La rovesciata di Cantarutti e il Catania 1983/84

Nella stagione 83/84, priva di gioie per il Catania di Massimino, ultimo e retrocesso in B, al Cibali fu realizzato dal centravanti etneo uno dei più bei gol annullati nella storia del campionato di serie A.


L’espressione d’incredulità di Michel Platini, stirato sul terreno di gioco, con la mano a reggere la testa, dopo l’annullamento del suo splendido gol nella finale intercontinentale ’85 tra Juventus e Argentinos Jrs oppure la smorfia di sconcerto di Giancarlo Antognoni dopo l’annullamento di una sua rete regolare nel mitico Italia-Brasile ’82. Stati d’animo che scaturiscono da due gol ingiustamente annullati, momenti che hanno fatto storia, impressi nella memoria di tanti appassionati di football. Pochi ricordano, invece, la faccia di Aldo Cantarutti, centravanti del Catania, che nel febbraio 1984 mise a segno una straordinaria rete contro il Milan, incredibilmente annullata.

La sua spettacolare rovesciata lasciò di sasso il portiere rossonero Piotti: palla spiovente in area, stop di petto, controllo di coscia e girata al volo. Che gol! Dopo un capolavoro simile, l’intero stadio Cibali sembrò esplodere come l’Etna. Coordinazione perfetta, come il palleggio e la scelta di tempo, Franco Baresi riuscì appena ad abbozzare il contrasto. Il pallone concluse la sua traiettoria alle spalle dell’estremo difensore milanista.

Il fotogramma della sforbiciata di Cantarutti da stilizzare e tramandare ai posteri, come l’immagine di Parola immortalata dalle figurine Panini. Ed invece, tomo tomo cacchio cacchio, l’arbitro romano Benedetti, anziché indicare il centrocampo, si fermò nell’area rossonera con il braccio alzato.

SFREGIATO UN CAPOLAVORO

La magnifica rete di Cantarutti era stata annullata. Un capolavoro sfregiato. Mancavano sette minuti alla fine della partita. I giocatori rossazzurri protestarono in modo veemente, alcuni tifosi catanesi invasero il rettangolo di gioco. Chinellato, Bilardi e il brasiliano Pedrinho furono i primi a tampinare il direttore di gara. Baresi, Tassotti, Filippo Galli ed Evani (future pedine inamovibili del Milan stellare di Sacchi e Capello) restarono in silenzio mentre Piotti, rianimato dalla decisione dell’arbitro, rimise subito la palla in gioco. Quel pomeriggio, di clamoroso al Cibali vi fu solo l’abbaglio del direttore di gara, la scriteriata ed ingiusta decisione di Benedetti che penalizzò una squadra già spacciata, malinconicamente ultima in classifica ed avviata a retrocessione certa.

Per riportare la calma, in campo dovettero entrare anche i carabinieri. Il portiere Sorrentino, tra i migliori giocatori nella trionfale stagione catanese 82/83, si fece di corsa tutto il campo, urlando all’arbitro la sua delusione per la rete annullata. Cantarutti rimase al limite dell’area di rigore rossonera, incredulo e con le mani sui fianchi. Dava l’impressione di un bambino che aveva appena visto volare, irrimediabilmente, il palloncino compratogli dal nonno per la festa del santo patrono.

Giocate simili capitano, se capitano, una sola volta nella carriera di un giocatore, specialmente se non si tratta di un campione. E Aldo, friulano nato a Manzano ventisei anni prima, cresciuto nelle giovanili del Toro, non era un fuoriclasse ma solo un discreto attaccante dal fisico possente. Quel gol lo avrebbe consegnato alla storia del calcio e a tutte le antologie di football ed invece finì nella sezione meno nobile delle opere accantonate. Dopo una lunga interruzione, Catania-Milan potè riprendere, volgendo al termine sul risultato di parità. L’arbitro Benedetti, protagonista dell’assurda decisione e di una direzione di gara ben al di sotto della mediocrità, rassegnò le dimissioni dal settore arbitrale. I tafferugli dei tifosi etnei furono sanzionati con quattro giornate di squalifica dello stadio Cibali.

