcoreani Bulgarelli, perno del centrocampo azzurro, fu costretto a uscire per un grave infortunio a un ginocchio senza poter essere sostituito.

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Mondiali 1966, Bulgarelli esce in barella durante il match contro la Corea

Così, a partire dal campionato 1968-69 la lista dei giocatori e dunque la panchina si allungò a ricomprendere, oltre al portiere di riserva, anche un tredicesimo giocatore. Di cui fu fatto subito largo uso e non solo in caso di infortunio. La porta ormai era aperta e in breve venne spalancata, specie dopo che il numero dei tredicesimi impiegati ebbe un’impennata, per lo scalpore destato dalla programmata “staffetta” tra Mazzola e Rivera nella squadra azzurra ai Mondiali 1970.

Dal 1973-74 venne consentito di portare in panchina non solo uno, ma due giocatori di ricambio oltre al portiere, pur restando una sola la sostituzione consentita. Nel 1980-81 venne autorizzata la “panchina lunga”: quattro giocatori oltre al portiere, con possibilità di due cambi indipendentemente dal ruolo.

Nel 1994-95 (in realtà a partire dal Mondiale statunitense) i cambi diventano due più il portiere, con la postilla, che venne subito applicata all’azzurro Pagliuca dopo qualche incertezza sulla novità, che «se tuttavia il portiere titolare viene espulso, il designato portiere di riserva può comunque sostituire un qualsiasi altro giocatore e schierarsi tra i pali».

Il vincolo legato al ruolo viene rimosso già l’anno dopo, portando all’attuale forma (un massimo di tre cambi senza distinzioni di ruolo) con un numero di calciatori in panchina che può andare da un minimo di tre ad un massimo di dodici, cioè più degli undici in campo. Tutt’altra cosa rispetto alla poetica solitudine del numero 12….