L’annullamento del gol di Cantarutti scatenò l’inferno al Cibali

IL PRESIDENTE ANGELO MASSIMINO

Per la stagione 83/84, il Catania di Angelo Massimino, indimenticabile presidente a cui è stato intitolato lo stadio etneo, aveva confermato quasi l’intero organico della trionfale annata precedente, culminata con la promozione (giugno 1983) dopo gli spareggi contro Como e Cremonese che videro Roma invasa da trentamila tifosi siciliani. Nel match contro i lariani, Cantarutti fornì l’assist vincente a Crialesi per il gol che determinò il ritorno in A dei rossazzurri dopo ventitré anni d’assenza.

Impresario edile emigrato in Argentina, Massimino era rientrato in Italia dopo aver messo da parte una montagna di soldi. Dirigente mosso da sconfinata passione per i colori calcistici della sua città, simile a presidenti vulcanici del calibro di Anconetani e Rozzi, il patron del Catania Calcio era inviso alle regole grammaticali e sintattiche della lingua italiana.

I suoi strafalcioni linguistici gli diedero una certa ribalta mediatica, facendolo diventare il presidente delle interviste possibili ma con risposte impossibili. “Sto per recarmi in uno Stato che non posso riferire ai giornalisti, per prelevare due calciatori brasiliani“, annunciò Massimino prima di volare in Brasile per chiudere le trattative con i due stranieri Pedrinho e Luvanor.

Una formazione del Catania 83-84 – in piedi da sinistra: Claudio Ranieri, Sorrentino, Torrisi, Mosti, Cantarutti e Pedrinho. Accosciati: Maurizio Giovannelli, Luvanor, Morra, Mastalli e Crialesi.

COPPIA BRASILIANA PER IL CATANIA

In estate si vociferava dell’arrivo in rossazzurro di Prohaska, Juary, Marangon e Galderisi o del prestito di Matteoli. Alla fine, l’allenatore Gianni Di Marzio dovette accontentarsi dei brasiliani Pedrinho (già nel giro della nazionale verdeoro) e Luvanor (frettolosamente ribattezzato “il nuovo Zico”).

Arrivarono, inoltre, Sabadini (ormai a fine carriera), Torrisi e Bilardi, ex della Cavese che nella partita della “rovesciata di Cantarutti” firmò il gol del pareggio dopo la rete, in avvio, del milanista Carotti, il giocatore rossonero che, in un’intervista, ebbe l’ardire di accostare il suo controllo di palla a quello di Gianni Rivera.

Pedrinho, terzino dalla tecnica apprezzabile, era cresciuto nel Palmeiras prima di passare al Vasco de Gama. Tele Santana lo inserì tra i convocati per il Mundial spagnolo del 1982. A Catania si diede alla vita mondana, considerando il trasferimento in Sicilia come una sorta di vacanza premio. L’inizio fu incoraggiante: a San Siro, proprio contro i rossoneri, andò in gol su calcio di punizione in una partita risolta da una doppietta del milanista Evani.

Luvanor, centrocampista abilissimo nel “palleggio corto”, fu prelevato dal Gojas. Giunto con l’etichetta di “grande promessa” del calcio brasiliano, temeva tremendamente le botte dei difensori avversari e nella prima stagione in maglia rossazzurra combinò poco o nulla, restando a zero gol segnati.

L’ARRIVO A CATANIA DI ALDO

Per l’ingaggio di Aldo Cantarutti, nell’estate del 1981, il presidente Massimino rinunciò a Marco Piga, tirando di tasca una cifra intorno ai 900 milioni di lire. Centravanti dal fisico possente (82 chili spalmati su 187 centimetri di altezza), il friulano non deluse le attese, mettendo a segno 10 reti. Un anno dopo, i gol furono 11, con annessa promozione in A.

Nel 1977, Cantarutti aveva disputato il Mondiale Under 20 in Tunisia. L’Italia, guidata da Antonio Acconcia, eliminata al primo turno, schierava, tra gli altri, Giovanni Galli in porta, Beppe Baresi in difesa e Di Gennaro a centrocampo. Due anni dopo, Cantarutti indossò anche la maglia della Nazionale under 21. Azeglio Vicini lo convocò per un’amichevole con l’Unione Sovietica.

Pedrinho e Luvanor, l’improbabile coppia brasiliana ingaggiata dal vulcanico presidente Massimino

STAGIONE DISASTROSA

Centravanti titolare del Catania 83/84, Cantarutti firmò subito una doppietta nell’incoraggiante vittoria del rossazzurri contro il Pisa, primo e ultimo successo stagionale. Ben presto, infatti, l’annata dei siciliani finì su un binario morto. Ad ottobre, l’arrivo di Andrea Carnevale non migliorò le cose ed il 20 novembre 1983, dopo la sconfitta interna contro la Juventus, la squadra etnea atterrava all’ultimo posto solitario, restandovi fino al termine del campionato.

L’INFORTUNIO

La stagione che avrebbe dovuto lanciare Cantarutti nell’elite del calcio italiano, riservò un ulteriore imprevisto: il 31 dicembre 1983, un infortunio costrinse l’attaccante al riposo forzato. Al suo rientro, niente era più come prima: squadra in disdetta, intesa approssimativa con Carnevale ed una posizione in classifica da encefalogramma piatto.

Le cose non migliorarono neanche dopo l’esonero di mister Di Marzio e l’arrivo di G.B. Fabbri. La coppia brasiliana, Luvanor soprattutto, si rivelò inadeguata al palcoscenico della serie A italiana. Il gol annullato a Cantarutti contro il Milan sembrò, pertanto, lulteriore sberleffo verso gli sconfitti, il colpo di grazia ad un animale ormai morente, lingiustizia a danno dei vinti, Estragone stordito proprio mentre arrivava Godot.

A quel Catania fu tolta persino la soddisfazione, parziale, di una vittoria di prestigio contro il Milan che, sia pur ancora in versione piccolo diavolo e con l’improponibile Blissett centravanti, restava comunque una delle tre società più blasonate del calcio italiano. Per gli etnei fioccarono i record negativi: 14 gol all’attivo e 55 al passivo, una sola vittoria a fronte di 19 sconfitte.

DA CATANIA A VICENZA

La permanenza di Cantarutti a ridosso dell’Etna si concluse alla fine di quella stagione. Il centravanti passò all’Ascoli ma fu con la maglia dell’Atalanta, qualche anno dopo, che si tolse le ultime soddisfazioni da calciatore. Fu suo il gol decisivo contro lo Sporting Lisbona che qualificò gli orobici alla semifinale di Coppa delle Coppe 1987/88. Cantarutti concluse la sua carriera con la maglia del Vicenza.

LA “DOPPIETTA CINEMATOGRAFICA” DI ALDO

L’ex centravanti del Catania finì anche in una battuta del celebre film Al bar dello sport. Cantarutti venne citato come l’autore di una doppietta contro la Juve che permise al protagonista del lungometraggio (Lino Banfi) di indovinare il 13 al Totocalcio. Dal gol vero sul campo, non convalidato, alla doppietta inventata per esigenze di copione.

Catania – Pisa – 2-0: Aldo Cantarutti, che firmerà una doppietta, si appresta a realizzare il secondo gol del Catania. Sarà l’unica vittoria degli etnei nella sfortunata stagione 1983-84

Il Tabellino del match

Stadio Cibali di Catania – Domenica, 12 febbraio 1984
Catania – Milan 1-1
Reti: 4′ Carotti, 38′ Bilardi
Catania: Sorrentino, Chinellato, Pedrinho, Torrisi, Mosti, Ranieri, Morra II, Luvanor, Cantarutti, Bilardi, Carnevale I (77′ Crialesi) – All.: Fabbri
Milan: Piotti, Gerets, Spinosi, Tassotti, F. Galli, Baresi II, Damiani (66′ Incocciati), Carotti, Blissett, Verza, Evani – All.: Castagner
Arbitro: Benedetti

Testo di: SERGIO TACCONE, Autore di “Un biscione piccolo piccolo – 1993/94, l’Inter quasi in B vince la Coppa Uefa” (Limina, 2010) e di “Quando il Milan era un piccolo diavolo – 1980-83″ (Limina, 2009)